Da un lato è un commento che mi hai letteralmente "tolto dalla tastiera". Dall'altro, però, a mio parere bisogna anche cercare di non cadere nell'eccessivo "politically correct"...
Insomma, pensa un po' se io stessi scrivendo una delle mie storielle elbane e, a un certo punto, mettessi in scena una delle tante comari da portico che ho conosciuto la quale racconta che a X, "dé, glielo stiantavano ner culo a quer finocchio"; e come dovrei scrivere, dio sagrato, "ohibò, sodomizzavano quel diversamente eterosessuale"?
Invece di stare attenti alle espressioni, per quanto sgradevoli che possano essere, bisognerebbe che a tutti fosse garantita una vera assenza di discriminazione, per qualsiasi motivo.
Altrimenti si farebbe come il razzista xenofobo gay olandese Pym Fortuyn, oppure bisognerebbe stare attenti a come si parla quando si nominano i tanti nazisti omosessuali che ci sono stati, a cominciare... (Continues)
D'accordissimo, però qui un articolato e legittimo disprezzo (gringos figli di puttana venditori di veleno, finti Rambo che vorrebbero propinare ai latinos la loro cazzuta american way) si condensa nella parola "gay" (e chissà poi perchè non "maricón"?)... la cosa mi urta istintivamente, mentre lo stesso non accade con i tuoi racconti elbani... non so, mi infastidisce questo lezzo omofobico che ogni tanto fà capolino in certa musica, specie statunitense e latinoamericana...
Probabilmente viene vista come l'offesa più "sanguinosa" per il "supermacho" Rambo interpretato da Stallone. In sé anch'io la trovo una cazzata; anche perché, a costo di beccarmi qualche "strale puristico", trovo che il primo film di Rambo, quello diretto nel 1982 da Kotcheff, sia tutt'altro che un film disprezzabile e la cui trama potrebbe rientrare, se fosse una canzone, agevolmente nel percorso sul Vietnam. In questo sito abbiamo molte canzoni che parlano del disagio dei reduci dalla "sporca guerra".
Beh, Rambo ("First Blood") è una canzone: "It's A Long Road", di Jerry Goldsmith e Hal Shaper, cantata da Dan Hill... ed è proprio la canzone del reduce, anche se potrebbe trattarsi del reduce da una guerra, come da una galera, come da un manicomio, come da una vita fallita:
"It's a long road
When you're on your own
And it hurts when
They tear your dreams apart
And every new town
Just seems to bring you down
Trying to find peace of mind
Can break your heart
It's a real war [...]"
Anche a me il primo Rambo - che fosse gay o meno - è sempre piaciuto...quanto al fatto che possa trovare spazio nelle CCG/AWS, ci sarebbe da discutere:
" [...] Rambo: Non è finito niente. Niente! Non è un interruttore che si spegne! Non era la mia guerra! Lei me l'ha chiesto, non gliel'ho chiesto io. E ho fatto quel che dovevo fare per vincerla, ma qualcuno ce l'ha impedito. E il giorno che torno a casa... (Continues)
Forse hai anche ragione, anche se...ma lasciamo perdere, va.
Piuttosto, mi va di raccontare un nanetto, una cosa che mi successe molto tempo fa, qui a Firenze.
Ero in un'antica libreria che frequentavo spesso, allora, alla ricerca di libri in lingue strane. Essendo una libreria antiquaria, ne avevano a bizzeffe: acquisivano biblioteche private intere, quando i proprietari (spesso vecchissimi) morivano e le rimettevano in vendita. Ci ho trovato di tutto, persino una grammatica turca scritta ancora coi vecchi caratteri arabi, nonché una grammatica greca di un liceale del 1874.
Avevo fatto amicizia col commesso, un anziano signore di quei fiorentini che oramai non esistono più. Lavorava lì da cinquant'anni o roba del genere; pomeriggi interi a disquisire di libri con un linguaggio elegante.
Un giorno, mentre eravamo lì a discutere, entra un signore, americano, corpulento, e domanda di poter... (Continues)