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Before 2008-3-22

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Capetown

Capetown
Cari amici, mi sono accorto che nel vostro bellissimo sito manca un nome importante; quello di Harry Belafonte, uno dei migliori cantanti, nonché attivista per i diritti civili del secolo scorso (anche se è tuttora attivo; ho appena ascoltato, per esempio, una versione di “The banana boat song” – il suo pezzo più famoso – registrato in Germania nel 2003, quando Harry aveva 76 anni, che si conclude con le parole PEACE, PEACE, PEACE ripetute a squarciagola!). Ho fatto una veloce ricerca in internet dei suoi testi e ce ne sono molti di interessanti; la mia scarsa conoscenza dell’inglese mi impedisce di cogliere i dettagli, per cui non mi sento in grado di inviarvi questa o quella canzone da inserire qui; ma una ce n’è, che mi sembra adatta, e cioè questa, incisa nel 1988.
Spero che vogliate inserirla, non per me, naturalmente, ma per questo cantante, nella speranza che qualche giovane ne sia... (Continues)
She sparkles like a diamond
(Continues)
Contributed by Renato Stecca 2008/3/22 - 19:06
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Un giorno qualunque

Un giorno qualunque
2012
Nebbia bassa
feat. Cisco
Ti voglio raccontare
(Continues)
Contributed by Kiocciolina 2008/3/22 - 16:28
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Novecento

Novecento
2007
Novecento
E mi svegliai un mattino in una vita sconosciuta,
(Continues)
Contributed by Donquijote82 2008/3/22 - 10:27
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Bandiera rossa del partigiano

Bandiera rossa del partigiano
dallo spettacolo "Ci ragiono e canto" (1966)

cirag




Parole di Dario Fo su musica popolare.
O mama mia sarè la porta
(Continues)
2008/3/21 - 19:24
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O cancellier che tieni la penna in mano

O cancellier che tieni la penna in mano
dallo spettacolo "Ci ragiono e canto" (1966)

cirag




Rielaborazione di Dario Fo su un testo politico polesano del secondo dopo­guerra. Il canto ha delle varianti di carcere. Caratteristico questo canto di banditi raccolto a San Pietro Capofiume (Bologna) da S. Ferrati (Canti po­polari di San Pietro Capofiume in «Archivio delle tradizioni popolari», '89 e '91)

O cancellier che con la penna scrivi,
o scrivi pure una condanna giusta;
ho doi pistòl ch'io tengo carghc a bala
e una curtèla grida: — Scana, scana!
O cancellier che tieni la penna
(Continues)
2008/3/21 - 19:21
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A Pair of Brown Eyes

A Pair of Brown Eyes
da "Rum Sodomy & the Lash" (1985)

A young man is drinking, drowning his heartache while Johnny Cash plays on the jukebox. An old drunk corners him and begins to ramble about his own life, about how he came back from the war to discover his girl had gone off with another.

The young drinker’s immediate reaction is to despise the old sot for spoiling his orgy of self pity, and to stumble out of the pub in a rage. But then, he reconsiders. Perhaps he realises the old man has had much the harder life, and so develops a sense of perspective about his own. Or maybe he throws himself into the canal in despair. The issue is left unresolved, but the air of sorrow and entwined lives is left hanging by one of the Pogues’ most effective works.

from Pop matters

Un giovane sta bevendo, annegando il suo dolore nell'alcool mentre Johnny Cash canta dal jukebox. Un vecchio ubriaco lo avvicina e inizia... (Continues)
One summer evening drunk to hell
(Continues)
2008/3/21 - 17:59
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Di ritorno dal campo di Dakhla

Di ritorno dal campo di Dakhla


Questo brano nasce da un viaggio fatto da Marco con la sua famiglia nel campo di Dakhla (nella provincia di Tindouf, in Algeria, non va confuso con la vera città del Sahara Occidentale che è sotto occupazione marocchina), uno dei quattro campi profughi nel quale si è rifugiata la popolazione Sahrāwī.
L'impatto di quella visita fu molto forte e Francesco, il padre di Marco, sulla via del ritorno da Dakhla, scrisse una poesia, che poi è diventata il testo di questa canzone.

La Storia del Sahara Occidentale (ex-colonia spagnola che fu invasa dal Marocco nel 1975, al momento del ritiro della Spagna) è una storia angosciosa di sopraffazione e indifferenza per le legittime aspettative di un popolo e per le reiterate risoluzioni delle Nazioni Unite che condannano questa occupazione.

Chiesi alla donna della tenda:
(Continues)
Contributed by adriana 2008/3/21 - 07:55
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Manichini nudi

Manichini nudi


La canzone -che si intitola "manichini nudi", un modo in cui venivano chiamati i deportati sottoposti ai maltrattamenti nei lager- compie una lunga 'carrellata' fra i molti esempi di genocidi e persecuzioni che hanno costellato la storia, con molti riferimenti a volte espliciti a volte metaforici a ciascuno di essi. In rete si trovano anche dei riferimenti ad un libro con questo titolo: Bernadac, Christian- Manichini Nudi, Ginevra, 1976.
La frase ricorrente "cuore di cane" è un espressione che fu usata da un reduce durante il processo di Norimberga per indicare che non avrebbero mai pensato di 'contendere' il pane ad altre persone, anche familiari... ma la fame e l'abbruttimento del lager poterono anche questo.
Quando si parla di "ventre di rana" si adotta un'espressione che usa Primo Levi in "Se questo è un uomo" per descrivere quell'aspetto malaticcio e 'viscido' che avevano i deportati,... (Continues)
Cuore di cane
(Continues)
Contributed by adriana 2008/3/21 - 07:38




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