Sono capitato oggi, per caso, su questo sito e mi sono imbattuto nella storia di Fido.
Che considero, da sempre, come una grande montatura, organizzata in un particolare momento storico, da soggetti interessati a creare storie in grado di "distrarre" l'attenzione delle persone.
Ho conosciuto il cane Fido e, soprattutto, le persone che hanno vissuto intorno a lui, in quel gruppetto di case, tutte appiccicate insieme, su un cocuzzolo di una delle stradine di campagna che portano a Luco.
Non discuto sul fatto che Fido si sia abituato ad accompagnare e ad andare a riprendere il padrone alla fermata della corriera, al centro del paese di Luco, distante circa 700m dalla sua abitazione e che, al momento della scomparsa del padrone, abbia iniziato a ripetere i suoi viaggi, sperando di vederlo ritornare.
Contesto il fatto che abbia continuato, per tutto quel tempo che gli viene attribuito, a fare... (continuer)
Ehi, su questo sito spesso si leggono cose scritte da cani, ma quello qui sopra credo sia il primo intervento di un cane vero, in pelo e ossa!
Benvenuto Fido!
Peccato Richard Gwenndour se il tuo destino ti ha riservato di non attraversare mai più "quel terribile braccio di mare, il Fromveur, che mena prima a Enez Molenez e poi a Enez Eussa". Probabilmente mi avresti trovato là, a Ouessant, un'isola in cui tutti gli uomini sono dei marinai e dove il mare molti di loro non li restituisce più. Per costoro c'è un'antichissima usanza da quelle parti: quella di mettere in atto un finto funerale al quale la gente arriva sempre numerosa da ogni angolo dell'isola per partecipare alla funzione. Il rito si chiama “proella” in bretone, che probabilmente deriva dal latino “pro illa anima”. E indovina un po' come si intitola un'altra composizione di Manu presente nello stesso cd da cui hai estratto "Femmes d'Ouessant": "Proella" (...le ragazze della pioggia si vestono tutte nude di abiti di marea quando i loro amanti vestiti di cuoio di schiuma di alba domani... (continuer)
Sai mica se qualcuno abbia interpretato Couté in polacco o in Polonia?
Flavio Poltronieri 8/10/2019 - 08:12
Ho fatto una ricerca veloce a proposito, ma come presumevo non ho trovato niente. Sarà conosciuto fra romanisti polacchi, ma nessuna traccia di qualche traduzione o interpretazione delle sue poesie. Neanche la sua "Va danser", cantata al suo tempo da Edith Piaf, risulta tradotta da noi. L'unica cosa che sono riuscito a scovare è il fatto che viene elencato tra i primi poeti cantautori francesi sulla pagina della Wiki polacca dedicata alla canzone francese. Piosenka francuska
Un salutone e un abbraccio.
Ringrazio personalmente Michele per averci contattato e averci fornito il testo completo (che prima era stato malamente trascritto a orecchio), fornendoci note e traduzioni in italiano e inglese
Trovo questa pagina, Il canto politico in Italia: il caso de Il Galeone, frutto di una ricerca meticolosa di Giulia Pisu, e ve la sottopongo. Non per intero – se volete ve l'andate a leggere – ma in estratto, per quel che riguarda il testo originale di Belgrado Pedrini.
Come è noto, Il Galeone prende origine dalla poesia intitolata Schiavi! composta nel 1967 dal partigiano, anarchico carrarese Belgrado Pedrini (1913-1979) durante la detenzione nel carcere di Fossombrone. Il 5 ottobre 1974, sulla rivista carrarese Presenza anarchica, senza alcun titolo né nome di autore/trice, viene pubblicato il testo che poi diventerà quello de Il Galeone, un testo con consistenti variazioni rispetto all’originale di Pedrini. Lo stesso anno tale testo viene adattato musicalmente dalla cantautrice anarchica spezzina Paola Nicolazzi (1933-2014), che nel 1978 lo incide con il titolo Il Galeone, nel disco Quella... (continuer)
Sul sito del Coro Stelutis trovo una versione alquanto confusa, raccolta nel bolognese nel 1981. Confusa ed edulcorata, che l'esordio è per la voce di lui che accusa lei di averlo tradito, sicchè l'ha lasciata... Si perde poi l'origine militare del fedifrago... Niente a che vedere con la straziante versione della Bueno... Non credo di doverne riportare nemmeno il testo... Chi ha voglia, se lo vada a leggere.
Sono capitato per vie traverse su questa pagina, che meraviglia tutte queste traduzioni! Hey, a proposito di quella ungherese: il traduttore György Faludy non era mica uno qualsiasi ma un poeta di prima qualità, uno davvero tosto, a Toronto hanno addirittura costruito un parco commemorativo in suo onore di fronte a dove abitava, sentite qua come scriveva:
Impara questa mia poesia, perché
questo libro per quanto ti apparterrà?
Se è tuo, lo prenderanno in prestito,
a Hegyeshalom lo confischeranno,
nella biblioteca viene smarrito,
e se no: la sua carta è cosi scadente,
s’ingiallisce, si strappa, si rompe,
s’essicca, si gonfia, si dissolve,
prende fuoco spontaneamente,
ne bastano duecentoquaranta gradi –
cosa pensi, com’è rovente la città
mentre dal fuoco viene divorata?
Impara questa mia poesia.
Impara questa mia poesia, perché
presto non ci saranno più libri,
niente più rime... (continuer)
Che considero, da sempre, come una grande montatura, organizzata in un particolare momento storico, da soggetti interessati a creare storie in grado di "distrarre" l'attenzione delle persone.
Ho conosciuto il cane Fido e, soprattutto, le persone che hanno vissuto intorno a lui, in quel gruppetto di case, tutte appiccicate insieme, su un cocuzzolo di una delle stradine di campagna che portano a Luco.
Non discuto sul fatto che Fido si sia abituato ad accompagnare e ad andare a riprendere il padrone alla fermata della corriera, al centro del paese di Luco, distante circa 700m dalla sua abitazione e che, al momento della scomparsa del padrone, abbia iniziato a ripetere i suoi viaggi, sperando di vederlo ritornare.
Contesto il fatto che abbia continuato, per tutto quel tempo che gli viene attribuito, a fare... (continuer)