Pochi lo fanno notare ma il verso "Sei stato lo prim'ammore" seguito da " lo primo e l'ultimo sarai per me" sottintende il timore - quasi la consapevolezza, data l'alta percentuale di caduti al fronte della guerra 15-18 - che la morte impedirà comunque un'altra relazione amorosa.
Per una ricostruzione precisa dell’eccidio di Scalvaia rimando al sito di Radio Maremma Rossa, dove è presente la trascrizione di “Infamia e Gloria in terra di Siena durante il Nazifascismo” di Smeraldo Amidei, piccolo volume che ripercorre la storia dei martiri di Scalvaia, scritto poco dopo lo svolgimento dei fatti da un appartenente alla stessa formazione partigiana.
Da quella lunga testimonianza traggo alcuni stralci che mi paiono significativi:
La versione fascista dell’eccidio di Scalvaia
Nel giornale ‘La Nazione’ del 19-20 marzo 1944 esiste un trafiletto portante il titolo “Banda di ribelli distrutta presso Monticiano”.
Eccone il testo originale:
“Nei giorni scorsi in collaborazione con i militi della G.N.R. della Legione di Grosseto, i militi della G.N.R. di Siena accerchiavano il bosco di Poggio al Carpino, presso Monticiano, stringendo gradatamente la zona in una morsa di... (continuer)
Bernart Bartleby 27/8/2015 - 11:26
L’eccidio di Scalvaia e le sue conseguenze ricostruite in una sintetica ma bella scheda a cura di Irene Raspollini (ricercatrice ed artista senese) per l’Ecomuseo della Val di Merse.
Fu nei boschi del Monte Quoio, nel 1943, che il primo nucleo della Brigata Garibaldi “Spartaco Lavagnini” cominciò ad assembrarsi: vicina alle strade verso Siena e la Maremma e ricca di boschi in cui nascondersi, la zona offriva, oltre che una posizione strategica, anche la protezione necessaria.
Nel marzo del 1944 venne istituito un distaccamento permanente di brigata, chiamato “Fil di Ferro”, nel poggio di Fogari. I partigiani del distaccamento, che era comandato dal monticianese Roberto Galli (detto “Franco”), assaltarono la macchina del capo della Provincia di Grosseto nei pressi di Scalvaia. L’attentato si concluse con l’uccisione del milite fascista Poerio Neri e il ferimento del commerciante monticianese... (continuer)
Una cosa curiosa: mi sono ricordata di aver trovato una traduzioine italiana di "Gracias a la vida" nel libro dei canti di una parrocchia marchigiana, neppure di quelle ispirate al Concilio Vaticano Secondo. Anche la mia amica di Roma si ricorda di averla cantata in chiesa. Mahhh.....
Il secondo esempio che darò è più recente. Premetto che negli anni della prima guerra mondiale una enorme quantità di soldati, che erano poi dei contadini reclutati in tutte le regioni italiane, fu ammassata nelle trincee. Lì non soltanto cominciò ad instaurarsi una comunicazione sovradialettale, resa necessaria dalla loro diversa provenienza (e questa è l'origine del così detto “italiano popolare”, ma il patrimonio culturale dei contadini-soldati attraversò enormi mutazioni. Molte canzoni si trasformarono, si adattarono alla nuova situazione, furono tradotte in italiano. Esse passarono al repertorio alpino diffuso in tutta l'Italia settentrionale, e poi al repertorio da osteria. Modificazioni notevoli subì anche il canto “La sposa morta”. Nella versione cantata dai fanti e dagli alpini c'è ancora il motivo del funerale e del bacio, ma il contesto è diverso; protagonista non è più un giovane... (continuer)
Attenti al lupo non è di Dalla ma di Ron, e Canzone è di Samuele Bersani. Perché Lucio Dalla sapeva riconoscere il buono e l'interessante anche negli altri. Infatti sono stati due successi, ma tu non lo puoi sapere perché chi dice che Dalla era in declino, di musica non capisce un granché! Scusa, ma i giudizi dati alla viva al parroco mi sono insopportabili!
Marghe 27/8/2015 - 08:28
Scusa Marghe, cosa c'entra? Anche Piazza Grande e' scritta insieme a Ron (nonché da Gianfranco Baldazzi e Sergio Bardotti per il testo) ma nessuno si sognerebbe di dire che sia una canzone di Ron o di Bardotti... Le due canzoni che citi sono anche delle canzoncine orecchiabili e ballabili, ma sentirle cantare dalla voce di chi interpretava Anidride Solforosa, Le parole incrociate, ma anche Il cucciolo Alfredo è secondo me davvero un declino incredibile.
D'altra parte non sono l'unico a dirlo, per esempio Fabretti su Onda Rock scrive:
Quando però Dalla decide di imbarcarsi nel tour col vecchio amico Gianni Morandi, campione della canzonetta italiana (Dalla/Morandi, 1988), si intuisce che il suo passato è definitivamente sepolto. Ormai più showman che cantautore, il cantastorie degli anni 70 rischia di trasformarsi rapidamente in macchietta. Cosa che puntualmente avviene qualche mese dopo,... (continuer)
Credo che il comunismo in Russia nacque già morto. Ti sei posto mai la domanda, Leonardo, come mai nel 1919 subito dopo la prima grande guerra, i polacchi con tutte le sue tradizioni rivoluzionarie, indipendentiste e libertarie, e con un forte movimento socialista operaio presente sul territorio, si sono comunque mobilitati in massa per diffendersi dall'invasione russa. Vedi, io, da polacco che sono, ogni tanto me la devo porgere. Brodski lo sottolineava sempre che tutto sommato ha avuto più culo degli altri a uscirne fuori sano e salvo.
Un saluto caloroso.
Un giorno inevitabilmente il sole contemplerà la ruggine degli inutili cannoni. C'è stato un tempo in cui è vissuto chi ha creduto che ciò fosse possibile prima dell'estinzione dell'umanità.
Guido io vorrei che tu, tuo padre ed io
fossimo presi per incantamento
e messi a chiacchierare controvento
per un progetto nostro, vostro, mio
io mi ricordo, ti sei avvicinato
e detto m’hai “grazie per Zolletta”
ed io sentii nel cuore mio una stretta
che s’è addolcita quando abbian suonato
e se nei primi tempi io mi dicevo
chissà com’è ‘sto figlio del Baldoni
che mi era caro, e se ci penso rido
ora mi chiedo, mentre mangio o bevo
mentre scherziamo o mentre provo i suoni
chissà com’era ‘sto papà del Guido?
Segnaliamo sul blog Sullo stato di mente di Giovanni Passanante una sintesi e parziale trascrizione - a cura di Maria Cristina Costantini - della perizia psichiatrica cui fu sottoposto Passannante.
A questo punto, prima di contribuire altre versioni della canzone, un doveroso omaggio alle “donne guerriere” per antonomasia, le contemporanee “peshmerga” curde, che si danno da fare come pochi altri contro i cani rabbiosi dello Stato Islamico.
Ed io spero che siano loro, le donne, a far cessare tutte le guerre…
Nel ritornello – e conseguentemente nel titolo - a “All Over” si sostituisce “Well Over”.
Viene tralasciata tutta la parte finale della prima versione, quella dedicata al travisamento della ragazza.
Talora il titolo attribuito al brano è “Down In The Meadows Where The Violets Are Blue”
La versione di Helen Hockenhull (folk singer che porta il cognome di un paese del Cheshire) nel disco dei Muckram Wakes (Watson & Adams) intitolato “Warbles, Jangles and Reeds” (1980)
Il testo è praticamento identico a quello più recentemente interpretato da Eliza Carthy