Per salutarlo nel momento della sua trasmigrazione nel Lautes Nichts, avrei probabilmente (e piuttosto banalmente) scelto la frase Nomina nuda tenemus; fortunatamente ci ha pensato, e chi altri, Roberto Saviano (ma dormirà mai, quello?!? Altro che Gaspard de la Nuit!). Ne scelgo allora due. La prima è sempre dal Nome della Rosa: In omnibus requiem quaesivi, et nusquam inveni nisi in angulo cum libro. Ho cercato la pace in ogni cosa, e non l'ho mai trovata da nessuna parte se non in un angolo con un libro. La seconda è da una sua "bustina di Minerva": I social networks hanno permesso di esprimersi a legioni di imbecilli. Poi, chiaramente, a fare i "coccodrilli" sono davvero pessimo. Mi fa però molto piacere averci qua dentro, in questo sito, una sua molecola; nonostante le cazzate da lui sparate sul TAV quasi all'undicesima ora. Di converso, si potrebbe dire quante... (continuer)
Riccardo Venturi 20/2/2016 - 05:33
Un grande uomo.
Nella sua ricca saggistica vorrei ricordare "Interpretation and Overinterpretation", Cambridge, Cambridge University Press, 1992, un libro molto utile per ogni traduttore.
Italian Version by Alessio Lega and i Malfattori
Italiensk version av Alessio Lega och i Malfattori
Dal CD allegato al volume: Never Forget Joe Hill / Glöm aldrig Joe Hill
di Rino de Michele e altri autori
Traduzioni di Paola Brolati, Sante Carbone, Marco De Michele, Riccardo Venturi, Jan Hammarlund
aParte Editore, Venezia Mestre, 2015
Alessio Lega (voce e chitarra acustica)
Guido Baldoni (organo, fisarmonica e glockenspiel)
con I Malfattori: Luca Guidi (percussioni), Nicola Zamagna (basso), Roberto Zamagna (chitarra elettrica).
Registrato e mixato presso Little Boxes studio a Sant'Arcangelo di Romagna
Joe Hill è un brano di Phil Ochs del 1968 costruito su una melodia tradizionale. La versione italiana è stata appositamente adattata da me e registrata nel 2014 col gruppo dei «Malfattori» di Sant'Arcangelo di Romagna per questa pubblicazione.
Joe Hill chi ha comprato questa pubblicazione... (continuer)
La versione inglese di Dennis Criteser [2014]
Dal blog Fabrizio De André in English
"Fiume Sand Creek" is based on the Civil War massacre of a peaceful village of Cheyenne and Arapaho native Americans by a bloodthirsty U.S. Army Colonel despite the fact that the assailants raised both the American flag and white flags of truce. Two company commanders refused to participate, one of whom, Capt. Silas Soule, testified to the Army about the carnage. In a letter to his former commanding officer he wrote: "I refused to fire, and swore that none but a coward would, for by this time hundreds of women and children were coming towards us, and getting on their knees for mercy. I tell you Ned it was hard to see little children on their knees have their brains beat out by men professing to be civilized."
The album Fabrizio De André is better known as L'indiano... (continuer)
The album begins with sailors returning to Genoa, strolling back to their familiar homes on the cobbled paths that lead to and from the sea. ("Sweet and sour 'hare-of-the-tiles' pie" is actually cat pie, cats being referred to as roof bunnies.)Creuza de mä received both critical and popular acclaim upon its release. David Byrne told Rolling Stone that Creuza de mä was one of the ten most important works of the Eighties. The album grew out of a deep collaboration between Mauro Pagani, founding member of PFM, and De André. Pagani had been studying Mediterranean musics - Balkan, Greek, Turkish - and De André suggested that they make a Mediterranean album together, partly as an act of identity and a declaration of independence from the strains of Anglo-American music that were then dominant: rock, pop and electronic music. De André once stated that "music... (continuer)
COBBLED SEA PATH (continuer)
envoyé par Riccardo Venturi 20/2/2016 - 07:35
Mi viene da pensare che "Creuza de mä" abbia quanto meno qualche eco della più celebre descrizione di una creuza de mä, di una crosa a mare appunto, fatta da un conterraneo di De André. Penso abbiate capito che mi riferisco a Meriggiare pallido e assorto di Eugenio Montale (Ossi di Seppia, scritta attorno al 1916):
Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d'orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.
Nelle crepe dei suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch'ora si rompono ed ora s'intrecciano
a sommo di minuscole biche.
Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.
E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com'è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.
È sintomatico per questo sito che ci si trova una o due murder ballads in inglese, e quelle vanno bene perché sono belle (se capisce), ma per inserire qualche cosa in italiano o in polacco si fa una fatica immane. Che vi devo dì, la filoamericanità, o chiamatye la pure una certa anglomania pare codificata nei nostri DNA, oramai (che guai!), salutai.
Per salutarlo nel momento della sua trasmigrazione nel Lautes Nichts, avrei probabilmente (e piuttosto banalmente) scelto la frase Nomina nuda tenemus; fortunatamente ci ha pensato, e chi altri, Roberto Saviano (ma dormirà mai, quello?!? Altro che Gaspard de la Nuit!). Ne scelgo allora due. La prima è sempre dal Nome della Rosa: In omnibus requiem quaesivi, et nusquam inveni nisi in angulo cum libro. Ho cercato la pace in ogni cosa, e non l'ho mai trovata da nessuna parte se non in un angolo con un libro. La seconda è da una sua "bustina di Minerva": I social networks hanno permesso di esprimersi a legioni di imbecilli. Poi, chiaramente, a fare i "coccodrilli" sono davvero pessimo. Mi fa però molto piacere averci qua dentro, in questo sito, una sua molecola; nonostante le cazzate da lui sparate sul TAV quasi all'undicesima ora. Di converso, si potrebbe dire quante... (continuer)