Chanson allemande – Monolog des Blinden – Erich Kästner – 1929
Dialogue Maïeutique
Décidément, dit Lucien l’âne, il me semble que tu es un peu toqué d’Erich Kästner ; j’ai comme l’impression que tu as déjà fait quelques versions françaises de ses « Gedichte », de ses poèmes, de ses chansons et par ailleurs, je sais que tu as lu ses romans, qui – si je ne me trompe – sont pour la plupart des romans pour enfants.
En effet, Lucien l’âne mon ami, comme beaucoup de gens, j’ai d’abord connu Erich Kästner comme un auteur de romans pour enfants qui sont fort surprenants et dénotent dans le genre par la confiance qu’ils ont en l’intelligence des enfants. En fait, pour tout dire, Erich Kästner voulait parler à l’enfant qui est en chacun, à l’intelligence de l’enfant qui est en chacun, quand intelligence, il y a – vus les événements de son temps et ceux qui se préparaient à ce moment (en Allemagne,... (Continues)
In questa intervista Glen Hansard racconta l'ispirazione per la canzone, che ha scritto per un amico a cui era stato diagnosticato un tumore e che ha dovuto lottare contro la malattia, ma ce l'ha fatta. Good Hope fa proprio riferimento al Capo di Buona Speranza, uno dei posti più pericolosi dove navigare come raccontano i marinai protagonisti del documentario Deep Water.
Che meraviglia di scrittura Riccardo. Terapeutica. Un immersione nel mare dell'infanzia e di sé stessi. Mi lascio cullare in quelle cantilene, ringraziandoti. Mi sento rapito e assorto come quando guardo mio figlio di quasi 6 anni, anch'egli talvolta assorto in queste nenie, che mai oso interrompere o disturbare, perché consapevole del loro inestimabile valore, in questi sguardi unici, inimitabili, incisi nella sua mente, che ritroverà lontanissimi quando io non ci sarò più. Grazie Riccardo per questo tuffo dentro te stesso te e dentro me stesso io.
Flavio 2020/12/31 - 07:58
@ Flavio
Grazie per le tue parole, con dieci e rotti anni di più sul groppone. Ma tutto resta come prima, e niente al contempo è più lo stesso. Prosegue imperterrito il valzer degli addii, e un altro anno -terribile, meraviglioso, chi lo sa- se ne va. Ci si avvicina sempre di più al 1973. Un saluto per un ottimo e prospero 1973, Flavio. Un augurio e un abbraccio.
APBraga