Io credo che a Cantat venga rimproverato il particolare crimine che ha commesso: quello di avere preso e massacrato di botte una donna inerme fino a ammazzarla, perdipiù colei che allora era la sua compagna. E che gli venga rimproverato senza possibilità di perdono (al di là della “pena” che gli è stata comminata dallo stato francese, e di quella che poi ha effettivamente scontato). Gli viene rimproverato ancora di più, perché monsieur Cantat, sarà bene ricordarlo, non era nemmeno un artista qualsiasi e non scriveva e cantava cose qualsiasi: facciamo un po' una specie di paragone di massima. E' come se un Fabrizio De André avesse ammazzato di cazzotti Dori Ghezzi o Brassens avesse preso la Püppchen per la collottola e le avesse fatto sbattere la testa su uno spigolo o su un mobile lasciandola secca. Non si perdona a Cantat, e lo si danna in aeternum e ancora in vita, perché non scriveva... (continuer)
Riccardo Venturi 10/6/2019 - 17:36
Caro Riccardo, per prima cosa ti ringrazio per tuo "sproloquio".
Come sai, non amo molto il genere umano, ma non odio nessuno, nemmeno Cantat.
Volerlo vedere alle presse era un paradosso.
Per me può fare quello che vuole, il signor Cantat.
Se fossi in lui, io probabilmente mi sarei già suicidato, ma se lo spirito di autoconservazione me l'avesse impedito, sarei comunque semplicemente sparito, come dici che avresti fatto anche tu.
Tutto qua.
Il signor Cantat, che evidentemente ha un ego ben più enorme del mio - io che, secondo il Moroni sono solo un anonimo frustrato rancoroso e invidioso dell'altrui celebrità - lui ci ha messo un bel po' di tempo a capirlo, tanti anni quanto quelli che a Vilnius (non a Parigi) gli hanno comminato per aver massacrato la Trintignant, abbandonandola pure in agonia.
Ora sembra che abbia deciso di farsi un po' da parte e io spero che sia vero. Magari... (continuer)
Beh, BB, se mi parli di demoni, dimmi un po' chi non ne ha e a chi non fanno visita, anche senza aver commesso cose minimamente paragonabili a quella di Cantat. Fanno visita anche in una forma sottilmente subdola: quella di aver fatto del male senza essertene reso nemmeno conto, oppure di averlo fatto pure rendendotene conto ma obbedendo a quella particolare forma che si manifesta prima con l'autoassoluzione, e poi addirittura con la trasformazione in "vittima".
Come forse avrai notato, sebbene questa cosa di Cantat si ripresenti periodicamente su questo sito, non ero mai intervenuto prima ma non per menefreghismo. Perché è una cosa di cui avverto la complessità e la generalità. Non sto parlando per simboli, ma per l'intreccio di realtà che va sotto il nome di "genere umano".
Sì, è cosa complessa e di tutti.
E ho anche riconsiderato molte cose riflettendoci sopra, anche grazie al tuo "sproloquio".
Io però di demoni davvero non ne ho, non quelli dovuti al male che si è fatto ad altri, volontariamente o meno.
Anche per questo davvero non capisco i mostri come Cantat come fanno a non provare il desiderio di nascondersi nel più profondo della terra, il desiderio di morire (come nella canzone di Merle Haggard che ho appena contribuito), di sparire e, anzi, avvertono il bisogno di vivere ancora alla luce del sole e dei riflettori.
E' come se il loro voler vivere nella luce uccidesse ancora chi hanno ridotto per sempre ingiustamente nelle tenebre.
Se poi penso a Cantat, col suo fisico possente e quel collo taurino, che massacra la sua compagna e poi se ne va a dormire il sonno dell'ubriaco, lasciandola agonizzante, beh, devo dirti che un moto d'odio lo devo reprimere a forza.
Io invece, per concludere la cosa (almeno per quel che mi riguarda, cosciente di essermi intrufolato nel colorito scambio tra B.B. e F. Moroni...), vorrei raccontare una storia che ha a che fare con canzoni, anonimi, demoni e quant'altro. È un fatto realmente accaduto in Francia diversi anni fa. L'avevo raccontato sul mio blogghino giusto un anno fa, il 24 maggio 2018; riportarlo qui mi permette di inserire dei link e dei video più facilmente, così a mo' di completezza.
Joël
di R.V.
Quel che segue è di notevole lunghezza. Come sempre ho fatto e sempre farò, suggerisco a chi lo desiderasse leggere di farlo con calma e di prendersi il suo tempo.
Ecco, nonostante tutti gli sforzi per evitare di iniziare con “tutto comincia” eccetera, non ce l'ho fatta, maledizione.
1.
Tutto comincia nella tardissima serata del 6 giugno 1987, su una strada secondaria, in piena campagna, che mena al paese... (continuer)