Chanson italienne - Il soldato Giovanni - Alessandro Calamai – 2012
Album: "Maledette le guerre" (2012)
La métaphore du jeune soldat mort à la guerre auquel, comme dans « Le Septième Sceau », il est concédé de revenir chez lui, mais seulement pour quelques instants ; la chanson est précédée d'un morceau instrumental « La solitude du retour »
La seguente traduzione necessita di un'avvertenza. Le prime tre strofe devono essere intese come una conversazione tra la marchesa Marie de Rabutin-Chantal, più nota come Marchesa di Sévigné, e Charles d'Albert d'Ailly, vale a dire il Duca di Chaulnes (si veda l'introduzione). Le strofe restanti devono invece essere intese come una conversazione tra Jakez Gwilhanton, un membro della famiglia le cui generazioni sono seguite nella storia dall'album dei Tri Yann, e suo cognato che vive a Denez-ar-Bihan. L'album Rummadoù “Generazioni” segue le vicende di una famiglia bretone dal medioevo fino ai nostri giorni, confuse con gli avvenimenti storici. Per una pura coincidenza, l'inserimento della canzone è avvenuto il 3 settembre, data esatta in cui Sébastien Le Balp fu ucciso dal marchese di Montgaillard.
Riccardo! Sei una fontana inesauribile di pura sapientia! Farei però un altra piccolissima distinzione. Spinto dalla tua disputa con Bernart, il mio offuscato cervello ha lampeggiato e mi ha ricordato la mia scoperta di qualche mese addietro fatta nella biblioteca del quartiere. Era la "Johan Padan a la descoverta de le Americhe" di Dario Fo, data alle stampe nel 1998 da una casa editrice di Cracovia. Questo monologo è stato tradotto in maniera congeniale, secondo me, da Anna Wasilewska (non credevo che fosse possibile!):
Nel caso delle canzoni di Fabrizio De André il termine grammelot sarebbe più appropiato, secondo me.
Lo so che lo sapete a memoria, quest'altro grammelot del Maestro, ma non riesco a trattenermi è lo vorrei ricordare qua:
Salud!
Krzysiek Wrona 2013/9/3 - 23:13
"Fontana inesauribile di pura sapientia" ancora non mi era mai capitato di sentirmelo dire; di solito, quando faccio una delle mie tirate linguistiche, la gente scappa via oppure mi tirano una secchiata tratta dalla fontana inesauribile di pura cacca...vabbè! Fa piacere comunque, davvero tanto, credimi. Comunque non mi stupisco che una traduttrice polacca abbia saputo rendere il monologo "ruzantesco" di Dario Fo; in ogni paese esiste un manipolo di traduttori votati all'impossibile, e che ci riescono pure molto bene. Penso a chi ha tradotto in italiano il Finnegans' Wake di Joyce, o a Sergio Solmi che ha affrontato alla perfezione la "Petite cosmogonie portative" di Quéneau. Vale anche per cose più "leggere", come i polizieschi di Camilleri tradotti in francese da Quadruppani, e penso a chi ha dovuto tradurre Gadda in una qualche lingua...
Per quanto riguarda De André, il grammelot vale... (Continues)
Eh, Gian Piero, hai constatato cosa succede con me quando...si invita la lepre a correre :-)
E, fra parentesi, hai aggiunto acqua al mare, o portato carbone a Newcastle come dicono gli inglesi. Nominando "Zavarakatranemia" sei andato a toccare un ulteriore aspetto dell'invenzione linguistica, quella fatta ad arte per dire qualcosa che non si può dire senza farsi capire dalla censura. Le assonanze, i significati reconditi nascosti "sotto il velame de li versi strani". Cose antichissime di cui, peraltro, in Toscana ci intendiamo. Conosci le "burchiellate", vale a dire le composizioni di Domenico Burchiello (1404-1449) che creò tutto un genere chiamato appunto, "poesia alla Burchia" ?
Nominativi fritti e mappamondi,
E l’arca di Noè fra due colonne
Cantavan tutti chirieleisonne
Per l’influenza de’ taglier mal tondi.
La Luna mi dicea: “Ché non rispondi?”
E io risposi: “Io temo di Giasonne,
Però... (Continues)
Saluti a te, Riccardo. Sì, li ricordo i nominativi fritti e i mappamondi, troppo sottovalutati dai nostri professori, e da noi, quando a nostra volta lo fummo. Eppure ci si sarebbe potuti tutti divertire un po' di più. E magari oggi avere un italiano più vivo e duttile di quello in uso.
Krupps c'est comme La Redoute : faut pas se planter entre les pages des gaines et celles des culottes. Parce que le catalogue est du genre encombrant.
La grosse Bertha version 2 n'avait pas cette tronche là. Ou alors, il n'avaient pas encore déballé toutes les pièces du kit (des fois, chez Ikea aussi, c'est en 2 cartons).
C'était un machin tout en longueur, la grosse Bertha. Limite maigrichon avec des tendeurs pour empêcher que ça plie. Normal, pour un canon qui tire loin, plus c'est long plus c'est bon. Sauf si le cul pète avant que le suppositoire ne sorte par la bouche.
Et il fallait ré-usiner le canon à tout bout de champ en usine, vu qu'il s'usait très vite. Demandez à n'importe quel marchand de canon : c'est avec l'après-vente qu'on fait son beurre. Et puis, coté ouvriers, mieux vaut passer son temps à bichonner un canon qu'à regarder une mitrailleuse vue d'en face… Si on a le choix…
Pour... (Continues)
Mia madre ricorda che sul finire della seconda guerra mondiale molte donne del suo paese avevano confezionato splendide sottovesti e camicie da notte non solo con la seta dei paracadute alleati ma anche con quella delle bandiere tricolori...
Il cappotto della divisa da dipendente pubblico di suo padre (lei se lo ricorda di uno spesso panno blu scuro) servì per fare due cappottini per lei e sua sorella...