(1969)
Testo di Zdeněk Rytíř
Musica di Bohuslav Ondráček
Text Zdeňka Rytíře
Hudba Bohuslava Ondráčka
Una delle canzoni più politicamente esposte di Marta Kubišová. Non è difficile associare la taiga, ovvero la foresta boreale che ricopre gran parte del territorio russo/ex-sovietico, con i soggiorni forzati dei dissidenti sovietici dell’era totalitaria in Siberia e nei campi di lavoro e lager vari. Molti sono i riferimenti che fanno capire che non si tratta di una descrizione lirica del paesaggio forestale: parole come esilio, prigione, paura, guardia...
Spesso viene menzionata in relazione all’atto di protesta contro l’occupazione della Cecoslovacchia da parte di otto dissidenti sovietici in Piazza Rossa, avvenuto il 25 agosto 1968. Qualcuno di loro, infatti, venne condannato ad alcuni anni di campi di lavoro, altri a cure negli ospedali psichiatrici (si veda Петербургский романс).
In... (Continues)
Spí tajga, něžná tajga, sníh bílý v závějích. (Continues)
La versione, seppur bella e suggestiva, non è una traduzione letterale, e a mio avviso perde alcuni punti cruciali del testo originale – difficile da stabilire se per motivi di rivisitazione poetica o per un’insufficiente comprensione del testo ceco
Sul blog c'è anche un’introduzione inglese alla canzone:
“Said by Marta Kubišová herself to be her favourite among all her recordings,Tajga Blues ‘69 is also one of the greatest records of its era, and not only in the former Eastern bloc. Few Western singles of the day are as remarkable as this particular few minutes of dramatic balladry and highly political poetics underscored by heavily distorted guitar. Tajga is the arctic region of the northern hemisphere, and appearing so soon after the Soviet invasion of Czechoslovakia in 1968, it’s unlikely that the song’s allusion to Siberia as a region of exile would have been missed, however oblique... (Continues)
Testo di Zdeněk Rytíř
Musica di Bohuslav Ondráček
Album Songy a balady (1969)
registrata nel novembre 1968
Text Zdeňka Rytíře
Hudba Bohuslava Ondráčka
Album Songy a balady (1969)
nahrána v listopadu 1968
In questi giorni che è appena trascorso il 50esimo anniversario dell’occupazione della Cecoslovacchia nel ‘68 dalle truppe del Patto di Varsavia mi sembra opportuno contribuire qualche altro brano musicale legato a tale periodo. Intanto volevo ringraziare Riccardo per aver ricostruito la pagina di Modlitba pro Martu, canzone simbolo del periodo. È davvero emozionante vedere quella canzone tradotta in tante lingue. Nel repertorio di Marta Kubišová però abbiamo anche altro, non a caso la cantante è stata fatta tacere per 20 anni. La canzone che propongo qui è una canzone magica. Mi ricordo che da bambina non la capivo e non la apprezzavo molto, mi sembrava una fiaba incomprensibile.... (Continues)
Za mořem nejhlubším, za horou vysokou, (Continues)
(1968)
Slova Jindřicha Brabeca
Slová Jindřicha Brabeca
Testo di Jindřich Brabec
Lyrics by Jindřich Brabec
Paroles de Jindřich Brabec
Sanat: Jindřich Brabec
Hudba: Petr Rada
Musica di Petr Rada
Music by Petr Rada
Musique de Petr Rada
Sävel: Petr Rada
Album: Songy a Balady [1969]
Modlitba pro Martu (La preghiera per Marta) divenne simbolo della resistenza all'invasione sovietica della Cecoslovacchia del 1968. Fu composta nel periodo immediatamente precedente questo avvenimento. L'autore del testo è Jindřich Brabec, la musica fu composta da Petr Rada.
Il giorno che fu programmata la registrazione della canzone, Brabec portava il testo nello studio dove lo stava aspettando Marta Kubišová, ma durante il tragitto la sua auto fu danneggiata dai soldati sovietici e non gli fu possibile raggiungere il posto. Dettò quindi il testo alla cantante per telefono. Marta riuscì a trasportare... (Continues)
Rieccoci. Modlitba pro Martu è di nuovo oggetto di repressione.
Mercoledì scorso, l'8 novembre, c’è stato a Lipník nad Bečvou (in Moravia) un incontro del presidente della Repubblica Ceca Miloš Zeman con la cittadinanza; uno dei tanti meeting che il presidente fa finanziare alle regioni e usa spudoratamente per la propria campagna elettorale – le elezioni presidenziali sono in vista, si voterà a gennaio. Un gruppo di cittadini della zona ha organizzato una protesta pacifica: si sono presentati in piazza con uno striscione e con dei cartellini rossi (per porre fine in modo simbolico alla “partita” di Zeman nella politica). Mentre qualcuno dei presentatori si accingeva a parlare sul podio, da una finestra affacciata sulla piazza s’è sentito il nastro con la canzone Modlitba pro Martu. Una canzone non a caso: un simbolo vero e proprio per il popolo ceco, una canzone che è molto di più di quel... (Continues)
Proviene dal blog Learn Czech through Songs ed è quindi una traduzione letterale. In realtà, Marta Kubišová ha eseguito una versione inglese della canzone, della quale però il testo è irreperibile e che provvederemo, quindi, a trascrivere all'ascolto:
Prayer for Marta singer Kubišová recalls dramatic comeback during 1989's Velvet Revolution
Modlitba pro Martu, A Prayer for Marta, is a song that for many people will be forever associated with Czechoslovakia’s Velvet Revolution of 1989. Performed by the 1960s Czech pop star Marta Kubišová, it had previously come to symbolise resistance to the 1968 Soviet-led invasion.
Originally titled just Modlitba, the song was composed by Jiří Brabec with lyrics written especially for Kubišová by Petr Rada. Those inspirational lyrics include a quote from the 17th century Czech educator Comenius along the lines of, the people will one day once again... (Continues)
Sono i tempi della contestazione, della strage di Piazza Fontana con l’avvio della “strategia della tensione”, dell'”autunno caldo” del 1969, del tentativo di golpe fascista da parte del repubblichino Junio Valerio Borghese (8 dicembre 1970). Inutile ricordare quello che sta accadendo nel mondo, dalla guerra nel Vietnam in pieno svolgimento al Maggio Francese. Truppe del […]
Questa canzone ci trasporta nel periodo della fine della seconda guerra mondiale. È un testo che esprime compassione con i caduti. Qui in particolare, lo scenario è quello dell'arrivo delle truppe sovietiche e americane nella Cecoslovacchia, che significò la fine del conflitto. (Durante il regime comunista, nella Cecoslovacchia la liberazione veniva festeggiata il 9 maggio, data dell'arrivo delle truppe sovietiche, mentre dopo il 1989 la festa nazionale è stata spostata al giorno precedente, il giorno in cui effettivamente fu firmata la capitolazione della Germania e quando, nella parte occidentale della Cecoslovacchia, fino alla linea di demarcazione che passava da Plzen, furono già presenti le truppe americane.) In questa canzone ci troviamo davanti a una fisarmonica distrutta durante le vicende belliche, attorno alla quale l'autore del testo cerca,... (Continues)
Dneska už nám žádný nepoví, kdopak ji tam dal, (Continues)
Avevo qualche perplessità riguardo alla traduzione del titolo della canzone. Cesta in realtà ricopre sia il significato di “viaggio” che quello di “sentiero”. Nel testo la parola si trova in quattro contesti, una volta chiaramente con il primo significato, una volta con l'altro, e due volte potenzialmente con entrambi... Ho scelto quello che, nel complesso, mi sembra prevalere...
CECO/CZECH/TCHÈQUE
Jiřina Fikejzová / Judita Čeřovská, Marie Rottrová, Marta Kubišová
Versione ceca di Jiřina Fikejzová, da questa pagina. Interpretata da Judita Čeřovská, Marie Rottrová, Marta Kubišová.
Czech version by Jiřina Fikejzová, available at this page. Performed by Judita Čeřovská, Marie Rottrová, Marta Kubišová.
Version tchèque de Jiřina Fikejzová, d'après cette page. Interprétation par Judita Čeřovská, Marie Rottrová, Marta Kubišová.
Una versione tutta...al femminile, quella classica in lingua ceca. E' opera (1967) di Jiřina Fikejzová
, nata nel 1927, che negli anni '50 era stata un'ottima velocista arrivando a far parte della rappresentativa nazionale cecoslovacca di atletica leggera. E' stata in seguito scenarista e regista teatrale e musicale di grande fama, e autrice di testi. La prima interprete della canzone è stata la cantante ceco-tedesca Judita Čeřovská, seguita poi... (Continues)
Testo di Zdeněk Rytíř
Musica di Bohuslav Ondráček
Text Zdeňka Rytíře
Hudba Bohuslava Ondráčka
Una delle canzoni più politicamente esposte di Marta Kubišová. Non è difficile associare la taiga, ovvero la foresta boreale che ricopre gran parte del territorio russo/ex-sovietico, con i soggiorni forzati dei dissidenti sovietici dell’era totalitaria in Siberia e nei campi di lavoro e lager vari. Molti sono i riferimenti che fanno capire che non si tratta di una descrizione lirica del paesaggio forestale: parole come esilio, prigione, paura, guardia...
Spesso viene menzionata in relazione all’atto di protesta contro l’occupazione della Cecoslovacchia da parte di otto dissidenti sovietici in Piazza Rossa, avvenuto il 25 agosto 1968. Qualcuno di loro, infatti, venne condannato ad alcuni anni di campi di lavoro, altri a cure negli ospedali psichiatrici (si veda Петербургский романс).
In... (Continues)