Quella di Catalogna è già una comunità autonoma, come peraltro tutte le altre regioni di Spagna.
Penso che quella dell'indipendenza sia una volontà nazionalista ed egoista, inconcludente e portatrice solo di nuovi confini e di guasti, in fondo "leghista", per intenderci qua tra noi.
Semmai, insieme a tutte le altre comunità autonome, la Catalogna avrebbe potuto costringere lo Stato ad una revisione costituzionale in senso più federale, soprattutto sotto il profilo fiscale. In democrazia certi traguardi, se si vogliono legittimi e consolidati, si raggiungono attraverso trattative ed accordi e non prove di forza.
Detto questo, la reazione violenta del governo spagnolo è vergognosa, ma in linea con quello che quel governo è sempre stato anche dopo il franchismo, un gendarme autoritario sempre concentrato a rintuzzare le diverse spinte centrifughe.
B.B. 2017/10/1 - 14:16
Non sono assolutamente d'accordo con l'assimilare l'indipendentismo catalano al leghismo. Storicamente l'indipendentismo catalano, come quello basco, quello bretone, quello corso e in una certa misura anche quello sardo sono stati e sono movimenti di sinistra, inclusivi e non xenofobi. Poi certamente ci saranno anche motivazioni meno idealiste, dato che alla fine la Catalogna è una delle regioni più ricche della Spagna, anche se negli ultimi anni è stata colpita come il resto dell'Europa del sud da una crisi economica molto grave. Basti pensare che il fronte dei partiti catalani a favore del sì include un partito borghese di centrodestra come gli ex Convergència i Unió e la sinistra di Esquerra Republicana. Ma a parte i partiti, penso che ci sia un movimento popolare che non possiamo tacciare di razzismo. In fondo Barcellona è stata l'unica tra le grandi città europee a organizzare una manifestazione... (Continues)
Io non ho certo tacciato gli indipendentisti catalani di xenofobia e di razzismo, è la tua personale interpretazione di quello che ho detto. Ho anche usato "leghista" una sola volta e tra virgolette.
Ribadisco però che, a mio parere, gli indipendentisti catalani (che non rappresentano nemmeno la maggioranza di quella comunità) sono dei nazionalisti e dei populisti. Ed io personalmente aborrisco entrambe le cose, insieme ai confini e ai referendum che ne sono espressione.
Non ci sono un nazionalismo ed un populismo cattivi - quelli di destra - ed un nazionalismo ed un populismo buoni - quelli di sinistra.
E poi, in fin dei conti, questa dell'indipendenza catalana è una velleità che nemmeno quelli che la sostengono sanno come potrà mai funzionare. Soltanto l'ennesima moltiplicazione di regole, leggi, tasse e centri di potere.
Scusa B.B. ma l'indipendenza catalana funzionerebbe esattamente come tutti gli altri stati, come negli ultimi venticinque anni hanno funzionato per esempio la Slovenia, la Slovacchia, la Repubblica Ceca, la Lettonia, il Montenegro, ecc. Cioè chiaramente non è che sarebbe la soluzione di tutti i problemi, ma più o meno funzionerebbe, con la sua dose di ingiustizie, repressione, leggi, tasse, corruzione, magari un filino meno perché arrivare ai livelli della monarchia borbonica governata dai post-franchisti di Rajoy ce ne vuole!
Non funzionerà perchè poi arriveranno i Baschi e tutti gli altri a pretendere lo stesso. Un grandissimo casino che avrebbe potuto essere gestito rafforzando un impianto federale.
Ma poi, mi chiedo, da sinistra che senso ha aspirare ad un ennesimo staterello quando il Nemico di sempre, il Capitale, si muove a livello globale, fottendosene delle frontiere che sono riservate solo agli uomini e, in particolare, agli ultimi e più disperati ed indifesi?
Scusami, ma ho proprio difficoltà a scegliere tra il nazionalismo di sinistra dei Puigdemont e quello post-fascista dei Rajoy...
Beh Puigdemont non è neanche di sinistra, è più o meno un democristiano. Ma tra quelli che cantano "Cara al sol" difendendo l'intoccabilità della sacra Spagna e la gente che pacificamente fa la coda per votare e viene bastonata so bene da che parte stare.
Mandela se ne è andato, ma in Australia l’apartheid è viva e vegeta
Di John Pilger
20 dicembre 2013
Ala fine degli anni ’60 mi è stato dato un incarico dal redattore capo del Daily Mirror di Londra, Hugh Cudlipp. Dovevo tornare nella mia terra natia, l’Australia, e “scoprire che cosa c’è dietro il “lato al sole”. Il Mirror era stato un infaticabile propagandista contro l’apartheid in Sudafrica dove avevo fatto servizi da dietro “il lato al sole”. Come australiano ero stato il benvenuto in questo bastione di supremazia bianca. “Noi ammiriamo voi australiani, diceva la gente. “Sapete come trattare i vostri neri.”
Ero offeso, naturalmente, ma sapevo anche che soltanto l’Oceano indiano separava le attitudini razziali delle due nazioni coloniali. Quello di cui non ero consapevole era come la somiglianza causasse tali sofferenze tra i popoli originari della mia nazione. Crescendo, i miei... (Continues)
The following version of the Internationale in the Cornish language has been contributed by Anise Cabella Aoa, whom we thank heartily. It has been reproduced, in its turn, from this forum, contributed by the user Anselm [RV]
Le parole non sono di Horacio Guarany ma di Armando Tejada Gómez (1929-1992), importante scrittore, poeta e cantautore argentino, uno dei fondatori del “Movimiento del Nuevo Cancionero” nell'Argentina dei primi anni 60.
Nella sua raccolta poetica intitolata “Antología de Juan”, pubblicata nel 1958.
Lo stesso Armando Tejada Gómez incise nel 1964 un disco di recitativi musicali, “Sonopoemas del horizonte”, in cui questa poesia compariva con altre dalla stessa raccolta con il titolo “Breves coplas de Juan”
(Vedi Sons de Turoqua)
Penso che quella dell'indipendenza sia una volontà nazionalista ed egoista, inconcludente e portatrice solo di nuovi confini e di guasti, in fondo "leghista", per intenderci qua tra noi.
Semmai, insieme a tutte le altre comunità autonome, la Catalogna avrebbe potuto costringere lo Stato ad una revisione costituzionale in senso più federale, soprattutto sotto il profilo fiscale. In democrazia certi traguardi, se si vogliono legittimi e consolidati, si raggiungono attraverso trattative ed accordi e non prove di forza.
Detto questo, la reazione violenta del governo spagnolo è vergognosa, ma in linea con quello che quel governo è sempre stato anche dopo il franchismo, un gendarme autoritario sempre concentrato a rintuzzare le diverse spinte centrifughe.