Solo per dire che, una tantum, non sono assolutamente d'accordo con Flavio Poltronieri sul Volume 8, su Rimini, sull'Indiano e sulla Storia Sbagliata. Ho su quegli album un giudizio diametralmente opposto anche dal punto di vista della scrittura creativa, anche se riconosco che De André ci ha lasciati con Anime Salve, che è il suo capolavoro assoluto. Ma qui il discorso ci porterebbe, forse, un po' troppo in là.
Mi preme dire anche due parole su un altro fatto relativo a Don Raffaè. De André è sempre stato particolarmente interessato al carcere, all'homo captivus, e fin dai suoi primordi; in un senso ancor più vasto, alla cosiddetta giustizia. Di essere prigioniero gli è pure toccato, sebbene non in una galera dello stato, e la sua reazione al momento del processo ai suoi rapitori è ben nota. De André ha, per così dire, "esplorato" il carcere in diverse canzoni, dal Michè alla presa di coscienza... (Continues)
Riccardo Venturi 2020/6/1 - 21:16
Sinceramente, dell'ultimo contributo del fu Cafiero Pasquale ci ho capito poco, un po' per la lingua un po', senz'altro per limiti miei... E' che quando uno non capisce alla terza lettura, allora si sente scemo (e forse ci è) o preso per il culo (e forse ci è pure)... mah?!?
Quanto ai richiami di Riccardo circa un'attenzione particolare di De André per giustizia e carcere, chiaro che diverse sue canzoni affrontano quei temi, ma non mi pare "Don Raffaè" in modo particolare. Per questo non mi è venuto in mente di proporla per il percorso specifico, dove peraltro ci sta tutta.
E' che penso che il fulcro di "Don Raffaè" sia la descrizione del carcere riservato ai "raccomandati", come Cutolo e tanti altri, mafiosi e "colletti bianchi", e non la realtà carceraria dei più, come in altre canzoni di Faber citate.
Cioè, la canzone è d'ambientazione carceraria ma parla d'altro, non del carcere.
E poi c'è un vantaggio che hanno gli Admins, e di cui non dovrebbero abusare (per quanto siano riconosciutamente perfidi): quello di poter cambiare e precisare e arricchire in corsa i loro interventi, mentre un altro non admin si affanna a rispondere all'intervento che ha letto solo qualche minuto prima e che però, nel frattempo, è diventato completamente diverso...
Io ho un solo colpo, un admin ne ha infiniti...
E quando un uomo con un solo colpo in canna trova un altro uomo con un fucile a ripetizione, allora per il primo non c'è nessuna speranza...
Eh sì, qui hai ragione, BB. Va detto che, di solito, i miei interventi più "ragionati" li scrivo prima su un file di testo e poi li copio sul sito, come le traduzioni; stavolta invece ho scritto progressivamente e direttamente sul sito. In questo probabilmente c'entra il fatto che il mio pc è una carretta inenarrabile con una tastiera sulla quale scrivo a intuito perché le lettere si sono cancellate quasi del tutto. Poi sono anche uno che, regolarmente, comincia a scrivere mentre altre cose si affollano alla mente; c'è sempre da precisare, da analizzare, da esprimere, da integrare, da chiarire, da correggere. A questo devi aggiungere che mi riesce soltanto scrivendo; nella comunicazione orale sono un disastro totale, bofonchio, mi impappino, non trovo le parole, sudo e generalmente sto zitto. Una volta, invitato a tenere un illuminante intervento col megafono durante una manifestazione a... (Continues)
Non ci trovo nulla d'eroico in Giuseppe Salvia, morto ammazzato com un cane tra le corsie di una tangenziale...
Penso però che c'entri eccome con questa canzone, che per me parla solo allegoricamente della connivenza tra Potere e Contro-potere.
Giuseppe Salvia, come molti altri, fu vittima di quell'abbraccio mortale, che perdura a tutt'oggi.
Se poi il mio riferimento benevolo ad un servitore dello Stato, come Giuseppe Salvia (ma potrei riferirmi a Falcone o Borsellino o molti altri, visto che qui prima che di carcere si parla di mafie) muove repulsioni semantiche, istintive o ideologiche, posso capirlo, ma non mi pare un dato rilevante nell'interpretazione di un testo come questo.
Mi preme dire anche due parole su un altro fatto relativo a Don Raffaè. De André è sempre stato particolarmente interessato al carcere, all'homo captivus, e fin dai suoi primordi; in un senso ancor più vasto, alla cosiddetta giustizia. Di essere prigioniero gli è pure toccato, sebbene non in una galera dello stato, e la sua reazione al momento del processo ai suoi rapitori è ben nota. De André ha, per così dire, "esplorato" il carcere in diverse canzoni, dal Michè alla presa di coscienza... (Continues)