Capolavoro assoluto che dovrebbe essere insegnato e divulgato nelle scuole. Ho avuto la fortuna di incontrare PH e i Van der graaf quando avevo 15 anni...e non li ho più lasciati...
Leggo sul programma di sala dello spettacolo “Tutto ciò che mi resta. Il miracolo della musica composta nel lager”, concerto per il Giorno della Memoria tenutosi all’Auditorium Parco della Musica di Roma il 26 gennaio 2015, a cura di Viviana Kasam e Marilena Citelli Francese, che David Beyglman scrisse anche la versione in lingua romaní del suo “Tsigaynerlid”. Anzi, si ipotizza che “Romani Džili” – questo il titolo della versione – fosse una melodia originale dei Roma polacchi alla quale Beyglman si ispiro nella stesura del “Tsigaynerlid” in Yiddish.
Trovo il testo – con lievi difformità grafiche – anche in questo scritto dal titolo “The Pariah Syndrome. German Treatment of Gypsies in the Twentieth Century”
Credo proprio che la traduzione italiana di Riccardo sia stata utilizzata nel programma di sala dello spettacolo “Tutto ciò che mi resta. Il miracolo della musica composta nel lager”, concerto per il Giorno della Memoria tenutosi all’Auditorium Parco della Musica di Roma il 26 gennaio 2015, a cura di Viviana Kasam e Marilena Citelli Francese...
Caro Riccardo, chiedo come al solito il tuo aiuto, anche perché ho perso le preziose indicazioni che a suo tempo mi desti per correggere al meglio i testi in Yiddish traslitterato.
Grazie
Saluti
È noto che il Terzo Reich, nella sua propaganda antisemita di discriminazione e persecuzione della popolazione ebraica d’Europa, abbia utilizzato numeri, date e simboli pertinenti l’ebraismo per denigrarne cultura, storia, tradizione.
La Kristallnacht, la famigerata Notte dei Cristalli durante la quale migliaia di ebrei tedeschi furono arrestati e deportati in Campi di lavori forzati (vennero distrutte le vetrine dei loro negozi, incendiate sinagoghe, uccise 91 persone) cadde la notte del 9 novembre 1938, ossia il 9 del penultimo mese dell’anno civile, data non affatto casuale perché il 9 di Av ossia il 9 del penultimo mese del calendario ebraico (Tisha beAv) cade il ricordo delle peggiori tragedie accadute al popolo ebraico (distruzione del primo e secondo Tempio, Beitar rasa al suolo, la caduta di Masada, cacciata degli ebrei dalla Spagna); le camere... (continuer)
Questa canzone fu inoltre utilizzata come apertura del concerto al Fuori Orario del 2006 in cui i Modena City Ramblers presentavano i nuovi cantanti Davide "Dudu" Morandi e Elisabetta "Betty" Vezzani
Sabato 16 luglio si è spento mio suocero Vincenzo Resio, capo squadra di Renzo Cesale, partigiano di Castellino, medaglia al valore militare per azioni partigiane.
Per me è stato un onore ed un privilegio condivere un pezzo di vita con lui
Maurizio Vanni 20/7/2016 - 16:04
Saluto Maurizio Vanni e gli porgo le mie condoglianze per la scomparsa del suocero Vincenzo Resio, partigiano della Brigata Castellino e braccio destro del suo comandante, Renzo Cesale.
A questo punto chiederei nuovamente agli Admins di sostituire il primo verso con "Al comando di Renzino".
Un mio personale discrimine, specie nelle giornate in cui mi alzo di cattivo umore, è quello tra chi c'era e chi no.
Eri a Genova? Bene.
Gli altri, la patente di esseri umani devono meritarsela.
Io non sto con Oriana 20/7/2016 - 13:40
fra l'altro mi pare che la traduzione spagnola faccia abbastanza pena. Se il nostro nuovo collaboratore Santiago oppure Gustavo vogliono proporne una migliore...
Con la precisazione che alcuni la patente se l'erano già presa a marzo in quel di Napoli, prova generale della "macelleria messicana" che poi fu messa in atto a Genova.
Io a Genova c'ero... Non credo di essere per questo più umano di altri che no, lo trovo abbastanza presuntuoso, però sono d'accordo con te: è stato un discrimine.
Dopo mi sono sempre sentito come un reduce, più disadattato di quanto già non fossi prima... Ecco, non più umano, ma ancora meno adatto a questa nostra realtà... Forse questo è proprio il risultato che volevano raggiungere... E l'hanno raggiunto anche grazie alla nostra ingenuità, disorganizzazione e divisione...
Ecco, io non volevo intervenire, perché capisco la rabbia: molti miei amici c'erano e mi hanno raccontato, e ho visto con i loro occhi. Ma io non c'ero, e non devo «giustificarmi» con nessuno per questo, nemmeno qui. Men che meno sentirmi «meno umano» – qualunque cosa voglia dire. Non voglio mancare di rispetto a nessuno, ma questo è.
Credo che l'intervento di Io non sto con Oriana non fosse rivolto a chi per varie ragioni non c'era (neanche io c'ero per la cronaca) ma dopo ha cercato di informarsi grazie a amici e compagni che hanno partecipato o alle numerose controinchieste, piuttosto contro coloro che ora pontificano dalle loro tastiere mentre all'epoca si godevano lo spettacolo ai telegiornali che, come dice giustamente questa canzone, avevano già i titoli pronti. D'altronde la storia si ripete: se avete preso per buone le "verità" della televisione...
In pratica tornai la sera del ventuno luglio dopo una giornata di cariche e lacrimogeni e precarie vie di fuga perché la gendarmeria arrivava dappertutto, e nei giorni seguenti incontrai praticamente ovunque vecchi conoscenti e anche amici di una vita che mi fecero chiaramente intendere di essere un po' seccati dal vedermi vivo.
Ho preso l'agenda e l'ho buttata nella carta da macero: si vedrà chi finirà peggio.
La crisi perdurante è stata in questo senso ricchissima di soddisfazioni perché di lorsignori non ce n'è stato uno che sia diventato astronauta alla Ferrari (e sì che da piccolo ci teneva tanto).
Mutui da pagare, licenziamenti, storie di corna, in-cre-di-bi-li riflussi in un ciarpame olistico di cui è persino umiliante riferire hanno contribuito non poco a rinsaldare il morale di chi aveva ragione allora ed ha ragione adesso.
Andate a pagare i debiti, cani, e poi via di corsa ad accendere la televisione che se il pargolo torna dall'asilo e non trova peppapìg e masciaeorso sono urli da tremare i vetri...
Io a Genova c'ero... e se non fossi stato sfinito, a 19 anni, dopo 2 giorni passati ad evitare cariche e lacrimogeni, e non mi fossi imbarcato su un treno speciale la notte del 21 luglio sarei finito a dormire alla Diaz, e forse la mia vita di oggi sarebbe ben diversa... ancora oggi il rumore degli elicotteri mi mette paura penso a quelli che sparavano lacrimogeni dall'alto.
Questa violenta testimonianza popolare contro la guerra del '15-'18 (nel momento in cui ci si rendeva conto che essa rispondeva solamente agli interessi nazionalistici borghesi) in realtà è stata raccolta dal Canzoniere Pisano nel 1967 da un contadino anonimo nelle campagne intorno a Pisa e il titolo corretto è: E ANCO AR MI MARITO.
Dodi registrò lo stesso canto pure dalla voce di Betta Ceccarelli che aveva sentito nella campagna di Arezzo. Il contadino non maledice l'innocente sole a cui si rivolge così direttamente, è un canto di ribellione generato probabilmente dopo la battitura del grano.