Probabilmente uscirono, e la porta che si chiusero alle spalle ha parecchie probabilità d'essere stata verde.
Perché di porte pitturate di verde, porte di case e di magazzini, di persiane e di tuguri, a Marina di Campo ce n'erano. Fino alla memoria mia. La memoria di un vecchio glicine, e d'un magazzino dove si tenevano anche le botti del vino. Quell'odore dei vecchi magazzini. L'interruttore con la levetta, e i fili scoperti, intrecciati. La lampadina piena di ragnatele fino all'inverosimile. Aveva, quel magazzino, la porta verde.
Uscirono, Dini Dino e Dini Sebastiana, marito e moglie neppure parenti alla lontana malgrado l'identico cognome, e fecero il cammino di tutti gli emigranti: prima Genova, e poi l'Argentina. L'anno era il 1935.
Sebastiana era sorella minore di mia nonna; Dino veniva da San Piero ed era stato, perlomeno fino al matrimonio,... (Continues)
Chanson italienne – Amerigo – Francesco Guccini – 1978
Cette chanson fait partie de ces chansons odieusement oubliées de Canzoni contro la Guerra.
Nous y remédions avec un retard abyssal.
Il y a peu à dire sur la chanson, tellement elle est connue... [pour les Italiens... dit Marco Valdo M.I.]
...
Disons seulement que le Sieur Amerigo Guccini, de Pàvana (PT – province de Pistoia ) était vraiment un parent de Guccini et que la chanson raconte son histoire, vraie, celle de milliers d' Amerigos (d'Americani, d'Américains...) de chaque village. Curieusement Amerigo avait le nom de l'Amérique [ou plutôt l'inverse, c'est l'Amérique qui portait son nom; MVMI], mais il n'était pas Amerigo Vespucci et il n'allait rien explorer. Il allait travailler à la mine, parmi « des nègres, des Irlandais... ». Une chanson qui est une histoire, une histoire que Guccini a racontée aussi dans ses Croniche Epafaniche*,... (Continues)
Le très beau texte, un peu nostalgique, un peu songeur de Riccardo Venturi qui venait en commentaire à Amerigo, m'avait dès l'abord paru en soi "una canzone" et donc nécessiter une traduction. Il ne me manquait que le temps de la faire : la voici. - MVMI
LA PORTE VERTE
de Riccardo Venturi
Il est probable qu'ils sortirent et que la porte qui se ferma dans leur dos a bien des chances d'avoir été verte.
Car des portes peintes en vert, des portes de maisons et de magasins, des persiennes et de masures à Marina du Campo, il y en avait. Jusque dans ma mémoire. La mémoire d'une vieille glycine et d'un magasin où il y avait aussi les barriques de vins. Cette odeur des vieux magasins. L'interrupteur avec la patte, et leurs fils découverts, emmêlés. La lampe incroyablement remplie de toiles d'araignée. Il avait, ce magasin, une porte verte.
Ils sortirent : Dino Dini et Sebastiana Dini , mari... (Continues)
interpretata dai Waterboys in "An Appointment with Mr. Yeats" (2011) e dagli ShamRocks in "Ye Olde Chariot" (2017) col titolo Kiltartan Cross
AN IRISH AIRMAN FORESEES HIS DEATH (Continues)
Contributed by DonQuijote82 2009/2/3 - 12:18
Mi sia permesso qualche più ragionevole dubbio sull'inserimento di questa canzone tratta dalla poesia di Yeats. Non ci vedo proprio niente "contro la guerra", sebbene l'aviatore irlandese affermi di "non amare la gente che deve difendere" e di "non odiare la gente contro cui deve combattere". Ciononostante lo fa per soddisfare il suo "impulso solitario", ma non cambiano certo i risultati: dagli aerei, ora come allora, si sganciavano bombe che cadevano sulla testa di chi stava là sotto. E' una poesia nel pieno gusto estetizzante e romantico di Yeats, l'"uomo solo fra le nuvole" che cerca la morte perché la vita gli sembra noiosa, uno "spreco di fiato"; e, in questo, il suo spirito è pienamente fascista (e, non per niente, l'aviazione e il volo sono tra i miti fondanti del fascismo, nati con le "grandi gesta" degli aviatori durante la I guerra mondiale). La poesia di Yeats esprime un'indifferenza... (Continues)
Dann Gibt Es Nur Eins!
Wolfgang Borchert scrisse questo manifesto prima di morire a soli 26 anni, nel 1947, a causa di una malattia contratta durante il servizio militare nella Wermacht, cui era stato costretto nonostante la sua aperta opposizione alla guerra e al regime. Fu arrestato e imprigionato più volte dai nazisti. Rischiò anche di finire fucilato come disertore, perchè i suoi superiori ritennero che si fosse delibertamente autoprocurato delle ferite mentre si trovava in prima linea. Congedato per il cattivo stato di salute, a causa di uno scritto in cui si prendeva gioco - niente popò di meno che - di Goebbels, fu di nuovo imprigionato e poi rispedito al fronte. Nel marzo del 1945 la sua compagnia si arrese ai francesi, e Borchert scappò dal campo di prigionia raggiungendo finalmente la città natale, Amburgo.
"Du. Mann an der Maschine und Mann in der Werkstatt. Wenn sie dir morgen... (Continues)
Alessandro 2009/2/3 - 10:05
Then There's Only One Choice! (Dann Gibt Es Nur Eins!)
By Wolfgang Borchert
English translation: William T. Hathaway
"You. Man at the machine in the factory. When they tell you tomorrow to stop making pots and pans and instead make helmets and machine guns, then there's only one choice:
Say NO!
You. Woman in the store, woman in the office. When they tell you tomorrow to fill grenades and mount telescopic sights on sniper rifles, then there's only one choice:
Say NO!
You. Factory owner. When they tell you tomorrow to make gunpowder instead of baby powder, then there's only one choice:
Say NO!
You. Researcher in the laboratory. When they tell you tomorrow to invent new ways to kill people, then there's only one choice:
Say NO!
You. Songwriter in your studio. When they tell you tomorrow not to sing love songs but hate songs, then there's only one choice:
Say NO!
"Allora c'è solo una cosa!" (Dann Gibt Es Nur Eins!)
di Wolfgang Borchert
Traduzione in italiano di Paola Angeli
"Tu. Uomo alla macchina e uomo nell'officina. Se domani ti ordinano di non fare più tubi per l'acqua e pentole - ma elmetti di acciaio e mitragliatrici, allora c'è solo una cosa:
Di NO!
Tu. Ragazza dietro il banco di vendita e ragazza nell'ufficio. Se domani ti ordinano di riempire granate e di montare cannocchiali di precisione per i cecchini, allora c'è solo una cosa:
Di NO!
Tu. Imprenditore. Se domani ti ordinano di commerciare al posto dello zucchero a velo o al cacao in polvere, polvere da sparo, allora c'è solo una cosa:
Di NO!
Tu. Ricercatore nel laboratorio. Se domani ti ordinano di inventare una nuova morte contro la vecchia vita, allora c'è solo una cosa:
Di NO!
Tu. Poeta nella tua stanza. Se domani ti ordinano di non cantare canti di amore, ma canti di odio,... (Continues)
Azzardo o meglio Giacomo sta in classe con me all'università e vi posso dire è veramente veramente bravo,ho tutte le sue canzoni in macchina...stiamo anche facendo una canzone insieme adesso
2009/2/2 - 22:14
Se lo vedi salutalo da parte nostra e scusati per la mancata trasmissione della sua canzone: il fatto è che la trasmissione in questione non c'è purtroppo stata. Speriamo che ci sia un'altra occasione...e nel frattempo forza Azzardo (e se ci fosse qualche altra canzone per questo sito...)
Una versione de "La guerra di Piero" in galliatese, il dialetto di Galliate (provincia di Novara).
Avendo molti fonemi, il galliatese non è facile da scrivere.
Perciò chiunque più esperto di me può, se vuole, rimaneggiarla e correggerla.
Dialogo con un fiore e Ciclamino: quando parecchi anni fa tradussi, per me e i pochi amici curiosi della Grecia, le 18 λιανοτράγουδα di Ritsos, non mi capacitavo, io che sono lombardo e prealpino e che i ciclamini li ho sempre visti spuntare dal muschio umido e ombroso dei sottoboschi, non mi capacitavo di cosa ci facesse un ciclamino "nella fessura della roccia" e di come facesse a "prendere il sole". Finché un giorno d'estate, invece di andare a fare il bagno, presi la bicicletta su per una salitaccia e poi, a piedi, mi arrampicai su un βράχο panoramicissimo, in cima al quale da diverse estati mi chiamava una cappella del solito Profeta Elìa, che abita e denomina uno sterminato numero di monti, colli e rupi della Grecia. E lì, nella fessura della roccia mi vennero incontro i ciclamini, proprio quelli di Ritsos. Non sono profumati come i nostri, ma frullano al vento e bevono il sole. Ritsos ne ha fatto un simbolo dei suoi Greci, che si nutrivano di poco in quella terra dura e assolata, ma che bevevano la vita e davano vita al canto.