Ciao Riccardo, e grazie per la traduzione, come al solito...
Solo una precisazione: nel secondo verso della prima strofa, credo che con "Maikäfer" ("Maggiolino") Klabund precisi che il babbo, protagonista della poesia, facesse parte del reggimento fucilieri noto come "Maikäfer", per via dei colori della divisa molto somiglianti a quelli del coleottero.
Il verso potrebbe anche fare riferimento all'antica (e con molte varianti testuali) filastrocca tedesca "Maykäfer, flieg!":
Maykäfer, flieg!
Der Vater ist im Krieg.
Die Mutter ist im Pommerland.
Und Pommerland ist abgebrandt.
Carissimo Riccardo, avevo scritto in fretta quel commento e poi non ero più venuto su questa pagina. Leggo dunque la Sua risposta solo adesso.
Storia davvero molto curiosa: chi avrà mai passato quel testo alla Vlanti?
A ogni modo, non sarebbe bello chiedere a Christiana un'incisione completa della canzone, magari anche tramite un semplice video su YouTube?
Altrimenti di quel granello di bellezza ci rimarrà per sempre solo una parte.
Un cordiale saluto.
Gianluigi 2020/2/8 - 18:19
Carissimo Gianluigi, sinceramente ignoro completamente chi abbia potuto passare il testo a Christiana Vlanti. Può darsi che lo abbia reperito lei stessa cercando in Rete se esistesse una versione in greco di Bisanzio, può darsi che lo abbiano reperito gli organizzatori dello spettacolo...chi può saperlo. Certamente, una qualche ricerca ci deve pur essere stata, considerando anche il fatto che la mia traduzione non e' in una forma "normale" di greco attuale, ma in un greco di 1500, 1300 anni fa che gli stessi greci di adesso farebbero molta fatica a comprendere.
Sinceramente, non saprei come contattare Christiana Vlanti (che, poi, sarebbe "Vlandì" nella pronuncia reale greca); o meglio, potrei contattare il "Trio Feta" di cui fa o faceva parte, ma sono uno un po' restio ai contatti, e sono decisamente una specie di "orso", vieppiù nella cosiddetta "Grande Rete". C'è anche da immaginare che... (Continues)
"Finalmente è arrivato il giorno dell'ira dopo i lunghi crepuscoli della paura. Finalmente stanno pagando la decima dell'anime per la ripulitura della terra. Ci voleva, alla fine, un caldo bagno di sangue nero dopo tanti umidicci e tiepidumi di latte materno e di lacrime fraterne. Ci voleva una bella innaffiatura di sangue per l'arsura dell'agosto; e una rossa svinatura per le vendemmie di settembre; e una muraglia di svampate per i freschi di settembre. (...) Siamo troppi. La guerra è una operazione malthusiana. C'è un di troppo di qua e un di troppo di là che si premono. La guerra rimette in pari le partite. Fa il vuoto perché si respiri meglio. Lascia meno bocche intorno alla stessa tavola. E leva di torno un'infinità di uomini che vivevano perché erano nati; che mangiavano per vivere, che lavoravano per mangiare e maledicevano il lavoro senza il coraggio... (Continues)
Carl Sagan's Cosmic Calendar and this Compact history of life by Deproducers certainly have very illustrious literary ancestors, from Lucretius' De rerum natura to the amazing Petite cosmogonie portative by Raymond Queneau (“A Pocket Cosmogony”, 1950). To the latter goes my special reference, a true universal cosmic calendar in verse, in which, on an admirable scale, the entire human history is compared to that of the Universe and is described with only two verses at the beginning of the sixth and last canto :
Le singe sans effort le singe devint homme
lequel un peu plus tard désagrégea the atom.
"The monkey, effortlessly, became the man,
who a little later disintegrated the atom."
Less than two seconds before the midnight of 31 December, in the calendar of Life: there we are all of us, in those two seconds. Two seconds of history in a whole year. [RV]