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Before 2011-9-14

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Μαλαματένια λόγια

Μαλαματένια λόγια
Στίχοι: Μάνος Ελευθερίου
Μουσική: Γιάννης Μαρκόπουλος
Πρώτη εκτέλεση: Λάκης Χαλκιάς - Χαράλαμπος Γαργανουράκης - Τάνια Τσανακλίδου
LP: Θητεία - 1974

Malamatenia loghia
Testo di Manos Eleftherìou
Musica di Yannis Markopoulos
Prima esecuzione: Lakis Halkiàs con Haràlampos Garganourakis e Tania Tsanaklidou
LP: "Thitìa/Milizia" - 1974

Una delle canzoni greche che più amo. Manos Eleftherìou - voce poetica insigne - gode forse troppo delle sue oscurità, tormento del traduttore: ma il senso alla fine è sempre chiaro. Un amaro colloquio con la madre Grecia di un poeta il cui sguardo coglie d'un balzo gli amari secoli e le amare avventure, da Troia a Kessarianì - e certo anche a quella che si era appena chiusa nel 1974 - da cui nulla la madre vuole imparare. (gpt)
Μαλαματένια λόγια στο μαντήλι
(Continues)
Contributed by Gian Piero Testa 2011/9/14 - 23:09
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Il n'y a plus rien

Il n'y a plus rien
Il n'y a plus rien

Chanson française – Il n'y a plus rien – Léo Ferré – 1973
Écoute, écoute... Dans le silence de la mer, il y a comme un balancement maudit qui vous met le cœur à l'heure, avec le sable qui se remonte un peu, comme les vieilles putes qui remontent leur peau, qui tirent la couverture.
(Continues)
Contributed by Marco Valdo M.I. 2011/9/14 - 20:36
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It Don't Make Sense (You Can't Make Peace)‎

It Don't Make Sense (You Can't Make Peace)‎
‎[1983]‎
Dall’album “Mighty Earthquake and Hurricane”‎



Un altro bellissimo blues contro la guerra dall’autore di Study War No More.‎
You have made great planes to span the skies
(Continues)
Contributed by Bartleby 2011/9/14 - 12:03
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Atomic Sermon

Atomic Sermon
‎[1953]‎
Testo trovato su Atomic Platters


Un vero proprio sermone in cui un comune cittadino americano, timorato d’Iddio, esprime il ‎‎“terrore dell’atomo” che si viveva negli anni del secondo dopo guerra, della guerra fredda e della ‎caccia ai comunisti: “Meglio fermare gli scienziati perché stanno andando troppo lontano. ‎Fanno volare i nostri ragazzi più veloci del suono e diffondono la guerra per tutto il pianeta. Questa ‎energia atomica mi spaventa perché se davvero succedesse quello che ci dicono ci sarebbe solo da ‎raccomandare l’anima al Signore”.‎
Then every Sunday mornin’, and the preacher gave his warnin’
(Continues)
Contributed by Bartleby 2011/9/14 - 11:42
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Uncle Sam Blues

Uncle Sam Blues
‎[1923]‎
Scritta da Clarence Williams (1898-1965), pianista, compositore, cantante e produttore musicale ‎afro-americano.‎
Testo trovato sul bel blog di Mike Rugel dedicato alla ‎‎Storia senza censure del Blues.‎

Un blues cui forse si ispirarono i Jefferson Airplane per la loro Uncle Sam's Blues…‎
Qui una donna si rivolge incazzatissima direttamente allo Zio Sam: “Cos’hai contro di me? ‎Cosa ti ho fatto, cattivo Zio Sam, per portarmi via il mio uomo? Digli subito che per lui la guerra è ‎finita e rimandamelo a casa!”.‎
Let me tell you postman, what Sammy has done to me
(Continues)
Contributed by Bartleby 2011/9/14 - 11:15
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Gary Gilmore's Eyes

Gary Gilmore's Eyes
‎[1977]‎



‎Come si sentirà una persona che deve la vita o una funzione fondamentale del ‎suo corpo all’organo di un feroce omicida giustiziato dallo Stato? E’ un tema suggestivo piuttosto ‎frequentato nella letteratura e nel cinema, penso per esempio al romanzo di Maurice Renard ‎‎“Les mains d'Orlac” del 1921 che ispirò anche diversi film, uno sopra tutti ‎l’espressionista “Mad Love” di Karl Freund del 1935, interpretato da un colossale ed ‎inquietante Peter Lorre nella parte di un geniale e folle chirurgo che ad un celebre pianista che ha ‎perso le sue preziose mani in un incidente impianta gli arti, altrettanto “sensibili”, di un serial killer ‎ghigliottinato di fresco.‎
E se l’organo del mostro violentemente espulso dal consesso umano fossero addirittura gli occhi che ‎lo guidarono nelle sue efferatezze? E se quegli occhi fossero quelli del primo uomo ad essere ‎giustiziato negli States... (Continues)
I'm lying in a hospital,
(Continues)
Contributed by Bartleby 2011/9/14 - 09:27
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Padre O'Brien

Padre O'Brien

Tre milioni all’ora: l’Italia in crisi li spende per la difesa.
Appello di Alex Zanotelli

In tutta la discussione nazionale in atto sulla manovra finanziaria, che ci costerà 20 miliardi di euro nel 2012 e 25 miliardi nel 2013, quello che più mi lascia esterrefatto è il totale silenzio di destra e sinistra, dei media e dei vescovi italiani sul nostro bilancio della Difesa. E’ mai possibile che in questo paese nel 2010 abbiamo speso per la difesa ben 27 miliardi di euro? Sono dati ufficiali questi, rilasciati lo scorso maggio dall’autorevole Istituto Internazionale con sede a Stoccolma(SIPRI). Se avessimo un orologio tarato su questi dati, vedremmo che in Italia spendiamo oltre 50.000 euro al minuto, 3 milioni all’ora e 76 milioni al giorno. Ma neanche se fossimo invasi dagli UFO, spenderemmo tanti soldi a difenderci!!

E’ mai possibile che a nessun politico sia venuto in mente di tagliare... (Continues)
2011/9/13 - 17:01
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Beating Me Blues

Beating Me Blues
‎[1928]‎
Testo trovato sul bel blog di Mike Rugel dedicato alla ‎‎Storia senza censure del Blues.‎

Blues molto “blue”, perché intonato da una donna (Jewell Nelson, che come Gene ‎Campbell è stata cantante blues oggi pressochè sconosciuta) che racconta senza perifrasi della ‎terribile, continua violenza subita dal suo uomo (“that man of mine”) che nelle strofe si confonde ‎col padre (“my daddy’s killing me”) a rivelare una sottocultura maschilista dove la donna era ‎sempre trattata come e peggio di una bestia, dalla culla alla bara…‎
I wish someone could tell me where that man of mine ‎
(Continues)
Contributed by Bartleby 2011/9/13 - 15:19
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Levee Camp Man Blues

Levee Camp Man Blues
‎[1930]‎
Testo trovato sul bel blog di Mike Rugel dedicato alla ‎‎Storia senza censure del Blues.‎



Gene Campbell è stato uno della miriade di bluesman neri, spesso suonatori e cantanti di indubbie ‎qualità, che sono rimasti praticamente sconosciuti perché vissuti o prima della diffusione del ‎fonografo o prima che gente come Alan Lomax si interessasse alle “roots” dell’America profonda.‎
Di Gene Campbell, texano, è rimasta una ventina di tracce oggi raccolte nel cd da cultori del genere ‎intitolato “Complete Recorded Works (1929-1931)”.‎

Questo “Levee Camp Man Blues” affronta il tema del lavoro alla costruzione delle dighe sui grandi ‎fiumi come Mississippi, Red e Brazos nella quale, a partire della fine dell’800 e fino agli anni 20 e ‎‎30, fu impegnata una gran massa di lavoratori contrattati da agenti governativi – niente più che ‎caporali legalizzati – per svolgere, in simbiosi... (Continues)
These contractors, they are getting so slack
(Continues)
Contributed by Bartleby 2011/9/13 - 14:56
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Ignazio Jouer

Ignazio Jouer

Le cose che contano
dal blog di un nostro collaboratore ;)

In questo paese siamo davvero impareggiabili nell'individuare le cose che contano davvero; quindi, per favore, che la si smetta una buona volta di parlare di crisi, di manovre affamatrici, di contributi di solidarietà e persino (come è avvenuto non più tardi di ieri) di ulteriori sacrifici che l' "Unione Europea" ci richiederebbe a breve. Chiedersi quanti di codesti sacrifici potrebbero essere non dico evitati, ma perlomeno mitigati se non dovessimo far fronte alle eroiche missioni di pace costantemente rifinanziate, oramai è del tutto fuori moda. Indifferente. Sospetto che qualcuno oramai pensi che le truppe italiane sono lì a fare la guerra (sapete, quella cosa ripudiata con il famoso articolo 11 della Costiquelcheccostituzione) perlomeno dal 1948; ogni tanto torna la baretta tricolore, arriva Napolitano, la prima... (Continues)
CCG/AWS Staff 2011/9/13 - 12:14
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Hard Time Blues

Hard Time Blues
‎[1941]‎



Ancora una splendida canzone da “Southern Exposure”, il dirompente album di denuncia della ‎segregazione razziale in America che Josh White scrisse in onore dello scrittore afro-americano ‎Richard Wright, autore di romanzi come “Paura” (“Native Son”, 1940) e “Ho bruciato la notte” ‎‎(“The Outsider”, 1953) che molto hanno contribuito alla lotta per l’eguaglianza razziale negli USA.‎
Testo trovato su Mudcat Café.‎

Qui un bracciante agricolo – bianco o nero che sia, la rivendicazione razziale ha già lasciato il posto ‎a quella di classe – ridotto alla fame dalla siccità, con i figli ischeletriti e malati di pellagra, viene ‎deriso e annientato dal grosso proprietario che gli nega il credito per il cibo, gli prende le bestie a ‎saldo dei debiti contratti e poi lo butta fuori dalla terra che ha coltivato…‎
Well, I went down home 'bout a year ago.
(Continues)
Contributed by Bartleby 2011/9/13 - 12:02
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Defense Factory Blues

Defense Factory Blues
‎[1941]‎

Un’altra bellissima canzone da “Southern Exposure”, il dirompente album di denuncia della ‎segregazione razziale in America che Josh White scrisse in onore dello scrittore afro-americano ‎Richard Wright, autore di romanzi come “Paura” (“Native Son”, 1940) e “Ho bruciato la notte” ‎‎(“The Outsider”, 1953) che molto hanno contribuito alla lotta per l’eguaglianza razziale negli USA.‎
Went to the De-fense factory
(Continues)
Contributed by Bartleby 2011/9/13 - 11:43
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Jim Crow Blues

Jim Crow Blues
‎[1930]‎

A pochi anni dalle illusioni che Cow Cow Davenport ancora si faceva nella sua Jim Crow Blues – che nei ‎liberi Stati del nord scorressero fiumi di latte e miele (o, meglio, di whisky) e che i soldi crescessero ‎sugli alberi – il grande Leadbelly cantava invece che le “Jim Crow Laws” erano dappertutto, che ‎ovunque i neri erano discriminati e segregati, e che era ora di finirla.‎

Al proposito si vedano anche I Don't Want No Jim Crow Coffee, Jim Crow e Northbound Blues.‎
Bunk Johnson (*) told me, too,
(Continues)
Contributed by Bartleby 2011/9/13 - 11:13
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Jim Crow Blues

Jim Crow Blues
‎[1927]‎



Il blues non esisterebbe senza “Jim Crow”. ‎
Con questo nome viene indicato il sistema istituzionale legislativamente fondato sul presupposto ‎della disuguaglianza e segregazione razziale che fu in vigore negli States dal 1876 (ma di fatto dalla ‎loro costituzione) al 1965 e che ha reso la vita un inferno per gli afro-americani specialmente negli ‎Stati del sud. Il nomignolo "Jim Crow" è da far risalire a "Jump Jim Crow", canzonetta popolare del ‎‎1828 di tal Thomas Dartmouth (T.D.) "Daddy" Rice, un cabarettista bianco che la interpretava ‎truccato da afroamericano.‎

E Charles “Cow Cow” Davenport, pianista e cantante nero originario dell’Alabama profonda, ‎sapeva bene di cosa parlava quando a Chicago - al nord, oltre la “Mason-Dixon Line” che per gli ‎afro-americani idealmente separava la schiavitù dalla libertà - nel 1927 incise questo brano per la ‎Paramount, accompagnato... (Continues)
I'm tired of being Jim Crowed, gonna Leave this Jim Crow town
(Continues)
Contributed by Bartleby 2011/9/13 - 09:45
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Northbound Blues

Northbound Blues
‎[1925]‎



Il blues non esisterebbe senza “Jim Crow”. ‎
Con questo nome viene indicato il sistema istituzionale legislativamente fondato sul presupposto ‎della disuguaglianza e segregazione razziale che fu in vigore negli States dal 1876 (ma di fatto dalla ‎loro costituzione) al 1965 e che ha reso la vita un inferno per gli afro-americani specialmente negli ‎Stati del sud. Il nomignolo "Jim Crow" è da far risalire a "Jump Jim Crow", canzonetta popolare del ‎‎1828 di tal Thomas Dartmouth (T.D.) "Daddy" Rice, un cabarettista bianco che la interpretava ‎truccato da afroamericano.‎
In questo vecchio blues Maggie Jones canta della speranza di tutti i neri di fuggire al nord, oltre la ‎Mason-Dixon, una linea di demarcazione risalente al 700 e che idealmente separava gli Stati del sud ‎schiavista da quelli del nord abolizionista.‎
Al proposito si vedano anche I Don't Want No Jim Crow Coffee e Jim Crow.‎
Got my trunk and grip all packed
(Continues)
Contributed by Bartleby 2011/9/13 - 09:21
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Κοντά στο Σηκουάνα

Κοντά στο Σηκουάνα
VICINO ALLA SENNA
(Continues)
Contributed by Gian Piero Testa 2011/9/12 - 22:46
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Domenica 24 marzo

Domenica 24 marzo
Mi pare che l'inizio della seconda strofa sia in dialetto milanese:

In pochi minuti, giò in trincea
cuminci a vosà, me par ganca vera

cioè : in pochi minuti, giù in trincea, comincio a gridare, non mi sembra neanche vero ...
giuseppe 2011/9/12 - 22:04
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Fernande

Fernande
(G. Brassens / Adaptación: Agustín Gª Calvo)
CUANDO PIENSO ("Fernande")
(Continues)
Contributed by Marco Valdo M.I. 2011/9/12 - 22:01
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Actualités

Actualités
Elle a l'air de rien cette petite chanson de Golmann, mais... Tout se passe comme si tout allait bien dans ces actualités, mais insensiblement, on découvre qu'il n'en est rien. Comme dans la réalité... Sous ses airs doux, elle raconte une sorte de quotidienneté de la Guerre de Cent Mille Ans. Le paysan (somaro...) travaille au champ... Tandis que les riches (« deux messieurs bien ») boivent leur whisky du matin... Un peu de bonheur et d'amour... La mort d'un enfant... Et puis surgit la mort par le travail (« cent mineurs ... sous le poids d'un continent/ la catastrophe de Marcinelle, par exemple, a fait 262 morts en 1956...) et ou la mort par la répression à l'intervention des forces armées...

Comme quoi, il ne faut pas que les CCG continuent sans cette chanson de Stéphane Golmann, dont on dira qu'il faut aussi, dit Lucien l'âne, écouter la Marie-Joseph. En attendant, tissons, tissons le linceul de ce vieux monde ennuyeux, revêche, orgueilleux et cacochyme

Ainsi Parlaient Marco Valdo M.I. et Lucien Lane
Marco Valdo M.I. 2011/9/12 - 17:51
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Italia minore

Italia minore
bella ogni volta ke ascolto questa canzone mi vengono i brividi.................
annamaria 2011/9/10 - 23:01
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El derecho de vivir en paz

El derecho de vivir en paz
平和に生きる権利
(Continues)
Contributed by DonQuijote82 2011/9/10 - 19:47
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Masters Of War

Masters Of War
戦争の親玉
(Continues)
Contributed by DonQuijote82 2011/9/10 - 19:46
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Inno della rivolta, o Inno del Molinari

Inno della rivolta, <i>o</i> Inno del Molinari
Ti sei dimenticato di dire che Guccini ha più volte dichiarato che questa canzone è la "nonna della Locomotiva"...
Lorenzo 2011/9/9 - 22:34
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O Fallada, da du hangest (Ein Pferd klagt an)

O Fallada, da du hangest (Ein Pferd klagt an)
d'après la traduction italienne de Giorgio Strehler (1975)
Chanson allemande – O Fallada, da du hangest (Ein Pferd klagt an) [1932] – Ernst Busch – 1965/67
Texte : Bertolt Brecht [Poème : 1919]
Musique : Hans Eisler.

Fallada est le cheval parlant d'une fable des Frères Grimm - « La petite gardienne d'oies » (“Die Gänsemagd”) - qui n'arrête pas de parler et de dire la vérité même après que la perfide servante, se substituant à la princesse promise, lui avait fait tailler la tête. (« Oh, Fallada, pendu là-haut ! »)

Du cheval parlant des Grimm s'inspira aussi le grand écrivain allemand Rudolf Ditzen, mieux connu sous le nom (de plume) de Hans Fallada – précisément, auteur de quelques uns des plus importants romans allemands des années 1930-40 comme « Seul dans Berlin » (Jeder stirbt für sich allein) en 1947, qui reprend l'histoire de Otto et Elise Hampel. Lui, ouvrier, elle domestique, qui... (Continues)
OH FALLADA... LE CHEVAL PENDU
(Continues)
Contributed by Marco Valdo M.I. 2011/9/9 - 21:48
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O Fallada, da du hangest (Ein Pferd klagt an)

O Fallada, da du hangest (Ein Pferd klagt an)
Otto ed Elise Hampel, nelle foto segnaletiche della Gestapo.

"... Poi prese la penna in mano e disse piano, ma con energia: “La prima frase della nostra prima cartolina sarà: ‘Madre! Il Fuhrer mi ha assassinato mio figlio!”. [...] In un lampo capì che con quella prima frase egli dichiarava la guerra per oggi e per sempre, e sentì anche oscuramente che cosa volesse significare: guerra fra loro due da una parte, poveri, piccoli insignificanti operai che per una parola potevano essere annientati per sempre, e dall’altra parte il Fuhrer, il partito, quell’immenso apparato con tutta la sua potenza e tutto il suo splendore, e dietro di esso tre quarti, no quattro quinti del popolo tedesco”.

da "Ognuno muore solo", romanzo di Hans Fallada ispirato alla vita di Otto ed Elise Hampel, una coppia di umili lavoratori berlinesi che ebbero il coraggio di opporsi al nazismo e che per questo furono uccisi.
Bartleby 2011/9/9 - 09:04
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Tutti hanno un cuore

Tutti hanno un cuore
"La democrazia infatti può mancare sia per colpa dei colonnelli, sia perché e' impedito alle giovani vite di crescere e di studiare". Aveva proprio ragione il nostro De Gregori, non è vero Señor Piñera?
Lorenzo 2011/9/9 - 00:07
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Generale

Generale
dal disco "El balcón abierto" del 1986
da Cantemos como quien respira

GENERAL
(Continues)
2011/9/8 - 17:09
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L'Internationale

L'Internationale
ZHUANG (Vahcuengh)
ZHUANG (Vahcuengh)
Versione in lingua zhuang
Zhuang (Vahcuengh) version




(Video contributed by Robin Nystrand)


Zhuang version of the Internationale (Fwen Lajbiengz)
Versione in lingua Zhuang dell'Internazionale

Music and text from here:
La musica e il testo sono ripresi dal seguente sito:

Fwen Lajbiengz

http://za.wikipedia.org/wiki/Fwen_Lajbiengz (za:wikipedia)

Zhuang language:
Zhuang language

Lyrics are given both in the Sawndip and Latin alphabet
Il testo è dato sia in scrittura Sawndip che in caratteri latini.
FWEN LAJBIENGZ
(Continues)
Contributed by Arisztid 2011/9/8 - 16:36




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