[1964]
Scritta da Curtis Mayfield per celebrare la “March on Washington for Jobs and Freedom” avvenuta solo qualche mese prima.
Dall’album “People Get Ready” del 1965
Come in Freedom Train di James Carr - e in chissà quante altre canzoni dei neri d’America – ancora una volta il treno come metafora di liberazione.
“… Curtis Mayfield è stato molto importante, la gente non ha ancora capito quanto. Perché i suoi testi parlano del movimento rivoluzionario degli anni '60:
Keep on Pushing, ad esempio parlava della rivoluzione del 1963 ad Harlem. People Get Ready parla dello spirito rivoluzionario. Una musica puo' essere rivoluzionaria anche senza testi, ma quello che Curtis stava facendo negli anni '60 era cogliere lo spirito rivoluzionario delle masse nere…”
(da un’intervista ad Amiri Baraka a cura di Andrea Ravagnan su All About Jazz)
“People Get Ready” è anche uno... (Continues)
People get ready, there's a train comin'. (Continues)
da Sing for Freedom - The Story of the Civil Rights Movement through its songs. Edited and compiled by Guy and Candie Carawan.
In addition to Jimmy Collier's songs, the 'End the Slums' movement has adapted many rhythm and blues songs. To the urban Negro of today, many of these songs provide an emotional release from the omnipresent suffering, while stimulating the will to struggle, serving them in much the same manner as the spirituals served their enslaved forefathers.
David Llorens, "New Birth in the Ghetto", Sing Out! July 1966
Vogliamo ricordare anche qui il grande Jeff Beck morto lo scorso 10 gennaio con questa ormai classica versione di People Get Ready con Rod Stewart. Senza naturalmente dimenticare la sua partecipazione a What God Wants (Part I, II & III) di Roger Waters, autentico capolavoro e i pezzi degli Yardbirds con Beck alla chitarra solista, ad esempio You're a Better Man Than I e soprattutto Shapes of Things poi ripresa anche nella carriera solista in una versione memorabile.
(1968)
Title track dell'album del 1968, la canzone è una rivendicazione dei diritti e del giusto ruolo degli afroamericani nella società americana. Purtroppo ancora attuale più di cinquanta anni dopo.
Vero? Grande pezzo, l'ho scoperto solo ora. Penso che in questo sito dovremmo dare più spazio alla musica nera, non tanto a livello di canzoni, che ce ne sono in abbondanza, ma a livello di commenti e traduzioni, perché è un patrimonio incredibile che abbraccia generi diversi come soul, blues, r&b, jazz, rap, hip hop, rock, pop ma con un linguaggio comune e una forza comunicativa incredibile.
[1969]
Album: "The Young Mods' Forgotten Story" del 1969 e “Curtis/Live!” del 1971
Canzone antirazzista e per l’unità tra bianchi e neri…
Mayfield incise questa canzone per la prima volta quando ancora stava con The Impressions nel disco "The Young Mods' Forgotten Story" del 1969.
Il brano è stato anche meravigliosamente reinterpretato dal grandissimo e misconosciuto Baby Huey con i suoi Babysitters nel loro unico album (James Ramey/Baby Huey non ne vide la luce perchè morì di droga l'anno prima, appena ventiseienne) intitolato "The Baby Huey Story: The Living Legend" del 1971.
(Bartleby)
Mi occorre precisare che la "Mighty Mighty" di Baby Huey non è una cover di questo brano degli Impressions, ma un pezzo originale dall'album "The Baby Huey Story: The Living Legend", l'unico realizzato da Baby Huey & the Babysitters. Ciò non toglie che quel solo gioiello della band di Chicago, leaderata da quei "180 kg di puro soul" che è stato James Ramey in arte Baby Huey (1944-1970), sia stato prodotto proprio da Curtis Mayfield...
[1968]
Parole di Oscar Brown Jr.
Musica di Curtis Mayfield
Un singolo del 1968 poi incluso in diversi album successivi, a partire da “Big Sixteen Vol. 2”
Una canzone in cui la condanna dell’ingiusta ed inutile guerra in Vietnam si accompagna parallelamente alla celebrazione della giusta ed importante lotta degli afroamericani per i loro diritti civili.
Mi viene in mente la famosa frase di Mohammad Ali: “No VietCong ever called me nigger”...
Don't cry my love, I'll be back (Continues)
Contributed by Bernart Bartleby 2017/11/21 - 16:45
[1967]
Parole di Curtis Mayfield
Musica di Curtis Mayfield e Johnny Pate
Singolo del 1967, poi title track di un album del 1968.
Il testo di questo inno fondamentale del black pride si trova in Rete riportato da un mucchio di siti di lyrics e immancabilmente con svariati strafalcioni... Sono dovuto andare sul numero del 15 febbraio 1968 della rivista musicale “Jet” (su Google Books) per trovare il testo corretto...
There's a rock and roll group called The Impressions and we call them 'movement fellows' and we try to sing a lot of their songs. Songs like Keep on Pushing, I Been Trying, I'm So Proud, It's Gonna be a Long Long Winter, People Get Ready, There's a Meeting Over Yonder really speak to the situation a lot of us find ourselves in. One song that has really become kind of a favorite with us especially when we got a lot of mean folks around is 'Never Too Much Love'"
"Now one thing we try to do with this song is to get people to make up verses. You'd be surprised what kind of verses come from people who don't consider themselves songwriters or singers... Some people don't even consider themselves people."
from Sing for Freedom - The Story of the Civil Rights Movement through its songs. Edited and compiled by Guy and Candie Carawan.
[1969]
Da “First Take”, debut album di Roberta Flack.
Scritta da Donny Hathaway con Leroy Hutson de The Impressions.
La canzone è presente anche in “Everything Is Everything” (1970), il bellissimo album di debutto di Hathaway, vero e proprio gigante della black music, prematuramente scomparso nel 1979, al culmine della sua carriera artistica, in circostanze mai del tutto chiarite.
Trying times is what the world is talking about (Continues)
Scritta da Curtis Mayfield per celebrare la “March on Washington for Jobs and Freedom” avvenuta solo qualche mese prima.
Dall’album “People Get Ready” del 1965
Come in Freedom Train di James Carr - e in chissà quante altre canzoni dei neri d’America – ancora una volta il treno come metafora di liberazione.
“… Curtis Mayfield è stato molto importante, la gente non ha ancora capito quanto. Perché i suoi testi parlano del movimento rivoluzionario degli anni '60:
Keep on Pushing, ad esempio parlava della rivoluzione del 1963 ad Harlem. People Get Ready parla dello spirito rivoluzionario. Una musica puo' essere rivoluzionaria anche senza testi, ma quello che Curtis stava facendo negli anni '60 era cogliere lo spirito rivoluzionario delle masse nere…”
(da un’intervista ad Amiri Baraka a cura di Andrea Ravagnan su All About Jazz)
“People Get Ready” è anche uno... (Continues)