Dunque, per risponderti, caro Bernart, direi innanzitutto che avevi visto giusto nei versi da te citati, e quindi la canzone ci sta bene. Ma non soltanto per quello; si tratta di una canzone simpaticamente apocalittica e, con tutta evidenza, dal tasso alcoolico non indifferente (per tutto il testo, Bardill non fa che dire che gli piace il vino e alla fine se ne fa versare un'intera e immensa tazzata svizzera). Il risultato è che ne viene fuori una specie, mettiamola così, di "Amico fragile" elvetica: un lungo monologo interiore, dai versi spezzati assai, dalle immagini spesso flascianti e roboanti, e qualche trovata geniale tipo la "bilderbarca". Da considerare anche l'anno in cui è stata scritta: il fatidico 1989, l'anno in cui il mondo cambiò e, da un mondo di merda, divenne un mondo di stramerda capitalistica. Insomma, è un testo che esprime inquietudine, e per l'inquietudine cosa c'è... (continuer)
Da abbinare con la recente "premier" della traduzione ricardiana di "A ballade of the Scottysshe Kynge" (1513).
Il punto di vista degli sconfitti, per così dire.
Salud
Krzysiek 13/11/2015 - 19:51
Bernart, ovviamente, scusate la svista ma mi è uscito qualcosa tipo Bern Hard :)
Come sempre Alessio è bene informato! A sostenerlo Alan Lomax, forse il primo che registrò il canto. Nella versione registrata nel 1954 a Calimera la seconda strofa dice "passa lu duca e te manda alla ruvina", poi "passa lu duca e te lu tira tuttu". Credo che all'epoca più espliciti di così non si potesse essere...
John Skelton : A ballade of the Scottysshe Kynge (1513)
Adesso esistono gli Instant books; un tempo esistevano le Instant ballads. La battaglia di Flodden (9 settembre 1513) si era praticamente appena conclusa, che già John Skelton (1460-1529) si era già messo all'opera per scrivere A ballade of the Schottysshe Kynge, che celebra, in modo apertamente satirico e derisorio verso gli scozzesi, la vittoria inglese. La ballata di Skelton è celebre anche per essere, come accennato nell'introduzione, la più antica Broadside ballad che ci sia pervenuta (un particolare del foglio volante è qui riprodotto): un genere, quello delle ballate "giornalistiche" vendute per mezzo penny agli angoli delle strade, che avrà fortuna fino ai primi anni del XX secolo (venditori di broadsides compaiono nelle strade di Dublino descritte nell'Ulisse di James Joyce, che si svolge interamente il 16 giugno 1904). A ballade... (continuer)
Caro Bartleby, ma me lo sono sognato io o c'era in approvazione anche Kyrie Eleison, di Linard Bardillus? Non la vedo più, però. E' stata cancellata per sbaglio o me la sono davvero immaginata?....
Riccardo Venturi 12/11/2015 - 11:50
C'era, c'era, ma il fato crudele ha voluto che la cancellaste voi e me la perdessi pur'io, causa blekaut che - per fortuna - non mi ha cimito la kiavetta ma i fails sì...
Caro Bartleby, mi duöle ün po' contraddirti, ma, in tetesko, "Sonntagskind" vuol dire proprio "nato di domenica". L'espressione significherebbe quindi: "Uno nato di domenica in un mondo senza domeniche", vale a dire uno unico, senza uguali, l' "ultimo rimasto" o qualcosa del genere. Da tenere presente che "Sonntagskind" vuol dire anche: "uno nato con la camicia". Grossen, enormen Salüten!
Però un po' "nato con la camicia" quel tipo era, almeno in qualche cosa. Era nato a Dresda, ad esempio; e nel 1945, invece che a Dresda era in Svizzera...
Lo sai che ci ho pensato pure io? E non è per nulla improbabile: Linard Bardill, tra l'altro scopritore e "raccattatore" letterale di Pippo Pollina in Svizzera (lo beccò mentre suonava per terra alla stazione di Zurigo, se non mi sbaglio), è perfettamente trilingue anche data la sua provenienza (romancio/tedesco/italiano, lo standard del cantone dei Grigioni). Che Linard Bardill conosca De André è, direi, una cosa francamente plausibilissima.
Non so se ancora vi può interessare, ma su Lorenzo Panepinto esiste un testo di Calogero Messina dal titolo "Il caso Panepinto" (Herbita, Palermo 1977).
Carina, anche i razzi carini
Karino, era il nome di un giovane stallone in una telenovella polacca degli anni settanta, credo, ecco, del 1974 https://pl.wikipedia.org/wiki/Karino
k 11/11/2015 - 23:52
La bellezza che bombarda... un concetto curioso... da fascisti proprio...
Traducziun italiana da Rischard Vantuair
Traduzione italiana di Riccardo Venturi
11 November / 11 novembre 2015
Due parole del traduttore. Piaciuta la "romancizzazione" del nome? Giuro, non lo fo più. Però è anche una specie di omaggio ai miei anni svizzeri, che si allontanano sempre di più e dei quali mi resta, tra le altre cose, un dizionario retoromanzo e proprio del "romantsch grischun". Non mi sta praticamente servendo a nulla, visto che queste canzoni non sono affatto in romantsch grischun; è una lingua che si può usare benissimo nei passaporti svizzeri, nei documenti ufficiali e nelle trattazioni grammaticali, ma a nessuno verrebbe mai in mente di scriverci una poesia o una canzone (come facesse Emil Schavut, non lo so).
MIO FIGLIO GRANDE (continuer)
11/11/2015 - 21:56
In margine. Come per tutte le canzoni in lingue diverse dal tudestg, il piddieffone di Linard Bardill riporta una versione in tedesco. Però, anche per questa canzone si tratta di una "Nachdichtung" che corrisponde solo in parte al testo in romancio. Non è che capisca molto questa cosa, a meno che il Bardillus non ricanti anche le canzoni in tedesco. Se qualcuno la vuole mettere, è avvertito; io non ce la metto. Le canzoni originali in tedesco ok, ma le "Nachdichtungen" no.
"Ho scritto questa canzone quando è morto Brezhnev. Stalin aveva fatto ammazzare più di 40 milioni di persone, ma dopo la sua morte ne restavano ancora a centinaia di migliaia nei Gulag. Nella follia della sanguinosa storia russa, Gorbaciov è per me, comunque, un grande portatore di speranza. E non mi piace unirmi al coro di quelli che sanno tutto e che hanno sempre saputo che la Russia non sarebbe adatta alla democrazia. Però gli abitanti di questo terzo del pianeta dovranno, nel più breve tempo possibile, realizzare azioni di sviluppo per le quali l'Europa occidentale ci ha messo secoli." - Linard Bardill
CHI SU E CHI GIU' (UNA COSINA SULLA MORTE DI BREZHNEV) (continuer)