Padre O'Brien
Tre milioni all’ora: l’Italia in crisi li spende per la difesa.
Appello di Alex Zanotelli
In tutta la discussione nazionale in atto sulla manovra finanziaria, che ci costerà 20 miliardi di euro nel 2012 e 25 miliardi nel 2013, quello che più mi lascia esterrefatto è il totale silenzio di destra e sinistra, dei media e dei vescovi italiani sul nostro bilancio della Difesa. E’ mai possibile che in questo paese nel 2010 abbiamo speso per la difesa ben 27 miliardi di euro? Sono dati ufficiali questi, rilasciati lo scorso maggio dall’autorevole Istituto Internazionale con sede a Stoccolma(SIPRI). Se avessimo un orologio tarato su questi dati, vedremmo che in Italia spendiamo oltre 50.000 euro al minuto, 3 milioni all’ora e 76 milioni al giorno. Ma neanche se fossimo invasi dagli UFO, spenderemmo tanti soldi a difenderci!!
E’ mai possibile che a nessun politico sia venuto in mente di tagliare... (Continues)
2011/9/13 - 17:01
Beating Me Blues
[1928]
Testo trovato sul bel blog di Mike Rugel dedicato alla Storia senza censure del Blues.
Blues molto “blue”, perché intonato da una donna (Jewell Nelson, che come Gene Campbell è stata cantante blues oggi pressochè sconosciuta) che racconta senza perifrasi della terribile, continua violenza subita dal suo uomo (“that man of mine”) che nelle strofe si confonde col padre (“my daddy’s killing me”) a rivelare una sottocultura maschilista dove la donna era sempre trattata come e peggio di una bestia, dalla culla alla bara…
Testo trovato sul bel blog di Mike Rugel dedicato alla Storia senza censure del Blues.
Blues molto “blue”, perché intonato da una donna (Jewell Nelson, che come Gene Campbell è stata cantante blues oggi pressochè sconosciuta) che racconta senza perifrasi della terribile, continua violenza subita dal suo uomo (“that man of mine”) che nelle strofe si confonde col padre (“my daddy’s killing me”) a rivelare una sottocultura maschilista dove la donna era sempre trattata come e peggio di una bestia, dalla culla alla bara…
I wish someone could tell me where that man of mine
(Continues)
(Continues)
Contributed by Bartleby 2011/9/13 - 15:19
Song Itineraries:
Violence on Women: just like and worse than war
Levee Camp Man Blues
[1930]
Testo trovato sul bel blog di Mike Rugel dedicato alla Storia senza censure del Blues.
Gene Campbell è stato uno della miriade di bluesman neri, spesso suonatori e cantanti di indubbie qualità, che sono rimasti praticamente sconosciuti perché vissuti o prima della diffusione del fonografo o prima che gente come Alan Lomax si interessasse alle “roots” dell’America profonda.
Di Gene Campbell, texano, è rimasta una ventina di tracce oggi raccolte nel cd da cultori del genere intitolato “Complete Recorded Works (1929-1931)”.
Questo “Levee Camp Man Blues” affronta il tema del lavoro alla costruzione delle dighe sui grandi fiumi come Mississippi, Red e Brazos nella quale, a partire della fine dell’800 e fino agli anni 20 e 30, fu impegnata una gran massa di lavoratori contrattati da agenti governativi – niente più che caporali legalizzati – per svolgere, in simbiosi... (Continues)
Testo trovato sul bel blog di Mike Rugel dedicato alla Storia senza censure del Blues.
Gene Campbell è stato uno della miriade di bluesman neri, spesso suonatori e cantanti di indubbie qualità, che sono rimasti praticamente sconosciuti perché vissuti o prima della diffusione del fonografo o prima che gente come Alan Lomax si interessasse alle “roots” dell’America profonda.
Di Gene Campbell, texano, è rimasta una ventina di tracce oggi raccolte nel cd da cultori del genere intitolato “Complete Recorded Works (1929-1931)”.
Questo “Levee Camp Man Blues” affronta il tema del lavoro alla costruzione delle dighe sui grandi fiumi come Mississippi, Red e Brazos nella quale, a partire della fine dell’800 e fino agli anni 20 e 30, fu impegnata una gran massa di lavoratori contrattati da agenti governativi – niente più che caporali legalizzati – per svolgere, in simbiosi... (Continues)
These contractors, they are getting so slack
(Continues)
(Continues)
Contributed by Bartleby 2011/9/13 - 14:56
Song Itineraries:
The War of Labour: Emigration, Immigration, Exploitation, Slavery
Ignazio Jouer
Le cose che contano
dal blog di un nostro collaboratore ;)
In questo paese siamo davvero impareggiabili nell'individuare le cose che contano davvero; quindi, per favore, che la si smetta una buona volta di parlare di crisi, di manovre affamatrici, di contributi di solidarietà e persino (come è avvenuto non più tardi di ieri) di ulteriori sacrifici che l' "Unione Europea" ci richiederebbe a breve. Chiedersi quanti di codesti sacrifici potrebbero essere non dico evitati, ma perlomeno mitigati se non dovessimo far fronte alle eroiche missioni di pace costantemente rifinanziate, oramai è del tutto fuori moda. Indifferente. Sospetto che qualcuno oramai pensi che le truppe italiane sono lì a fare la guerra (sapete, quella cosa ripudiata con il famoso articolo 11 della Costiquelcheccostituzione) perlomeno dal 1948; ogni tanto torna la baretta tricolore, arriva Napolitano, la prima... (Continues)
CCG/AWS Staff 2011/9/13 - 12:14
Hard Time Blues
[1941]
Ancora una splendida canzone da “Southern Exposure”, il dirompente album di denuncia della segregazione razziale in America che Josh White scrisse in onore dello scrittore afro-americano Richard Wright, autore di romanzi come “Paura” (“Native Son”, 1940) e “Ho bruciato la notte” (“The Outsider”, 1953) che molto hanno contribuito alla lotta per l’eguaglianza razziale negli USA.
Testo trovato su Mudcat Café.
Qui un bracciante agricolo – bianco o nero che sia, la rivendicazione razziale ha già lasciato il posto a quella di classe – ridotto alla fame dalla siccità, con i figli ischeletriti e malati di pellagra, viene deriso e annientato dal grosso proprietario che gli nega il credito per il cibo, gli prende le bestie a saldo dei debiti contratti e poi lo butta fuori dalla terra che ha coltivato…
Ancora una splendida canzone da “Southern Exposure”, il dirompente album di denuncia della segregazione razziale in America che Josh White scrisse in onore dello scrittore afro-americano Richard Wright, autore di romanzi come “Paura” (“Native Son”, 1940) e “Ho bruciato la notte” (“The Outsider”, 1953) che molto hanno contribuito alla lotta per l’eguaglianza razziale negli USA.
Testo trovato su Mudcat Café.
Qui un bracciante agricolo – bianco o nero che sia, la rivendicazione razziale ha già lasciato il posto a quella di classe – ridotto alla fame dalla siccità, con i figli ischeletriti e malati di pellagra, viene deriso e annientato dal grosso proprietario che gli nega il credito per il cibo, gli prende le bestie a saldo dei debiti contratti e poi lo butta fuori dalla terra che ha coltivato…
Well, I went down home 'bout a year ago.
(Continues)
(Continues)
Contributed by Bartleby 2011/9/13 - 12:02
Song Itineraries:
The War of Labour: Emigration, Immigration, Exploitation, Slavery
Defense Factory Blues
[1941]
Un’altra bellissima canzone da “Southern Exposure”, il dirompente album di denuncia della segregazione razziale in America che Josh White scrisse in onore dello scrittore afro-americano Richard Wright, autore di romanzi come “Paura” (“Native Son”, 1940) e “Ho bruciato la notte” (“The Outsider”, 1953) che molto hanno contribuito alla lotta per l’eguaglianza razziale negli USA.
Un’altra bellissima canzone da “Southern Exposure”, il dirompente album di denuncia della segregazione razziale in America che Josh White scrisse in onore dello scrittore afro-americano Richard Wright, autore di romanzi come “Paura” (“Native Son”, 1940) e “Ho bruciato la notte” (“The Outsider”, 1953) che molto hanno contribuito alla lotta per l’eguaglianza razziale negli USA.
Went to the De-fense factory
(Continues)
(Continues)
Contributed by Bartleby 2011/9/13 - 11:43
Song Itineraries:
Racism and Slavery in the USA
Jim Crow Blues
[1930]
A pochi anni dalle illusioni che Cow Cow Davenport ancora si faceva nella sua Jim Crow Blues – che nei liberi Stati del nord scorressero fiumi di latte e miele (o, meglio, di whisky) e che i soldi crescessero sugli alberi – il grande Leadbelly cantava invece che le “Jim Crow Laws” erano dappertutto, che ovunque i neri erano discriminati e segregati, e che era ora di finirla.
Al proposito si vedano anche I Don't Want No Jim Crow Coffee, Jim Crow e Northbound Blues.
A pochi anni dalle illusioni che Cow Cow Davenport ancora si faceva nella sua Jim Crow Blues – che nei liberi Stati del nord scorressero fiumi di latte e miele (o, meglio, di whisky) e che i soldi crescessero sugli alberi – il grande Leadbelly cantava invece che le “Jim Crow Laws” erano dappertutto, che ovunque i neri erano discriminati e segregati, e che era ora di finirla.
Al proposito si vedano anche I Don't Want No Jim Crow Coffee, Jim Crow e Northbound Blues.
Bunk Johnson (*) told me, too,
(Continues)
(Continues)
Contributed by Bartleby 2011/9/13 - 11:13
Song Itineraries:
Racism and Slavery in the USA
Jim Crow Blues
[1927]
Il blues non esisterebbe senza “Jim Crow”.
Con questo nome viene indicato il sistema istituzionale legislativamente fondato sul presupposto della disuguaglianza e segregazione razziale che fu in vigore negli States dal 1876 (ma di fatto dalla loro costituzione) al 1965 e che ha reso la vita un inferno per gli afro-americani specialmente negli Stati del sud. Il nomignolo "Jim Crow" è da far risalire a "Jump Jim Crow", canzonetta popolare del 1828 di tal Thomas Dartmouth (T.D.) "Daddy" Rice, un cabarettista bianco che la interpretava truccato da afroamericano.
E Charles “Cow Cow” Davenport, pianista e cantante nero originario dell’Alabama profonda, sapeva bene di cosa parlava quando a Chicago - al nord, oltre la “Mason-Dixon Line” che per gli afro-americani idealmente separava la schiavitù dalla libertà - nel 1927 incise questo brano per la Paramount, accompagnato... (Continues)
Il blues non esisterebbe senza “Jim Crow”.
Con questo nome viene indicato il sistema istituzionale legislativamente fondato sul presupposto della disuguaglianza e segregazione razziale che fu in vigore negli States dal 1876 (ma di fatto dalla loro costituzione) al 1965 e che ha reso la vita un inferno per gli afro-americani specialmente negli Stati del sud. Il nomignolo "Jim Crow" è da far risalire a "Jump Jim Crow", canzonetta popolare del 1828 di tal Thomas Dartmouth (T.D.) "Daddy" Rice, un cabarettista bianco che la interpretava truccato da afroamericano.
E Charles “Cow Cow” Davenport, pianista e cantante nero originario dell’Alabama profonda, sapeva bene di cosa parlava quando a Chicago - al nord, oltre la “Mason-Dixon Line” che per gli afro-americani idealmente separava la schiavitù dalla libertà - nel 1927 incise questo brano per la Paramount, accompagnato... (Continues)
I'm tired of being Jim Crowed, gonna Leave this Jim Crow town
(Continues)
(Continues)
Contributed by Bartleby 2011/9/13 - 09:45
Song Itineraries:
Racism and Slavery in the USA
Northbound Blues
[1925]
Il blues non esisterebbe senza “Jim Crow”.
Con questo nome viene indicato il sistema istituzionale legislativamente fondato sul presupposto della disuguaglianza e segregazione razziale che fu in vigore negli States dal 1876 (ma di fatto dalla loro costituzione) al 1965 e che ha reso la vita un inferno per gli afro-americani specialmente negli Stati del sud. Il nomignolo "Jim Crow" è da far risalire a "Jump Jim Crow", canzonetta popolare del 1828 di tal Thomas Dartmouth (T.D.) "Daddy" Rice, un cabarettista bianco che la interpretava truccato da afroamericano.
In questo vecchio blues Maggie Jones canta della speranza di tutti i neri di fuggire al nord, oltre la Mason-Dixon, una linea di demarcazione risalente al 700 e che idealmente separava gli Stati del sud schiavista da quelli del nord abolizionista.
Al proposito si vedano anche I Don't Want No Jim Crow Coffee e Jim Crow.
Il blues non esisterebbe senza “Jim Crow”.
Con questo nome viene indicato il sistema istituzionale legislativamente fondato sul presupposto della disuguaglianza e segregazione razziale che fu in vigore negli States dal 1876 (ma di fatto dalla loro costituzione) al 1965 e che ha reso la vita un inferno per gli afro-americani specialmente negli Stati del sud. Il nomignolo "Jim Crow" è da far risalire a "Jump Jim Crow", canzonetta popolare del 1828 di tal Thomas Dartmouth (T.D.) "Daddy" Rice, un cabarettista bianco che la interpretava truccato da afroamericano.
In questo vecchio blues Maggie Jones canta della speranza di tutti i neri di fuggire al nord, oltre la Mason-Dixon, una linea di demarcazione risalente al 700 e che idealmente separava gli Stati del sud schiavista da quelli del nord abolizionista.
Al proposito si vedano anche I Don't Want No Jim Crow Coffee e Jim Crow.
Got my trunk and grip all packed
(Continues)
(Continues)
Contributed by Bartleby 2011/9/13 - 09:21
Song Itineraries:
Racism and Slavery in the USA
Domenica 24 marzo
Mi pare che l'inizio della seconda strofa sia in dialetto milanese:
In pochi minuti, giò in trincea
cuminci a vosà, me par ganca vera
cioè : in pochi minuti, giù in trincea, comincio a gridare, non mi sembra neanche vero ...
In pochi minuti, giò in trincea
cuminci a vosà, me par ganca vera
cioè : in pochi minuti, giù in trincea, comincio a gridare, non mi sembra neanche vero ...
giuseppe 2011/9/12 - 22:04
Fernande
(G. Brassens / Adaptación: Agustín Gª Calvo)
CUANDO PIENSO ("Fernande")
(Continues)
(Continues)
Contributed by Marco Valdo M.I. 2011/9/12 - 22:01
Desobediencia civil
JOSÉ ANTONIO LABORDETA en su disco "Qué queda de ti, qué queda de mí" (1984) grabó su canción "Desobediencia civil" en la que se manifestó claramente contra la guerra, contra el armamento y, más concretamente, contra la OTAN.
Fernando Lucini Cantemos como quien respira
Fernando Lucini Cantemos como quien respira
Les devuelvo el DNI
(Continues)
(Continues)
2011/9/12 - 21:20
Actualités
Elle a l'air de rien cette petite chanson de Golmann, mais... Tout se passe comme si tout allait bien dans ces actualités, mais insensiblement, on découvre qu'il n'en est rien. Comme dans la réalité... Sous ses airs doux, elle raconte une sorte de quotidienneté de la Guerre de Cent Mille Ans. Le paysan (somaro...) travaille au champ... Tandis que les riches (« deux messieurs bien ») boivent leur whisky du matin... Un peu de bonheur et d'amour... La mort d'un enfant... Et puis surgit la mort par le travail (« cent mineurs ... sous le poids d'un continent/ la catastrophe de Marcinelle, par exemple, a fait 262 morts en 1956...) et ou la mort par la répression à l'intervention des forces armées...
Comme quoi, il ne faut pas que les CCG continuent sans cette chanson de Stéphane Golmann, dont on dira qu'il faut aussi, dit Lucien l'âne, écouter la Marie-Joseph. En attendant, tissons, tissons le linceul de ce vieux monde ennuyeux, revêche, orgueilleux et cacochyme
Ainsi Parlaient Marco Valdo M.I. et Lucien Lane
Comme quoi, il ne faut pas que les CCG continuent sans cette chanson de Stéphane Golmann, dont on dira qu'il faut aussi, dit Lucien l'âne, écouter la Marie-Joseph. En attendant, tissons, tissons le linceul de ce vieux monde ennuyeux, revêche, orgueilleux et cacochyme
Ainsi Parlaient Marco Valdo M.I. et Lucien Lane
Marco Valdo M.I. 2011/9/12 - 17:51
Memorial to Lidice, H. 296
[1943]
Brano per orchestra scritto dal celebre compositore ceco dopo la fuga dal suo paese natale alla volta degli Stati Uniti.
Reinhard Heydrich era comandante di divisione delle SS e nel 1941 fu nominato da Hitler governatore del cosiddetto Protettorato di Boemia e Moravia. Heydrich era il prototipo del gerarca hitleriano, tanto feroce da guadagnarsi il soprannome di “boia di Praga”, acceso sostenitore della “Soluzione finale” tanto da coordinare personalmente la conferenza di Wannsee del gennaio 1942 dove lo sterminio del popolo ebraico fu dettagliatamente pianificato. Logico che il governo cecoslovacco in esilio a Londra avesse convinto gli inglesi a far fuori un simile mostro.
L’operazione – non a caso – venne battezzata “Anthropoid”, perché il disumano Heydrich dell’uomo aveva solo le sembianze.
Jan Kubiš e Jozef Gabčík, così si chiamavano i due paracadutisti cechi incaricati... (Continues)
Brano per orchestra scritto dal celebre compositore ceco dopo la fuga dal suo paese natale alla volta degli Stati Uniti.
Reinhard Heydrich era comandante di divisione delle SS e nel 1941 fu nominato da Hitler governatore del cosiddetto Protettorato di Boemia e Moravia. Heydrich era il prototipo del gerarca hitleriano, tanto feroce da guadagnarsi il soprannome di “boia di Praga”, acceso sostenitore della “Soluzione finale” tanto da coordinare personalmente la conferenza di Wannsee del gennaio 1942 dove lo sterminio del popolo ebraico fu dettagliatamente pianificato. Logico che il governo cecoslovacco in esilio a Londra avesse convinto gli inglesi a far fuori un simile mostro.
L’operazione – non a caso – venne battezzata “Anthropoid”, perché il disumano Heydrich dell’uomo aveva solo le sembianze.
Jan Kubiš e Jozef Gabčík, così si chiamavano i due paracadutisti cechi incaricati... (Continues)
[Strumentale]
Contributed by Bartleby 2011/9/12 - 08:55
Song Itineraries:
Anti-war classical music
Quizá una flor
(1996)
via Cantemos como quien respira
via Cantemos como quien respira
Una nube se levantó
(Continues)
(Continues)
2011/9/11 - 21:47
Restiamo umani... (Stay Human..)
In-Canto di Pace per "Vittorio Arrigoni"...
dedicata a “Vittorio Arrigoni”, attivista per i diritti Umani dell’ISM, morto a Gaza (Palestina) il 15 Aprile 2011 . “Vittorio, “Martire per la Pace” come Rachel Corrie…
La canzone ( e l'autrice) saranno quello che sono, ma il soggetto cui è dedicata la canzone merita un po' di spazio in questo sito
(DonQuijote82)
dedicata a “Vittorio Arrigoni”, attivista per i diritti Umani dell’ISM, morto a Gaza (Palestina) il 15 Aprile 2011 . “Vittorio, “Martire per la Pace” come Rachel Corrie…
La canzone ( e l'autrice) saranno quello che sono, ma il soggetto cui è dedicata la canzone merita un po' di spazio in questo sito
(DonQuijote82)
Restiamo umani ..
(Continues)
(Continues)
Contributed by DonQuijote82 2011/9/11 - 18:19
Song Itineraries:
Vittorio Arrigoni
Tammurriata (rock)
1993
Fai la cosa giusta (con il titolo "Tammurriata")
Poi in Tamurriata Rock (2002), Fuori dalla stanza (2007), Live U.S.A. Canada Europa (2013) con il titolo completo "Tammurriata Rock)
Mancano le parti in napoletano
Fai la cosa giusta (con il titolo "Tammurriata")
Poi in Tamurriata Rock (2002), Fuori dalla stanza (2007), Live U.S.A. Canada Europa (2013) con il titolo completo "Tammurriata Rock)
Mancano le parti in napoletano
Tammuriata dell'amore
(Continues)
(Continues)
Contributed by DonQuijote82 2011/9/11 - 13:22
Iraq war: civilian deaths 102,417. That’s one 9/11 every 3 months for the past 10 years. No monuments. No minutes silence.
So here's a toast to all the folks who live in Palestine Afghanistan Iraq El Salvador
So here's a toast to all the folks who live in Palestine Afghanistan Iraq El Salvador
Lorenzo Masetti 2011/9/11 - 10:27
Cantata del gallo cantor
Cuarteto Cedrón
París - 1976
Juan Cedrón - canto y guitarra
Miguel Praino - violín
Jorge Sarraute - canto, guitarra y contrabajo
César Strocio - bandoneón
participan:
Paco Ibánez - canto y guitarra
François Rabbath - contrabajo
La Cantata del Gallo Cantor è stata scritta dal poeta argentino Juan Gelman - vincitore del Premio Cervantes nel 2007 - e musicata e interpretata dal Cuarteto Cedron con la collaborazione di Paco Ibáñez.
E' un testo lungo, intenso e amaro nel quale si recupera per la memoria, contro l'oblio, il dolore, la paura, l'ingiustizia, il laceramento interno, e anche la lotta e la speranza di un "popolo ferito", in questo caso il popolo argentino, vittima di quel tipo di crudeltà che nella storia generano sempre le dittature di qualsiasi colore, e, in particolare, le dittature militari.
La cantata raccoglie quattro poesie di Juan Gelman. Desidero, con tutta l'anima,... (Continues)
París - 1976
Juan Cedrón - canto y guitarra
Miguel Praino - violín
Jorge Sarraute - canto, guitarra y contrabajo
César Strocio - bandoneón
participan:
Paco Ibánez - canto y guitarra
François Rabbath - contrabajo
La Cantata del Gallo Cantor è stata scritta dal poeta argentino Juan Gelman - vincitore del Premio Cervantes nel 2007 - e musicata e interpretata dal Cuarteto Cedron con la collaborazione di Paco Ibáñez.
E' un testo lungo, intenso e amaro nel quale si recupera per la memoria, contro l'oblio, il dolore, la paura, l'ingiustizia, il laceramento interno, e anche la lotta e la speranza di un "popolo ferito", in questo caso il popolo argentino, vittima di quel tipo di crudeltà che nella storia generano sempre le dittature di qualsiasi colore, e, in particolare, le dittature militari.
La cantata raccoglie quattro poesie di Juan Gelman. Desidero, con tutta l'anima,... (Continues)
Esos pasos ¿lo buscan a él?
(Continues)
(Continues)
2011/9/10 - 23:02
Song Itineraries:
Argentinian military dictatorship 1976-1982. The desaparecidos
Italia minore
bella ogni volta ke ascolto questa canzone mi vengono i brividi.................
annamaria 2011/9/10 - 23:01
Wilhelm Wilhelm
Vi mando questa "stramberia", cantata in inglese, tedesco, francese e italiano. E' del 1975 (dall'album "Made in Germany") e non so veramente se sia degna di entrare nel sito. Ciao, Renato
Wilhelm, Wilhelm, the nation needs you
(Continues)
(Continues)
Contributed by Renato Stecca 2011/9/10 - 17:51
Τραγούδι Σωτήρη Πέτρουλα [Canzone per Sotiris Petrulas]
SOTIRI PETRULA
(Continues)
(Continues)
Contributed by Andrea 2011/9/10 - 13:32
O Fallada, da du hangest (Ein Pferd klagt an)
d'après la traduction italienne de Giorgio Strehler (1975)
Chanson allemande – O Fallada, da du hangest (Ein Pferd klagt an) [1932] – Ernst Busch – 1965/67
Texte : Bertolt Brecht [Poème : 1919]
Musique : Hans Eisler.
Fallada est le cheval parlant d'une fable des Frères Grimm - « La petite gardienne d'oies » (“Die Gänsemagd”) - qui n'arrête pas de parler et de dire la vérité même après que la perfide servante, se substituant à la princesse promise, lui avait fait tailler la tête. (« Oh, Fallada, pendu là-haut ! »)
Du cheval parlant des Grimm s'inspira aussi le grand écrivain allemand Rudolf Ditzen, mieux connu sous le nom (de plume) de Hans Fallada – précisément, auteur de quelques uns des plus importants romans allemands des années 1930-40 comme « Seul dans Berlin » (Jeder stirbt für sich allein) en 1947, qui reprend l'histoire de Otto et Elise Hampel. Lui, ouvrier, elle domestique, qui... (Continues)
Chanson allemande – O Fallada, da du hangest (Ein Pferd klagt an) [1932] – Ernst Busch – 1965/67
Texte : Bertolt Brecht [Poème : 1919]
Musique : Hans Eisler.
Fallada est le cheval parlant d'une fable des Frères Grimm - « La petite gardienne d'oies » (“Die Gänsemagd”) - qui n'arrête pas de parler et de dire la vérité même après que la perfide servante, se substituant à la princesse promise, lui avait fait tailler la tête. (« Oh, Fallada, pendu là-haut ! »)
Du cheval parlant des Grimm s'inspira aussi le grand écrivain allemand Rudolf Ditzen, mieux connu sous le nom (de plume) de Hans Fallada – précisément, auteur de quelques uns des plus importants romans allemands des années 1930-40 comme « Seul dans Berlin » (Jeder stirbt für sich allein) en 1947, qui reprend l'histoire de Otto et Elise Hampel. Lui, ouvrier, elle domestique, qui... (Continues)
OH FALLADA... LE CHEVAL PENDU
(Continues)
(Continues)
Contributed by Marco Valdo M.I. 2011/9/9 - 21:48
Shah Shah Persan
Shah Shah Persan (Constantin)
Chanson française - Shah Shah Persan – Jean Constantin – 1956
Paroles: Jean Constantin. Musique: Michèle Persane
Autres interprètes: Les Frères Jacques
Lucien mon ami l'âne, tu n'aurais pas vu mes pantoufles ? Eh, Lucien, où sont passées mes pantoufles ?
Pourquoi tu me demandes ça, Marco Valdo M.I. mon ami ? Je vois bien que tu as des chaussures aux pieds...
Mais non, Lucien l'âne mon ami, je ne cherche pas vraiment mes pantoufles. « Les Pantoufles », c'est une chanson de cet amuseur public qu'était Jean Constantin. Elle démontre qu'on peut faire des chansons avec n'importe quel texte...
Je le sais qu'on peut faire des chansons avec n'importe quel bout de texte, c'est d'ailleurs le cas la plupart du temps... Les textes sont ineptes et sans grande portée. Je sais aussi qu'ici, il s'agit d'un texte volontairement minimaliste... D'ailleurs, tu m'avais... (Continues)
Chanson française - Shah Shah Persan – Jean Constantin – 1956
Paroles: Jean Constantin. Musique: Michèle Persane
Autres interprètes: Les Frères Jacques
Lucien mon ami l'âne, tu n'aurais pas vu mes pantoufles ? Eh, Lucien, où sont passées mes pantoufles ?
Pourquoi tu me demandes ça, Marco Valdo M.I. mon ami ? Je vois bien que tu as des chaussures aux pieds...
Mais non, Lucien l'âne mon ami, je ne cherche pas vraiment mes pantoufles. « Les Pantoufles », c'est une chanson de cet amuseur public qu'était Jean Constantin. Elle démontre qu'on peut faire des chansons avec n'importe quel texte...
Je le sais qu'on peut faire des chansons avec n'importe quel bout de texte, c'est d'ailleurs le cas la plupart du temps... Les textes sont ineptes et sans grande portée. Je sais aussi qu'ici, il s'agit d'un texte volontairement minimaliste... D'ailleurs, tu m'avais... (Continues)
Shah-Shah-Shah...
(Continues)
(Continues)
Contributed by Marco Valdo M.I. 2011/9/9 - 20:24
Quaranta giorni di libertà
Grazie adriana lo rivedro volentieri anche se già posseggo la mia copia però a quanto sembra la versione integrale andata in onda nei primi anni sembra sia introvabile.
pietro ierinò
pietro ierinò
Pietro Ierinò 2011/9/9 - 14:15
O Fallada, da du hangest (Ein Pferd klagt an)
Otto ed Elise Hampel, nelle foto segnaletiche della Gestapo.
"... Poi prese la penna in mano e disse piano, ma con energia: “La prima frase della nostra prima cartolina sarà: ‘Madre! Il Fuhrer mi ha assassinato mio figlio!”. [...] In un lampo capì che con quella prima frase egli dichiarava la guerra per oggi e per sempre, e sentì anche oscuramente che cosa volesse significare: guerra fra loro due da una parte, poveri, piccoli insignificanti operai che per una parola potevano essere annientati per sempre, e dall’altra parte il Fuhrer, il partito, quell’immenso apparato con tutta la sua potenza e tutto il suo splendore, e dietro di esso tre quarti, no quattro quinti del popolo tedesco”.
da "Ognuno muore solo", romanzo di Hans Fallada ispirato alla vita di Otto ed Elise Hampel, una coppia di umili lavoratori berlinesi che ebbero il coraggio di opporsi al nazismo e che per questo furono uccisi.
"... Poi prese la penna in mano e disse piano, ma con energia: “La prima frase della nostra prima cartolina sarà: ‘Madre! Il Fuhrer mi ha assassinato mio figlio!”. [...] In un lampo capì che con quella prima frase egli dichiarava la guerra per oggi e per sempre, e sentì anche oscuramente che cosa volesse significare: guerra fra loro due da una parte, poveri, piccoli insignificanti operai che per una parola potevano essere annientati per sempre, e dall’altra parte il Fuhrer, il partito, quell’immenso apparato con tutta la sua potenza e tutto il suo splendore, e dietro di esso tre quarti, no quattro quinti del popolo tedesco”.
da "Ognuno muore solo", romanzo di Hans Fallada ispirato alla vita di Otto ed Elise Hampel, una coppia di umili lavoratori berlinesi che ebbero il coraggio di opporsi al nazismo e che per questo furono uccisi.
Bartleby 2011/9/9 - 09:04
Le président
LE PRESIDENT
autore: Salvatore ADAMO
(cantata da Michel Fugain – CD:"Bravo et Merci"2007)
dal sito ADAMO in Italiano
autore: Salvatore ADAMO
(cantata da Michel Fugain – CD:"Bravo et Merci"2007)
dal sito ADAMO in Italiano
Le président est fatigué d'écrire l'Histoire
(Continues)
(Continues)
Contributed by davide costa 2011/9/9 - 03:00
Una guerra fredda
[2010]
Album :Per ora noi la chiameremo felicità
Album :Per ora noi la chiameremo felicità
e gli strascichi delle nostre ombre lunghe
(Continues)
(Continues)
Contributed by Gheghe 2011/9/9 - 00:37
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Almeno così dalle versioni che si riescono ad ascoltare su youtube..
Non so, se c'è un motivo per cui qui e su altri siti è accreditato "voi non potete fermare il TEMPO", sarei curioso di saperlo, sennò è da correggere..