Un'altra perdita grave, sono stato a casa sua a Madrid, in Av. Ciudad de Barcelona tanti anni fa, nel 1988 e abbiamo chiacchierato a vermouth (come si scrive in francese) e pasticcini, mi ha regalato un disco portentoso da titolo significativo "Choca la mano!" ma ricordo di averla trovata già allora molto provata. Ho tradotto in italiano e cercato di divulgare tante sue canzoni, conservo le sue lettere ma quel che provo oggi è solo una enorme tristezza!!!
Due parole del traduttore. La traduzione che segue non tenta neppure di striscio di essere "in versi" o qualcosa che pur di lontano gli rassomigli: è semplicemente un'interpretazione. Le note presenti esprimono, in massima parte, incertezze, dubbi e ipotesi.
LA BAMBINA CIECA (continuer)
3/9/2018 - 08:15
Grazie Rick,
ti faccio soltanto notare che secondo Internazionale questa canzone entra a pieno titolo nel filone delle canzoni legate alla primavera di Praga. Loro la propongono nell'esecuzione di Hana Ulrychová & The Bluesmen. Così, di consequenza, credo che la tua interpretazione in quel senso sia al cento per cento azzeccata.
Stanislava (La Santa! :) lo saprebbe sicuramente meglio, ma secondo me la tua ipotesi su Giùsquiamo nero, per quanto attraente, sia però fuoriviante. Fai caso che interno di un fiore di papavero è nero e una bambina può pure immaginera che siano tanti cavalieri neri su cavalli neri circondati di grandi petali rossi. La cultura popolare ceca (e non solo) ha usato spesso il fiore di papavero come un simbolo nelle fiabe e racconti vari. Giùsquiamo nero, molto meno appariscente e meno comune non faceva parte della diffusa tradizione orale.
Anche se non è vero che sia così raro. È una pianta che cresce spesso in zone ruderali, vicino agli cantieri, per esempio, ma non la trovi mai nelle quantità di papavero campestre mezza i cereali. Solo pochi esemplari, ma un anno ci sono e un altro anno chi sa dove si spostano. E poi, certo, per una bambina bendata tutti i fiori sono neri.
d’après la version italienne de Riccardo Venturi – LA BAMBINA CIECA – 2018
d’une chanson tchèque – Nevidomá dívka – Karel Kryl – 1969
Album : Bratříčku, zavírej vrátka
1969, LP, Panton, ČSSR
De l’album et de la chanson « Bratříčku, zavírej vrátka », on a déjà beaucoup parlé : c’est le premier album publié par Karel Kryl, en 1969, peu après l’invasion d’août 1968, très peu après le geste de Jan Palach, et juste avant que l’auteur-compositeur ne fuie en Allemagne. Il y était allé pour participer à un festival à Dommershausen, en Rhénanie, mais il savait que, s’il rentrait en Tchécoslovaquie, il serait arrêté. Je suis convaincu que, sans « La Fille aveugle », on ne peut pas avoir une idée complète de cet album, d’autant plus si on accepte mon impression personnelle : à savoir que, derrière l’image, ou le tableau, de la fille aveugle qui joue calmement dans le pré, se cache une délicate métaphore... (continuer)
Dilectissime Christophore Corvine, per quanto riguarda i papaveri, neri o rossi che siano, hai certamente ragione; aggiungo che le metafore e gli usi del papavero nella cosiddetta "cultura popolare" sono diffusi un po' dappertutto, e non solo in quella ceca: il "fiore del sonno" sembra quasi fatto apposta per essere catturato dall'immaginazione e per diventare un simbolo (tanto è vero che lo è diventato, ad esempio, come "fiore contro la guerra" o come simbolo dei soldati morti in guerra, si veda l'apposito percorso di questo sito). Ciononostante, e con tutte le precisazioni del caso, nella mia traduzione, o qualunque cosa essa sia, mi tengo il giùsquiamo nero. Io, lo ribadisco, una pianta velenosa ce la devo infilare sempre, e sarei capace di preparare certe insalatine che te le raccomando, altro che "minestroni".
La conosci, ad esempio, questa? E' l' Aconitum napellus, una piantina molto... (continuer)
Ciao Riccardo, come sempre c’è poco da aggiungere alla tua traduzione. Sul primo punto sono d’accordo con te, anche per me “popsaná zídka” è un muretto con delle scritte sopra, non un muretto descritto da qualcuno, anche se dal punto di vista grammaticale non c’è differenza. Resta sempre un verso un po’ ambiguo, con questi “anniversari famosi”, ma potrebbe essere anche una trasformazione poetica della parola “výrok”, enunciato, tesi, espressione, che per fare la rima è andata a sovrapporsi alla parola výročí (cioè výročích invece di výrocích), e il “famoso” gli darebbe un tocco di ironia. Insomma anche per me l’immagine è quella di un muretto di mattoni su cui da sempre trovi le varie “notizie importanti”.
Poi c’è tutta quella storia dei papaveri neri o giusquiami che siano. Non lo so ma qualcosa mi dice che è proprio questo il verso chiave per l’interpretazione della canzone. Ho letto la... (continuer)
Un articolo pubblicato sul più letto quotidiano croato ha sminuito le atrocità commesse nel campo di concentramento di Jasenovac, nel tentativo di riabilitare il regime ustascia della Seconda guerra mondiale e negare la sua complicità nell’Olocausto.
Io credo che 'se vottn 'e lanze' disignifichi "si buttano di lancia", utilizzando la metafora della lancia per indicare l'organo sessuale maschile.
Lanza non viene più utilizzato come vocabolo, ma in napoletano antico significava lancia. Girarsi è s'avutà,e spiaggia si dice rena non lanza in napoletano.
Inoltre nanninella è il diminutivo di anna non di giovanna.
Ah, maintenant je comprends. Ah ça ira, ça ira....tous les bourgeois on les pendra. La rose a aussi toujours représenté La Mère de Dieu. Donc, c'est Marie mère de Gésu.
3/9/2018 - 21:55
Pourquoi pas ? Marie Mère de Dieu, la République ? Le syncrétisme est une belle discipline, mais de là, à faire de Marianne, celle avec ses seins à l'air et son drapeau, la Marie Mère de Dieu faut avoir fumé plus que l'Etna.
La République, mère de Dieu ? Pauvre Marianne, elle a déjà bien assez à faire avec ses cinq enfants.
Donc, résumons : Marianne, c'est la République française et en 1972, De Gaulle était mort, on était en plein pompidolisme - Pompidou regnans et en effet, elle avait du mal à reconnaître son Cinquième enfant, dit La Cinquième, toujours en vie.
Tant qu'à rester dans la mythologie, disons que selon la chanson, elle se préférait dans sa version d'origine, millésimée 1789.
Bof ! Moi, ce que j'en dis, c'est juste pour faire avancer la chose...
quelli che si spacciano garanti della democrazia garantisti della libertà non sono che guerrafondai e dove ci sono degli interessi propri anche se fuori dai confini nazionali non ci pensano due volte a dichiarare guerra a paesi il più delle volte poveri. La storia ci insegna che la grandezza di una nazione il più delle volte è sporca di sangue.
Spero che una critica sia accolta. Della versione più famosa del IL SIRIO ho sempre detestato il finale, che veniva cantato in tono di scherno (?!): "E fra loro - lerì- un vescovo c'era - lerà - dando a tutti - lerì - la sua benedizion"... Spuntano dei lerì lerà totalmente immotivati; evidente presa in giro del vescovo e della benedizione... Come ascoltatrice e come musicologa contesto questa strumentalizzazione della disgrazia e della bella canzone, che ne esce rovinata.
Carissima Marina Valmaggi, sempre che sia tu l'autrice del commento critico (che ci è pervenuto anonimo e che abbiamo comunque pubblicato), permettici prima di tutto di dire che il diritto di critica è sacrosanto, e che non siamo certo adusi a conculcarlo ancorché rivolto verso un componimento popolare. La cosiddetta “Musa popolare”, come senz'altro ben saprai, non si cura granché dei riempitivi che debbono adattarsi alle melodie e alla struttura del verso in musica, tanto più che la quasi totalità delle melodie sulle quali sono cantati tali componimenti è di derivazione precedente, che va a formare come un sostrato nel quale, sovente, trasmigrano anche i “lerì lerà”, i “trallallà” o quant'altro. Ferma restando la tua critica, in tutta sincerità non crediamo che si tratti affatto di una forma di scherno, di presa in giro o quant'altro; se ti qualifichi come musicologa, dovrebbe peraltro trattarsi... (continuer)
Beh, come sai, nel nostro "Minestrone" abbiamo anche un nutrito percorso dedicato alle più antiche; questa canzone potrebbe formare il primo mattoncino per il percorso "le più future" :-) Scritta da Gualtiero Bertelli, androide veneziano del 40° secolo, che se il suo antenato del 21° secolo mi legge mi manda in kiülo seduta stante...
Assolutamente sí. Anzi, non solo ho provveduto a specificare il Patwah per questa canzone, ma per tutte le altre di LKW presenti nel sito (a parte una redatta in inglese standard). Sto anche scrivendo una introduzione. Gioncùjen per la segnalazione comunque!
Soldado no, la interpretazione di Francisco "Paco" Curto
Nell'album storico "La guerra civil Española" (2010). Presente anche nel doppio CD "Spagna 1936 - Un sogno che resiste", Istituto Ernesto De Martino, Sesto Fiorentino, 2017.
1z. Ásgeir Ingvarsson's Icelandic version