Chanson italienne - Tre passi nel delirio - Dugentodumila – 2002
Plus qu'une chanson, il s'agit d'une trilogie, ou bien de trois micro-chansons, dans lesquelles trois des membres du groupe interprètent les sensations qu'ils imaginent avoir été éprouvées tout au long de sa vie par le pilote qui lors de la seconde guerre mondiale a lâché la bombe atomique sur Hiroshima. La peur, quand il était dans l'avion, qui ne lui a pas laissé voir la gravité du geste, le remords qui commence à le tourmenter immédiatement comme un spectre, une fois rentré chez lui à la fin de la guerre et enfin la honte, pendant sa vieillesse qu’il masque avec orgueil et arrogance. Cette trilogie ne s'inspire pas de la biographie réelle du pilote, les auteurs prennent simplement appui sur cet événement pour faire surgir l'absurdité de la guerre.
Questa canzone di Leyb Rozental di Vilnius è sicuramente stata ispirata ad un brano precedente, “פּאַפּיראָסן” (Papirosn), di cui fu autore negli anni 20 Hermann Yablokoff (1903-1981), originario di Hrodna, oggi in Bielorussia, ed emigrato negli USA nel 1924. Personaggio molto noto nel teatro yiddish americano, alla fine della guerra Yablokoff fece molte tournée in Germania, Austria ed Italia per portare conforto ai rifugiati sopravvissuti alla Shoah.
Su di una melodia tradizionale bulgara.
Bernart Bartleby dubitava, e a ragione, che la traslitterazione da lui reperita fosse "correttissima". Infatti, si tratta della "solita" traslitterazione tedeschizzante, che impedirebbe una corretta ricostruzione del testo in caratteri ebraici. Indi per cui si è dovuto ricostruire anche la traslitterazione prima di procedere alla ritrascrizione in kvadratshrift. [RV]
Ho cominciato a rimettere la pagina e a ricostruire le parti mancanti del testo in alfabeto ebraico (nella pagina da te indicata sono date la prima strofa e le ultime due). La traduzione inglese è perfetta, forse ti ha un po'...dato da pensare perché è scritta veramente in un inglese arcaico ("I know not" e roba del genere) e solenne, ma ti assicuro che si tratta, anzi, di una lingua veramente sostenuta, "high-falutin" come si dice in inglese. Chi ha fatto la traduzione, la ha fatta in quel tipo di inglese ottocentesco che era normalmente usato nelle canzoni del movimento dei lavoratori (ad esempio anche nella versione inglese dell' Internazionale) e che era in gran parte ripreso dalle ballate popolari (le ballate da "broadsides", più erano destinate al popolino e più erano scritte in un inglese roboante); era una cosa normale in ogni lingua, si pensi solo ai canti operai e anarchici italiani... Qualche stranezza, casomai, c'è nel testo traslitterato: versi mancanti qua e là, le solite traslitterazioni tedeschizzanti...
Ora con la costruzione delle pagine yiddish stai sfiorando la perfezione, Bernart. Un'ultima cosetta: sui testi traslitterati non mettere più Yiddish (Traslitterato) impostando la lingua: metti solo "Yiddish", la lingua è sempre quella che sia traslitterata o meno (io comunque ho il sospetto che parecchi artisti più o meno klezmer, specialmente americani, l'alfabeto ebraico non lo sappiano nemmeno leggere). Così si evita, tra l'altro, che nella versione inglese del sito compaiano cose del tipo: Language: Yiddish (Traslitterato). Ci potrebbe essere qualche anglofono che si chiede che cosa mai sia questo misterioso "Traslitterato dialect" dello yiddish...
La "perfezione" non è merito mio ma delle pagine di Yidlid, che tu stesso dici siano ben fatte... Peccato solo che le canzoni non siano molte... Comunque sto scandagliando a fondo... Ciao!
Il sito "YIDLID - Chansons Yiddish" è veramente benemerito e fatto oltremodo bene; riporta regolarmente i testi in alfabeto ebraico (a volte quasi si tende a scordare che lo yiddish non si scrive con l'alfabeto latino...) e le trascrizioni sono fatte perfettamente e secondo i criteri YIVO. Ha un solo "difetto": è un sito di lingua francese. Indi per cui vi si trovano traslitterazioni alla francese come "Kichinev", "Irgoun Zvaï Leoumi" e persino "Likoud". Il francese è quella lingua dove bisogna scrivere "Lenine", "Pouchkine" e "Pougatchoff", che Iddio li stramaledica; quando vedo cose del genere divento un misogallo. Indi per cui mi sono permesso di riportare le franciosate di questa pagina a una sana traslitterazione internazionale.
Una traduzione condotta il più possibile alla lettera dal testo originale yiddish. Laddove necessario, sono state inserite delle note esplicative. Il nome della città è stato riportato nella sua forma russa, dato che è quello che ha dato la forma yiddish (Keshenev). Curiosamente, ma forse non è un caso, è molto simile al termine yiddish per "tasca", keshene, pure presente nel testo. [RV]
A proposito della foto, i colbacchi di pelliccia ostentati dai due potentoni mi pare mostrino - ma potrei sbagliarmi - anche l'ordine gerarchico e, quindi, alimentare che vige in natura e anche laddove l'essere umano, nei suoi consorzi, torna ad essere una bestia: da notarsi infatti che il copricapo sfoggiato da Vladimir è di pelliccia di lupo, mentre quello di Silvio sembra soltanto più ricco e imponente ma in realtà pare proprio essere di volpe...
Putin, il grande cacciatore, e Berlusca, la volpina che si ciba dei suoi avanzi..
ma che, ce lavete un bloc su Umberto Tozzi. So' cincue vorrte che manno la su canzone e me da error? scusate er spiazzameto
krzyś 16/2/2014 - 09:46
Ciao krzyś, c'era un bug nel codice (stiamo aggiornando alcune librerie) comunque le canzoni sono arrivate. Ora rifunziona tutto (spero). Comunque a un blocco su Umberto Tozzi ci potremmo pure pensare... ;)
Chiedo venia. Non si tratta di Umberto Tozzi bensì del cantante di nome Umberto Tabbi, un esponente del genere Italo Disco. Lascio agli amministratori la decisione di ospitare o meno il brano nel sito. Se dovesse rimanere bisognerebbe però cambiare l'attribuzione. Magari, accompagnata con un segno "Bleuuuh", ci potrebbe anche rimanere, visto che comunque si iscrive a sufficenza nel percorso su emigrazione? Che ne dite?
Secondo me questa invece rischia di diventare una pagina indimenticabile di questo sito: prima viene attribuita all'incolpevole Umberto Tozzi, poi scoviamo addirittura tale Umberto Tabbi e l' "Italo Disco". Trash allo stato puro. Si noti che, sulla copertina del disco con "Ciao Siciliano" c'è anche la canzone "Vuolo con te", voce del verbo "vuolare". Non saprei nemmeno dire se la canzone "ci può stare", l'ho letta e ascoltata e mi sento come illuminato. Sappiatelo! "Ciao Siciliano" diventerà una pietra miliare: l'immagine del povero emigrato cacciato via come Frank Sinatra e Dean Martin (ovvero Dino Paul Crocetti; in realtà era originario di Montesilvano, provincia di Pescara) e che torna in Mercedes con la mamma è basilare. Come non sentirmi partecipe, quando vado in giro con una macchina del genere?
Insomma, come dire? Ancora una volta bisognerà ringraziare Krzysiek Wrona, autentico fondatore... (continuer)
Grazie a Francesco Brazzale per il suo contributo storico; naturalmente nessuno di noi pensa che che occuparsi della Prima guerra mondiale significhi automaticamente essere un guerrafondaio; tutt'altro.
Mi dispiaceva parecchio che di questa "canzoncina" che parla di un'esemplare "casetta" e di una "famigliuola" operaia di Vilnius negli anni '20, non ci fosse una traduzione italiana; così mi ci sono messo con grande piacere, dal testo yiddish, cercando di rendere un po' il "flavour" dell'originale. La lingua yiddish, come si sa, ha un carattere di "umanità a stretto contatto" (leggasi: gli shtetl, i ghetti urbani...) assolutamente unico, espresso princcipalmente con l'uso spaventosamente intraducibile dei diminutivi. Bene potrebbe essere resa, una cosa del genere, nell'unica lingua che in questo gli si avvicina molto: il greco. Ce li vedrei bene qui, lo σπιτάκι e i παιδάκια con la μανούλα a prendere i poliziotti a sassate. Accidenti se ce li vedrei bene! Ma anche in italiano si può fare qualcosa. [RV]
La trascrizione del testo yiddish presenta qui delle lievi differenze rispetto a quella standard. Costante l'uso della ampersand (&) sia nella parte yiddish che in quella inglese. Il testo è stato comunque qui lasciato così com'è. [RV]
La qui presente (e bella) versione di Flavio Poltronieri presentava "Avrelm" al posto di "Avreml" (o "Avreyml", come si traslittera in base ai criteri YIVO; ma la pronuncia effettiva è "Avréml" con la "e" chiusa"). La cosa è stata corretta Si ricorda che "Avreml/Avreyml" è la forma diminutiva del nome "Avrom", vale a dire "Abramo": corrisponde quindi a qualcosa come "Abramuccio", "Abramino" o roba del genere. [RV]
Per Bernart Bartleby: Ho cominciato a dare un'occhiata a questa pagina. Il testo in alfabeto ebraico mi sembra perfetto, casomai c'è qualche lieve imperfezione nella traslitterazione e in qualche traduzione (a livello di errori di digitazione, come "Avrelm" per "Avreml" o "Avreyml"). Comunque ora mi ci dedico. Ti potrei chiedere un favore? Quando inserisci una canzone in yiddish, non riportare la traslitterazione in caratteri latini a fianco del titolo in caratteri ebraici. La traslitterazione sta sopra le note autoriali (come accade per le canzoni in alfabeto greco, cirillico ecc.). Salud!
Data un'occhiata migliore e confermo che il testo in alfabeto ebraico è perfetto. Anche la traslitterazione lo è, e secondo i criteri YIVO: sembrava avere però degli strani problemi di interspazi, con parole intere che sono state separate ("aroysget r ibn" per "aroysgetribn", "har ts" per "harts", "b in" per "bin" ecc.). La cosa è stata ovviamente corretta con un avvertimento. (NB: Ho appena letto della copiatura da un PDF, e che la cosa è probabilmente dovuta a questo).
Colgo l'occasione per ricordare che Flavio Poltronieri, che da qualche tempo abbiamo la fortuna di annoverare tra i nostri contributori, è un importante autore di testi e traduttore. Veronese, lavora spesso assieme a Marco Ongaro; è autore, ad esempio, di traduzioni da Leonard Cohen. Naturalmente, se lo desidera, Flavio può integrare a suo piacimento queste brevissime note biografiche; per l'intanto ci limitiamo a ringraziarlo parecchio per i suoi contributi.
Tanto per capire a cosa sono serviti i totalitarismi vari in queste parti d'Europa. Non conoscevo questo cognome e ne sono venuto a conoscenza solo oggi, grazie ad un mio insegnante, un siciliano di Catania. Questa volte gli devo dare ragione, ha detto che non esiste un monumento, neanche una strada o una misera piazzetta dedicata ad Albert Sabin in Polonia; infatti, ho controllato, manco a Białystok, dove naque:
...con tanti monumenti ai macellai di diversa provenienza, questo fatto parla da sé. C'è qualche coleggio a Sao Paolo in Brasile che porta il suo nome. Di canzoni non ne ho trovato nessuna. Così va il mondo...pazienza.
Krzysiek Wrona 15/2/2014 - 23:17
Il testo traslitterato.
Rispetto alla traslitterazione data nel sito della cantante Heather Klein, la presente traslitterazione è stata rifatta secondo i criteri YIVO tassativi in questo sito. La traslitterazione della Klein li segue in generale, lasciandosi però andare spesso alla traslitterazione tedeschizzante ("tochter", "nacht", "shmeychlt"). [RV]
E se il testo in alfabeto ebraico non si trova, pazienza; ci si mette da una parte e si ritrascrive basandosi sulla traslitterazione. La quale, in questo caso, va detto, non era ben fatta; anch'essa è stata sottoposta ad una revisione in quanto "tedeschizzante" in alcuni punti. Devo ribadire la mia totale antipatia verso lo yiddish traslitterato secondo la grafia del tedesco standard, e per motivi più che ovvi. Tra le altre cose, il titolo in alfabeto ebraico com'era stato qui riprodotto in origine (פֿרהלעס פּאָררעט) è sbagliato, manca una ט; così come stato messo sarebbe "porret", non "portret". Anche questa cosa è stata corretta. Questo certamente non per fare degli appunti a chi ha inserito questa canzone e si è limitato a riprodurre quel che ha trovato, ma per far notare la sciatteria estrema sia nei libretti degli album, sia nei vari siti di testi.
Shifre era la figlia maggiore di Mordechai Gebirtig. Allo scoppio della guerra Shifre viveva a Lwów (Lviv, Leopoli, oggi in Ucraina) allora capitale di uno dei voivodati in cui era divisa la Polonia. Nel 1939 la regione finì sotto controllo sovietico in seguito all’accordo di spartizione siglato coi nazisti, il patto Molotov–Ribbentrop.
A dispetto dell’ottimismo che ancora traspare in questi versi, Mordechai Gebirtig e sua figlia non si sarebbero mai più rivisti: lei morì nel 1941, uccisa in uno scontro a fuoco tra tedeschi e sovietici; lui venne ucciso, insieme alla moglie, dai nazisti il 4 giugno del 1942, durante una delle fasi preliminari alla liquidazione del ghetto di Cracovia...
In margine: il nome femminile qui espresso come Shifre (nella sua forma diminutiva, Shifrele) è, nella forma biblica, Shifra (שִׁפְרָה). Nella Bibbia, Shifra era una delle levatrici che sfidarono, ai tempi della cattività egiziana degli Ebrei, il decreto del Faraone e continuarono a far nascere bambini in Egitto e a mantenerli in vita.