MURI TURCO-EUROPEI CONTRO I MIGRANTI O CONTRO I CURDI? ENTRAMBE LE COSE PROBABILMENTE
Gianni Sartori
La denuncia era partita dalla copresidente dell’Associazione Göç-Der di ricerca sulle migrazioni .
Gülşen Kurt sosteneva che “dal 2021 la Turchia sta utilizzando i fondi europei per costruire muri sulla frontiera con l’Iran”.
Muri destinati non solamente a fermare i flussi migratori, ma anche a spezzare i legami tra la popolazione curda del Rojhilat (Kurdistan dell’Est, sotto amministrazione iraniana) da quella del Bakur (Kurdistan del Nord, sotto occupazione turca).
Un medesimo popolo anche qui artificialmente separato dalle frontiere statali. Frontiere che - ricordo - sempre più spesso costituiscono il tragico scenario della morte per assideramento di migranti (in buona parte di origine afgana, numerose le donne) fermati dai soldati turchi e rispediti indietro, nella neve e nel gelo.... (continuer)
*sì, “flowing” significa appunto fluttuare. Ma in realtà il testo riportato è sbagliato, in quanto il verbo usato è “glowing” (brillare). In tal caso tutto ha un senso, riferito alla luna. E in effetti anche il termine “crest” (vetta) non ha senso. Se si ascolta bene, nella canzone dicono “crescent”, appunto la luna crescente.
Si tratta comunque di un brano dai toni sovversivi che sembra incitare alla rivolta («They got the guns / But we got the numbers») (in italiano: "Loro hanno le armi, ma noi abbiamo i numeri", nel senso di "siamo di più, siamo più numerosi") e dalla forte connotazione critica verso il movimento hippy, in netta controtendenza con il periodo nel quale venne pubblicato.
A connferma di questa ipotesi, lo stesso Morrison in una intervista, così si espresse: «Il movimento hippie è una reazione di tipo dionisiaco, ma molto naïf e sterile»,[4] per poi aggiungere: «sostanzialmente un fenomeno piccolo borghese».[4] Un atteggiamento particolarmente fuori dal coro in un periodo dove gli ideali di pace e amore andavano per la maggiore anche tra i musicisti.
Nel 1943 Karski poté incontrare il ministro degli esteri britannico Anthony Eden ed il presidente degli Stati Uniti Roosevelt, come pure i principali esponenti delle comunità ebraiche dei due paesi. Ai suoi racconti gran parte di loro ebbero una reazione di incredulità, simile a quella di Felix Frankfurter, giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti, egli stesso ebreo, che gli disse:
(EN)
«Mr. Karski, a man like me talking to a man like you must be totally frank. So I must say: I am unable to believe you.»
(IT)
«Signor Karski, un uomo come me che parla con un uomo come lei deve essere del tutto sincero. Così io devo ammettere: non riesco proprio a crederle.»
(E. Thomas Wood e Stanislaw M. Jankowski, Karski: How One Man Tried to Stop the Holocaust, John Wiley & Sons, Inc., 1994)
SE I CURDI PIANGONO…NON E’ CHE I PALESTINESI SE LA PASSINO MEGLIO
Gianni Sartori
Se i curdi piangono (o almeno ne avrebbero ben donde, anche quando non lo fanno per forza di carattere), di sicuro i palestinesi non ridono.
Due popoli oppressi da decenni (come minimo) che le contraddizioni, le intemperie della geopolitica sembrano aver scaraventato sulle rive opposte (ma non contrapposte; forse complementari?) del grande fiume della Storia.
Talvolta i compromessi con cui si devono adattare, convivere (in sintesi: la collaborazione con gli USA per le YPG del Rojava; gli “aiuti”, non sempre disinteressati, di Teheran e Ankara per i palestinesi di Gaza) sembrano al limite del corto circuito (almeno per chi ancora crede nell’internazionalismo e nell’autodeterminazione dei popoli). Ma non mancano eventi di segno opposto che fanno ben sperare. Quando la reciproca solidarietà di fondo (tra popoli... (continuer)