Chiedo venia. Non si tratta di Umberto Tozzi bensì del cantante di nome Umberto Tabbi, un esponente del genere Italo Disco. Lascio agli amministratori la decisione di ospitare o meno il brano nel sito. Se dovesse rimanere bisognerebbe però cambiare l'attribuzione. Magari, accompagnata con un segno "Bleuuuh", ci potrebbe anche rimanere, visto che comunque si iscrive a sufficenza nel percorso su emigrazione? Che ne dite?
krzyś 16/2/2014 - 22:56
Secondo me questa invece rischia di diventare una pagina indimenticabile di questo sito: prima viene attribuita all'incolpevole Umberto Tozzi, poi scoviamo addirittura tale Umberto Tabbi e l' "Italo Disco". Trash allo stato puro. Si noti che, sulla copertina del disco con "Ciao Siciliano" c'è anche la canzone "Vuolo con te", voce del verbo "vuolare". Non saprei nemmeno dire se la canzone "ci può stare", l'ho letta e ascoltata e mi sento come illuminato. Sappiatelo! "Ciao Siciliano" diventerà una pietra miliare: l'immagine del povero emigrato cacciato via come Frank Sinatra e Dean Martin (ovvero Dino Paul Crocetti; in realtà era originario di Montesilvano, provincia di Pescara) e che torna in Mercedes con la mamma è basilare. Come non sentirmi partecipe, quando vado in giro con una macchina del genere?
Insomma, come dire? Ancora una volta bisognerà ringraziare Krzysiek Wrona, autentico fondatore... (continuer)
Sono convinto che sia questa l'internazionale di fatto, valida per non dire dilagante da sempre, anche oggi. E come capita spesso, dietro la scoperta dell'esistenza di questo brano (follia a parte), c'è una catena di avvenimenti che vorrei svelare per spiegare come ci sono arrivato e perché ho sbagliato la prima attribuzione (bisogna però notare che la seconda, analizzando e approfondendo l'argomento, rimane pur sempre incerta e misteriosa). Dunque, qualche giorno fa uscendo da un ufficio, ho sentito di striscio pronunciare alla radio polacca il nome di Umberto Tozzi. Un fatto di per se insignificante che ha scatenato, però, in me, una valanga di ricordi nonché una amara constatazione che pure suonandomi familiare questo cognome, non riesco ad abbinarlo a nessuna nota. Faceva parte della mia memoria e nello stesso momento smascherava la sua caducità. Così, dopo un paio di giorni, ricordandomi... (continuer)
Per Riccardo, sì, ci sono le traduzioni polacche di questo pezzo, c'è un'altra su Tekstowo, ma non valgono granché. Faresti davvero l'onore a questo artista ignoto, proponendo la tua versione nella lingua di Jan Kochanowski. Come ho accennato qualche tempo fa', prossimamente vorrei trovare un po' di tempo per ripassare le tue traduzioni polacche di brani che risalgono agli arbori del sito e per dare magari qualche suggerimento o correggere inesatezze. Ma le tue ultime traduzioni di Kulisiewicz, per esempio, mi sembrano già molto buone. Prova a pronunciare:
Lo conosco, quel tizio! :-) Solo che me ne ricordo come "Grzegorz Brzęczyszcztykiewicz", con una "t" in più; me lo insegnarono due ragazzi polacchi nell'estate del 1993. Li conobbi per caso per la strada e restarono quasi un mese a casa mia :-PP Erano di Danzica.
Grzegorz Brzęczyszczykiewicz (ho fatto solo copia incolla, lo ammetto...), scena dal film "Jak rozpętałem drugą wojnę światową (How I Unleashed World War II) diretto nel 1969 da Tadeusz Chmielewski...
Ma la "t" non c'è. Veramente, è una "battutaccia", scusa...il nome viene inventato dal protagonista, un soldato polacco, nella scena del film "Jak rozpętałem II wojnę światową"(Come ho scattenato la II guerra mondiale) in occasione della cattura da parte del Wermacht e seguente l'interogatorio. Giusto per mandare in bestia i teutoni :)
Mi crolla un mito ultraventennale, dovrò abituarmi a dirlo senza la "t" :-PP
Comunque ho cominciato a provare a tradurre in polacco senza guardare il Tekstowo. Senti, Krzysiek, va bene così?
JESTEM SYCYLIJCZYKIEM
Nie ma jednego miejsca na całym świecie
w którym nie spotkasz Sycylijczyka,
w Stanach Zjednoczonych, Francji lub Anglii...
Più o meno, al ritmo che sto tenendo adesso (grammatica polacca anche la mattina sul cesso) conto di imparare il polacco circa in una quindicina di giorni, vediamo un po' se mi riesce. Magari ti farò qualche domanda se ci vuole il verbo perfettivo o imperfettivo, ok? Salud!
Dimenticavo una cosa basilare: anch'io, tre giorni fa, SONO TORNATO IN MERCEDES CON LA MAMMA! L'ho accompagnata a Scandicci a fare una visita oculistica, abituata com'è alle mie macchine non si sarebbe certo mai immaginata un figliolo con la Mercedes; però dice che sembra un relitto della II guerra mondiale e che quando si mette in moto puzza di cavoli andati a male...
Sul nome: non sapevo che stava in un "firme", però i ragazzi mi avevano detto che era un nome inventato per fare incazzare gli stranieri. Però glielo pronunciai subito bene, tiè! ghghgh! E che ci vuole? :-PPP Niente a confronto dei commentatori francesi che dovevano pronunciare il nome di un calciatore siciliano che giocava là, tale Miccichè. Dicevano "Miksish"....
Bernart Bartleby dubitava, e a ragione, che la traslitterazione da lui reperita fosse "correttissima". Infatti, si tratta della "solita" traslitterazione tedeschizzante, che impedirebbe una corretta ricostruzione del testo in caratteri ebraici. Indi per cui si è dovuto ricostruire anche la traslitterazione prima di procedere alla ritrascrizione in kvadratshrift. [RV]
Ho cominciato a rimettere la pagina e a ricostruire le parti mancanti del testo in alfabeto ebraico (nella pagina da te indicata sono date la prima strofa e le ultime due). La traduzione inglese è perfetta, forse ti ha un po'...dato da pensare perché è scritta veramente in un inglese arcaico ("I know not" e roba del genere) e solenne, ma ti assicuro che si tratta, anzi, di una lingua veramente sostenuta, "high-falutin" come si dice in inglese. Chi ha fatto la traduzione, la ha fatta in quel tipo di inglese ottocentesco che era normalmente usato nelle canzoni del movimento dei lavoratori (ad esempio anche nella versione inglese dell' Internazionale) e che era in gran parte ripreso dalle ballate popolari (le ballate da "broadsides", più erano destinate al popolino e più erano scritte in un inglese roboante); era una cosa normale in ogni lingua, si pensi solo ai canti operai e anarchici italiani... Qualche stranezza, casomai, c'è nel testo traslitterato: versi mancanti qua e là, le solite traslitterazioni tedeschizzanti...
Così tanto per calarsi nell'atmosfera e nelle condizioni di uno sweastshop, per rifare questa pagina ci ho messo praticamente una giornata intera. Da diventarci pazzi. A un certo punto avrei preso chi ha fatto la traslitterazione e lo avrei infilato in un'impastatrice; ma neppure la parte del testo in caratteri ebraici già presente in rete era esente da pecche e incongruenze. Purtroppo, coi testi in yiddish è pane quotidiano, e solo l'incredibile importanza (e bellezza) che hanno spinge a andare avanti e a volerli riportare qui in una forma decente.
Ad ogni modo, pregherei Bernart di leggere bene questo commento e, possibilmente, di stamparselo. Contiene alcune "dritte" per lavorare meglio, d'ora in poi.
Le "dritte" riguardano il riconoscimento delle "traslitterazioni tedeschizzanti" dei testi, autentica calamità. La traslitterazione presente su "Nice Words", il blog dal quale è stata ripresa... (continuer)
Capisco e ci proverò, anche se non sarà facile per me che non conosco la lingua.
Ti ringrazio per il lavoro immane cui sei costretto, per amore della correttezza e della lingua e anche per il rispetto di tutti quei milioni di morti ai quali la lingua cercarono di cavargliela, insieme alla vita.
Una volta ricostruito il testo di questa cosa con la massima esattezza possibile, si è trattato di renderlo in italiano corrente. La traduzione inglese presente in questo sito, lo ripeto, è particolarmente bella e ben fatta; ma si tratta di un inglese estremamente d'arte, solenne e aulico, che non tutti potrebbero intendere (e che si prende, inoltre, diverse libertà). Questa mia traduzione non è così. E' particolarmente brutta, ma è stata fatta direttamente sul testo in yiddish e alla lettera; soltanto nella strofa, incredibilmente bella e terribile, dell' "orologio parlante", ho fatto qualche adattamento per meglio far capire il senso di ciò che viene espresso. Al termine della faticata che è costata questa pagina, e non soltanto a me, appare questa cosa che dà il senso esatto di quel che si fa qui. [RV]
Credo proprio che tu abbia centrato la cosa, Bernart. In questa particolare sezione del sito, sento il senso preciso di quando si dice "dare voce a chi non la ha più". Non la ha più perché è stato spazzato via; nei lager del lavoro ancor prima che in quelli dei nazisti. La lingua dei morti, sempre quella.
È vero, ci sto faticando su questi testi. Nulla, ovviamente, in confronto alla fatica che dovettero passare quegli uomini, quelle donne, fino a morirne. Quel che posso fare, è riprodurre nel modo più esatto possibile le parole che scrissero per testimoniare il loro dolore e le loro lotte, in una fabbrica come a Dachau. Anche per questo sono immensamente incavolato con chi tratta questi testi con inesattezza e faccio veramente le pulci, al peggio del peggio della mia pignoleria.
Perché, poi, una volta ricostruito il testo, appaiono cose come questa, di questa pagina. E sono ancora qui senza... (continuer)
Per cominciare mi sono stampato la tua legenda sulle translitterazioni tedeschizzanti che - ora lo so - sono da aborrire (Pensa un po' te, manco conosco la lingua è se appena un termine mi appare "tedeschizzante" adesso già lo odio)...
Un'altra cosa, il comando di allineamento da destra, quello che chiami "direction:rtl", è il classico "Ctrl+Shift+D", quello che ha anche la sua icona nella barra di formattazione di Word? E basta quello perchè poi il testo risulti corretto nell'orientamento uno volta postato sul sito? Il comando va applicato prima di incollare su Word o al testo già incollato?
Chanson italienne - Tre passi nel delirio - Dugentodumila – 2002
Plus qu'une chanson, il s'agit d'une trilogie, ou bien de trois micro-chansons, dans lesquelles trois des membres du groupe interprètent les sensations qu'ils imaginent avoir été éprouvées tout au long de sa vie par le pilote qui lors de la seconde guerre mondiale a lâché la bombe atomique sur Hiroshima. La peur, quand il était dans l'avion, qui ne lui a pas laissé voir la gravité du geste, le remords qui commence à le tourmenter immédiatement comme un spectre, une fois rentré chez lui à la fin de la guerre et enfin la honte, pendant sa vieillesse qu’il masque avec orgueil et arrogance. Cette trilogie ne s'inspire pas de la biographie réelle du pilote, les auteurs prennent simplement appui sur cet événement pour faire surgir l'absurdité de la guerre.
Questa canzone di Leyb Rozental di Vilnius è sicuramente stata ispirata ad un brano precedente, “פּאַפּיראָסן” (Papirosn), di cui fu autore negli anni 20 Hermann Yablokoff (1903-1981), originario di Hrodna, oggi in Bielorussia, ed emigrato negli USA nel 1924. Personaggio molto noto nel teatro yiddish americano, alla fine della guerra Yablokoff fece molte tournée in Germania, Austria ed Italia per portare conforto ai rifugiati sopravvissuti alla Shoah.
Su di una melodia tradizionale bulgara.
Ora con la costruzione delle pagine yiddish stai sfiorando la perfezione, Bernart. Un'ultima cosetta: sui testi traslitterati non mettere più Yiddish (Traslitterato) impostando la lingua: metti solo "Yiddish", la lingua è sempre quella che sia traslitterata o meno (io comunque ho il sospetto che parecchi artisti più o meno klezmer, specialmente americani, l'alfabeto ebraico non lo sappiano nemmeno leggere). Così si evita, tra l'altro, che nella versione inglese del sito compaiano cose del tipo: Language: Yiddish (Traslitterato). Ci potrebbe essere qualche anglofono che si chiede che cosa mai sia questo misterioso "Traslitterato dialect" dello yiddish...
La "perfezione" non è merito mio ma delle pagine di Yidlid, che tu stesso dici siano ben fatte... Peccato solo che le canzoni non siano molte... Comunque sto scandagliando a fondo... Ciao!
Il sito "YIDLID - Chansons Yiddish" è veramente benemerito e fatto oltremodo bene; riporta regolarmente i testi in alfabeto ebraico (a volte quasi si tende a scordare che lo yiddish non si scrive con l'alfabeto latino...) e le trascrizioni sono fatte perfettamente e secondo i criteri YIVO. Ha un solo "difetto": è un sito di lingua francese. Indi per cui vi si trovano traslitterazioni alla francese come "Kichinev", "Irgoun Zvaï Leoumi" e persino "Likoud". Il francese è quella lingua dove bisogna scrivere "Lenine", "Pouchkine" e "Pougatchoff", che Iddio li stramaledica; quando vedo cose del genere divento un misogallo. Indi per cui mi sono permesso di riportare le franciosate di questa pagina a una sana traslitterazione internazionale.
Una traduzione condotta il più possibile alla lettera dal testo originale yiddish. Laddove necessario, sono state inserite delle note esplicative. Il nome della città è stato riportato nella sua forma russa, dato che è quello che ha dato la forma yiddish (Keshenev). Curiosamente, ma forse non è un caso, è molto simile al termine yiddish per "tasca", keshene, pure presente nel testo. [RV]
A proposito della foto, i colbacchi di pelliccia ostentati dai due potentoni mi pare mostrino - ma potrei sbagliarmi - anche l'ordine gerarchico e, quindi, alimentare che vige in natura e anche laddove l'essere umano, nei suoi consorzi, torna ad essere una bestia: da notarsi infatti che il copricapo sfoggiato da Vladimir è di pelliccia di lupo, mentre quello di Silvio sembra soltanto più ricco e imponente ma in realtà pare proprio essere di volpe...
Putin, il grande cacciatore, e Berlusca, la volpina che si ciba dei suoi avanzi..
Grazie a Francesco Brazzale per il suo contributo storico; naturalmente nessuno di noi pensa che che occuparsi della Prima guerra mondiale significhi automaticamente essere un guerrafondaio; tutt'altro.
Mi dispiaceva parecchio che di questa "canzoncina" che parla di un'esemplare "casetta" e di una "famigliuola" operaia di Vilnius negli anni '20, non ci fosse una traduzione italiana; così mi ci sono messo con grande piacere, dal testo yiddish, cercando di rendere un po' il "flavour" dell'originale. La lingua yiddish, come si sa, ha un carattere di "umanità a stretto contatto" (leggasi: gli shtetl, i ghetti urbani...) assolutamente unico, espresso princcipalmente con l'uso spaventosamente intraducibile dei diminutivi. Bene potrebbe essere resa, una cosa del genere, nell'unica lingua che in questo gli si avvicina molto: il greco. Ce li vedrei bene qui, lo σπιτάκι e i παιδάκια con la μανούλα a prendere i poliziotti a sassate. Accidenti se ce li vedrei bene! Ma anche in italiano si può fare qualcosa. [RV]
Per Bernart Bartleby: Ho cominciato a dare un'occhiata a questa pagina. Il testo in alfabeto ebraico mi sembra perfetto, casomai c'è qualche lieve imperfezione nella traslitterazione e in qualche traduzione (a livello di errori di digitazione, come "Avrelm" per "Avreml" o "Avreyml"). Comunque ora mi ci dedico. Ti potrei chiedere un favore? Quando inserisci una canzone in yiddish, non riportare la traslitterazione in caratteri latini a fianco del titolo in caratteri ebraici. La traslitterazione sta sopra le note autoriali (come accade per le canzoni in alfabeto greco, cirillico ecc.). Salud!
Riccardo Venturi 16/2/2014 - 20:12
Data un'occhiata migliore e confermo che il testo in alfabeto ebraico è perfetto. Anche la traslitterazione lo è, e secondo i criteri YIVO: sembrava avere però degli strani problemi di interspazi, con parole intere che sono state separate ("aroysget r ibn" per "aroysgetribn", "har ts" per "harts", "b in" per "bin" ecc.). La cosa è stata ovviamente corretta con un avvertimento. (NB: Ho appena letto della copiatura da un PDF, e che la cosa è probabilmente dovuta a questo).
Colgo l'occasione per ricordare che Flavio Poltronieri, che da qualche tempo abbiamo la fortuna di annoverare tra i nostri contributori, è un importante autore di testi e traduttore. Veronese, lavora spesso assieme a Marco Ongaro; è autore, ad esempio, di traduzioni da Leonard Cohen. Naturalmente, se lo desidera, Flavio può integrare a suo piacimento queste brevissime note biografiche; per l'intanto ci limitiamo a ringraziarlo parecchio per i suoi contributi.
In margine: il nome femminile qui espresso come Shifre (nella sua forma diminutiva, Shifrele) è, nella forma biblica, Shifra (שִׁפְרָה). Nella Bibbia, Shifra era una delle levatrici che sfidarono, ai tempi della cattività egiziana degli Ebrei, il decreto del Faraone e continuarono a far nascere bambini in Egitto e a mantenerli in vita.