Questo brano nasce da un viaggio fatto da Marco con la sua famiglia nel campo di Dakhla (nella provincia di Tindouf, in Algeria, non va confuso con la vera città del Sahara Occidentale che è sotto occupazione marocchina), uno dei quattro campi profughi nel quale si è rifugiata la popolazione Sahrāwī.
L'impatto di quella visita fu molto forte e Francesco, il padre di Marco, sulla via del ritorno da Dakhla, scrisse una poesia, che poi è diventata il testo di questa canzone.
La Storia del Sahara Occidentale (ex-colonia spagnola che fu invasa dal Marocco nel 1975, al momento del ritiro della Spagna) è una storia angosciosa di sopraffazione e indifferenza per le legittime aspettative di un popolo e per le reiterate risoluzioni delle Nazioni Unite che condannano questa occupazione.
Chiesi alla donna della tenda: (Continues)
Contributed by adriana 2008/3/21 - 07:55
Saharawi: UNA QUESTIONE DIMENTICATA?
(Gianni Sartori)
Da qualche tempo la questione del popolo saharawi e della sua lotta di liberazione dal dominio del Marocco sembra scomparsa dalla maggioranza dei media. Eppure la lotta prosegue in tante forme. Recentemente con lo sciopero della fame “a staffetta” per fare giustizia sull'assassinio di Mohamed Lamine Haidala.
Non si ferma la testimonianza di Takbar Haddi per costringere le autorità marocchine a far luce sulle circostanze della morte del figlio, Mohamed Lamine Haidala, mentre era in mano alla polizia e dopo che era stato ferito gravemente da alcuni coloni marocchini. Dopo quasi tre mesi, la lotta è condotta con uno “sciopero della fame a staffetta” (formula spesso adottata da parenti e amici dei prigionieri politici baschi), a cui partecipano intellettuali, militanti, giornalisti, docenti, sindacalisti, persone solidali. Sospeso invece... (Continues)
AUTODETERMINAZIONE IN VISTA PER IL SAHARA OCCIDENTALE?
IL 14° CONGRESSO DEL POLISARIO CHIEDE:
REFERENDUM SUBITO!
(Gianni Sartori)
Si è appena concluso il 14° Congresso del Fronte Polisario.
Mohamed Abdelaziz è stato riconfermato, per elezione diretta, Segretario generale del Polisario e, in base alla Costituzione, presidente della RASD. Iniziato il 16 dicembre nella wilaya di Dakhla (duramente colpita dall’inondazione dello scorso ottobre e dove fervono i lavori di ricostruzione) il Congresso ha eletto anche il Segretariato nazionale, istanza dirigente del Fronte. Vi hanno partecipato ben 2472 delegati e all’apertura dei lavori, il 16 e 17 dicembre, numerose delegazioni straniere (presenti soprattutto quelle africane) hanno portato i loro saluti. Tra i partecipanti Luciano Ardesi, presidente dell’ANSPS (Associazione nazionale di solidarietà con il popolo sahrawi) che ha espresso i saluti... (Continues)
Un'esperienza personale che può diventare paradigma di tanti piccoli "inferni domestici".
Per non dimenticare che la stragrande maggioranza delle violenze sulle donne avvengono all'interno della tanto decantata "istituzione naturale": la famiglia... per non rassegnarsi mai a questa "perversa normalità".
Questo testo è nato leggendo un vecchio numero di Carta, diversi anni fa', C'era questo bel gioco di parole in francese tra la “madre mediterranea” ed il “mar mediterraneo”, ne seguirono un po' di appunti, che col tempo sono diventati una canzone. È un tentativo di recuperare il “mare nostrum” ad una funzione meno deteriore, rispetto a quella di chi lo vorrebbe soltanto un invalicabile confine. Una terra di nessuno (che inevitabilmente poi diventa feudo di scafisti e commercianti di vite umane.. i “professionisti del gran balzo”, novelli Caronte -ecco come nascono gli sfasciati "legni”- che traghettano queste anime disperate da una riva all'altra del medesimo inferno). Ceuta e Melilla sono due enclaves spagnole in terra marocchina, porta (perennemente chiusa) per molti africani che sognano di entrare in Europa.
Infine... “Manòlo” non può essere che quel grande scrittore (e cuoco, e gourmet) di Manuel Vazquez Montalbàn.
Chanson italienne – Mer Méditerranée – Scritti Corsari -
Ce texte est né d'un vieux numéro de Carta, d'il y a quelques années. Il y avait ce beau jeu de mots en français entre la « mère Méditerranée » et la « mer Méditerranée »; il s'en suivit quelques notes qui avec le temps sont devenues une chanson. C'est une tentative de récupérer la “mare nostrum” en un état moins détérioré, par rapport à celui qu'on lui voudrait d'infranchissable frontière. Une tere de personne (qui inévitablement ensuite devenue le domaine de passeurs et de commerçants de vies humaines... Les « professionnels du grand saut », nouveaux Charons – voici comment naissent les
débris « de bois » – qui transportent ces âmes désespérées d'une rive à l'autre du même enfer.
Ceuta et Melilla sont deux enclaves espagnoles en terre marocaine, portes (continûment close) pour de nombreux Africains qui rêvent d'entrer en Europe.
Enfin... « Manòlo »ne peut que ce grand écrivain (et cuisinier, et gourmet) de Manuel Vazquez Montalbàn.
Intanto grazie per la citazione (è un onore per noi far parte di questa raccolta di canzoni), e per la bella traduzione.
Solo un piccolissimo appunto: il titolo in realtà sarebbe "la madre", non "il mare", quindi: "Mère Méditerranéenne".
Di nuovo grazie, e complimenti per il bellissimo "lavoro" che fate con questo sito..
Samuele (il bassista degli Scritti Corsari, e autore di questo testo)
Tout d'abord, un grand remerciement pour le compliment pour la traduction; ça fait plaisir parfois.
Mais enfin, si ma version est bonne, c'est que la chanson est bonne.
Remarquez que je prétends seulement à une version française et pas à une traduction...
Cela dit, pour ce qui est de l' erreur : Mère/mer... Elle était voulue et elle le reste.
Ce n'était pas un errement sans raison.
J'avais un peu profité de la licence poétique du traducteur pour inverser le titre des Scritti Corsari.
Ceci en raison d'un tropisme d'homme de la mer du Nord, qui est - vue d'ici – la « Mer/Mère » et vue d'ici, à 1000 kilomètres, la Méditerranée est un lieu géographique et n'a pas ce rôle de mère qu'elle a assurément pour ses enfants.
Ici par exemple, les « filles du bord de mer(tsoin, tsoin...) » (Adamo) sont blondes et comme disait Brel, « elles dansent sans rien dire... »
Cela dit, il y avait dans... (Continues)
La canzone -che si intitola "manichini nudi", un modo in cui venivano chiamati i deportati sottoposti ai maltrattamenti nei lager- compie una lunga 'carrellata' fra i molti esempi di genocidi e persecuzioni che hanno costellato la storia, con molti riferimenti a volte espliciti a volte metaforici a ciascuno di essi. In rete si trovano anche dei riferimenti ad un libro con questo titolo: Bernadac, Christian- Manichini Nudi, Ginevra, 1976.
La frase ricorrente "cuore di cane" è un espressione che fu usata da un reduce durante il processo di Norimberga per indicare che non avrebbero mai pensato di 'contendere' il pane ad altre persone, anche familiari... ma la fame e l'abbruttimento del lager poterono anche questo.
Quando si parla di "ventre di rana" si adotta un'espressione che usa Primo Levi in "Se questo è un uomo" per descrivere quell'aspetto malaticcio e 'viscido' che avevano i deportati,... (Continues)
Il brano “Padroni di sorte” racconta una tragedia familiare realmente accaduta nelle campagne pisane durante l’occupazione tedesca. Delle SS presero "in ostaggio" una famiglia (scambiandola per una che, pochi giorni prima, gli aveva rifiutato ospitalità) e dopo aver sparato al padre costrinsero il giovane figlio a seppellirlo, nonostante il padre non fosse ancora morto.
Questa vicenda -molto nota nel pontederese- è sempre stata raccontata nella famiglia di Bettina, che ha scoperto anche di conoscere la nipote di quel capofamiglia dalla sorte così triste.
La vicenda l'ha colpita a tal punto da farle nascere spontanea l'urgenza di raccontarla con una canzone.
L'abbiamo immaginata un po' come una vicenda di draghi e cavalieri neri, dal sapore quasi medievale.
Questo brano nasce da un viaggio fatto da Marco con la sua famiglia nel campo di Dakhla (nella provincia di Tindouf, in Algeria, non va confuso con la vera città del Sahara Occidentale che è sotto occupazione marocchina), uno dei quattro campi profughi nel quale si è rifugiata la popolazione Sahrāwī.
L'impatto di quella visita fu molto forte e Francesco, il padre di Marco, sulla via del ritorno da Dakhla, scrisse una poesia, che poi è diventata il testo di questa canzone.
La Storia del Sahara Occidentale (ex-colonia spagnola che fu invasa dal Marocco nel 1975, al momento del ritiro della Spagna) è una storia angosciosa di sopraffazione e indifferenza per le legittime aspettative di un popolo e per le reiterate risoluzioni delle Nazioni Unite che condannano questa occupazione.