Buongiorno Riccardo, ci aiuteresti a capire il testo un po' criptico e perché sia da considerare una CCG?
CCG Staff 2020/5/24 - 12:18
Buonasera a voi.
In genere rimango dubbioso quando un artista cita grandi autori per agevolare la comprensione delle proprie composizioni (cfr l'introduzione). Quando ho cercato di approfondire, ho avuto la sensazione che il riferimento a Pavese non è affatto gratuito e forse neanche quello a Camus, ma su quest’ultimo occorrerebbe un’analisi non estemporanea. Per rendere in qualche misura più riconoscibile tale mia impressione, forse è opportuno citare due recensioni.
Da rockit
[…]Se con “La macarena su Roma” aveva composto un disco fortemente politico, con "Die" Iosonouncane è andato nella direzione opposta. La politica, per lo meno nel senso più ampio, bello e puro del termine (la cronaca costringe ormai a mettere sempre le mani avanti), rappresenta l’io che rinuncia al proprio interesse individuale per mettersi al servizio dell’intera comunità, ovvero di tutto ciò che sta al di fuori... (Continues)
Testo trovato su The Guardian, in un articolo del 2010 a firma di Kevin Mitchell.
Jack Johnson crebbe, anche atleticamente, nella "Jim Crow era", nell'America della segregazione razziale. Anche i campionati erano rigidamente separati, ma il Gigante di Galveston cominciò a prendere sistematicamente a cazzotti quel muro, che colpo dopo colpo cominciò ad incrinarsi. Divenuto nel 1903 campione del mondo dei pesi massimi nel "World Colored Heavyweight Championship", Jack Johnson lanciò la sfida al suo omologo bianco, James J. Jeffries, come lui statunitense, ma costui si rifiutò di combattere con un negro e, anzi, nel 1908 si ritirò dal ring, ufficialmente imbattuto, pur avendo disputato solo 24 incontri.
Ma quell'anno stesso avvenne la svolta. L'erede di James J. Jeffries, il canadese Tommy Burns, decise di rompere il tabù e di sfidare il grande pugile negro. L'incontro avvenne in Australia... (Continues)
Credo che la fonte originaria sia lo studio di Samuel Charters intitolato "The Legacy of the Blues: A Glimpse Into the Art and the Lives of Twelve Great Bluesmen" (1975), tradotto in greco in un'edizione del 1982, di cui al sito citato da Dq82.
Ma quella pagina greca risale al 2014, mentre JBrummer iniziò il suo importante percorso "Vietnam War Song Project" - da cui più volte si è attinto, non sempre citandolo - nel 2007, e lo aggiorna costantemente da allora.
Io quindi darei il credito di fonte proprio a JBrummer per il suo lavoro enorme e certosino, che oggi raccoglie ben 2834 canzoni sulla guerra in Vietnam, molte corredate di testo, almeno parziale.
Un lavorone immenso, articolato e accurato che si interseca anche con altri percorsi e temi a noi affini e che pregherei tutti d'ora innanzi di citare chiaramente se vi si attinge, per il rispetto che gli è dovuto e perchè così si deve fare.
Due parole del traduttore. Nel testo originale, all'ascolto, è stata corretto un verso (il 2° della IV strofa): da there's a war that will never end a there's a war won't ever end (che, tra l'altro, si ripete nel 4° verso secondo tutto lo schema della canzone). Sempre all'ascolto, sono giunto alla conclusione dei "Mandalesi" (si veda la nota); avevo pensato anche a "Malays" (malesi) ma, chiaramente, non lo dice. Ovviamente, se qualcuno venisse a sapere con certezza che cosa dice Champion Jack Dupree, si faccia avanti e tutti gliene saremo assai grati. [RV]
Secondo me "they got the Chinese" eccetera non si traduce con "si son presi" ma semplicemente con "hanno" (forma abbreviata colloquiale di they've got, vedi anche nella seconda versione "i got friends") ma magari mi sbaglio...
Aggiungo solo che l'ipotesi che la fonte cartacea originaria, da cui JBrummer ha ricavato i testi parziali di queste due versioni di "Vietnam Blues", sia proprio il libro di Samuel Charters è confermata senza ombra di dubbio dal fatto che il disco di Dupree del 1972, dove è contenuto il brano, ha le note sul retro firmate da Sam Charters.
Samuel Charters (1929-2015) è stato un importante storico della musica e produttore discografico statunitense, un bianco innamorato della musica nera, e del blues in particolare.
Io invece ho preso quel "they got" ecc. proprio nel senso di "gotcha", per intendersi. Ma, certo, col "get" ogni ipotesi è al tempo stesso plausibile e vaga...
Αθήνα 13 Μαΐου 2020…
Στο κατώφλι του Ηρωδείου, στη σκιά της Ακρόπολης, μια μοναδική πράξη αγάπης και αλληλεγγύης προς τους άγρια διωκόμενους Τούρκους μουσικούς και ηθοποιούς του “Grup Yorum”, υπό την αιγίδα της νεοσύστατης πρωτοβουλίας καλλιτεχνών #SupportArtWorkers.
Πάνω από 120 Έλληνες μουσικοί, τραγουδιστές, ηθοποιοί, ηχολήπτες και εικονολήπτες ερμήνευσαν και απαθανάτισαν το “Tencere Τava Ηavası” των Kardeş Türküler στη μνήμη των απεργών πείνας Helin Bölek, Mustafa Koçak και İbrahim Gökçek, που πέθαναν μαχόμενοι για την ελευθερία της έκφρασής τους απέναντι στο απάνθρωπο καθεστώς του Ερντογάν.
Athens, May 13, 2020
At the entrance of Herodeion, in the shadow of Acropolis, a unique act of love and solidarity to the brutally persecuted Turkish musicians and actors of "Grup Yorum", under the newly formed #SupportArtWorkers artists' initiative.
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