Pòvri avans 'd la guèra infausta
Pòvri avans 'd la guèra infausta
(Continues)
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Contributed by Alessandro 2008/12/26 - 10:53
Song Itineraries:
World War I (1914-1918)
Zio Sandrín alla prima guerra mondiale (22 giugno 1915 – 29 settembre 1919)
Introduzione
Zio Sandrín era un mio prozio paterno. Quando raccolsi le sue memorie sulla partecipazione al primo conflitto mondiale era il 1975. Io avevo 10 anni e lui 81. Morì di lì a poco.
Lo ricordo seduto su un muretto, al sole, nel cortile del priorato di un piccolo paese delle vallate valdesi, in Piemonte. Aveva occhi grandi e azzurri, e portava sempre cappello e bastone. Sembrava anche più vecchio di quel che era e pareva muoversi a fatica… ma ricordo, un pomeriggio d’estate, che con un balzo si avventò su di una vipera che io nemmeno avevo vista… prima che potesse mordere qualcuno dei bambini che, come me, giocavano nel cortile, la afferrò per la coda, la fece roteare per aria e la spiaccicò contro un muro…
Zio Sandrín ha fatto due cose nella sua vita: il contadino e il soldato. Il contadino, per tutta... (Continues)
Introduzione
Zio Sandrín era un mio prozio paterno. Quando raccolsi le sue memorie sulla partecipazione al primo conflitto mondiale era il 1975. Io avevo 10 anni e lui 81. Morì di lì a poco.
Lo ricordo seduto su un muretto, al sole, nel cortile del priorato di un piccolo paese delle vallate valdesi, in Piemonte. Aveva occhi grandi e azzurri, e portava sempre cappello e bastone. Sembrava anche più vecchio di quel che era e pareva muoversi a fatica… ma ricordo, un pomeriggio d’estate, che con un balzo si avventò su di una vipera che io nemmeno avevo vista… prima che potesse mordere qualcuno dei bambini che, come me, giocavano nel cortile, la afferrò per la coda, la fece roteare per aria e la spiaccicò contro un muro…
Zio Sandrín ha fatto due cose nella sua vita: il contadino e il soldato. Il contadino, per tutta... (Continues)
Alessandro 2009/2/19 - 00:11
Ancora una noticina che mi è sfuggita a proposito della prigionia a Meschede... Sapete quanto dista Kobarid (Caporetto) in Slovenia da Meschede, nel Nord Reno-Westfalia tedesco?
997 KM!!!
1000 km, in tradotta e a piedi... 1000 per andare a fare lo schiavo in miniera e in fabbrica, 1000 per tornare a casa...
997 KM!!!
1000 km, in tradotta e a piedi... 1000 per andare a fare lo schiavo in miniera e in fabbrica, 1000 per tornare a casa...
Alessandro 2009/2/19 - 08:16
Ringrazio Riccardo e Lorenzo per i loro interventi a proposito delle critiche mosse circa la presenza su queste pagine delle canzoni degli Ianva ma, se devo essere sincero, questioni tipo se gli Ianva siano fascisti o meno, oppure se D'Annunzio sia stato "Il Vate" o un mentecatto, beh, non mi interessano punto.
Quando nell'estate del 1918 D'Annunzio volava su Vienna coi suoi biplani Ansaldo , mio zio, il Sandrín, era prigioniero in Germania a seguito della rotta di Caporetto...
Quando nel 1919 D'Annunzio e i suoi legionari occupavano (simbolicamente) Fiume, mio zio, il Sandrín, stava per tornare al suo paese dopo quattro lunghi anni di guerra, ammalato di malaria e semi-congelato...
Da quando, ormai trent'anni fa, lessi il bellissimo saggio storico di Carlo Ginzburg "Il formaggio e i vermi" (sulla storia di un mugnaio friulano del '500 giustiziato per eresia perchè abbastanza colto... (Continues)
Quando nell'estate del 1918 D'Annunzio volava su Vienna coi suoi biplani Ansaldo , mio zio, il Sandrín, era prigioniero in Germania a seguito della rotta di Caporetto...
Quando nel 1919 D'Annunzio e i suoi legionari occupavano (simbolicamente) Fiume, mio zio, il Sandrín, stava per tornare al suo paese dopo quattro lunghi anni di guerra, ammalato di malaria e semi-congelato...
Da quando, ormai trent'anni fa, lessi il bellissimo saggio storico di Carlo Ginzburg "Il formaggio e i vermi" (sulla storia di un mugnaio friulano del '500 giustiziato per eresia perchè abbastanza colto... (Continues)
Alessandro 2009/9/25 - 22:43
"In una delle prime avanzate ci siamo portati a piedi da Trieste fino alla stazione di Monfalcone..."
è impossibile perché gli invasori italiani entrarono a Trieste solo nel novembre del 1918.
"ma ci premeva salvare la vita, oltre che la patria..."
il povero Sandrin era male informato. Era lui che stava aggredendo ed invadendo, non l'opposto.
"Ricordo che abbiamo combattuto per più di un’ora corpo a corpo nel centro della città..."
impossibile. La "battaglia in Gorizia" era un'invenzione della propaganda italiana. Tutte le truppe austriache si erano ritirate lasciando sguarnita la città. Furono tirati pochi colpi in città da qualche sniper che copriva la ritirata degli ultimi compagni. Arrivarono alcuni colpi di artiglieria, ma non ci fu alcuna battaglia corpo a corpo.
"Dopo Gorizia siamo potuti tornare a Monfalcone e conquistarla"
impossibile. Monfalcone fu lasciata agli invasori... (Continues)
è impossibile perché gli invasori italiani entrarono a Trieste solo nel novembre del 1918.
"ma ci premeva salvare la vita, oltre che la patria..."
il povero Sandrin era male informato. Era lui che stava aggredendo ed invadendo, non l'opposto.
"Ricordo che abbiamo combattuto per più di un’ora corpo a corpo nel centro della città..."
impossibile. La "battaglia in Gorizia" era un'invenzione della propaganda italiana. Tutte le truppe austriache si erano ritirate lasciando sguarnita la città. Furono tirati pochi colpi in città da qualche sniper che copriva la ritirata degli ultimi compagni. Arrivarono alcuni colpi di artiglieria, ma non ci fu alcuna battaglia corpo a corpo.
"Dopo Gorizia siamo potuti tornare a Monfalcone e conquistarla"
impossibile. Monfalcone fu lasciata agli invasori... (Continues)
Sandi Stark 2012/4/24 - 23:42
Prendo atto, Sandi Stark, complimenti al solito per la precisione... Sembra quasi che tu ci fossi, nel qual caso saresti pure l'ultimo reduce rimasto...
Scherzi a parte...
Mio zio è morto nel 1974 o 75, io registrai su cassetta (credo ancora esistente ma ormai inutilizzabile) e poi trascrissi le sue memorie di guerra insieme a mia madre...
Non avevo più di 6 o 7 anni...
Facevo le elementari, non ero un ricercatore universitario...
Può darsi che ci siano imprecisioni alla fonte, nei ricordi - possibilmente alterati dal tempo e dalla disinformazione della propaganda - e anche in trascrizione (mia madre ha sempre un po' avuto il gusto per l' "interpolazione")...
Ho cercato, per quanto possibile, di riscontrare il racconto nelle note, ma tu sicuramente l'hai fatto meglio...
Dopo di che, lo zio era un caporal maggiore, e solo perchè sapeva leggere e scrivere, e un contadino, e non credo... (Continues)
Scherzi a parte...
Mio zio è morto nel 1974 o 75, io registrai su cassetta (credo ancora esistente ma ormai inutilizzabile) e poi trascrissi le sue memorie di guerra insieme a mia madre...
Non avevo più di 6 o 7 anni...
Facevo le elementari, non ero un ricercatore universitario...
Può darsi che ci siano imprecisioni alla fonte, nei ricordi - possibilmente alterati dal tempo e dalla disinformazione della propaganda - e anche in trascrizione (mia madre ha sempre un po' avuto il gusto per l' "interpolazione")...
Ho cercato, per quanto possibile, di riscontrare il racconto nelle note, ma tu sicuramente l'hai fatto meglio...
Dopo di che, lo zio era un caporal maggiore, e solo perchè sapeva leggere e scrivere, e un contadino, e non credo... (Continues)
Bartleby aka Alessandro 2012/4/25 - 12:22
Non è forse più semplice pensare che, per un uomo semplice e poco istruito, Austria e Germania fossero tutt'uno, un'unica Cruccolandia? D'altra parte vedi anche il Giusti: "...e non vogliam Tedeschi". E il Manzoni: "...e non disse al Germano giammai: spiega l'ugne, l'Italia ti do". E questa era gente istruita, eppure non faceva tante distinzioni.
Gian Piero Testa 2012/4/25 - 12:47
Prigionieri di guerra italiani a Meschede, dall'archivio di Hans-Peter Grumpe.
Bartleby 2012/4/25 - 13:46
Hai ragione Gian Piero, e ha ragione anche Sandi quando sostiene che molti ricordi potrebbero essere stati deformati dal tempo e anche dalla propaganda...
Escludo però che la memoria di mio zio non fosse buona, non ricordo nessuna opacità o traccia di demenza senile...
Per esempio, il corpo a corpo ambientato nelle strade di Gorizia potrebbe essere uno dei tanti scontri diretti, assai comuni in una guerra di trincea e che mio zio sostenne diverse volte, svoltisi durante la "sesta battaglia dell'Isonzo" nei dintorni di Gorizia nell'agosto del 1916...
Quello su cui Sandi sbaglia certamente è che in Germania, e a Meschede in particolare, non ci fossero prigionieri italiani...
Escludo però che la memoria di mio zio non fosse buona, non ricordo nessuna opacità o traccia di demenza senile...
Per esempio, il corpo a corpo ambientato nelle strade di Gorizia potrebbe essere uno dei tanti scontri diretti, assai comuni in una guerra di trincea e che mio zio sostenne diverse volte, svoltisi durante la "sesta battaglia dell'Isonzo" nei dintorni di Gorizia nell'agosto del 1916...
Quello su cui Sandi sbaglia certamente è che in Germania, e a Meschede in particolare, non ci fossero prigionieri italiani...
Bartleby 2012/4/25 - 14:01
E ho dimenticato il mio Carlino Porta, che nel 1813, dopo la battaglia di Lipsia, così salutava, chiamandoli Todisch (tedeschi), i cattolicissimi Austriaci che ritornavano a Milano:
Catolegh, Apostolegh e Roman,
gent che cred in del pappa e in di convent,
slarghev el coeur che l’è rivaa el moment,
hin chì i Todisch, hin chi quij car pattan.
Adess sì che Milan l’è ben Milan!
Predegh, mess, indulgenz, perdon a brent;
emm d’andà in Paradis anca indorment,
anca a no aveghen voeuja meneman.
E senza meneman conclud nagott,
voeuja o no voeuja, tucc, no gh’è reson,
devem andà sù tucc, o crud o cott,
ché n’han miss tucc in stat de perfezion
col degiun, col silenzi, col trann biott
e col beato asperges del baston.
[Cattolici, Apostolici e Romani,
gente che crede nel papa e nei conventi,
allargatevi il cuore che è arrivato il momento,
sono qui i Tedeschi, sono qui quei... (Continues)
Catolegh, Apostolegh e Roman,
gent che cred in del pappa e in di convent,
slarghev el coeur che l’è rivaa el moment,
hin chì i Todisch, hin chi quij car pattan.
Adess sì che Milan l’è ben Milan!
Predegh, mess, indulgenz, perdon a brent;
emm d’andà in Paradis anca indorment,
anca a no aveghen voeuja meneman.
E senza meneman conclud nagott,
voeuja o no voeuja, tucc, no gh’è reson,
devem andà sù tucc, o crud o cott,
ché n’han miss tucc in stat de perfezion
col degiun, col silenzi, col trann biott
e col beato asperges del baston.
[Cattolici, Apostolici e Romani,
gente che crede nel papa e nei conventi,
allargatevi il cuore che è arrivato il momento,
sono qui i Tedeschi, sono qui quei... (Continues)
Gian Piero Testa 2012/4/25 - 14:46
Agli Admins.
Visti i rilievi di Sandi, comincerei col togliere quell'immagine fuorviante della cosiddetta "battaglia di Gorizia", che fu effettivamente combattuta e che fece pure 30.000 morti tra gli opposti schieramenti (il 70% furono gli italiani), ma che certo non si tenne tra le strade di Gorizia, abbandonata dagli austroungarici prima dell'ingresso degli italiani...
Restano quindi, mi pare, solo due episodi del racconto dello zio che sono inverosimili: l'arrivo a Trieste e la marcia verso Monfalcone (vero che distano tra loro meno di 30km ma è verosimile che lui e le altre reclute fossero arrivati proprio a Monfalcone, conquistata qualche giorno prima) e la riconquista di Monfalcone (che effettivamente fu tenuta dagli italiani dal 9 giugno 1915 fino alla rotta di Caporetto)...
Quale sia stato il percorso della marcia del 1915 (probabilmente fu quella di avvicinamento al Monte Sei... (Continues)
Visti i rilievi di Sandi, comincerei col togliere quell'immagine fuorviante della cosiddetta "battaglia di Gorizia", che fu effettivamente combattuta e che fece pure 30.000 morti tra gli opposti schieramenti (il 70% furono gli italiani), ma che certo non si tenne tra le strade di Gorizia, abbandonata dagli austroungarici prima dell'ingresso degli italiani...
Restano quindi, mi pare, solo due episodi del racconto dello zio che sono inverosimili: l'arrivo a Trieste e la marcia verso Monfalcone (vero che distano tra loro meno di 30km ma è verosimile che lui e le altre reclute fossero arrivati proprio a Monfalcone, conquistata qualche giorno prima) e la riconquista di Monfalcone (che effettivamente fu tenuta dagli italiani dal 9 giugno 1915 fino alla rotta di Caporetto)...
Quale sia stato il percorso della marcia del 1915 (probabilmente fu quella di avvicinamento al Monte Sei... (Continues)
Bartleby 2012/4/25 - 15:09
E aggiungo che l'ottimo Sandi mi sembra un troppo ragionare come un furiere. Le peripezie individuali di chi è afferrato dai gorghi della guerra possono anche risultare le più inverosimili, a dispetto dei ruolini e delle basse di passaggiodelle burocrazie militari. Stamattina per esempio ascoltavo, attraverso Radiopopolare, come il gruppo di testa della colonna di partigiani che Cino Moscatelli condusse dalla Valsesia a sfilare a Milano nei giorni della Liberazione era costituito da 80 Georgiani, già rastrellati e inquadrati nella Wermacht, che erano riusciti a fuggire e a unirsi alle nostre forze partigiane, dei quali (tranne uno) si è persa la memoria, perché in seguito si dispersero in vari paesi europei, non potendo sperare di ritornare in URSS dove sarebbero stati fucilati. Ricordo anche che, sull'opposto fronte nazifascista, imperversava dalle nostre parti un reggimento di cavalleria cosacca, temutissimo dalla popolazione per la sua spietatezza: ne sentivo a volte parlare in famiglia.
Gian Piero Testa 2012/4/25 - 15:10
Sü prèst cuntadin lasè i vòstri lèt
Canto riferito da Anna Monasterolo e da lei attribuito anch'esso a Battistino Masante, un sottoufficiale piemontese che durante la grande guerra fu fucilato per essersi rifiutato di portare i suoi al massacro in azione...
La melodia è quella della ballata tradizionale "La violetta la va la va".
Nel canto "il topos della bella campagna e dello sguardo gioioso sulle belle pastorelle si rovescia nell'immagine straordinariamente efficace dei coltelli crudeli della guerra presentati come strumenti di una vendemmia di sangue".
Fonte: Jona, Liberovici, Castelli, Lovatto - "Le ciminiere non fanno più fumo. Canti e memorie degli operai torinesi", Donzelli 2008, pp. 511-519.
La melodia è quella della ballata tradizionale "La violetta la va la va".
Nel canto "il topos della bella campagna e dello sguardo gioioso sulle belle pastorelle si rovescia nell'immagine straordinariamente efficace dei coltelli crudeli della guerra presentati come strumenti di una vendemmia di sangue".
Fonte: Jona, Liberovici, Castelli, Lovatto - "Le ciminiere non fanno più fumo. Canti e memorie degli operai torinesi", Donzelli 2008, pp. 511-519.
Sü prèst cuntadin lasè i vòstri lèt
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Contributed by Alessandro 2008/12/26 - 11:30
SU PRESTO CONTADINI LASCIATE I VOSTRI LETTI
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Contributed by Alessandro 2008/12/26 - 11:32
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Canto che l'esecutrice, Anna Monasterolo, nel 1960 attribuiva a tal Battistino Masante (Giovanni Battistini Masante, classe 1884), un sottoufficiale che risulta morto in zona di guerra, sul monte Valbella l'11 marzo 1918, per una "palla in fronte". La Monasterolo riferì invece a Jona e Liberovici (in Jona, Liberovici, Castelli, Lovatto - "Le ciminiere non fanno più fumo. Canti e memorie degli operai torinesi", Donzelli editore 2008, pp. 511-519) che il Masante fu fucilato per insubordinazione perchè si era rifiutato di portare la sua squadra al macello durante un'azione militare. La testimonianza sarebbe avvalorata dal fatto che il nome del Masante non sia stato inserito nell'elenco ufficiale delle vittime torinesi della prima guerra mondiale...
Un tenente Masante Battistino di Saliceto (CN) risulta nell'elenco dei prigionieri o dispersi della prima guerra, ma potrebbe trattarsi solo di un'omonimia...