In fair Nottamun Town, not a soul would look up
Not a soul would look up, not a soul would look down
Not a soul would look up, not a soul would look down
To show me the way to fair Nottamun Town
I rode a grey horse, a mule roany mare
Grey mane and grey tail, green striped on his back
Grey mane and grey tail, green striped on his back
There wa'nt a hair on her be-what was coal black
She stood so still, She threw me to the dirt
She tore -a my hide, and she bruised my shirt
From saddle to stirrup I mounted again
And on our ten toes we rode over the plain'
Met the King and the Queen and the company more
Came a riding behind and a walking before
Come a stark naked drummer, -a beating a drum
With his heels in his bosom come marching along
They laughed and they smiled, not a soul did look gay
They talked all the while, not a word they did say
I bought me a quart to drive gladness away
And to stifle the dust, for it rained the whole day
Sat down on a hard, hot cold frozen stone
Ten thousand stood round me yet I's alone
Took my hat in my hand, for to keep my head warm
Ten thousand got drowned that never was born
Not a soul would look up, not a soul would look down
Not a soul would look up, not a soul would look down
To show me the way to fair Nottamun Town
I rode a grey horse, a mule roany mare
Grey mane and grey tail, green striped on his back
Grey mane and grey tail, green striped on his back
There wa'nt a hair on her be-what was coal black
She stood so still, She threw me to the dirt
She tore -a my hide, and she bruised my shirt
From saddle to stirrup I mounted again
And on our ten toes we rode over the plain'
Met the King and the Queen and the company more
Came a riding behind and a walking before
Come a stark naked drummer, -a beating a drum
With his heels in his bosom come marching along
They laughed and they smiled, not a soul did look gay
They talked all the while, not a word they did say
I bought me a quart to drive gladness away
And to stifle the dust, for it rained the whole day
Sat down on a hard, hot cold frozen stone
Ten thousand stood round me yet I's alone
Took my hat in my hand, for to keep my head warm
Ten thousand got drowned that never was born
envoyé par Riccardo Venturi, da un'idea di Lorenzo Masetti - 9/9/2016 - 14:41
Langue: italien
Traduzione italiana di Riccardo Venturi
9 settembre 2016
9 settembre 2016
LA BELLA NOTTINGHAM
Nella bella città di Nottingham nessuno guardava su
Nessuno guardava su e nessuno guardava giù
Nessuno guardava su e nessuno guardava giù
Per mostrarmi il cammino alla bella città di Nottingham
Cavalcavo un cavallo grigio, una mula roana
Grigia criniera, coda grigia con una striscia verde sulla groppa
Grigia criniera, coda grigia con una striscia verde sulla groppa
E non aveva addosso manco un pelo che non fosse nero come il carbone
Standosene bella tranquilla, mi scaraventò nel merdajo
Mi strappò tutta la pelle e mi ferì la camicia
E rimontai a cavallo dalla sella alla staffa
E cavalcammo per la piana sulle dieci dita dei piedi
Incontrai il Re e la Regina e in più il loro séguito,
Arrivavan dietro a cavallo, e in testa arrivavano a piedi
Ecco che arriva un tamburinone gnudo battendo un tamburo
Coi calcagni sulle ciocce arriva a passo di marcia
Ridevano e sorridevano e nessuno sembrava allegro
Parlavano di continuo e non dicevano manco una parola
Mi comprai un quarto di gallone per scacciar via la felicità
E per abbatter la polvere perché pioveva tutto il giorno
Mi misi giù a sedere su una calda pietra dura e gelata
Con diecimila intorno a me eppure ero solo
Presi il cappello in mano per tenermi la testa al caldo
E diecimila affogarono che non eran mai nati.
Nella bella città di Nottingham nessuno guardava su
Nessuno guardava su e nessuno guardava giù
Nessuno guardava su e nessuno guardava giù
Per mostrarmi il cammino alla bella città di Nottingham
Cavalcavo un cavallo grigio, una mula roana
Grigia criniera, coda grigia con una striscia verde sulla groppa
Grigia criniera, coda grigia con una striscia verde sulla groppa
E non aveva addosso manco un pelo che non fosse nero come il carbone
Standosene bella tranquilla, mi scaraventò nel merdajo
Mi strappò tutta la pelle e mi ferì la camicia
E rimontai a cavallo dalla sella alla staffa
E cavalcammo per la piana sulle dieci dita dei piedi
Incontrai il Re e la Regina e in più il loro séguito,
Arrivavan dietro a cavallo, e in testa arrivavano a piedi
Ecco che arriva un tamburinone gnudo battendo un tamburo
Coi calcagni sulle ciocce arriva a passo di marcia
Ridevano e sorridevano e nessuno sembrava allegro
Parlavano di continuo e non dicevano manco una parola
Mi comprai un quarto di gallone per scacciar via la felicità
E per abbatter la polvere perché pioveva tutto il giorno
Mi misi giù a sedere su una calda pietra dura e gelata
Con diecimila intorno a me eppure ero solo
Presi il cappello in mano per tenermi la testa al caldo
E diecimila affogarono che non eran mai nati.
Cari Amici, per favore non dimenticate di citare tra gli interpreti di questo capolavoro anche gli immensi Shirley Collins e Davy Graham che la incisero già nel 1964 nel LP Folk Roots, New Routes
Flavio Poltronieri - 9/9/2016 - 21:22
Verissimo, Flavio, anche visto che Shirley Collins e Davy Graham li hai citati tu eliminando la mia dimenticanza. Ne ho approfittato anche per correggere un paio di misunderstandings nella traduzione di questo vertiginoso "gioco alla rovescia". Salud!
Riccardo Venturi - 9/9/2016 - 21:44
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English Folskong with Appalachians Offsprings
Canzone popolare inglese con discendenti appalachiani
Tra gli interpreti: Jean Ritchie, Fairport Convention, Bert Jansch, Shirley Collins e Davy Graham
Nottamun Town, o Fair Nottamun Town, venerabile folksong britannica risalente forse al tardo medioevo (che nelle isole Britanniche comprende almeno tutto il XVI secolo), è una di quelle canzoni popolari che devono avere attraversato l'Atlantico già assieme ai Padri Pellegrini. Non si spiegherebbe altrimenti come mai la si sia ritrovata sparsa qua e là tra i Monti Appalachi, probabilmente l'area degli Stati Uniti d'America dove le antiche ballate britanniche d'importazione si sono meglio conservate. Ritrovata in alcune località appalachiane (spesso assai distanti l'una dall'altra) durante le ricerche di Alan Lomax, fu registrata da Jean Ritchie (1922-2015), grande folklorista appartenente ai “Ritchies del Kentucky” (o “Ritchies della Contea di Perry”), una grande famiglia di cantori popolari. Lei stessa era una virtuosa del cosiddetto Dolcemelo Appalachiano (Appalachian Dulcimer), tra i principali strumenti popolari della zona.
Nella storia della canzone, Nottamun Town resterà altresì per un altro motivo, vale a dire per aver fornito la sua melodia a Bob Dylan per una delle più famose canzoni contro la guerra di tutti i tempi: Masters Of War. Con tutta probabilità, Bob Dylan deve avere conosciuto la canzone proprio dalla Ritchie, che per prima la incise. Quel che colpisce, comunque, è che la melodia è uniforme anche nelle versioni incise da artisti inglesi, segno di una tradizione ininterrotta. Ne fa fede, ad esempio, l'incisione di Bert Jansch, risalente al 1966 e inserita nell'album Jack Orion:
La canzone è rimasta comunque abbastanza popolare anche nelle Midlands inglesi, ed in particolare nel Nottinghamshire, nel Leicestershire, nello Yorkshire meridionale e nel Northamptonshire. Nottamun è quasi certamente una pronuncia locale di Nottingham (la cui pronuncia standard è /ˈnɒtɪŋəm/ ), la stessa che deve aver portato la vicina Leicester a pronunciarsi /ˈlɛstər/ .
Sta sicuramente all'intuizione del webmaster di questo sito, Lorenzo Masetti, di avere proposto questo brano come una sorta di “proto-canzone contro la guerra”, seppure in modalità del tutto particolari. Le origini della canzone possono risalire quasi con certezza alla tradizione, diffusa nel Medioevo in tutta Europa, del cosiddetto Mondo dei Pazzi, o Mondo alla Rovescia; una tradizione che può affondare le sue origini ancor più indietro nel tempo, ad esempio ai Saturnalia latini, e, soprattutto al Festum Fatuorum (o Festum Stultorum), la “Festa dei Matti” celebrata nella Francia settentrionale, e poi diffusasi un po' ovunque (in Inghilterra è nota come Feast of Fools o Mummers' Plays). L'idea è sempre la stessa: quella di una breve “rivoluzione sociale” di un giorno, in cui ogni cosa, ed in special modo le convenzioni sociali, si capovolgono. Il padrone fa da servo al servitore, i mariti obbediscono alle mogli, le bambine giocano alla guerra e i bambini con le bambole. Una sorta di valenza sociale la festa la aveva comunque: ad esempio, per un giorno i poveri e gli affamati avevano cibo in abbondanza, per tornare il giorno dopo, naturalmente, a fare la fame.
Da qui una sorta di “estensione” di tale mondo rovesciato per un giorno: il Medioevo è incline alla creazione di “mondi paralleli” assolutamente identici a quello reale, ma dove tutto è all'incontrario compresa la posizione delle persone, che vivono a capo all'ingiù. La “Festa dei Matti”, va da sé, incontrò ben presto l'opposizione della Chiesa; sebbene non interamente bandita, fu severamente condannata e ristretta, finché, nel 1431, il Concilio di Basilea non la proibì del tutto. Continuò comunque ad essere più o meno segretamente tenuta in alcune località, ma al tempo del Concilio di Trento era virtualmente scomparsa sebbene se ne abbiano testimonianze in Francia ancora nel 1644.
Su questa base, ed è quel che più ci interessa qui, possono essersi innestati dei riferimenti abbastanza precisi alla Guerra Civile Inglese. Durante tale guerra, Carlo I d'Inghilterra (poi decurtato all'altezza del collo il 30 gennaio 1649) fece assediare dal suo primo esercito la città di Nottingham (vale a dire Nottamun); un fatto del genere, vale a dire un re che pone l'assedio a una città del suo stesso regno, fu interpretato senz'altro come un tipico caso di “mondo alla rovescia”; dello stesso periodo, in senso chiaramente allegorico, è una fioritura di litografie con gatti che danno la caccia ai cani, di uomini che portano stivali alle mani a mo' di guanti, e tutte cose del genere: se un re assedia una sua città, tutto diviene possibile come in una Festa dei Matti (e non v'è dubbio alcuno che l'Inghilterra della Guerra Civile la ricordava assai da vicino).
Probabilmente come la ricorda assai da vicino il mondo moderno, con i suoi “equilibri di pace” basati sulla più folle corsa alle bombe atomiche, coi suoi signori della guerra, con le spedizioni di guerra mascherate da “missioni di pace”. George Orwell assiste impassibile, e una vecchia canzone popolare ci parla di un mondo alla rovescia che non cessa affatto di esserlo. [RV]