Una versione de "La guerra di Piero" in galliatese, il dialetto di Galliate (provincia di Novara).
Avendo molti fonemi, il galliatese non è facile da scrivere.
Perciò chiunque più esperto di me può, se vuole, rimaneggiarla e correggerla.
Dialogo con un fiore e Ciclamino: quando parecchi anni fa tradussi, per me e i pochi amici curiosi della Grecia, le 18 λιανοτράγουδα di Ritsos, non mi capacitavo, io che sono lombardo e prealpino e che i ciclamini li ho sempre visti spuntare dal muschio umido e ombroso dei sottoboschi, non mi capacitavo di cosa ci facesse un ciclamino "nella fessura della roccia" e di come facesse a "prendere il sole". Finché un giorno d'estate, invece di andare a fare il bagno, presi la bicicletta su per una salitaccia e poi, a piedi, mi arrampicai su un βράχο panoramicissimo, in cima al quale da diverse estati mi chiamava una cappella del solito Profeta Elìa, che abita e denomina uno sterminato numero di monti, colli e rupi della Grecia. E lì, nella fessura della roccia mi vennero incontro i ciclamini, proprio quelli di Ritsos. Non sono profumati come i nostri, ma frullano al vento e bevono il sole. Ritsos ne ha fatto un simbolo dei suoi Greci, che si nutrivano di poco in quella terra dura e assolata, ma che bevevano la vita e davano vita al canto.
Probabilmente uscirono, e la porta che si chiusero alle spalle ha parecchie probabilità d'essere stata verde.
Perché di porte pitturate di verde, porte di case e di magazzini, di persiane e di tuguri, a Marina di Campo ce n'erano. Fino alla memoria mia. La memoria di un vecchio glicine, e d'un magazzino dove si tenevano anche le botti del vino. Quell'odore dei vecchi magazzini. L'interruttore con la levetta, e i fili scoperti, intrecciati. La lampadina piena di ragnatele fino all'inverosimile. Aveva, quel magazzino, la porta verde.
Uscirono, Dini Dino e Dini Sebastiana, marito e moglie neppure parenti alla lontana malgrado l'identico cognome, e fecero il cammino di tutti gli emigranti: prima Genova, e poi l'Argentina. L'anno era il 1935.
Sebastiana era sorella minore di mia nonna; Dino veniva da San Piero ed era stato, perlomeno fino al matrimonio,... (Continues)
Versione cantabile, fedele all'originale, anche se in parte modernizzata. Alcune immagini poetiche infatti, tipiche dei primi decenni del 900,vengono attualizzate. Così il bambino morente mentre gli altri giocano in cortile diviene il ragazzo ucciso in chissà quali tragiche circostanze e l'ubriaco che rientra alla sera diviene il padre violento.
Sono incorso peraltro in un esecrabile errore, quando ho scambiato, nel messaggio precedente, l'ANPdI (Associazione Nazionale Paracadutisti d'Italia) per l'ANPI. Mi scuso sia con eventuali iscritti all'ANPI (tra i quali...me stesso) sia coi paracadutisti.
Quanto ai livornesi, c'è da dire che i "folgorini" si recavano spesso a far parata nel centro cittadino a mo' di provocazione, e questo -spesso- su ben precisi ordini & comandi superiori. Sono però cose principalmente degli anni '60 e '70, ora come ora i rapporti della popolazione con la Folgore sono decisamente di indifferenza. Io stesso, quando abitavo a Livorno, avevo nel condominio un para' della Folgore, un umbro coi quali avevo relazioni di cortesia. I problemi erano piuttosto con la moglie, un'autentica scòrfana livornese perennemente incazzata col mondo intero e dai modi degni di un caterpillar sbiellato.
Avendo molti fonemi, il galliatese non è facile da scrivere.
Perciò chiunque più esperto di me può, se vuole, rimaneggiarla e correggerla.