Con un giorno di ritardo Vi invio questa mia versione (abbastanza libera) in Putér di Happy Christmas. Auguro a tutti buone feste e un buon 2007 sperando che l'anno nuovo possa portare pace e speranza.
Saluti
Daniele Pandocchi.
BEL NADEL (Continues)
Contributed by Daniele Pandocchi 2006/12/26 - 17:47
D'accordo su tutto, Riccardo, ma Nessuno fece nulla non l'ha scritto Ferretti, ma appunto un bosniaco Nedzad Maksumić. (Lorenzo Masetti)
E' vero. Faccio anche, volendo, lo sforzo di mettermi nei panni di un bosniaco per il quale l'intervento militare USA ha rappresentato la fine perlomeno della fase più terribile del conflitto. Ma le questioni sono ancora lì, tutte quante (si pensi soltanto a quel che potrà accadere nel Kosovo al momento della più che possibile indipendenza). E mi piace a questo punto anche un po' rovesciare la questione: sarà poi vero che "nessuno fece nulla"? Il problema mi sembra a volte essere diametralmente opposto: tutti hanno fatto troppo, per far andare al macello la Jugoslavia. Da ogni parte. [RV]
Ieri, all'età di 73 anni, ci ha lasciati James Brown, il "godfather of soul", il "soul brother number one"...
E' stata un po' una beffa: lui, uno dei pilastri della Black Music, è morto nel giorno del White Christmas...
Un bell'articolo su James Brown scritto qualche tempo fa da Larry, il curatore del bellissimo sito "Funky16Corners" dedicato alla migliore musica soul e funk: http://funky16corners.wordpress.com/
Ogni volta che ascolto questa canzone mi saltano alla mente immagini flash di Genova con i suoi vicoli, i panni stesi al sole da una casetta all'altra e una piazza che, fino ad allora, non aveva alcun significato.
Ogni tanto mi permetto un'incursione nel campo dell'impareggiabile Moni(j)a e di Kheoma, e col mio croato/serbo/bosniaco (tanto non cesso di considerarla la stessa lingua, alla facciaccia d'ogni cosa e in nome della ragione e anche della linguistica) altamente imperfetto mi dedico a qualche traduzione. E questa era una canzone che andava tradotta. Una breve canzone. Una breve e terribile canzone. La breve e disperata canzone di chi, durante le guerre della ex Jugoslavia, e durante tutte le guerre maledette, è costretto a vivere sottoterra, in rifugi spesso improvvisati e ancor più spesso insicuri, dove ad ogni momento si rischia comunque di morire mentre, sopra, sotto il "sole che disegna il suo cerchio" non c'è che distruzione e morte. Ed allora si innalza una preghiera a Dio, perché almeno lui non dimentichi. E voglio dire che il qui presente, ateo dichiarato, non sa come... (Continues)
Versione ungherese di Riccardo Venturi, 26.12.2006