[1976]
Paroles et musique / Testo e musica / Lyrics and music / Sanat ja sävel: Georges Brassens
Album / Albumi: Nouvelles Chansons
All’interno del nuovo percorso Verità e Menzogna, una canzone talmente famosa da non avere, in teoria, bisogno di alcuna presentazione. Si tratta di una delle ultime canzoni scritte e cantate da Georges Brassens, nelle sue “Nouvelles Chansons” del 1976 -l’ultimo album pubblicato in vita. Ma, come per ogni canzone di Tonton Georges, si può ipotizzare che sia stata scritta chissà quanto tempo prima e poi limata e rilimata fino a raggiungere la perfezione formale propria di ogni cosa che sia uscita dalle mani del Petit Sétois.
vere a che fare con una canzone di Brassens obbliga sempre a qualche ragionamento. Una canzone, come sempre, al tempo stesso antica e moderna; al di là della sua “storia” da canzonetta leggera, è l’eterno contrasto tra l’apparenza (=... (continuer)
L'autore di questa versione, Flavio Travaglini, nato e cresciuto a Potenza, è laureato in scienze linguistiche presso Unito (Università degli studi di Torino) con una tesi sull'evoluzione del dialetto galloitalico potentino, per la precisione di origine liguro-piemontese, dalle sue più antiche attestazioni della seconda metà dell'ottocento ad oggi. Il dialetto utilizzato è il potentino più antico, che oggi è mutato sotto la spinta dell'italiano e dei dialetti meridionali.
Alla fine del 2020 pubblicai una mia personale traduzione musicale in dialetto potentino di "Le gorille" di George Brassens. Ho deciso pubblicarne una versione aggiornata per due motivi: 1) Nella versione precedente mancava la traduzione della quarta strofa, omessa, a dire il vero, nella traduzione in italiano di Fabrizio De André, ma che a nelle altre traduzioni è presente, dunque ho deciso di aggiungerla; 2) Vi erano diversi errori di forma, sia a livello di pronuncia che di scrittura.
LA ŠŠIGNA (continuer)
envoyé par Flavio Travaglini 19/1/2024 - 13:24
Aggiungete la versione di Giorgio Ferigo e i Povolar Ensemble in lingua carnica. Grazie.
"Ascoltai questo straordinario quartetto elettro-acustico alla fine del secolo scorso nel sud della Francia farne una stupenda versione in occitano...si costruivano con oggetti riciclati anche diversi strumenti musicali che inventavano e questo testo di Richepin poteva benissimo essere il manifesto della loro musica..." (Flavio Poltronieri)
NB. Il testo fornito da F.P. è incompleto: come si può notare dall'ascolto del brano (straordinario davvero!) la versione è invece completa. [RV]
L'amour marin: La poesia originale di Paul Fort interpretata integralmente da Gabriel Yacoub
L'amour marin: Le poème intégral de Paul fort interprété par Gabriel Yacoub
L'amour marin: Paul Fort's original complete poem performed by Gabriel Yacoub
L'amour marin: Paul Fortin alkuperäisen runon laulaa Gabriel Yacoub
J’ai découvert ce merveilleux texte de Paul Fort grâce à La marine mise en musique par Georges Brassens, et qui m’avait depuis de nombreuses années, donnée l’envie de la chanter moi-même en allant par curiosité consulter le texte original dans les ballades françaises du maître. Je découvris avec émerveillement cette longue poésie narrative, complexe, admirablement concrète et onirique à la fois. Je suppose qu’à l’époque ou Brassens a enregistré La marine [1953], il aurait été inconcevable de proposer à une maison de disques un morceau de plus de 7 minutes !
Quattro parole del traduttore. Zio Georges coupait, d'accordo, in piena intesa con Paul Fort e addirittura con complicità visto che nel 1953 non si potevano cantare ventisette strofe... Però, quelle ventisette strofe contengono una cosa ben diversa, come già accennato. Eccola qua, dopo che mi ci sono quasi scervellato per due giorni. Scervellatura risolta per prima cosa restaurando una semplice cosa (anche nella versione coupée di Brassens): la punteggiatura. Questa è una poesia dove, senza una punteggiatura corretta, non si capisce nulla, oppure si rischia di prendere degli sfondoni colossali. In una poesia scritta, le pause precisano il senso; e non capisco la stupida mania di riportare testi poetici (ma anche di semplici canzonette) senza punteggiatura -spesso dai poeti stessi, che sono notoriamente strane creature e che non di rado andrebbero appesi... (continuer)
Approfitto della ricorrenza per ricordare che finalmente quest'anno è stato pubblicato anche il cd "Fausto Amodei canta Georges Brassens" registrato più di tre decenni fa
Una inedita variante del'"La canzone di Marinella", qui scovata:
Iniziava con una carezza e un piccolo bacio
Poi passò direttamente a un pompino
E sotto la minaccia di un rasoio a mano libera
Eri costretto a sputare e deglutire
Antonello Colledanchise ha tradotto, per scopi didattici, molte canzoni di Fabrizio De Andrè: "La cançò de Marinella" , rispetto alle altre, ha lo imprinting di Fabrizio, che la sentì, a Sassari, dietro le quinte di un suo spettacolo e la dichiarò bellissima, meglio dell' originale. Un complimento, ovviamente, che però evidenzia la qualità del testo del Prof. Colledanchise. La traduzione fu fatta alla fine degli anni 80. Antonello Colledanchise ha collaborato, tra gli altri, con Enzo Favata, Mark Harris, Franca Masu, Paolo Zicconi, Humaniora.
tra poco sul boulevard del tempo che passa saranno passati cinque anni da quando è stata scritta questa introduzione. Ci riusciamo a finirla prima dei 60 anni dal 68 ? :)
Sarà forse banale, ma nelle possibili vicinanze di un conflitto armato, quale quello attuale tra Russia e Ucraina, almeno al sottoscritto viene subito a mente questa canzone -dati anche gli scenari da guerra mondiale che si prospettano, da non prendere sottogamba. Da dire, casomai, che rimango non del tutto d'accordo con la canzone laddove si afferma che i “bravi coglioni” come me, come te, come noi e come voi siano fondamentalmente innocui, e che la cosa non sia grave. E' giustappunto anche grazie ai bravi coglioni come noialtri, pecoroni quant'altri mai e generalmente pendenti dalle labbra dei potenti di turno, che detti capi di stato malati di mente hanno sempre proliferato e prosperato, e continuano a farlo. Con tutte le logiche conseguenze. Detto questo, sto (per ora invano) cercando una traduzione o versione russa di questa canzone; per ora ne ho trovata una inglese, che va a affiancarsi alle altre presenti in questa antica pagina. [RV]
Ci sono cose da fare ogni giorno:
lavarsi, studiare, giocare,
preparare la tavola a mezzogiorno.
Ci sono cose da fare di notte:
chiudere gli occhi, dormire,
avere sogni da sognare,
orecchie da non sentire.
Ci sono cose da non fare mai,
né di giorno né di notte,
né per mare né per terra:
per esempio la guerra.
Są rzeczy do zrobienia codziennie
i każdego dnia je robimy:
mycie, nauka, zabawa,
w południe do obiadu stół stroimy.
Są nocne rzeczy do zrobienia:
oczu zamykanie, spanie,
marzenia i sny do śnienia
i uszy do niesłyszenia.
Są rzeczy, których nigdy robić nie wolno,
ani morzem, ani drogą, ani z powietrza
i na pewno nie nocą,
ani też w ciągu dnia:
na przykład wojna.
TUTTE LE GUERRE CONTRO DI NOI
NOI CONTRO TUTTE LE GUERRE
Di fronte all'escalation militare in Europa orientale, che vede Ucraina e Russia fronteggiarsi con il pesante coinvolgimento di Stati Uniti e Unione Europea, la nostra posizione non può che mantenere il rifiuto degli imperialismi degli Stati e delle coalizioni contendenti, NATO e OTSC.
Le politiche di potenza degli stati, i nazionalismi, le piccole patrie, sono solo paraventi per nascondere lo sfruttamento delle classi lavoratrici, delle risorse, dei territori. Le ricadute di questo confronto saranno comunque estremamente gravi, in primis per le popolazioni civili delle zone interessate che si trovano da anni in una situazione di conflitto e privazione materiale.
Ma questo conflitto riguarda anche lavoratori e lavoratrici di tutta Europa, che stanno già vedendo i loro redditi falcidiati dagli aumenti dei costri dell'energia e dei... (continuer)
"Dal canto suo, la Federazione Russa si trova in una posizione difensiva che la costringe ad attaccare per rimanere in piedi."
Si presume allora che con questa dichiarazione, alla luce dei fatti in corso, la Federazione Anarchica Italiana fa l'altro che prendere le distanze.
Sembra piuttosto che si schiera dalla parte della Russia di Putin contro la NATO.
Secondo te gli anarchici possono stare dalla parte della NATO?
Intanto ieri il governo italiano ha approvato all’unanimità di spedire le armi all'Ucraina, armi che immagino non aiuteranno i profughi ucraini ma andranno dritte nelle mani del Battaglione Azov.
Per questo mi sembra molto importante, per quel che conta, stare dalla parte del popolo ucraino contro Mosca, ma anche contro Washington e contro i nazisti ucraini.
Per me rimane una retorica abbastanza contorta.
Penso che in queste ore il popolo ucraino paga il prezzo più alto per tutti noi occidentali, compresi i "tovarisc" milanesi.
Secondo te gli ucraini dovrebbero accogliere con i fiori gente della rizma dei degenerati armati di Kadyrov?
Ma non diciamo eresie, per favore. A me sembra un'analisi oggettiva e corretta, e non ci vedo proprio né nessuna giustificazione, né nessun appoggio a Putin. Poi, naturalmente, dipende sempre da quel che uno vuole vedere coi suoi nazionalismi schifosi, perché in fin dei conti tutto si riduce a questo. Putin è un autocrate nel pieno solco della “tradizione” russa zarista e imperialista, in quel filo che va dai Romanov a Stalin (e oltre) senza soluzione di continuità. Tutto è tornato a un profluvio di “sante madri”, preti di qui, preti di là, tutti a benedire le sante crociate da una parte e dall'altra, le sfere di influenza, gli attacchi e le difese, le ragioni e i torti. Con il medesimo risultato di sempre: guerra, guerra e guerra. Invasioni. Bombe. Morti. Profughi. Sono tornate le logiche da guerra fredda, anzi mica tanto fredda; a pensarci bene, non se ne sono mai andate. Hanno soltanto... (continuer)
Andate a raccontarlo alle donne e gli uomini Ucraini.
Lorenzo, non pretendo che gli "anarchici" di Milano si schierino con la NATO... ma potrebbero stare un'attimo zitti, visto che ce l'abbiamo la guerra in casa, invece di suonare la ritirata.
Non mi sembra proprio il tempo di allungarsi nelle dispute ideologiche; è soprattutto un'esame per il nostro continente, la nostra comunità e la gente che gli europei hanno mandato a governere per conto loro a Bruxelles.
Forse sarei un po' meno irritato come cittadino polacco se non dovessi sentire certe, solite cazzate degli "sapientoni" milanesi o fiorentini che ne oggettivamente ne storicamente hanno avuto a che fare con la brutalità dei vicini Russi, Rick.
Ultimamente ho fatto qualche cotributo che mirava a distogliere l'attenzione del "collettivo" dalle grandi isterie dei nostri tempi e entrare negli solchi della quotidiana Normalità tipo fine... (continuer)
Sì, d'accordo. Però tu, magari, vai a raccontarlo agli uomini, alle donne e ai bambini a cui lo stato polacco ha costruito davanti un bel muro invalicabile, guardato a vista in armi. Eppure è roba di pochi mesi fa, e non mi risulta che quelle persone venissero a portare guerra alla Polonia. Magari, chissà, Francis Tuan avrà organizzato pure per loro un pacato concerto di solidarietà e di aiuto, almeno me lo auguro; però vedo che per i profughi ucraini che scappano dalla guerra non esistono muri e non esistono frontiere. Che esistano, in Polonia e altrove, profughi di serie A e profughi di serie B? Te lo dico, visto che ti dichiari dell'identico parere del defunto Gino Strada. Dai su, che bello! Blocchi, guerre calde e fredde, “occidente” vs. “oriente”, comunisti, nazionalisti, eserciti, muri...è tornato il '900! O, forse, non se ne è mai andato.
Anche sulle CCG a volte sembrano vigere diversi doppi standard. Quando si tratta della lotta per l'indipendeza dei Kurdi e Palestinesi o le aspirazioni secesioniste catalane, tutto è a posto. Quando si tratta dell'Ucraina allora sono nazi-fascisti e assassini.
Per l'informazione ai certi milanesi:
- l'Ucraine è un paese indipendente dal 1991;
- dal 2018 non fa più parte della Comunità degli Stati Indipendenti;
- non fa parte della NATO;
- e nemmeno della Comunità Europea;
- non mi risulta che il partito attualmente al potere in Ucraina sia del orientamento nazionalista o fascista.
Altro che novecento! Con certe dichirazioni mi pare di trovarsi a metà dell'ottocento.
E vi auguro vivamente di non trovarsi mai, dico mai, nella cosidetta "sfera d'influenza russa".
Basta che già oggi vi trovate in difficolta con le forniture del gas proveniente dalla Russia, secondi solo alla Germania in Europa.
Saluti
Da Torino solidarietà con gli anarchici milanesi e fiorentini sotto attacco da parte del nazionanismo, pardon, nazionalismo polacco!
I torinesi manderanno al più presto armi pesanti (damigiane di nebbiolo 14,5°) ai compagni milanesi e fiorentini vilmente aggrediti.
Se l'aggressione dovesse intensificarsi, siamo financo disposti ad accogliervi come profughi, ma per non più di qualche ora, visto che sappiamo bene che nessuno di voi è bella, bionda e figa come una profuga ucraina.
E poi ci prosciugate le botti.
Un maschio abbraccio a voi e abbasso il nazionanismo, pardon, nazionalismo polacco!
No, caro Krzysiek, il problema casomai mi sembra essere che tu, di standard, ne hai uno solo, così riassumibile: chiunque non corrisponde al tuo, di standard, è automaticamente e comunque “comunista”, filo-Putin e nemico dell' “Occidente”, della Polonia, dell'Ucraina e di Roccacannuccia-di-Sopra. Io provo uno schifo inenarrabile per il sig. Vladimir Vladimirovič Putin e per tutti i suoi congeneri, di qualsiasi “ideologia”, bandiera e impero di cui si sono fatti e si fanno portatori. Fascismi, stalinismi e quant'altro mi ripugnano, e mi ripugnano soprattutto i nazionalismi. L'Ucraina? La penso esattamente come ebbe a dire una volta Fabrizio De André: dipendesse da me, darei l'indipendenza anche al mio condominio, così come la darei a chiunque non volesse più stare insieme alla Russia, alla Spagna, all'Italia, alla Polonia, all'Ucraina. A condizione che non esistessero più frontiere, muri,... (continuer)
Il mondo non è mai come piace a chiunque, riccardi, cristofori, bernardi, adriane, gatti e marmotte. Ripeto: mai. Però, secondo me, le alternative sono solo due. O ci si vuole stare, al mondo, e allora ci si deve stare seguendo i propri ideali più profondi e le proprie sconfitte (perché sconfitte sempre sono); oppure non ci si vuole stare, e si persegue autodistruzione e morte. Fine del discorso, non riconosco altre possibilità. Per la cronaca, la Fiorentina ha perso al 92' con un autogol dell'unico giocatore della squadra nato a Firenze. Vorrà pur dire qualcosa. Saluti e bonanotte.
In fuga dall’Ucraina: prima i bambini, poi le donne e gli uomini bianchi e alla fine gli africani
di Roberta Aiello
Valigia Blu, 2 marzo 2022
In fuga dall’Ucraina: prima i bambini, poi le donne e gli uomini bianchi e alla fine gli africani Gli stranieri in fuga dai bombardamenti russi in Ucraina raccontano come il razzismo renda difficile arrivare al confine per mettersi in salvo
Al dramma della guerra in Ucraina e di chi fugge dai bombardamenti dell'esercito russo che stanno devastando il paese e provocando vittime tra i civili se ne è aggiunto uno ulteriore. Quello di chi non riesce a scappare rimanendo bloccato. O di chi ci riesce ma con estrema difficoltà e subendo abusi. Il motivo? Il colore della pelle. Il razzismo non conosce ragioni, neppure durante i conflitti.
Prima i bambini, dopo le donne bianche, poi gli uomini bianchi e alla fine gli africani. Sembra una storia... (continuer)
"Noi in Germania la guerra ce la sentivamo addosso già da un pezzo, prima ancora che arrivasse. Continuavamo a sperare che la si potesse evitare, ma non osavamo crederci fino in fondo. Già prima del 1939 ci si poteva rendere chiaramente conto del fatto che Hitler col suo programma di piena occupazione lavorativa aveva concluso. Il riarmo era compiuto, innumerevoli imprese con un'infinità di lavoratori avrebbero dovuto chiudere i battenti, si sarebbe tornati alla disoccupazione - se non fosse successo nulla di nuovo. Ma cos'è che doveva succedere di nuovo? La novità che, in situazioni del genere, viene in mente a chi detiene il potere è qualcosa di molto antico, è la guerra, questa madre di tutte le cose, questa insaziabile distruttrice, che va continuamente alimentata - col lavoro, col sangue, con le lacrime. Cos'altro doveva venire in mente a Hitler? Qualcosa di veramente nuovo? A lui qualcosa... (continuer)
Preghiera degli animali alla madre terra
per ogni cucciolo d’uomo.
«Fa’ che non si facci uomo per intero, ma’,
che poi si inficca ne lo stretto del pensiero
e si assepàra dalle zanne e dai peli e
dalle nostre tane di silenzio.
Non dargli voce, ma’, fa’ che non parla
fa’ che non costruisce le città
fa’ che non dà i nomi a tutte cose,
che sennò perde il regno,
fa’ che i suoi piedi parlano a la terra
e le sue mani a l’aria
e nel sonno fatti maestra ancora
con la tua voce vento
tua musicata voce, ma’.
Fa’ che non s’addimentica il tuo ridere,
tuo fiorire, tuo scorrere, tuo
far notte, tuo corpo stellato e corpo
nuvolato e minerale corpo duro
e vegetale sconosciuto corpo
e tuo ombroso stare addistesa e
e tuo gonfiore ne le maree e tuo
cascare con acqua con foglia
tuo salire in ala e in stella
e in fiamma abbruciare.
Sconosciuta ma’, noi ti sappiamo,
tu ci respiri addentro... (continuer)
Ricollocare il mercato parigino di Brassens a Milano, ed in particolare a Porta Romana è un omaggio a Nanni Svampa che tradusse in milanese questa canzone.
[1966]
Parole e musica / Lyrics and music / Paroles et musique / Sanat ja sävel: Georges Brassens
Album / Albumi: Supplique pour être enterré à la plage de Sète
Io, che c'ero
A cura dell'Anonimo Toscano del XXI Secolo
Oggi, 22 ottobre 2021, e come ha fatto giustamente notare anche messer Flavio de' Poltronieri con un semplice ed efficacissimo “100!” che ha avuto l'effetto di un salutare nocchino sulla mia testa assai distratta, ricorre giustappunto il centesimo anniversario della nascita di quel giovanotto là, come si chiamava...ah ecco, Georges Brassens. Dico “giovanotto” perché, diàmine, che saranno mai cent'anni?... Era nato, quel ragazzo, il 22 ottobre del 1921 in una cittadina della Francia meridionale, dipartimento dell'Hérault (34), che all'epoca -come il giovanotto stesso ebbe a ricordare in una sua canzone intitolata Jeanne Martin- si chiamava come un aggettivo dimostrativo,... (continuer)
Le seul reproche, au demeurant, (continuer)
envoyé par L'Anonimo Toscano del XXI Secolo 22/10/2021 - 19:25
...quelle suorine trovavano che per il loro gusto quattro vangeli non fossero poi troppi, si sacrificavano ad uno di più: il vangelo secondo Venere. Testimone: la badessa di Pourras che fu, resta e resterà la più gloriosa puttana dei monaci del quartiere Latino....ahimè! tutto ciò fa parte delle canzoni, occorre farsene una ragione, crescono cavolfiori ai giorni nostri sull'ossario degli Innocenti...perdonatemi Principe, se sono fottutamente medievale.
Il prete protagonista di questa splendida canzone mi fa pensare con insistenza a Papa Francesco. Care amiche e amici Brassensiani, che ne dite se tutti insieme, noi, atei, agnostici e credenti, la dedicassimo, oggi, al nuovo Poverello d'Assisi venuto "da tanto lontano"? Chissà che un giorno non possa ascoltarla anche lui e dire in cuor suo "Grazie, fratello Brassens!"
Ho cambiato la destinataria della supplica scritta dal poeta Francis Jamme alla fine dell'800 e musicata da Georges Brassens: invece che alla Vergine Maria ho rivolto la supplica alla GIUSTIZIA terrena, traducendo con ossessiva fedeltà tutti versi scritti dal poeta. Vi prego di condividere questa canzone con il più gran numero di persone nella speranza, anche se vana, che giunga alle orecchie di chi abita il "Palazzo della Dea Bendata" dove è scritto nel marmo LA LEGGE è UGUALE PER TUTTI.
[1961]
Poesia di Paul Fort (1872-1960) / Poème de Paul Fort (1872-1960) / A poem by Paul Fort (1872-1960) / Paul Fortin (1872-1960) runo [1917]
Musica / Musique / Music / Sävel: Georges Brassens
In album / En album / Albumissa: Les trompettes de la renommée
Oggi 17 febbraio, giornata internazionale del Gatto (miao!), mi son detto: visto che Flavio Poltronieri ha dato un'alquanto gradita stura a Paul Fort musicato e cantato da zio Georges, perché non continuare? E, infatti, continuo con questa poesia diventata canzone. Sinceramente non so per chi Paul Fort abbia scritto questa meraviglia; se per la moglie, per il primo amore, per un'amante o per uno di quegli amori fugaci della Marine; forse, chissà, per tutte costoro singolarmente e en bloc. So benissimo, però, di averla cantata io per una signorina, talmente tanti anni fa che manco mi ricordo come si chiamava, la signorina, o quasi.... (continuer)
Intrerpretata da Les Pornographes et Sébastien Giniaux
Due parole del traduttore. Le “due parole” non riguardano il testo della poesia-canzone, che è semplicissimo nonostante la presenza di una rarissima prima persona singolare del congiuntivo imperfetto interrogativo (ma con valore di condizionale irreale), sulla quale il Grevisse ci dice dèbbasi porre l'accento (fussé-je). Riguardano invece le favolose donne che Paul Fort non ha conosciuto, per le quali sono state approntate delle note (a parte per Cleopatra, che dovrebbe essere universalmente nota). Però, su Cleopatra va detta una cosa: qui Paul Fort la nomina come “la Cleopatra”, con un uso familiare proprio sia del francese che dell'italiano. Quasi fosse una donna del vicinato: significa quasi metterla al livello della “mi' regazza, ahò” (che, in questo contesto, ha una connotazione a mio parere deliziosa). L'ultima nota, invece, è una mia considerazione personale. Nella traduzione, ho italianizzato i nomi delle donne laddove possibile.
Paroles et musique / Testo e musica / Lyrics and music / Sanat ja sävel: Georges Brassens
Album / Albumi: Nouvelles Chansons
All’interno del nuovo percorso Verità e Menzogna, una canzone talmente famosa da non avere, in teoria, bisogno di alcuna presentazione. Si tratta di una delle ultime canzoni scritte e cantate da Georges Brassens, nelle sue “Nouvelles Chansons” del 1976 -l’ultimo album pubblicato in vita. Ma, come per ogni canzone di Tonton Georges, si può ipotizzare che sia stata scritta chissà quanto tempo prima e poi limata e rilimata fino a raggiungere la perfezione formale propria di ogni cosa che sia uscita dalle mani del Petit Sétois.
vere a che fare con una canzone di Brassens obbliga sempre a qualche ragionamento. Una canzone, come sempre, al tempo stesso antica e moderna; al di là della sua “storia” da canzonetta leggera, è l’eterno contrasto tra l’apparenza (=... (continuer)