Fai attenzione Bart: quando riporti nomi giapponesi e l'imposti tra gli autori, li devi arrovesciare. E' Kato Tokiko in giapponese, ma il cognome è Kato. Funziona come in ungherese, ma anche in questo caso da noi si dice András Weöres e non "Weöres András" come fanno in Ungheria. Sayonara e arigatò.
Penso di essere stato io a rovesciarlo quando ho rimesso a posto nome e cognome, perché iniziava con i caratteri giapponesi. Un'altra raccomandazione: mettere nome e cognome in trascrizione e dopo il cognome / e il nome in kanji (o katakana o quello che diavolo è)
Con questa pagina si inaugura anche il nuovo aspetto delle trascrizioni dei testi giapponesi, ottenute invariabilmente con l'ausilio di Google Translator. Le trascrizioni Google dal giapponese, dal cinese, dal coreano e dalle lingue indiane sono affidabii.
Senz'altro, a mio parere, l'ebreo Cohen si sarà riferito agli ebrei d'Europa, ma con Cohen si deve essere abituati a molti più piani. Il fatto stesso che questa canzone (straordinaria, ma può non essere straordinaria una canzone di Cohen?) presenti delle voci in arabo applica la questione, perfettamene, alla Palestina attuale. Vivere camuffati la propria vita passata, accanto alle tombe "al sicuro" dei propri cari e della propria cultura schiacciata dal vincitore: questo dice la canzone. Ed è, probabilmente, un concetto universale, globale in tempi di dominio planetario. Una lezione forte da parte del vecchio Leonard. Cavolo. Giù il cappello da parte di tutti.
… anche se – se proprio vogliamo parlare di Palestina – il buon vecchio ebreo Leonard Cohen c’ha avuto, come tutti i grandi, le sue belle contraddizioni:
Beh, diamogli almeno atto che si è scelta la meno peggio tra le guerre arabo-israeliane… Per lo meno nel 1973 lo Stato ebraico aveva subito, per una volta, una vera e propria aggressione su vasta scala da parte di Egitto e Siria… Voglio dire che il nemico era costituito da eserciti armati e non da miliziani coi kalashnikov o razzi-scoreggia e vecchi e donne e bambini inermi…
Io invece vorrei riportare una interessante considerazione di Leonard Cohen, da una sua intervista al Guardian:
"I think ideas are what you want to get rid of. I don't really like songs with ideas. They tend to become slogans," he told the Guardian's Dorian Lynskey earlier this year. "They tend to be on the right side of things: ecology or vegetarianism or antiwar. All these are wonderful ideas but I like to work on a song until those slogans, as wonderful as they are and as wholesome as the ideas they promote are, dissolve into deeper convictions of the heart."
Caro Bernart, questo è stato un uomo pieno di contraddizioni, in perenne ricerca di cosa fosse giusto e puro. Nei giorni del 1973 in cui cantava alle truppe israeliane "Lover, lover, lover" (che è dedicata ad entrambe le parti in conflitto) si chiedeva fondamentalmente se poteva trastullarsi con l'idea della Purezza Personale come condizione necessaria per adempiere al proprio Compito, esattamente la medesima domanda, eternamente senza risoluzione, che si era posto all'Avana nella primavera del 1961 quando al massimo della tensione con gli Stati Uniti era volato a Cuba, portando con sè il mito di una propria Guerra Civile e finendo arrestato dai militari di Castro a cui in continuazione ripeteva "Amistad del pueblo" (che oltre ad essere uno slogan rivoluzionario di Fidel era anche l'unica frase in spagnolo che lui conosceva).(E' tutto contenuto in Field Commander Cohen, comunque).
d'après la version italienne d'une
Chanson piémontaise – Il disertore – Cantovivo – 1979
La création populaire, dans ses moments les plus représentatifs tels les rites, les traditions liées aux cycles annuels, les danses, les ballades, exprime une inégalable capacité d'unir au sens de l'histoire une très riche dimension poétique, magique, imagine.
En présentant ce disque de chants, danses et ballades principalement piémontaises et occitanes, nous voulons reproposer l’esprit et les structures originaux de chaque musique, en intervenant dans une certaine mesure, dans le respect de la tradition populaire avec nos élaborations et nos arrangements.
« Le Déserteur » est une vieille ballade dont on connaît beaucoup de variantes surtout en Piémont et en France. Nous avons marié un texte piémontais à une musique de provenance française.
Comme pour la Ballade du volontaire (reproposée en italien... (continuer)
Nel percorrere le strade dei sogni, ci muoviamo in precario equilibrio tra speranza e disperazione,combattiamo sempre le stesse battaglie e conduciamo le medesime vite mediocri.