Vado un po' a “ruota libera” con alcune considerazioni. A mio parere, per situare meglio questo celeberrimo canto popolare in yiddish, sia nella sua storia che in questo sito, occorre raccontare l' “uso” che ne veniva fatto nei lager e nei campi di sterminio nazisti. Essendo, tra le altre cose, un canto notissimo a tutte le “orchestrine” di deportati ebrei, ed essendo inoltre discretamente “rumoroso” e ritmato, a dette orchestrine veniva imposto di suonarlo (assieme ad altri canti e melodie) per coprire le urla dei torturati, il cammino di morte verso le camere a gas o gli altri sistemi di sterminio e quant'altro. Se ne hanno al riguardo numerose testimonianze di sopravvissuti. E' un orribile uso della musica che non è certo terminato nei campi di sterminio nazisti: si prendano, ad esempio, le canzonette di Julio Iglesias che venivano suonate a tutto volume nei sotterranei... (Continues)
Riccardo Venturi 2020/1/3 - 05:18
Caro Riccardo,
la tua competenza, come sempre (una miniera !), non solo aggiunge informazioni importanti, offre anche ancoraggi interessanti per mappare ulteriormente l’atlante del medioevo e gli interscambi culturali europei dei secoli seguenti.Tanto più che la cultura yiddish rimane per i più qualcosa di non facilmente accessibile, né, mi pare, ci sia soverchio interesse da parte degli eredi diretti di valorizzarla. Non me ne intendo granché, ma una lettura di questo articolo la dice lunga su tanti aspetti e considerazioni che non si possono affrontare qui.
Una cosa che mi ha lasciato lievemente disorientato è stato di non avere trovato connessioni, nei siti di cultura ebraica, alla canzone in relazione alla Shoah ( parlo delle normali pagine web accessibili ai non addetti). Sulla base dei tuoi commenti ho cercato di approfondire , per quanto mi è stato possibile. Ho trovato un solo... (Continues)
Sto raccogliendo anch'io un po' di testimonianze in rete, sempre tenendo conto che io sono uno del millennio scorso, fatto di libri, polvere, studio e memoria. Conto di metterle quanto prima su questa pagina. In linea di massima, l'interscambio e la continuità culturale tra il Medioevo e le epoche successive sono il mio autentico "campo" specifico, che coltivo peraltro possibilmente con strumenti dell'epoca (libro, carta, penna e notte -unum digitum scribit, totum corpus laborat). Puoi quindi immaginare che cosa mi susciti questo canto, anche al di là delle sue tristi e disumane implicazioni storiche di un dato periodo. Periodo che è stato, va detto, anche il suo ultimo di vita reale: dopo la Shoah, come tutte le manifestazioni della cultura ebraica dell'Est europeo, esso è morto, trasmigrando nel "folklore", nelle colonne sonore di film, nella musealità, negli arrangiamenti "klezmer" di... (Continues)
Dirompente è la scena del "Il destino di un uomo" di Sergej Bondarčuk, nella quale la folla di prigionieri diretta verso un crematorio di un lager viene accompagnata dalla melodia di un celeberrimo tango "Tango milonga", composto da due ebrei polacchi, Jerzy Petersburski e Andrzej Włast nel 1929.
Su questa melodia (musicalmente è un valzer, mi pare) vengono cantati diversi testi in polacco.
Su YT ho trovato uno che risale a 1965 e di cui l'autore fu Zbigniew Stawecki. La canzone è stata cantata da Halina Kunicka e visto che le parole formano un racconto di una zingara che fa le carte per strada, il sito Tekstowo atribuisce erroneamente la musica alla cultura Rom ;-)
Non avevamo dato la notizia. Ad aprile 2019 è morto il poeta Giulio Stocchi
Con Giulio Stocchi se ne va il poeta della lotta politica
di Gaetano Liguori
È morto un amico, è morto un compagno, è morto un poeta. Giulio Stocchi ci ha lasciato a 75 anni dopo varie vicissitudini di salute, ha intrapreso l'ultimo tragitto verso la pace accompagnato dalla dolce compagna Deborah. E io — e penso tanti come me — ci sentiremo più soli. Soli nella vita di tutti i giorni ma sopratutto soli nel lottare (termine forse desueto) contro le ingiustizie, il fascismo, il razzismo e le prevaricazioni di ogni genere che si mostrano tutti i giorni.
Giulio apparteneva a una generazione che aveva abbracciato gli ideali di libertà e democrazia non solo portando la sua persona nelle affollate piazze degli anni 70, ma testimoniando con il suo mezzo, la poesia, come fosse finito il tempo dei poeti lontani dai problemi... (Continues)
La terza foto nell'introduzione credo di riferisca al monumento che l'architetto scultore Oscar Niemeyer (1907-2012) dedicò agli assassinati di Volta Redonda. L'opera venne minata e fatta saltare in aria il giorno successivo l'inaugurazione e alcuni anni dopo fu dimostrato che erano stati membri dell'esercito.
Credo meriti almeno un cenno la curiosa copertina dell'album del 1987, con Wolfgang Niedecken che legge il "Corriere della Sera" davanti a un'installazione composta di quotidiani greci e italiani (si riconoscono l' "Unità" e il "Sole 24 Ore"). Il titolo dell'album è di per sé un gioco di parole: alla lettera significa "Tempi di botte, di legnate" ecc. (oppure: "Tempi di colpire"), ma è evidente il gioco con Schlagzeilen "titoloni, titoli a caratteri cubitali" (quelli che si vedono, appunto, sui giornali). Qui un'immagine della copertina con maggiore risoluzione.
dopo aver percorso tutto il Mediterraneo da ovest a est, una traduzione in inglese più per necessità che per Gibilterra...
dal libretto del CD. Traduzione fornitaci gentilmente dalla stessa Mara Cantoni