Author Josh White
One Meat Ball
[1944]
Scritta da Hy Zaret e Lou Singer
Hy Zaret, pseudonimo di Hyman Harry Zaritsky (1907-2007) è stato un paroliere statunitense. Il suo successo più grande è l'indimenticabile "Unchained Melody" (1955, con musica di Alex North). E' stato anche l'autore della versione inglese della Complainte du partisan, portata a notorietà da Leonard Cohen
In realtà Zaret e Singer ripresero una canzone ottocentesca intitolata "The Lone Fish Ball", scritta nel 1855 da tal George Martin Lane, sulla melodia di una canzone popolare inglese.
"One Meat Ball" divenne famosissima, come parafrasi della miseria portato della guerra e della crisi economica, nella versione "bianca" delle Andrews Sisters e in quella "nera" di Josh White. Poi nel tempo vi si cimentarono decine di artisti famosi.
La versione di Josh White è contenuta innanzitutto in un disco del 1945 intitolato "Songs By Josh White", con le note introduttive di Langston Hughes
Scritta da Hy Zaret e Lou Singer
Hy Zaret, pseudonimo di Hyman Harry Zaritsky (1907-2007) è stato un paroliere statunitense. Il suo successo più grande è l'indimenticabile "Unchained Melody" (1955, con musica di Alex North). E' stato anche l'autore della versione inglese della Complainte du partisan, portata a notorietà da Leonard Cohen
In realtà Zaret e Singer ripresero una canzone ottocentesca intitolata "The Lone Fish Ball", scritta nel 1855 da tal George Martin Lane, sulla melodia di una canzone popolare inglese.
"One Meat Ball" divenne famosissima, come parafrasi della miseria portato della guerra e della crisi economica, nella versione "bianca" delle Andrews Sisters e in quella "nera" di Josh White. Poi nel tempo vi si cimentarono decine di artisti famosi.
La versione di Josh White è contenuta innanzitutto in un disco del 1945 intitolato "Songs By Josh White", con le note introduttive di Langston Hughes
A little man walked up and down
(Continues)
(Continues)
Contributed by Bernart Bartleby 2019/3/16 - 21:32
Fuhrer
[1942?]
Si trova in numerose raccolte degli anni '40/'45
Inclusa anche nella compilation intitolata “Kickin' Hitler's Butt: Vintage Anti-Fascist Songs 1940-1944”
Josh White performs solo the amazing ‘Fuehrer’. The song tells of a German soldier, on the Russian front, starving and freezing to death dreaming he could go back home to Berlin. A sad song and beautifully played but not devoid of humour too.
londoncelticpunks
Ipotetica lettera di un soldato tedesco al Fuhrer che sogna solo di tornarsene a casa... triste e ironica.
Si trova in numerose raccolte degli anni '40/'45
Inclusa anche nella compilation intitolata “Kickin' Hitler's Butt: Vintage Anti-Fascist Songs 1940-1944”
Josh White performs solo the amazing ‘Fuehrer’. The song tells of a German soldier, on the Russian front, starving and freezing to death dreaming he could go back home to Berlin. A sad song and beautifully played but not devoid of humour too.
londoncelticpunks
Ipotetica lettera di un soldato tedesco al Fuhrer che sogna solo di tornarsene a casa... triste e ironica.
Tell me my Fuhrer what can I do?
(Continues)
(Continues)
Contributed by Dq82 2018/8/20 - 16:45
Waltzing Matilda
[1895]
Parole di Andrew Barton "Banjo" Paterson (1864-1941), bush poet (poeta rurale, credo possa tradursi) australiano.
Musica di Christina Rutherford Macpherson (1864-1936), membro della famiglia proprietaria della fattoria Dagworth, nei pressi di Winton, nel Queensland, dove Banjo Paterson si trovava quando scrisse il testo del brano. La Macpherson si ispirò ad una melodia scozzese, probabilmente quella della canzone “Thou Bonnie Wood of Craigielea”, componendo la musica su di una cetra da tavolo (un cordofono noto come autoharp o zither)
Esistono molte versioni di questa canzone memorabile, che è ritenuta ancora oggi come l'inno nazionale non ufficiale dell'Australia e che è citata da Eric Bogle nella sua immortale The Band Played Waltzing Matilda. Già nel 1903 il testo fu alterato per farne un jingle pubblicitario di una marca di tè. La prima esecuzione pubblica avvenne il 6 Aprile... (Continues)
Parole di Andrew Barton "Banjo" Paterson (1864-1941), bush poet (poeta rurale, credo possa tradursi) australiano.
Musica di Christina Rutherford Macpherson (1864-1936), membro della famiglia proprietaria della fattoria Dagworth, nei pressi di Winton, nel Queensland, dove Banjo Paterson si trovava quando scrisse il testo del brano. La Macpherson si ispirò ad una melodia scozzese, probabilmente quella della canzone “Thou Bonnie Wood of Craigielea”, componendo la musica su di una cetra da tavolo (un cordofono noto come autoharp o zither)
Esistono molte versioni di questa canzone memorabile, che è ritenuta ancora oggi come l'inno nazionale non ufficiale dell'Australia e che è citata da Eric Bogle nella sua immortale The Band Played Waltzing Matilda. Già nel 1903 il testo fu alterato per farne un jingle pubblicitario di una marca di tè. La prima esecuzione pubblica avvenne il 6 Aprile... (Continues)
Oh there once was a swagman camped in the billabong
(Continues)
(Continues)
Contributed by Bernart Bartleby 2017/12/1 - 20:55
Song Itineraries:
The War of Labour: Emigration, Immigration, Exploitation, Slavery
Told My Cap'n
[1940]
Nel disco intitolato “Chain Gang”, con il gruppo dei Carolinians
"Columbia Records proudly presents what is perhaps the most genuine folk music of our times... Seven Negro laments of the chain gang sung by Joshua White and his Carolinians" (from liner notes)
Ancora una canzone sulle chain gang, le squadre di prigionieri alla catena, o work gang, sempre composte in gran parte da neri, data la loro altissima percentuale fra la popolazione carceraria.
Anche qui il captain (in altre canzoni è il walker) esercita il totale arbitrio e la più spietata violenza sui prigionieri, arrivando ad ucciderne uno a sangue freddo… Ma – come in Nine Foot Shovel – il carnefice ha le ore contate…
Senz’altro il testo non è farina del sacco di White ma deriva da canti dei detenuti nelle prison farms del Sud negli anni 20, come la Grade Song che trovo su Mudcat Café…
Nel disco intitolato “Chain Gang”, con il gruppo dei Carolinians
"Columbia Records proudly presents what is perhaps the most genuine folk music of our times... Seven Negro laments of the chain gang sung by Joshua White and his Carolinians" (from liner notes)
Ancora una canzone sulle chain gang, le squadre di prigionieri alla catena, o work gang, sempre composte in gran parte da neri, data la loro altissima percentuale fra la popolazione carceraria.
Anche qui il captain (in altre canzoni è il walker) esercita il totale arbitrio e la più spietata violenza sui prigionieri, arrivando ad ucciderne uno a sangue freddo… Ma – come in Nine Foot Shovel – il carnefice ha le ore contate…
Senz’altro il testo non è farina del sacco di White ma deriva da canti dei detenuti nelle prison farms del Sud negli anni 20, come la Grade Song che trovo su Mudcat Café…
Told my cap'n
(Continues)
(Continues)
Contributed by Bernart Bartleby 2016/2/8 - 15:22
An' He Never Said a Mumberlin’ Word
Anonymous
Uno spiritual afroamericano noto anche con i titoli “And He Never Said a Mumblin' Word”, "They Hung Him on a Cross", “Mumblin' Word”, "Crucifixion" ed "Easter".
La varietà dei titoli è direttamente proporzionale alle differenti versioni esistenti.
Io ho scelto – sulla base delle informazioni fornite su Bluegrass Messengers – quella risalente agli anni 20 e attribuita ai Fisk Jubilee Singers, il famoso gruppo vocale nero di fine 800.
Negli anni 30 e 40 furono i Lomax a raccogliere varie esecuzioni del brano in giro per i penitenziari e le prison farms di Mississippi e Louisiana. Ed è in una di queste che i mitici etnomusicologi nel 1933 scoprirono un bluesman straordinario, tal Huddie William Ledbetter, detto “Leadbelly”, che in seguito, negli anni 40, incise più volte “Ed Egli non emise mai un lamento”.
La versione di Leadbelly era una delle canzoni preferite da Kurt Cobain dei Nirvana,... (Continues)
La varietà dei titoli è direttamente proporzionale alle differenti versioni esistenti.
Io ho scelto – sulla base delle informazioni fornite su Bluegrass Messengers – quella risalente agli anni 20 e attribuita ai Fisk Jubilee Singers, il famoso gruppo vocale nero di fine 800.
Negli anni 30 e 40 furono i Lomax a raccogliere varie esecuzioni del brano in giro per i penitenziari e le prison farms di Mississippi e Louisiana. Ed è in una di queste che i mitici etnomusicologi nel 1933 scoprirono un bluesman straordinario, tal Huddie William Ledbetter, detto “Leadbelly”, che in seguito, negli anni 40, incise più volte “Ed Egli non emise mai un lamento”.
La versione di Leadbelly era una delle canzoni preferite da Kurt Cobain dei Nirvana,... (Continues)
Wasn’t it a pity an’ a shame!
(Continues)
(Continues)
Contributed by Bernart Bartleby 2016/2/5 - 14:15
Landlord
[194?]
Parole e musica di Eugene Raskin (1909-2004), musicista, cantautore, architetto e docente alla Columbia University.
Una canzone scritta negli anni della guerra, incisa da Josh White nel 1945 su acetato ma mai pubblicata su disco.
Ripresa nel 1998 dalla Smithsonian Folkways Recordings per la realizzazione di una raccolta dedicata a Josh White e intitolata Free and Equal Blues
Testo trovato sul blog francese Folk & Politique
Una canzone contro i locatori squali che Raskin compose probabilmente su commissione per un sindacato di inquilini di New York…
Parole e musica di Eugene Raskin (1909-2004), musicista, cantautore, architetto e docente alla Columbia University.
Una canzone scritta negli anni della guerra, incisa da Josh White nel 1945 su acetato ma mai pubblicata su disco.
Ripresa nel 1998 dalla Smithsonian Folkways Recordings per la realizzazione di una raccolta dedicata a Josh White e intitolata Free and Equal Blues
Testo trovato sul blog francese Folk & Politique
Una canzone contro i locatori squali che Raskin compose probabilmente su commissione per un sindacato di inquilini di New York…
Paint peelin’ off my walls,
(Continues)
(Continues)
Contributed by Bernart Bartleby 2016/2/5 - 11:15
Song Itineraries:
The War of Labour: Emigration, Immigration, Exploitation, Slavery
Jim Crow Train
[1941]
Parole e musica di Josh White, in collaborazione con William Waring Cuney (1906-1976), poeta esponente dell’“Harlem Renaissance”.
Nel disco “Southern Exposure. An Album Of Jim Crow Blues sung by Joshua White”.
Testo trovato sul blog Pancocojams, come trascritto all’ascolto da Azizi Powell.
Il blues non esisterebbe senza “Jim Crow”.
Con questo nome viene indicato il sistema istituzionale legislativamente fondato sul presupposto della disuguaglianza e segregazione razziale che fu in vigore negli States dal 1876 (ma di fatto dalla loro costituzione) al 1965 e che ha reso la vita un inferno per gli afro-americani specialmente negli Stati del sud. Il nomignolo "Jim Crow" è da far risalire a "Jump Jim Crow", canzonetta popolare del 1828 di tal Thomas Dartmouth (T.D.) "Daddy" Rice, un cabarettista bianco che la interpretava truccato da afroamericano.
Il “Jim Crow Train” di... (Continues)
Parole e musica di Josh White, in collaborazione con William Waring Cuney (1906-1976), poeta esponente dell’“Harlem Renaissance”.
Nel disco “Southern Exposure. An Album Of Jim Crow Blues sung by Joshua White”.
Testo trovato sul blog Pancocojams, come trascritto all’ascolto da Azizi Powell.
Il blues non esisterebbe senza “Jim Crow”.
Con questo nome viene indicato il sistema istituzionale legislativamente fondato sul presupposto della disuguaglianza e segregazione razziale che fu in vigore negli States dal 1876 (ma di fatto dalla loro costituzione) al 1965 e che ha reso la vita un inferno per gli afro-americani specialmente negli Stati del sud. Il nomignolo "Jim Crow" è da far risalire a "Jump Jim Crow", canzonetta popolare del 1828 di tal Thomas Dartmouth (T.D.) "Daddy" Rice, un cabarettista bianco che la interpretava truccato da afroamericano.
Il “Jim Crow Train” di... (Continues)
Can't you hear that train whistle blow?
(Continues)
(Continues)
Contributed by Bernart Bartleby 2016/2/4 - 10:40
Song Itineraries:
Racism and Slavery in the USA, Trains
Southern Exposure
[1941]
Parole di Josh White, in collaborazione con William Waring Cuney (1906-1976), poeta esponente dell’“Harlem Renaissance”.
La musica rimanda a quella della tradizionale “Careless Love”
La canzone che dà il titolo al disco sottotitolato “An Album Of Jim Crow Blues sung by Joshua White”.
Testo trovato sul blog Pancocojams, come trascritto all’ascolto da Azizi Powell e Clyde Pickens.
Parole di Josh White, in collaborazione con William Waring Cuney (1906-1976), poeta esponente dell’“Harlem Renaissance”.
La musica rimanda a quella della tradizionale “Careless Love”
La canzone che dà il titolo al disco sottotitolato “An Album Of Jim Crow Blues sung by Joshua White”.
Testo trovato sul blog Pancocojams, come trascritto all’ascolto da Azizi Powell e Clyde Pickens.
Well, I work all the week in the blazing sun
(Continues)
(Continues)
Contributed by Bernart Bartleby 2016/2/4 - 10:22
Nobody Knows the Trouble I've Seen
Anonymous
Spiritual afroamericano risalente a molto prima della guerra civile e dell’abolizione della schiavitù ma i cui versi furono pubblicati per la prima volta soltanto nel 1867, nella raccolta intitolata “Slave Songs of the United States” composta da 136 canti e curata dagli abolizionisti William Francis Allen, Lucy McKim Garrison e Charles Pickard Ware (tutti del nord, tutti bianchi…)
La prima incisione è del 1925 ad opera della contralto nera Marian Anderson (1897-1993), voce oggi purtroppo abbastanza dimenticata ma che è stata una delle cantanti più intense del XX secolo.
Notevoli pure le interpretazioni successive di Paul Robeson, Louis Armstrong, Sam Cooke, Lena Horne e Josh White
Molti compositori classici afroamericani – come Samuel Coleridge-Taylor, Henry Thacker Burleigh e James Rosamond Johnson - si sono cimentati nell’arrangiamento musicale del brano.
I Fisk Jubilee Singers – famoso... (Continues)
La prima incisione è del 1925 ad opera della contralto nera Marian Anderson (1897-1993), voce oggi purtroppo abbastanza dimenticata ma che è stata una delle cantanti più intense del XX secolo.
Notevoli pure le interpretazioni successive di Paul Robeson, Louis Armstrong, Sam Cooke, Lena Horne e Josh White
Molti compositori classici afroamericani – come Samuel Coleridge-Taylor, Henry Thacker Burleigh e James Rosamond Johnson - si sono cimentati nell’arrangiamento musicale del brano.
I Fisk Jubilee Singers – famoso... (Continues)
Nobody knows the trouble I've seen
(Continues)
(Continues)
Contributed by Bernart Bartleby 2016/2/4 - 09:09
Song Itineraries:
Racism and Slavery in the USA
Chain Gang Boun’
[1940]
Incisa con il gruppo dei Carolinians in un 78 giri del 1940.
In seguito in alcune collezioni come “Josh White – 1936-1941” (Wolf Records) e “Songs For Political Action - Folk Music And The American Left 1926 – 1953” (Bear Family Records, 1996)
Incisa con il gruppo dei Carolinians in un 78 giri del 1940.
In seguito in alcune collezioni come “Josh White – 1936-1941” (Wolf Records) e “Songs For Political Action - Folk Music And The American Left 1926 – 1953” (Bear Family Records, 1996)
T'was on a Monday
(Continues)
(Continues)
Contributed by Bernart Bartleby 2014/5/13 - 11:01
Song Itineraries:
Racism and Slavery in the USA
(I’m Marching Down) Freedom Road
[1942]
Versi del grande poeta afroamericano Langston Hughes.
Musica di Emerson Harper.
Registrata da Josh White (chitarra e voce) nel 1944.
Trovo il brano in un paio di collezioni: “That's Why We're Marching: World War II and the American Folksong Movement” (Smithsonian Folkways Records, 1996) e “Songs For Political Action - Folk Music And The American Left 1926 – 1953” (Bear Family Records, sempre del 1996)
Se per i bianchi di sinistra, come Guthrie e Seeger, la guerra in Europa era una battaglia anti-fascista, una nuova Internazionale e “cantare canzoni di guerra non era poi diverso da cantare canzoni di lavoro”, per gli afroamericani come Josh White (anche lui, non a caso, collaborò strettamente con gli Almanac Singers) la guerra era pure un’occasione per ribadire che se la lotta è comune allora tutti sono uguali, bianchi e neri… “United we stand, divided we fall” sancisce anche la... (Continues)
Versi del grande poeta afroamericano Langston Hughes.
Musica di Emerson Harper.
Registrata da Josh White (chitarra e voce) nel 1944.
Trovo il brano in un paio di collezioni: “That's Why We're Marching: World War II and the American Folksong Movement” (Smithsonian Folkways Records, 1996) e “Songs For Political Action - Folk Music And The American Left 1926 – 1953” (Bear Family Records, sempre del 1996)
Se per i bianchi di sinistra, come Guthrie e Seeger, la guerra in Europa era una battaglia anti-fascista, una nuova Internazionale e “cantare canzoni di guerra non era poi diverso da cantare canzoni di lavoro”, per gli afroamericani come Josh White (anche lui, non a caso, collaborò strettamente con gli Almanac Singers) la guerra era pure un’occasione per ribadire che se la lotta è comune allora tutti sono uguali, bianchi e neri… “United we stand, divided we fall” sancisce anche la... (Continues)
Hand me my gun, let the bugle blow loud
(Continues)
(Continues)
Contributed by Bernart Bartleby 2014/5/13 - 10:20
Song Itineraries:
Racism and Slavery in the USA
I'm on My Way
[18??]
Gospel di anonimo autore afroamericano
Ad inciderlo per primi furono forse quelli della Carter Family, negli anni 30 del secolo scorso.
Ovviamente la canzone esiste in numerose versioni. E’ ispirata a brani precedenti (come “I'm On My Way to Canaan Land”, o “I'll Journey On”) e ha ispirato brani successivi, come “On My Way” di Louis Armstrong (1958)
Famose anche le versioni offerte da Odetta, Mahalia Jackson e Nina Simone.
Si tratta certamente di un inno sacro che però si riferisce a qualcosa di molto terreno, all’Undeground Railroad, cammino segreto e organizzazione di sostegno che negli precedenti l’abolizione della schiavitù negli USA consentì a molti schiavi neri di fuggire verso gli Stati del nord e la libertà.
[Giugno 1942 - Versione degli Almanc Singers]
Una canzone tradizionale afroamericana, un gospel, ripreso e arrangiato dagli Almanac Singers.
Nel loro album intitolato... (Continues)
Gospel di anonimo autore afroamericano
Ad inciderlo per primi furono forse quelli della Carter Family, negli anni 30 del secolo scorso.
Ovviamente la canzone esiste in numerose versioni. E’ ispirata a brani precedenti (come “I'm On My Way to Canaan Land”, o “I'll Journey On”) e ha ispirato brani successivi, come “On My Way” di Louis Armstrong (1958)
Famose anche le versioni offerte da Odetta, Mahalia Jackson e Nina Simone.
Si tratta certamente di un inno sacro che però si riferisce a qualcosa di molto terreno, all’Undeground Railroad, cammino segreto e organizzazione di sostegno che negli precedenti l’abolizione della schiavitù negli USA consentì a molti schiavi neri di fuggire verso gli Stati del nord e la libertà.
[Giugno 1942 - Versione degli Almanc Singers]
Una canzone tradizionale afroamericana, un gospel, ripreso e arrangiato dagli Almanac Singers.
Nel loro album intitolato... (Continues)
Contributed by Bernart Bartleby 2014/5/12 - 13:35
Song Itineraries:
Racism and Slavery in the USA
Hitler Song
[1942?]
Nota anche con i titoli alternativi di “Mr. Hitler” e “We're Gonna Tear Hitler Down”.
Viene anche spesso attribuita a Josh White, ma nelle note al disco “That's Why We're Marching: World War II and the American Folksong Movement” pubblicato nel 1996 dalla Smithsonian Folkways Recordings la canzone viene definitivamente assegnata all’icona del blues Huddie William Ledbetter detto “Leadbelly”.
Inclusa anche nella compilation intitolata “Kickin' Hitler's Butt: Vintage Anti-Fascist Songs 1940-1944”
Nota anche con i titoli alternativi di “Mr. Hitler” e “We're Gonna Tear Hitler Down”.
Viene anche spesso attribuita a Josh White, ma nelle note al disco “That's Why We're Marching: World War II and the American Folksong Movement” pubblicato nel 1996 dalla Smithsonian Folkways Recordings la canzone viene definitivamente assegnata all’icona del blues Huddie William Ledbetter detto “Leadbelly”.
Inclusa anche nella compilation intitolata “Kickin' Hitler's Butt: Vintage Anti-Fascist Songs 1940-1944”
Hiltler started out in nineteen hundred and thirty two
(Continues)
(Continues)
Contributed by Bartleby 2012/4/11 - 09:24
Hard Time Blues
[1941]
Ancora una splendida canzone da “Southern Exposure”, il dirompente album di denuncia della segregazione razziale in America che Josh White scrisse in onore dello scrittore afro-americano Richard Wright, autore di romanzi come “Paura” (“Native Son”, 1940) e “Ho bruciato la notte” (“The Outsider”, 1953) che molto hanno contribuito alla lotta per l’eguaglianza razziale negli USA.
Testo trovato su Mudcat Café.
Qui un bracciante agricolo – bianco o nero che sia, la rivendicazione razziale ha già lasciato il posto a quella di classe – ridotto alla fame dalla siccità, con i figli ischeletriti e malati di pellagra, viene deriso e annientato dal grosso proprietario che gli nega il credito per il cibo, gli prende le bestie a saldo dei debiti contratti e poi lo butta fuori dalla terra che ha coltivato…
Ancora una splendida canzone da “Southern Exposure”, il dirompente album di denuncia della segregazione razziale in America che Josh White scrisse in onore dello scrittore afro-americano Richard Wright, autore di romanzi come “Paura” (“Native Son”, 1940) e “Ho bruciato la notte” (“The Outsider”, 1953) che molto hanno contribuito alla lotta per l’eguaglianza razziale negli USA.
Testo trovato su Mudcat Café.
Qui un bracciante agricolo – bianco o nero che sia, la rivendicazione razziale ha già lasciato il posto a quella di classe – ridotto alla fame dalla siccità, con i figli ischeletriti e malati di pellagra, viene deriso e annientato dal grosso proprietario che gli nega il credito per il cibo, gli prende le bestie a saldo dei debiti contratti e poi lo butta fuori dalla terra che ha coltivato…
Well, I went down home 'bout a year ago.
(Continues)
(Continues)
Contributed by Bartleby 2011/9/13 - 12:02
Song Itineraries:
The War of Labour: Emigration, Immigration, Exploitation, Slavery
Defense Factory Blues
[1941]
Un’altra bellissima canzone da “Southern Exposure”, il dirompente album di denuncia della segregazione razziale in America che Josh White scrisse in onore dello scrittore afro-americano Richard Wright, autore di romanzi come “Paura” (“Native Son”, 1940) e “Ho bruciato la notte” (“The Outsider”, 1953) che molto hanno contribuito alla lotta per l’eguaglianza razziale negli USA.
Un’altra bellissima canzone da “Southern Exposure”, il dirompente album di denuncia della segregazione razziale in America che Josh White scrisse in onore dello scrittore afro-americano Richard Wright, autore di romanzi come “Paura” (“Native Son”, 1940) e “Ho bruciato la notte” (“The Outsider”, 1953) che molto hanno contribuito alla lotta per l’eguaglianza razziale negli USA.
Went to the De-fense factory
(Continues)
(Continues)
Contributed by Bartleby 2011/9/13 - 11:43
Song Itineraries:
Racism and Slavery in the USA
Lu polverone
Così il pugliese Matteo Salvatore:
"Nelle campagne eravamo sfruttati dai guardiani del padrone, che erano i cani da guardia del padrone. All'età di 14 anni è morta mia sorella perché mio padre non riusciva a procurarci da mangiare. Allora imparai a suonare la chitarra da un cieco del paese, Vincenzo Pizzicoli, e per quindici anni lo accompagnai imparando a cantare le canzoni della mia zona.. Oggi tutti vanno a scuola.. la mia unica cultura sono queste canzoni che non so scrivere perché sono ignorante, ma sono impresse nella mia mente più che in una registrazione, perché sono storie vere raccontate da contadini e mi vengono in mente solo nelle piazze a diretto contatto col pubblico…”
Così il nero americano Josh White, come immaginato da Bartleby a partire dalla biografia dei suoi anni giovanili:
“Sono nato a Greenville, nel South Carolina, nel 1914. Allora lì la legge la facevano i bianchi... (Continues)
"Nelle campagne eravamo sfruttati dai guardiani del padrone, che erano i cani da guardia del padrone. All'età di 14 anni è morta mia sorella perché mio padre non riusciva a procurarci da mangiare. Allora imparai a suonare la chitarra da un cieco del paese, Vincenzo Pizzicoli, e per quindici anni lo accompagnai imparando a cantare le canzoni della mia zona.. Oggi tutti vanno a scuola.. la mia unica cultura sono queste canzoni che non so scrivere perché sono ignorante, ma sono impresse nella mia mente più che in una registrazione, perché sono storie vere raccontate da contadini e mi vengono in mente solo nelle piazze a diretto contatto col pubblico…”
Così il nero americano Josh White, come immaginato da Bartleby a partire dalla biografia dei suoi anni giovanili:
“Sono nato a Greenville, nel South Carolina, nel 1914. Allora lì la legge la facevano i bianchi... (Continues)
Bartleby 2011/7/19 - 08:34
Cryin' Who? Cryin' You! (Part I & II)
[1940]
Album “Chain Gang”, con il gruppo dei Carolinians.
Un’altra terribile “chain gang song” che se nella prima parte descrive un prigioniero distrutto, nella seconda rivela il coraggio della disperazione: “La guardia mi mi ha picchiato così tanto, dalla testa ai piedi. Finirà con l’uccidermi, ma so che anch’io lo ammazzerò” … D’altra parte…: “Chi è che piange? Forse tu! Io no di certo!”
Album “Chain Gang”, con il gruppo dei Carolinians.
Un’altra terribile “chain gang song” che se nella prima parte descrive un prigioniero distrutto, nella seconda rivela il coraggio della disperazione: “La guardia mi mi ha picchiato così tanto, dalla testa ai piedi. Finirà con l’uccidermi, ma so che anch’io lo ammazzerò” … D’altra parte…: “Chi è che piange? Forse tu! Io no di certo!”
(Part I)
(Continues)
(Continues)
Contributed by Alessandro 2010/3/19 - 13:30
Song Itineraries:
From World Jails
Nine Foot Shovel
[1940]
Album “Chain Gang”, con il gruppo dei Carolinians.
Canzone di detenuto alla catena, piegato dalla fatica e dai soprusi ma per nulla spezzato: “Al capo non vado a genio, mi sta addosso tutto il tempo… ma un giorno prenderò la mia pala e lui dovrà lasciarsi questo mondo alle spalle”
Album “Chain Gang”, con il gruppo dei Carolinians.
Canzone di detenuto alla catena, piegato dalla fatica e dai soprusi ma per nulla spezzato: “Al capo non vado a genio, mi sta addosso tutto il tempo… ma un giorno prenderò la mia pala e lui dovrà lasciarsi questo mondo alle spalle”
Got a nine foot shovel, my pick is four foot long
(Continues)
(Continues)
Contributed by Alessandro 2010/3/19 - 13:13
Song Itineraries:
Racism and Slavery in the USA
Goin' Home Boys
[1940]
Album “Chain Gang”, con il gruppo dei Carolinians.
Album “Chain Gang”, con il gruppo dei Carolinians.
Well, I'm goin' home, boys, cry'n won't make me stay
(Continues)
(Continues)
Contributed by Alessandro 2010/3/19 - 13:02
Silicosis Is Killin' Me (or Silicosis Blues)
[1936]
Incisa come Pinewood Tom, uno degli pseudonimi con cui Josh White si firmava negli anni 30.
Una canzone sul destino più comune per chi lavorava in miniera o in fonderia…
Incisa come Pinewood Tom, uno degli pseudonimi con cui Josh White si firmava negli anni 30.
Una canzone sul destino più comune per chi lavorava in miniera o in fonderia…
Silicosis, you made a mighty bad break of me
(Continues)
(Continues)
Contributed by Alessandro 2010/3/19 - 12:50
Song Itineraries:
The War of Labour: Emigration, Immigration, Exploitation, Slavery
Uncle Sam says
[1941]
Album “Southern Exposure - An Album Of Jim Crow Blues sung by Joshua White”
Scritta da White insieme al poeta William Waring Cuney, esponente dell’Harlem Renaissance.
Una canzone sulla segregazione razziale che era “naturalmente” praticata anche fra le truppe statunitensi inpegnate nel secondo conflitto mondiale…
“President Roosevelt asked White to become the first African American artist to give a White House Command Performance, in 1941. Upon completing that first White House Command Performance, the Roosevelts invited White up to their private chambers, where they spent more than three hours talking about Josh's life story of growing up in Jim Crow South, listening to his songs written about those experiences, and drinking Café Royale (coffee and brandy). At one point during that evening, the President said to Josh, "You know Josh, when I first heard your song `Uncle Sam Says,'... (Continues)
Album “Southern Exposure - An Album Of Jim Crow Blues sung by Joshua White”
Scritta da White insieme al poeta William Waring Cuney, esponente dell’Harlem Renaissance.
Una canzone sulla segregazione razziale che era “naturalmente” praticata anche fra le truppe statunitensi inpegnate nel secondo conflitto mondiale…
“President Roosevelt asked White to become the first African American artist to give a White House Command Performance, in 1941. Upon completing that first White House Command Performance, the Roosevelts invited White up to their private chambers, where they spent more than three hours talking about Josh's life story of growing up in Jim Crow South, listening to his songs written about those experiences, and drinking Café Royale (coffee and brandy). At one point during that evening, the President said to Josh, "You know Josh, when I first heard your song `Uncle Sam Says,'... (Continues)
Airplanes flying 'cross the land and sea,
(Continues)
(Continues)
Contributed by Alessandro 2010/3/19 - 12:10
Song Itineraries:
Racism and Slavery in the USA
Trouble
[1940]
Album “Chain Gang”, con il gruppo dei Carolinians.
Come si può leggere più diffusamente nella scheda biografica, il padre di Josh White fu di fatto ucciso dai bianchi, pestato a sangue e trascinato dietro ad un cavallo sotto gli occhi dei familiari e poi lasciato morire in un manicomio... Lo stesso Josh – nella sua giovinezza errabonda al fianco di musicisti e cantanti ciechi, come Blind Man Arnold, Blind Lemon Jefferson, Blind Blake e Blind Joe Taggert – fu costretto molte volte ad assistere alle violenze ed alle brutalità inflitte ai suoi fratelli di colore: pestaggi, roghi, omicidi, linciaggi, impiccagioni e crocifissioni…
Album “Chain Gang”, con il gruppo dei Carolinians.
Come si può leggere più diffusamente nella scheda biografica, il padre di Josh White fu di fatto ucciso dai bianchi, pestato a sangue e trascinato dietro ad un cavallo sotto gli occhi dei familiari e poi lasciato morire in un manicomio... Lo stesso Josh – nella sua giovinezza errabonda al fianco di musicisti e cantanti ciechi, come Blind Man Arnold, Blind Lemon Jefferson, Blind Blake e Blind Joe Taggert – fu costretto molte volte ad assistere alle violenze ed alle brutalità inflitte ai suoi fratelli di colore: pestaggi, roghi, omicidi, linciaggi, impiccagioni e crocifissioni…
Well, I always been in trouble, ‘cause I’m a black-skinned man.
(Continues)
(Continues)
Contributed by Alessandro 2010/3/19 - 11:44
Song Itineraries:
Racism and Slavery in the USA
The Free and Equal Blues
[1951]
Recorded in London, March 20, 1951, with Bill Hill's Orchestra and The Stargazers.
Si tratta di una riscrittura completa di “St. James Infirmary Blues”, canzone di autore anonimo resa celebre da Louis Armstrong nel 1928.
“Una molecola è una molecola, figlio mio, ed è dannatamente certo che una molecola non ha razza”
Recorded in London, March 20, 1951, with Bill Hill's Orchestra and The Stargazers.
Si tratta di una riscrittura completa di “St. James Infirmary Blues”, canzone di autore anonimo resa celebre da Louis Armstrong nel 1928.
“Una molecola è una molecola, figlio mio, ed è dannatamente certo che una molecola non ha razza”
I went down to that St. James Infirmary, and I saw some plasma there,
(Continues)
(Continues)
Contributed by Alessandro 2010/3/19 - 11:13
Song Itineraries:
Racism and Slavery in the USA
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Parole e musica di Josh White, all’inizio della sua carriera, quando ancora era noto col suo nome per intero, Joshua.
Nella raccolta “First Recording Session 1932-1933”, pubblicata nel 1982 dall’austriaca “Earl Archives” (poi in due volumi dalla tedesca Disc De Luxe / Document)
Testo trovato su Weeniepedia, il bel sito di Weenie Campbell dedicato al blues
La depressione in questione non è ovviamente la malattia mentale, ma la Grande Depressione che colpì gli USA e il mondo alla fine degli anni 20 e che si protrasse per tutti i 30.
Solo per dare un’idea, i disoccupati salirono del +607% in USA; +129% in Gran Bretagna; +214% in Francia; +232% in Germania…
E sapete cosa ci volle per porre fine ad una crisi del genere: una bella guerra mondiale! Proprio come era successo già nella seconda metà dell’800, quando la crisi venne superata col colonialismo di rapina...
E così a fare... (Continues)