La canzone suddetta, parole e musica, è del cantastorie maremmano Mauro Chechi
lisetta luchini 2014/9/2 - 16:44
Ancor prima di effettuare la correzione, vorremmo esprimere il piacere che ci fa che ce la abbia segnalata Lisetta Luchini, una delle più grandi interpreti della tradizione popolare toscana. Grazie a Lisetta, davvero di cuore, per questo suo intervento, con l'invito a...continuare a sfogliare tra le pagine di questo sito. Siamo ovviamente coscienti che di "anonimi" che non sono tali, e di tante altre cose da rivedere, ce ne saranno a bizzeffe.
Testo interessante, arrangiamenti strani in cui molto è dovuto anche alla registrazione (pare una presa diretta in uno studio improvvisato).
Solo che le strofe sono un adattamento -e un adattamento con modifiche davvero minime, seppure sostanziali- da quella "Die Fahne hoch" che salvo errori fu inno del Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori Tedeschi.
Uno dei canti più bellicisti mai concepito, infilatosi ironicamente dalla finestra in un sito contro la guerra.
Die Fahne hoch die Reihen fest geschlossen
S. A. marschiert mit ruhig festem Schritt
Kam'raden die Rotfront und Reaktion erschossen
Marschier'n im Geist in unsern Reihen mit
Die Strasse frei den braunen Batallionen
Die Strasse frei dem Sturmabteilungsmann
Es schau'n auf's Hackenkreuz voll Hoffung schon Millionen
Der Tag fur Freiheit und fur Brot bricht an
Zum letzen Mal wird nun Appell geblasen
Zum Kampfe steh'n wir... (Continues)
Io non sto con Oriana 2014/9/2 - 08:23
Quando la tradussi in tedesco, lo avevo fatto perché mi ero detto: Toh, sembra fatta apposta per essere tradotta in quella lingua. Ora ne capisco il perché, qualcosa doveva essermi frullata in testa. Da buoni anarchici, certamente, i Vennaskond hanno fatto qui un'operazione parecchio azzardata e provocatoria; cosa che si capisce ancor meglio se si considera che sono estoni. Vale a dire appartenenti a un paese che, per reazione all'invasione sovietica, passò letteralmente in massa nelle Waffen SS dopo il giugno del '41. Forse un modo per far notare agli estoni quanto bene avevano cantato lo Horst-Wessel-Lied...
Il sottoscritto durante un viaggio a Tallinn si imbatté nel 2005 in una bancarella di magliette del tutto equidistante. Da una parte quelle con foto virate seppia di SS in marcia, dall'altra quelle con i poster di propaganda sovietici.
Una cosa interessante, che di solito si conosce ben poco, è che i tre paesi baltici, durante il periodo della loro prima indipendenza (1918-1941) furono retti da governi autoritari parafascisti e ultraliberisti; si ricordano figure come il lettone Kārlis Ulmanis e l'estone Konstantin Päts, che nel 1934 guidò un colpo di stato e abolì i partiti politici. Entrambi, sia Ulmanis che Päts, finirono i loro giorni dimenticati da tutti, in scomodissime e lontane galere sovietiche. Sì, continuo a pensare che lo Horst-Wessel-Lied "modificato" per esaltare Leon Czolgosz e l'anarchia abbia parecchio a che fare con il passato estone; e del resto manco bisogna scordare che l'Estonia intera, per secoli, è stata una propaggine della Germania. La stessa lingua estone, in linea di massima, è un finlandese con le "d" al posto delle "t", le vocali finali eliminate, la perdita dell'armonia vocalica ugrofinnica (unica lingua di quel ceppo che non la ha...) e dei suffissi possessivi, e con un terzo dei vocaboli di origine tedesca.
Cover italiana interpretata dalla bella voce - peccato per il testo, solo leggermente meglio di quello pessimo della cover di Hair - di Elio Gandolfi (1951-), cantante nato in provincia di Ferrara e attivo quasi solo nella seconda metà degli anni 60.
Autori: Galt MacDermot, Cristiano Minellono, James Rado, Gerome Ragni.
Con l’orchestra di Angelo Giacomazzi.