il tuo intervento mi ha fatto venire la voglia di ampliare un po' più l'argomento, cosa che ho fatto sul mio blog. Devo specificare che questo mio intervento non è rivolto particolarmente a te, che peraltro ti sei spiegato a dovere nel commento immediatamente precedente a questo.
Tutto sommato, io credo che -comunque-, se è senz'altro complessa la storia del conflitto israelo-palestinese, non è semplice nemmeno la società iraniana. Non è semplice nulla; soprattutto, in certe situazioni come quella di Gaza non è semplice vivere. E di questo è necessario tenere conto sopra ogni altra cosa.
E' una situazione che va oramai troppo al di là dei nostri "desideri", delle nostre "speranze", delle nostre "utopie" e compagnia bella. Non ti va di semplificare, ma purtroppo la situazione è semplice: morte o vita. Esistenza o inesistenza. Sopravvivenza o sterminio. Fai tu, pur mantenendo... (Continues)
Riccardo Venturi 2012/11/19 - 15:09
Voglio ancora ricordare che quando il popolo palestinese fece di testa sua, con la prima Intifāda cominciata nel 1987, quasi riuscì a costringere i potenti - non dico alla Pace ma - ad una pace. Tutto quel sangue versato, tutte quelle pietre contro le corazze dei tank… quasi ci riuscì il popolo senza armi contro uno degli eserciti più potenti della Terra. Poi il Potere, il Male oscuro della Storia che per un attimo era rimasto disorientato, riprese saldamente le redini: eliminò Yitzhak Rabin, mise in un angolo e poi uccise Arafat, rinnovò – pagando profumatamente - il parco dei conniventi e dei nuovi nemici contro cui puntare il dito ed il cannone e tutto quel sangue, tutte quelle pietre caddero nell’oblìo o, nella migliore delle ipotesi, vengono liquidate oggi come una pagina ingenua e quasi “romantica” della storia della resistenza palestinese…
Ho letto anche il tuo "Missili vercellesi" e devo dire che quanto a chiarezza sei insuperabile.
Non trovo però che le opinioni espresse dal sottoscritto siano in contrasto con quanto tu dici: i palestinesi hanno tutto il diritto di difendersi come meglio possono, ci mancherebbe altro, ma credo che oggi quel "meglio" sia malamente interpretato dalla miope e stolta dirigenza di Hamas. Lanciare missili che la propaganda iraniana rivendica come se fossero stati lanciati da Teheran è un po' come la crisi dei missili a Cuba: oltre a non servire ad un cazzo, ché per ogni vecchietto ferito a Tel Aviv quelli ti ammazzano cento bambini a Gaza, è un errore militare e strategico che serve solo a dare corda a chi sta preparando la Madre di tutte le guerre. E se quella la fanno per davvero, allora dovremo assistere - qui, come al solito, placidamente seduti davanti ai nostri pc - ad un Orrore che al confronto tutte le altre guerre mediorientali sembreranno partite alle bocce...
Fra tutte le cose che hai detto, Dead End, trovo particolarmente azzeccata la frase "come al solito placidamente seduti davanti ai nostri pc"; è vero. Almeno, però, placidamente seduti al pc cerchiamo di starci, appunto, con un po' di chiarezza. Prima di tutto dicendo che, nel 1987, bisognerebbe non cadere troppo nella retorica del "senza armi". La simbologia del sasso, della "lotta a mani nude" contro i carri armati, è vero, ha fatto molto; ma si sparava pure allora. Come sono solito dire a Alessio Lega, facendolo incazzare quando recita il suo monologo sulla "rivoluzione che arriverà in bicicletta"; d'accordo, ma se accanto alle biciclette la rivoluzione arriva anche con qualche Leopard e un po' di copertura aerea, arriva meglio. Insomma, Rabin e Arafat a Oslo, secondo me, non ci arrivarono esclusivamente a sassate. Sempre tenendo presente che con gli "accordi di pace", secondo me, non... (Continues)
D'accordo su tutto, con Riccardo e con Dead End, perché se, l'uno ha ragione, quell'altro non ha torto. Ma c'è un aspetto del quale sembra che nessuno sembra rendersi conto: la c.d. striscia di Gaza è un territorio di 350 kmq, il che vuol dire che, se fosse un quadrato anziché un rettangolo (peggio ancora), non arriverebbe a 18 km per lato. La distanza che c'è tra il mio paese e Como. Lì dentro hanno pensato di ingabbiare più di un milione e mezzo di persone: e non dico che non ci si possa campare, in 4.500 per kmq: ma solo se intorno ci sono industrie, commerci, lavoro, linee di comunicazione e possibilità di circolare. Ma intorno non c'è un cavolo di niente, Se è sigilllato e povero come si dice, quello è un pollaio, e, se non si può definire un pollaio perché lo abitano - e se lo dimenticano tutti - degli esseri umani, allora è un lager fatto e finito. Un'assurdità mostruosa fin dal suo... (Continues)
Applausi incondizionati all'intervento di Gian Piero; altro davvero non avrei da dire. Aggiungo che questo è, oltretutto, il "succo" di quel che faceva, diceva e testimoniava Vittorio Arrigoni.
...Vittorio Arrigoni che a Gaza ci si era trasferito e che lì ha difeso strenuamente i gazawi, con i quali ha condiviso tutta la brutalità dell'aggressione nazisionista. E nonostante tutto Arrigoni sosteneva non la necessità della scomparsa dello Stato ebraico ma - che folle! - la comparsa di uno Stato binazionale e laico...
Come i gazawi strangolati da Israele, anche Arrigoni morì strangolato, ma da alcuni di essi accecati dal fanatismo religioso...
Ho osato tentare la traduzione in greco, senza aspettare il mio centenario. Per questo spero la si prenda bonariamente com'è, con tutti i difetti e le incomprensioni, come un'opera immatura di un giovane un po'avventato. Metto anche due righe per gli eventuali lettori greci, che perdonino pure loro.
Το ποιήμα, ύστερα μελοποιήμενο από τον Horacio Salinas για τους Inti Illimani, γράφτηκε από τον Patricio Manns σαν στη Χιλή κρατούσε η δικτατορία του Pinochet.
Ο ποιητής ξέρει πως, ανάμεσα στα τρια κόμματα της αριστεράς, το σοσιαλιστικό, το κομμουνιστικό, και το Επαναστατικό Κίνημα της Αριστεράς (M.I.R) δεν υπάρχει συμφωνία και για αυτό η Λευτεριά δεν μπορεί να επιστρέψει στην χώρα του.
Το ποιήμα ουσιαστικά δημιουργεί μιαν έκκληση για να τα τρία κόμματα ξεπεράσουν τις διαφορές τους εν ονόματι της χαμένης Ελευθερίας.
'Ομως τὸ αληθινό νόημα κρύβεται κάτω από μία ερωτική μορφή, ώστε βρισκόμαστε... (Continues)
ΠΑΛΙΜΨΗΣΤΟ (Continues)
Contributed by Gian Piero Testa 2012/11/19 - 18:07
risettu(lo scrivo con "s" raccomandandone la pronuncia sonora): "risistemazione", "riassetto". In questo caso "riposo".
→ Verbo: arrisittàri: riassettare, rimettere in ordine, ritrovare la pace.
Attenzione: ha spessissimo un significato ironico indicante tutto l'opposto: Viri comu m'arrisittàvi! Guarda tu come mi sono sistemato ! E accussì t'arrisittàsti.. Ti hanno conciato per le feste..