Devo essere una mosca bianca: non ho mai avuto il minimo torto da una donna rispettosa dello hijab, né da qualcuno che frequentasse una moschea. Mi dànno mooooooolti più problemi i frequentatori di localini trendy e stronzy ed altri esempi di perfetta integrazione dello stesso genere, come credo sia per tanti altri.
Dunque ben vengano le moschee, se servono ad impedire ai milioni di persone che lavorano in "Occidente" di farsi mangiar via anche l'anima insieme a tutto il resto: perché essere nato a Meknes e trovarsi a vivere a Quarto Oggiaro è roba che fa pappa del cervello della gente.
L'anno scorso ero in un discount dietro casa, in un quartiere neanche tanto periferico di Firenze. In coda alle casse c'era una sfatta ciabattona nostrana, urlante al figlio che urlava a lei, col carrello pieno di salumi, cioccolata e altre mostruosità da poveracci. Il contrasto con la donna che la seguiva,... (Continues)
Io non sto con Oriana 2009/6/15 - 13:30
Allorta costruiamo pure quattro belle e imponenti cattedrali negli Emirati arabi o in Marocco (perche' no in Arabia Saudita ?) che danno un tocco di poesia e di bellezza in mezzo a quello scenario di deserto e di barbarie
A me risulta che i cristiani locali se ci vanno rischiano la pellaccia. Si comprende il valore della liberta' solo quando si è oppressi. Saluti (Don Curzio)
Chi ti ha risposto, in Iran ci è andato non una, ma tre volte girandolo in lungo e in largo. Quindi non parla per sentito dire. Immaginando che anche tu, don Curzio, sia in possesso di un regolare passaporto e che tu sia un cittadino italiano in regola con la legge, perché non ci vai a fare un bel giro anche tu? Sarebbe molto interessante, credo. Saluti! (rv)
Don Curzio, se vuoi perorare 'sta causa, fa' pure: non ci vedo problemi e probabilmente neppure ce ne vedrebbero in Marocco, dove nel 1985 mi raccontarono che a [non ricordo più il nome della città, avevo tredici anni da compiere] c'era "una moschea per cristiani" dove "anche i musulmani possono entrare"!
Al sacerdote cattolico Don Curzio Nitoglia che, ne sono sicuro, dispone di un numero di libri e di fonti di informazioni abbastanza superiore alla scellerata media del paese di cui si onora(!) di essere suddito, non sfuggono né l'esistenza di Maalula, nella Repubblica Araba di Siria, né quella della Kara Kelisa, nei pressi di Tabriz, Repubblica Islamica dell'Iran. Kara Kelisa pare sia lì da qualcosa come milleseicento anni... sempre nella Repubblica Islamica, esistono chiese cattoliche a Tehran, una delle quali compresa nel perimetro dell'ambasciata dello stato che occupa la maggior parte... (Continues)
La versione greca di Gian Piero Testa
Greek version by Gian Piero Testa
Versión griega por Gian Piero Testa
Ελληνική απόδοση απο τον Δζαν Πιέρο Τέστα
"Ho provato a tradurre in greco Guantanamera, canzone che sommamente amo, che ai Greci dovrebbe interessare perché la cantava, in spagnolo, la loro Nana Mouschouri. Non sono riuscito a mettere a posto tutte le rime; ma in compenso dovrebbe essere cantabile. [GPT]
ΓΚΟΥΑΝΤΑΝΑΜΕΡΑ (Continues)
Contributed by Gian Piero Testa & CCG/AWS Staff 2009/6/15 - 19:11
On a dit aujourd'hui qu'Ivan s'en est allé. De sa maison de Via Montemartini, la rue dont il avait lui-même chanté l'épopée dans Sudadio Giudabestia, son œuvre capital, entre les séringues des jardins et de pauvres chiens morts. Parti n'est pas un mot qui convienne pour Ivan. Nous ne voulons pas qu'il s'en aille, il n'est pas possible qu'il s'en aille. C'est pour cela que nous avons choisi cette chanson... Une chanson écrite il y a 12 ans où, Ivan, à son docteur qui craignait des problèmes de circulation, répondait d'une de ses inventions verbales, n'avoir jamais si bien circulé qu'alors. La chanson d'un homme qui a une certaine vision de la mort, pas exactement la vision commune. La mort, non comme cessation des fonctions vitales, fait vulgaire qui advient à tous,(y compris ceux qui sont morts depuis longtemps et ce qui viennent à peine de naître), mais comme cessation forcée de la lutte... (Continues)
"Il fatto è che io ho ridotto al minimo l'ascolto delle notizie della radio e della televisione. Avevo colto qualcosa solo di prima mattina, e più tardi ho letto il giornale. Per me Ivan era un coetaneo che sapeva tradurre molto di quanto mi passava dentro.
Quante canzoni gli potremmo dedicare.
Io scelgo questa, del "mio" Gatsos, scritta nel 1974 per chi non aveva fatto in tempo a rivedere la libertà. (Da Νυν και αεί, musica di Xarhakos). - Gian Piero Testa
Εμείς που μείναμε
Εμείς που μείναμε
στο χώμα το σκληρό
για τους νεκρούς
θ' ανάψουμε λιβάνι
κι όταν χαθεί
μακριά το καραβάνι
του χάρου του μεγάλου πεχλιβάνη,
στη μνήμη τους θα στήσουμε χορό.
Εμείς που μείναμε
θα τρώμε το πρωί
μια φέτα από του ήλιου το καρβέλι,
ένα τσαμπί σταφύλι από τ' αμπέλι
και δίχως πια του φόβου το τριβέλι,
μπροστά θα προχωράμε στη ζωή.
Petit commentaire en forme de dialogue à propos de la mort de Dieu
entre Marco Valdo M.I. et Lucien l'âne.
C'est pas pour dire, cette histoire de Guccini, Nietzsche et autres supputations à propos de l'éventuelle mort de Dieu ou des Dieux, me paraît assez fantaisiste.
Je suis bien d'accord, dit l'âne Lucien. Je veux bien penser que tout va vers sa mort inéluctable. Moi, par exemple, j'y vais d'un pas lent; comme Georges Brassens, je prends le chemin des écoliers, je fais des détours, j'y mets le temps. Mais, suis-moi bien, Marco Valdo M.I., mon ami, je ne peux avoir la chance ou le malheur (c'est selon comment on la regarde, la mort...) de mourir que parce que je suis vivant. Mais, dis-moi, mon bon ami, as-tu jamais vu un Dieu vivant... Pour cela, il eût dû naître, ce qui est proprement invérifiable.
Dunque, selon toi, Dieu ne peut pas mourir et a fortiori, être mort.
Oui, mais...... (Continues)
Marco Valdo M.I. 2009/6/15 - 15:17
Complément énigmatique de Lucien l'âne
Si l'espoir réside en Dieu, autant se suicider tout de suite...
BRUCIA COMPAGNO BRUCIA
di Ivan Della Mea
da Il Manifesto del 12 giugno 2009
Cialtroni presuntuosi autoreferenti mentecatti retorici e pletorici recitanti di grandi parole intelligentissime che vi arrotondano il labbruccio nell'affettata pronunzia e vi allargano i buchi del naso a frogia cavallina per comunicare la potenza del vostro dire e gli occhi che se la tirano a specchio di una cultura altissima profusa con grande intelligenza e non conta un cazzo che nulla sappiate del lavoro, ne fate un'astrazione impreziosita dal suffisso «oro» e del prefisso «lav» non potrebbe fregarvene di meno. Ma volete essere di sinistra, di più, vorreste essere la sinistra e nonostante alcuni di voi abbiano alle spalle più disastri che meriti ancora vi vivete come dirigenti, diri senza genti, e impapocchiate di qui e rompete di là forti del vostro protagonismo e presenzialismo e animati dalla sottile foia... (Continues)
Dunque ben vengano le moschee, se servono ad impedire ai milioni di persone che lavorano in "Occidente" di farsi mangiar via anche l'anima insieme a tutto il resto: perché essere nato a Meknes e trovarsi a vivere a Quarto Oggiaro è roba che fa pappa del cervello della gente.
L'anno scorso ero in un discount dietro casa, in un quartiere neanche tanto periferico di Firenze. In coda alle casse c'era una sfatta ciabattona nostrana, urlante al figlio che urlava a lei, col carrello pieno di salumi, cioccolata e altre mostruosità da poveracci. Il contrasto con la donna che la seguiva,... (Continues)