Come avvertito in altra pagina, per evitare ogni tipo di discussione mi sono rifatto da una parte e ho tradotto di persona la "Notte di sobborgo" di Attila József, poesia che del resto so a memoria da venticinqu'anni. Rispetto alle traduzioni esistenti, che sono comunque belle e valide, avrà forse il difetto di essere meno "poetica", e forse anche il pregio di seguire alla lettera il testo ungherese (solo con qualche piccola libertà come la "luna da ardere" e poche altre). Ad ogni modo, non posso fare a meno di inserire il video della recitazione del grande attore Luigi Vannucchi; la traduzione che legge non so di chi sia. Luigi Vannucchi incise parecchie poesie di Attila József; come lui, è morto suicida.
Per puro caso ho trovato questo brano strumentale della progressive band ungherese After Crying (proveniente dall'album De Profundis del 1996), sicuramente ispirato alla poesia di Attila Jószef (di cui reca il titolo esatto).
d'après la version italienne de Riccardo venturi
Chanson chilienne en espagnol – El diablo en el paraíso – Violeta Parra – 1964
Paroles et musique: Violeta Parra
Album: Recordando a Chile (Una Chilena en París)
Interprétée aussi par Daniel Viglietti
Aller wunder sî geswigen,
das erde himel hât überstîgen,
daz sult is vür ein wunder wîgen.
Erd ob und himel unter,
daz sult îr hân besunder
vür aller wunder ein wunder.
Qui sait si quelqu'un la reconnaît, cette strophe ; elle est en allemand médiéval, ou mieux, en moyen haut allemand. Je me demandais si quelqu'un la reconnaîtrait, car elle est dans un livre que tous ont lu : Le Nom de la Rose d'Umberto Eco. Le docte Alexandrin (dans le sens d'Alessandria en Piémont, clairement), cependant, ne nous a pas donné la traduction de cette strophe. Elle veut dire ce qui suit :
Tous les prodiges, je tairai
La terre a renversé le ciel
Et ceci vous... (continuer)
LE DIABLE AU PARADIS (continuer)
envoyé par Marco Valdo M.I. 15/1/2014 - 21:48
Traduction française ex-tra-ör-di-nai-re!!!
Bravo, trois fois bravo, Marco Valdo !!!!!!!!!!!!
Violeta Parra parlait parfaitement le français, et elle a même écrit deux ou trois chansons en français. Je suis sûr qu'elle est en train de te faire des applauses dans son au-delà à rebours.
Ciao Adriana, "Deo no isco, sos carabineris" non è che la seconda parte della poesia "A Nanni Sulis II"... Così abbiamo la prima parte - meno rilevante, almeno dal nostro punto di vista - interpretata dai Tenores di Oniferi, e la seconda parte dal Coro Rubano di Orgosolo, ma presente in due pagine e con due traduzioni italiane differenti... Un bel pasticcio, quasi pari a quello della "mini-IMU"... E il bello è che l'ho combinato io, Bernart Bartleby, e lo dovrete rimediare voi, o stoici Admins!
Cicca-cicca!
Stai attento, Bernart, a inserire le traduzioni (peraltro molto ben fatte) della sig.ra Agnes(e) Preszler. Lo avevo fatto anche io una volta, tempo fa, con uno dei capolavori della poesia ungherese: Egy mondat a zsarnokságról, ricevendone rimostranze per non averla prima contattata. Dato che le rimostranze sono comunque legittime, ti consiglio quindi di farlo per evitare episodi antipatici. Se ci fossero problemi, te la ritraduco io senza problemi. Saluti.
Allora toglila pure, che chi pubblica in Rete cose nemmeno sue ma traduzioni di altri e poi "rimostra" anche se viene, giustamente e correttamente, citato, beh, allora meglio che le sue cose se le tenga per sè... Metti pure la tua di traduzione. Ti ringrazio.
Saluti. (Bernart Bartleby)
Appena è pronta la metto senz'altro; sicuramente meglio fare così. [RV]
Contrariamente a quanto avevamo scritto - basandoci su informazioni allora presenti sul sito dell'ANPI di Roma - il campo di Renicci è oggi un luogo di memoria.
Nel sito di Daniele Cavallotti si trova una galleria della performance dello scorso anno del Teatro di Anghiari, per la giornata della Memoria.
Ci scrive Andrea del Teatro di Anghiari:
In quell'occasione abbiamo ripercorso il tragitto dei deportati dalla stazione del treno al campo (4km e 400mt) per poi far mangiare a tutti il pasto della domenica dell'internato, secondo le direttive del Ministero della Guerra. Quest'anno ripeteremo, ma con molte altre storie da raccontare, in particolare quelle degli anarchici tenuti reclusi anche dopo la caduta del Fascismo.
Eh sì, Bernart, è bellissima. E lo è perché si sa bene che cosa c'era dietro. Non c'è un granello di finzione, di immaginazione. Non è il poeta borghese "ispirato" e "partecipativo" alle disgrazie altrui. E' una poesia che viene dall'interno di una classe; in Italia l'unico che mi viene a mente, ma in un contesto molto diverso (quello della campagna e dei braccianti) è Rocco Scotellaro. Anche per questo, mi sa che oggi mi dedicherò ad un'altra terrificante poesia di Attila József, "Notte di sobborgo". Mi ci esercitavo quando avevo appena cominciato a imparare l'ungherese, a 16 anni, ed è un'altra cosa che ho dentro. A presto.
Il poeta argentino Juan Gelman è morto a Città del Messico all'età di 83 anni.
E' stato una delle grandi voci contro la sanguinaria dittatura che funestò il paese tra gli anni 70 e gli 80.
Guerrigliero e poi esule, la dittatura gli rapì la figlia, il figlio e la moglie di questi, incinta. La coppia scomparve nel nulla. I resti del figlio, Marcelo Ariel, ricomparvero nel 1990 in un bidone pieno di cemento in fondo ad un fiume.
Della moglie di lui, María Claudia Irureta Goyena, si sa che venne trasferita a Montevideo dove fu poi eliminata dopo il parto. Nel 2000 Juan Gelman riuscì a rintracciare a Montevideo la nipote Andrea...
Mi permetto qui di riproporre un commento che è poi andato a costituire l'introduzione a Sabra y Chatila di Alberto Cortez... Solo per dare un po' più di evidenza, e di verità, alla notizia del decesso dell'ex tutto (generale, ministro, premier,...) israeliano Ariel Sharon, che viene in questi giorni vegognosamente salutato come "uomo di pace"...
Ovviamente, non mi associo al cordoglio per la sua scomparsa.
LA STRAGE DI SABRA E CHATILA: UN RACCONTO DI CHI C'ERA
Di Mimmo Candito
Da La Stampa del 12 gennaio 2014
L'informatrice, Rita, arrivò all'albergo poco dopo l'alba. “Pare si possa passare”, sussurò che nessuno sentisse. Lei stava con un siriano che stava con i palestinesi; e sapeva tutto. Svegliammo l'autista, partimmo subito; Rita sedeva muta in un angolo. Erano tre giorni che di Sabra e Shatila, i due più grossi campi dei palestinesi, non si sapeva più nulla; solo qualche raffica... (continuer)
Bernart Bartleby 15/1/2014 - 08:09
Invito anche a leggere questa recensione (da Expanded Cinemah) di un film misconosciuto, “Sharon, The Accused” girato dal regista inglese Fergal Keane e prodotto nel 2001 dalla BBC. Una ricostruzione giornalistica impeccabile di chi fu Ariel Sharon e di cosa realmente fece quell’ “uomo di pace”…
Peccato che di quel documentario non ci sia nessuna traccia su YouTube, con tutto che sul TuTubo si trovano invece miliardi di cazzate inutili…
Di “Sharon, l’accusato” parlò persino Paolo Di Motoli in una recensione su Ha Keillah, bimestrale della comunità ebraica di Torino, ma il numero (n.5 del 2001) non è più disponibile nell’archivio on line della rivista…