Salve. Perché seid umschlungen (letteralmente Siate abbracciati) lo traducete con Abbracciatevi (abbracciatevi tra di voi) e non con Fatevi abbracciare? Abbracciatevi non si direbbe Umarmet euch? Grazie.
2014/1/24 - 15:58
E' una domanda che dovrebbe essere rivolta agli organismi dell'Unione Europea, dato che la traduzione ufficiale è stata fatta da loro. Mi permetto però di dire che tra la traduzione letterale di "seid umschlungen", "siate abbracciati", e "abbracciatevi" non vedo tutta quella gran differenza. Non credo nemmeno che una traduzione del tipo "fatevi abbracciare" sia fattibile: si tratta di una traduzione da Schiller, non di un compitino in classe di tedesco. Il verbo "umschlingen" significa propriamente "avvincere", ed è quindi un possibile sinonimo di "abbracciare" (forse un po' più forte). Ma anche questa domanda andrebbe rivolta, direi, a Friedrich von Schiller. Con un buon medium ci si potrebbe riuscire, ma si può essere comunque ragionevolmente certi che quel ragazzo conoscesse a sufficienza la lingua tedesca da saper quali termini adoperava. Saluti.
Io invece noto una differenza enorme tra Fatevi abbracciare (siate abbracciati) e Abbracciatevi (tra voi). Mi sembra di un certi "peso" grammaticale. Comuqnue grazie del consiglio, tenterò.
Non ho puntato il dito contro Schiller, ma contro il traduttore, anche qualora egli fosse laureato in "traduzione da Schiller".
Comunque grazie lo stesso.
Non vorremmo essere ripetitivi, ma ti vorremmo far capire che il traduttore (o i traduttori) comunitari che si sono occupati del testo ufficiale dell'Ode schilleriana (inno dell'Unione Europea) non sono alle dipendenze di questo sito. Magari, perché con la massa di traduzioni che ci avremmo da fare ci farebbe(ro) parecchio comodo! Saluti ancora. [RV]
Nel frattempo ho contattato una titolare di cattedra in Letteratura tedesca (non faccio nomi in pubblico) e mi conferma le mie perplessità e la traduzione sbagliata (sbagliata sia per un docente di prima fascia sia per lo scolaretto durante il compito in classe).
Facciamo finta di nulla. Forse ho toccato qualche intoccabile. Auf geht's!
Non sappiamo chi dovrebbe essere codesto "intoccabile", e più che altro ti inviteremmo a appalesarti dato che gli anonimi ci stanno scarsamente simpatici. Facci capire: hai contattato un esimio titolare di cattedra in letteratura tedesca per contestare una traduzione fatta dall'Unione Europea? Certo che questo esimio docente ne deve avere parecchio, di tempo da perdere. E tanto che c'è che farà, questo titolare di cattedra? Contesterà anche Schiller per aver usato "umschlingen" invece di "umarmen"? Sicuro di non aver contattato Dio in persona? Se così fosse,... (Continues)
ah già....
immagino che anche per il Seid ihr gegruesst di Bruennhilde dovrei contattare Wagner e chiedergli se la traduzione giusta sarebbe "Salutatevi" (salutatevi tra di voi, fate come se io non ci fossi, infatti sto per fare un tuffo nella pira col mio cavallo).
Och mei!
Non so nemmeno io perché stia perdendo tempo, ma vorrei farti presente una cosa abbastanza elementare. Se in tedesco l'imperativo passivo statico (sein + participio passato) è una possibilità stilistica abbastanza in uso letterariamente, in italiano non lo è affatto. Come tradurresti "seid ihr gegrüßt", "siate salutati?" Non ti sembra ridicolo? Casomai, "abbiàtevi un saluto" o roba del genere. Sei du gegrüßt. [RV]
Appunto, ero convinto che voi (germanisti? sicuramente non ballerini di liscio) avreste potuto aiutarmi nella corretta traduzione. Mi sbagliavo. ANCH'io a volte prendo sonore cantonate. Mi rivolgerò al Bar Sport per la traduzione del testo di Schiller, quindi non si preoccupi: tolgo il disturbo.
A quanto pare "l'esimio docente universitario perdigiorno" ha ritenuto che la mia osservazione non fosse né tempo perso - a differenza di Lei, in ben più auliche traduzioni affaccendato- né partorita da uno zoticone come Lei mi ha trattato nel suo primo intervento; non so a quale scopo si è permesso l'ironia canzonatoria nei miei confronti (a pensare male...), dato che io mi ero rivolto umilmente e rispettosamente, ma evidentemente non è stato apprezzato.
Lei dà un'occhiata a quanto inserisce su questo sito, o si limita ad incollare? il dubbio mi viene. Ho la riposta: siamo in Italia, quindi la... (Continues)
Guardi, Outis, invece gliela lascio volentieri a Lei l'ultima parola, e se Le fa piacere anche la penultima e la terzultima. Contento? La mi stia bene e la sia grüssato amabilmente assieme al suo docente titolare. Arrivederci a ieri (ashufakembereh).
Chanson italienne – Disco rosso – Insalata Sbagliata – 2012
D'un texte de Gianni Rodari de 1952… Un petit chef de gare avec son disque rouge réussit à arrêter le méchant Train Guerre !
Un petit chef d’œuvre de littérature enfantine... Mais petit enfant deviendra grand ; et enfant, il restera … tel qu'en lui-même. Car les racines descendent quelquefois bien loin dans la terre...., dit sentencieusement Lucien l'âne.
D'après cette page Histgeobox. La page contient des informations historiques, mais les informations sur la chansons sont plutôt laconiques. La traduction française a été integrée dans quelques points. [RV]
Da Holnapután Anarchista újság. "Szövegét Nicolas Guillen kubai származású munkásmozgalmi költő írta az 1958-ban, zenéjét Victor Manuel és Ana Belén szerezte. Vas János fordítása."
Non so esattamente per quale motivo Bernart, a suo tempo, abbia scelto la terribile immagine degli antropologi forensi argentini che recupera i resti di Adriana Mitrovich e Horacio Ferreyra; ma l'orrore dell'immagine, a mio parere, non deriva soltanto dagli scheletri. E' un'immagine che mi ha ricordato, e precisamente, una sorta di scavo archeologico. Qualcosa di un tempo lontanissimo, preistorico. Invece si tratta di nemmeno quarant'anni fa, di un'epoca che la mia generazione dell'età di mezzo ricorda anche fin troppo bene. Ho ritenuto allora necessario dare un volto a Adriana e Horacio. Erano due studenti universitari di Tucumán; il 28 aprile 1977 il padre di Adriana accompagnò la figlia a studiare a casa dell'amico; di entrambi non si seppe più niente fino al ritrovamento delle loro ossa.
Come tanti giovani argentini, perché l'orrore nell'orrore è che la giunta... (Continues)
Pur non presentando le difficoltà a prima vista insormontabili de El equipaje del destierro, questa canzone è, come detto, una sorta di sua “prima fase”, o di “prova generale”, all'inizio dell'esilio; si comincia quindi a vedere bene, pur in una struttura metrica radicalmente diversa, il procedimento linguistico di Patricio Manns, che mira a spingere all'eccesso le possibilità della propria lingua senza omettere certamente, e non di rado, di valicare la soglia della sovversione della sintassi. Che è pur sempre una sovversione rivoluzionaria, dato che va a intaccare una delle principali convenzioni umane: il linguaggio. Roland Barthes soleva dire che la lingua è “fascista”, in quanto fascismo non è impedire di dire, ma obbligare a dire; questi obblighi vengono fatti fuori da Patricio Manns, ad esempio quando “gli nevica la tempia” o “si... (Continues)
A dalt Victor Jara chilei forradalmár, énekes, zeneszerző, folklórgyűjtő, költő, színházigazgató, pantomimes, tanár szerezte 1969-ben, akit 1973-ban Pinochet hóhérai, elfogtak, megkínoztak, majd agyonvertek. Dalait szerte a világon éneklik. A szöveget Dobos Éva fordította.
Grazie, Riccardo, per aver sanato questa grave mancanza nel sito...
E grazie anche per la tua bella introduzione, che mi conferma ancora una volta quanto sia importante su queste pagine dedicare sempre più attenzione alla storia, alla lettura, all'interpretazione dei testi che vengono contribuiti. Perchè le CCG non sono un semplice, asettico database come ce ne sono tanti ma hanno un'anima e un cuore - anzi, più di uno - che bisogna sforzarsi di far respirare e palpitare.
Io, nel mio piccolo, cerco di farlo, pur non pretendendo di eguagliare gli indiscussi maestri, ossia tu e GPT, che possedete di vostro una sensibilità ed una cultura inarrivabili per il sottoscritto... Sento infatti che senza la dovuta attenzione all'anima e al cuore, noi qui potremmo trasformarci in biechi "copypaster" - come per qualche giorno mi sono firmato nel recente passato - e smarrire il senso di questa esperienza...
E' tutto dovuto alla mozzarella in carrozza. Ieri sera, alla riunione sovversiva del mercoledì, la mia amica ex rapinatrice e banda armata ha fatto la mozzarella in carrozza, e devo ammettere che ci ho dato dentro. Risultato: stanotte alle 3 ero in piedi e mi sentivo leggermente pesante; una bella pagina CCG mi ha fatto digerire e anche salvato da sicuri incubi...e non immagini nemmeno quante pagine sono nate a notte fonda, per un motivo o per l'altro...
Letti i commenti di Shawna S e di Cristina Maria mi sorge più di un dubbio...
Se autrice della poesia è Shirley Daniels, ricercatrice folklorica canadese di Ottawa con ascendenze Chippewa e di lingua Ojibwe, allora perchè avrebbe scritto questi versi in una lingua della famiglia Siouan, cui non mi pare proprio afferisca l'Ojibwe?
Non sarà che Shirley Daniels abbia semplicemente raccolto un canto tradizionale?
O non sarà invece che la lingua non è il Tutelo/Saponi di ceppo Siouan ma il Chippewa?
Rilevo infatti in Rete che nel 1968 Shirley Daniels pubblicò ad Ottawa un volume intitolato "Ojibway Songs, Narratives, and Other Traditions from the Lake of the Woods" e l'anno seguente avrebbe lei stessa composto questa poesia...
Forse merita (se merita...) approfondire la questione.
Bernart Bartleby 2014/1/23 - 09:01
Resta poi il fatto che nei crediti del disco - come correttamente riportato da Giorgio - la paternità del brano è attribuita al gruppo Ulali (Pura Fe, Soni, Jen)... Tuttavia c'è anche scritto che il testo non era originariamente in Tutelo/Saponi perchè fu tradotto in tale lingua da Lawrence Dunmore...