Dalla lettura del testo di Mauro Fantino penso si possano dedurre diversi elementi, il primo che provo ad analizzare è quello relativo a come e dove questi canti venivano "intonati"…
Ora, per ovvie ragioni, non tutti i partigiani cantavano: non quelli di area cittadina (gap e sap) non quelli in zone limitrofe al nemico, a rischio di identificazione, ma certamente le formazioni di montagna in fase di trasferimento, fuori della portata di tedeschi e repubblichini, o durante le soste serali, davanti al fuoco del bivacco o nei "casoni", almeno così si legge nella scarsa documentazione, relativa ad un argomento (quello dei canti) considerato sempre marginale, come del resto il canto popolare, e poco "virile" rispetto alla lotta armata.
Vorrei anche provare a distinguere fra i "canti partigiani" ossia cantati dai partigiani durante il periodo bellico e quelli successivi al... (Continues)
gianfranco 2019/8/8 - 15:55
Le formazioni partigiane
Un altro aspetto su cui vorrei soffermarmi brevemente è quello della relazione fra il canto partigiano e la composizione delle formazioni partigiane, per le quali, (pur non avendo mai avuto occasione di approfondire) immagino che oltre ad una discreto numero di persone di varia provenienza (1) in ogni gruppo fosse presente un nucleo omogeneo di una certa consistenza, che in qualche modo lo caratterizzava, come appunto per le valli del Cuneese, in cui i nuclei principali derivavano, lo vediamo oltre, dalla IV Armata in rotta dalla Provenza del Sud.
Quindi, nelle limitate cognizioni dei giovani del periodo (2) per i quali, la cultura musicale si limitava a quei brani conosciuti nelle rare occasioni di socializzazione, quali appunto il periodo militare o "naja" per i nostri Partigiani, su questi motivi venivano scritti i nuovi testi, essendo impossibile in quelle condizioni,... (Continues)
Che la monarchia borbonica navigasse in acque agitate, ottusamente chiusa in se stessa dopo la Rivoluzione Siciliana del 1848 e isolata dalle potenze europee dell’epoca, è noto. Altrettanto noti sono il malcontento delle classi popolari e i gravi problemi derivanti da una pessima redistribuzione del reddito. Sono invece meno noti altri fatti e considerazioni in quanto sapientemente oscurati dalla nostra storiografia risorgimentale. Cito:
Il supporto rilevante dell’Inghilterra allo sbarco dei Mille per l'insurrezione in Sicilia.
I proclami e le promesse di una imminente e radicale trasformazione sociale, caduti nel vuoto.
Il consenso ed fiancheggiamento della malavita, i cui aderenti furono promossi e arruolati come patrioti.
La corruzione dei quadri militari borbonici.
A chi volesse saperne di più consiglio di dare un’occhiata agli scritti di Raffaele De Cesare,... (Continues)
Riccardo Gullotta 2019/8/7 - 14:26
Grazie Riccardo Gullotta per l'approfondimento storico.
Ma il generale borbonico Francesco Landi fu solo un inetto o un traditore?
E Garibaldi usò davvero i "picciotti" di mafia per la sua avanzata, salvo poi far massacrare la popolazione in quel di Bronte proprio in questi giorni di agosto di 159 anni fa?
Caro Riccardo, quasi 10 anni dopo il tuo commento ti rispondo che sì, questa versione andrebbe proprio spostata sulla pagina di Brecht, anche perchè la traduzione non sarebbe nemmeno da attribuirsi a Maria Bethânia, piuttosto a Wilson Miranda, che per primo la incise nel 1965 nel suo album "Tempo Novo", oppure ai suoi autori, Edu Lobo e Gianfrancesco Guarnieri.
Poesia di TŌGE Sankichi tradotta in inglese da Karen Thornber.
TŌGE Sankichi, nato nel 1917 fu un poeta giapponese, attivista, sopravvissuto alla bomba. La sua raccolta “Poems of the Atomic Bomb” fu pubblicata nel 1951, due anni prima della sua morte.
AUGUST 6
Can we forget that flash?
suddenly 30,000 in the streets disappeared
in the crushed depths of darkness
the shrieks of 50,000 died out
when the swirling yellow smoke thinned
buildings split, bridges collapsed
packed trains rested singed
and a shoreless accumulation of rubble and embers - Hiroshima
before long, a line of naked bodies walking in groups, crying
with skin hanging down like rags
hands on chests
stamping on crumbled brain matter
burnt clothing covering hips
corpses lie on the parade ground like stone images of Jizo, dispersed in all
directions
on the banks of the river, lying one on top... (Continues)
Flavio Poltronieri 2019/8/6 - 12:27
Versione italiana della poesia di TŌGE Sankichi
6 Agosto
Possiamo dimenticare quel flash?
improvvisamente 30.000 per le strade scomparvero
nelle profondità schiacciate delle tenebre
gli strilli di 50.000 si estinsero
quando il vorticoso fumo giallo si assottigliò
edifici spaccati, ponti crollati
i treni pieni riposavano bruciacchiati
e un accumulo di macerie e braci - Hiroshima
in poco tempo , una fila di corpi nudi che camminano in gruppi, piangendo
con la pelle che penzola come stracci
mani su petto
imprimendo sulla materia cerebrale sbriciolata
vestiti bruciati che coprono i fianchi
cadaveri giacciono sul terreno della parata come immagini di pietra di Jizo,
dispersi in tuttele direzioni
sulle rive del fiume, distesi uno sopra l'altro, un gruppo che aveva strisciato per una zattera ancorata
anche gradualmente trasformato in cadaveri sotto i raggi ardenti del sole
e... (Continues)
« Andare, camminare, lavorare » : À pied ?
D’où viennent les phrases ?
Jacques Prévert, poète français du siècle dernier avait écrit un poème, une chanson avec pour la chanter, une musique de Joseph Kosma – En sortant de l’école, que chanta Yves Montand, mais aussi Les Frères Jacques, Cora Vaucaire et tant d’autres. J’en avais fait une parodie intitulée Tout autour de la Terre, qui reprenait mot pour mot Prévert :
« Alors on est revenu à pied,
À pied tout autour de la terre,
À pied tout autour de la mer,
Tout autour du soleil,
De la lune et des étoiles,
À pied, à cheval, en voiture
Et en bateau à voiles. »
À pied, justement. Voilà, d’où vient ce « À pied ».
Mais aussi on va à pied dans une autre chanson, de Charles Trenet celle-là, qui s’intitulait : « Voyage au Canada », dont le refrain était :
« Nous irons à Toronto en auto,
Nous irons à Montréal à cheval,
Nous traverserons... (Continues)
Sulla "leggera", credo vada citata anche la versione di Caterina Bueno, che l'aveva studiata sulle montagne Pistoiesi e dell'Amiata. (la trovate anche su questo stesso sito, https://www.antiwarsongs.org/canzone.p... )
Dice Caterina che con questa parola si definivano gli stagionali, i disoccupati, i migranti. Però è una parola che ha un senso dispregiativo, è anche uno che passa il tempo a bere all'osteria, al limite uno che vive di espedienti, di accatonaggio. La strofa che è cantata è già paradossale di per sé "alla leggera, che poco gliene importa, la prende la sporta, e via la se ne va", la sporta, perché alla leggera basta una sporta per viaggiare
Più semplicemente, così si chiamava la scombinata compagnia di lavoratori che d'inverno, per sbarcare il lunario, scendeva dalle inospitali montagne per cervare lavoro in pianura, senz'altra risorsa che le braccia per lavorare e una sporta... (Continues)
Dalla lettura del testo di Mauro Fantino penso si possano dedurre diversi elementi, il primo che provo ad analizzare è quello relativo a come e dove questi canti venivano "intonati"…
Ora, per ovvie ragioni, non tutti i partigiani cantavano: non quelli di area cittadina (gap e sap) non quelli in zone limitrofe al nemico, a rischio di identificazione, ma certamente le formazioni di montagna in fase di trasferimento, fuori della portata di tedeschi e repubblichini, o durante le soste serali, davanti al fuoco del bivacco o nei "casoni", almeno così si legge nella scarsa documentazione, relativa ad un argomento (quello dei canti) considerato sempre marginale, come del resto il canto popolare, e poco "virile" rispetto alla lotta armata.
Vorrei anche provare a distinguere fra i "canti partigiani" ossia cantati dai partigiani durante il periodo bellico e quelli successivi al... (Continues)