Quella della mutilazione dei prigionieri e dell'evirazione in particolare era uno spauracchio dei "grandi e potenti" combattenti italiani nelle loro guerre coloniali, fin dai tempi della guerra d'Abissinia di fine 800.
Certo, nella guerra d'Etiopia certe pratiche vendicative particolarmente efferate verso l'occupante non mancarono ma soprattutto da parte di formazioni di combattenti irregolari (i cosiddetti Arbegnuoc = patriota, partigiano) dopo la fine ufficiale della guerra, dopo il 1936.
Un mio conoscente, morto parecchi anni fa, che aveva combattuto in Etiopia, raccontava che dopo uno scontro restò fino a notte sotto i cadaveri dei compagni morti perchè tra i soldati si diceva che cadere prigionieri nelle mani degli etiopi significava essere evirati...
La storia che a Graziani avessero "tagliato i coglioni" fa sicuramente riferimento all'episodio dell'uccisione del... (Continues)
Bernart Bartleby 2016/5/29 - 18:50
... c’è poi che nel 1937 Graziani rimase piuttosto gravemente ferito nel corso di un attentato, durante una cerimonia ufficiale... Le schegge di una bomba rudimentale lo colpirono su tutta la parte destra del corpo... Quando guarì, si fece ritrarre con le braghe calate per dimostrare che le “virtù” erano ancora intatte...
Nel frattempo fece massacrare alcune migliaia di etiopi, compresi - chissà perchè, forse perchè labili indizi conducevano lì i mandanti dell’attentato - tutti i monaci, le suore e i giovani diaconi del monastero e seminario cristiano copto di Debrà Libanòs...
d’après la version italienne de Stanislava
de la chanson tchèque Dachau Blues de Karel Kryl – 1970
DACHAU BLUES (Continues)
Contributed by Marco Valdo M.I. 2016/5/27 - 22:12
Grazie assai a Stanislava, Marco e Riccardo.
Un testo di non facile lettura resoci più abbordabile tramite l'eccellente lavoro di Stanislava. Comunque, mi rimane difficile valutare se fosse esistito qualche legame fra la canzone di Kryl e quella precedente di un anno di Captain Beefheart
Pare di no, ma...?
Un sentito saluto.
Chanson allemande – Die freie Wirtschaft – Theobald Tiger, alias Kurt Tucholsky – 1930
Histoires d’Allemagne 48
Un poème de Theobald Tiger, alias Kurt Tucholsky, publié le 4 mars 1930 dans « Die Weltbühne », la revue que Tucholsky dirigea jusque cette année-là avant de s’exiler en Suède, convaincu que désormais la lutte contre l’arrivée au pouvoir des nazis était perdue…
Le nazisme n’était pas l’unique préoccupation de Tucholsky. Il savait que les nouveaux guerriers étaient dangereux, car ils dupaient les masses populaires épuisées par la misère et le chômage, mais aussi, car ils étaient soutenus par de grands groupes industriels, des zélateurs du « libre marché », de la « dérégulation » totale, du capitalisme. En échange de son soutien, ils avaient demandé aux nazis de libérer le pays de tout ce qui sentait le syndicalisme, le socialisme, le communisme, l’anarchisme.
Bellissima canzone, mi piace davvero tanto e ho costruito un articolo solo per divulgarla e spiegare tutta la toria della canzone traducendo anche quel che ho trovato in lingua francese. Ecco qui http://www.infonotizia.it/les-temps-de... per chi volesse approfondire :)
"Son Giulia Banzi Bazzoli donna, madre insegnante uscita un mattino di maggio per fare una cosa importante ho corpo d'amore ed ho voce, schiantata in un portico, rotta aspettami dissi a mio figlio... è trentasei anni che aspetta".
Un gran film.
Grazie Bart
Il tempo non muore, il cerchio non è rotondo.
Il tempo non aspetta, perché il cerchio non è rotondo.