Finalmente ho trovato il testo che cantava mia nonna (1918) a mia madre e che mia madre (1945) mi ha sempre cantato fin da quando ero piccola (1968) e che ora canto alle mie due figlie (1999 e 2002) anche se tutte le parole non le ricordavo..........fantastico..........grazie a chi ha inserito il testo "c'erano tre sorelle...Cecilia era più bella...."............
Post scriptum. Come riporta un noto giornale sovversivo, si parla chiaramente di omicidio compiuto da professionisti, e le armi proverrebbero da equipaggiamenti militari. Invito tutti, e non solo Bernart, a leggere questo articolo dove tra l'altro si nomina un film prossimo e forte "candidato" ad entrare nella sezione dei "Film contro la guerra" (se lo trovo completo sul Tubo).
Riccardo Venturi 2013/11/2 - 12:43
Riccardo, io non ho deciso proprio niente ed il 15 ottobre 2011 a Roma non c'ero e non so nemmeno cosa è successo...
Rileggiti il mio primo intervento: è pieno di "se" e di virgolette...
Chiedo comunque venia, perchè mi rendo conto che quel che ho scritto era più che altro una riflessione personale sulle reazioni a caldo di fonte alla violenza politica, molto condizionate dal "colore" di vittime e/o carnefici...
Avrei comunque dovuto tenermela per me in quanto di scarso interesse per la collettività...
D'accordo sul lasciare la decisione a Giorgis! Per altro, figurati, se io sento parlare di gatte, orientato come sono a prendermi una micia (anzi: a farmi prendere da una micia) sempre nel ricordo del grande Redelnoir immolatosi per dare la caccia ai piccioni, le gatte mi stanno comunque benissimo...
Riccardo Venturi 2013/11/2 - 12:35
Per quanto riguarda il greco, lascio la decisione a voi. Ma Riccardo, sei sicuro che sia così raro per una lingua avere il sostantivo gatto al femminile? In ceco funziona esattamente come in greco: kočka (o se si vuole kočka domácí – gatto domestico – che è il nome scientifico della specie) è femminile, e il sostantivo kocour (che vuol dire gatto maschio) si usa soltanto quando si vuole sottolineare il sesso maschile del gatto. E se non sbaglio, anche il tedesco Katze e Kater ha lo stesso uso, almeno per come l'ho sempre percepito io. In slovacco, se mi ricordo bene, si dice mačka (sempre femminile), e anche in croato e in russo dovrebbe essere femminile. Può darsi che sia comune a tutte le lingue slave? Ora questo non sono in grado di affermarlo così su due piedi, dovrei fare una piccola ricerca. Comunque il greco η γάτα l'ho subito sentito in linea con il mio universo linguistico (com'è... (Continues)
Hai perfettamente ragione, Stanislava; spesso, quando c'è di mezzo il greco, mi lascio un po' prendere e dimentico anche cose che so benissimo, sparando delle gran bischerate. Assolutamente vero per il tedesco "Katze" (die Katze), che è sia "gatto" in senso generico che "gatta", mentre il gatto maschio è "Kater"; alle lingue slave (nelle quali sono notoriamente carente...) aggiungo il rumeno "pisică", che è femminile (o pisică) e indica pure il "gatto" come specie. Noto anche che lo slovacco "mačka" è riprodotto alla perfezione nell'ungherese "macska"; però l'ungherese non ha il genere grammaticale, quindi il problema non si pone. Comunque, in fondo, mi sto convincendo anche io con le gatte dei marinai, confermando che alla fine il tuffo in mare lo avrei fatto io. Quanto al mio gattone nero, sono solito dire che è sulla Luna. Fortunatamente, qui da me c'è abbondanza di prati e giardini e,... (Continues)
Anche in lingua sicula (e credo pure nella napoletana) il gatto è 'a hatta o 'a jatta esattamente come la gazzella, la giraffa, la lepre, la rondine, la scimmia, la serpe, la zebra, etc. in italiano. C'è pure 'u hattu ('u jattu), usato raram. e solo se si vuol specificare che l'animale è di sesso maschile. Al diminutivo usiamo 'u (j)attarèđđu, 'a (j)attarèđđa (il gattino, la gattina), con netta prevalenza di (j)attarèđđa.
Invece in polacco с'è "kot" al maschile, alla faccia di altre lingue slave, tedesco, greco e quant'altro. Poi, per specificare, ci sono "kotka", "kocica" per le gatte, "kocur" per grande maschio 'kot' e "kotek" al maschile per ogni piccolo gatto, oppure "kocię" di genere neutro, al plurale "kocięta". Ce l'abbiamo anche i nostri "gattoni", "gattacci" e aggetivo "gattesco". La gatta che una volta stava con me in montagna, la chiamavo "kocurka", per quanto era impavida e buona a prendere i topi. Pareva una femmina di gatto selvatico. E poi, qualche anno addietro, mi imbattei in una sentenza su gatti, tipicamente inglese :)
"...the only identification that would be inscribed on any cat's collar would be - This is the cat's cat."
Elmer Davis, "On Being Kept by a Cat"
Ho scoperto inoltre che in polacco la parola "kot" viene usata per nominare una specie di piccola ancora a quattro punte che, per quanto c'entra con il mare e la navigazione, non ha nessuna attinenza con la poesia riportata sopra, come credo :D
Attenzione: il signore che si vede nella foto, nonostante il suo aspetto vagamente orientale, è in realtà un Valsusino.
Si tratta del sig. Armando Pelleroux, di Bussoleno (TO), NO TAV della prima ora. In Valsusa, come è noto, sono rudi montanari e amano gli abbigliamenti un po' sui generis. Nell'immagine vediamo il sig. Pelleroux assieme ad un marchingegno che si è costruito assieme ad un suo amico e sodale che ha un'officina meccanica sulla statale 25, poco prima di Susa; assemblando vari pezzi di vecchie Fiat Ritmo, la marmitta di una Lancia Ardea del '57 e altri componenti di risulta, ha ottenuto il Pecorella, arma notevolmente efficace nella sua elementarità. Del resto, mica si vorrà continuare in Valsusa a opporsi ad un esercito intero soltanto con sassi e frasche, anche se bastano a Caselli per spedirti in galera; occorrerà ingegnarsi, tanto poi... (Continues)