איל ריי די פראנסייה

El rey de Fransya
[ca XI secolo]
Canto sefardita
Provenienza accertata: Smirne (Turchia), XVI secolo



Sarà, penso, abbastanza risaputo ormai che, ogni tanto, il qui presente ha bisogno di qualche “giretto” all'indietro nel tempo, e anche parecchio all'indietro. Con la speranza di accompagnare anche chi eventualmente legga e ascolti le assai e volutamente inattuali pagine del genere, stasera vi vorrei portare nella Spagna sefardita dell'undicesimo o dodicesimo secolo, epoca in cui senz'altro questo canto deve avere avuto origine. Un canto che, se possibile, vi consiglierei di ascoltare al buio, o a occhi chiusi; parla di un sogno. Il bel sogno di una giovanissima fanciulla, forse ancora una bambina, figlia di un favoloso re di Francia, che sta ricamando assieme alla madre e alle sorelle, e che mentre ricama si addormenta facendo un bel sogno. La madre se ne accorge e vorrebbe "aharvarla"; ora, "aharvar" (termine derivato dall'ebraico), vorrebbe sì dire "picchiare", ma s'immagina che la madre vorrebbe solo svegliarla con un colpetto. Ma la fanciulla non vorrebbe proprio svegliarsi da quel bel sogno, che però non capisce bene; e la madre, intenerita, glielo interpreta. In estrema sintesi, l'argomento di questo antichissimo componimento in giudeo-spagnolo, lingua che all'epoca corrispondeva allo spagnolo comune (con gli ovvi ebraismi) ma che, con la cacciata all'epoca della regina Isabella (il 12 ottobre 1492, lo stesso giorno della “scoperta dell'America” da parte di Colombo), se ne andò lontanissima, sulle rive orientali, per rimanervi cristallizzata; cosicché gli ebrei sefarditi, pochi, rimasti in quelle plaghe parlano ancora lo spagnolo di otto secoli fa. El rey de Fransya è questo: quando affiora lo fa nel sedicesimo secolo circa, in canzonieri scritti in alfabeto ebraico e arabo, provenienti dalla città di Smirne. E della tradizione musicale della città di Smirne fa parte; si dice che venisse cantata anche in greco. Quando era già tutto un miscuglio di lingue, di esodi, di popoli. In fondo sarei stato anche tentato di non mettere questo canto tra gli "Extra", come ogni cosa che proviene da qualsiasi diaspora di ogni tempo: figlio di esili, di cacciate, di violenze, di tradizioni e di canzoni che seguivano e seguono i popoli sradicati. E così, mentre una regina assai cattolica cacciava i giudei dalla Spagna, questi si portavano dietro anche la canzone del sogno di bene e di gioia della figlia d'un re. [RV]