The chorus of the chant became the title of a compilation album from Anagram Records (Catalog#:GRAM 28) released in 1987.
The Larks produced a track called "Maggie, Maggie, Maggie (Out, Out, Out)" which was included on the Miners’ Benefit LP “Here We Go” on Sterile Records.
Comedian Alexei Sayle remarked humorously that he couldn't find his way around London unless he walked down the middle of the streets shouting the words.[citation needed]
"Maggie Out" was a chant popular during the Miners' Strike, student grant protests, Poll Tax protests and other public demonstrations that fell within the time when Margaret Thatcher was the Prime Minister of the United Kingdom.
The chant called for her to be removed from that role. It was referred to, in that context, during a parliamentary session in 1984.
When Margaret Thatcher felt compelled to resign some people... (continuer)
I soliti metodi democratici...
Con un buffone che intona canzoncine da asilo, umiliando la storia del comunismo, pur di parodizzare il mio nome (l'unico che appaia), ed altri che ne sparano di ogni sorta pur di nascondere i dati di fatto, sarei io il 'poco rilassato', solo perché scelgo la discussione razionale e non l'invettiva o il giustificazionismo a priori. Comico.
Sul sito di Pietrangeli scrivete pure voi (i vostri complimenti, s'intende: fra teste di granito ve la intenderete benissimo). Sarebbe anche interessante capire sotto quale di questi vostri coraggiosi nick si nasconda.
Saludos!
D.R. 7/4/2013 - 22:19
Mi permetto di intervenire di nuovo anch'io, il più possibile pacatamente, su questa pagina che sta rischiando di diventare assai più "buffa" della canzone che ospita.
Premetto che questo mio intervento non è tanto come amministratore del sito (come tale, anch'io ho comunque approvato tutti gli interventi quando "ero di turno", mettiamola così...), ma esclusivamente a titolo personale. Però mi garberebbe mettere in chiaro alcune cose.
Personalmente vorrei ripetere che non nutro, né ho mai nutrito, una passione smodata per le canzoni di Paolo Pietrangeli, che comunque ritengo importanti in una data ottica politica e storica.
Ciò detto, la sezione degli "Extra" in cui compare questa canzone si chiama così proprio perché è tale. In quanto "mare magnum" di cose che non hanno nulla o poco a che vedere con il topic, pur vasto, del sito, è per forza di cose controversa; ci stanno pure antichi... (continuer)
Ma quali sarebbero questi dati di fatto di cui parla D.R.? Dove sarebbero tutti questi padroni e potenti crocifissi? Fino adesso sono andati crocifissi solo i poveri cristi (Cristo compreso).
Di che cavolo si preoccupa D.R.? Si rilassi e si tranquillizzi che, almeno per il momento, non c'è pericolo.
Pare che anche questo canto debba essere attribuito a Rafael Carratalá Ramos, ma devo controllare meglio. Tra l'altro i versi si adattano alla stessa melodia di Hijos del pueblo.
Himno Anarquista: La versione anarcosindacalista Himno Anarquista: La versión anarcosindicalista
Si tratta in realtà di un testo totalmente differente, e che reca anche un titolo differente: Himno Anarquista (o >Salud proletarios). Pur essendo cantato sulla medesima aria di Hijos del pueblo, dovrebbe essere a rigore considerato un canto autonomo; generalmente, però, è associato alla melodia di origine. Nacque con tutta probabilità molto prima della Guerra Civile, vale a dire con gli anni '20 e lo sviluppo in Spagna del sindacalismo anarchico; l'autore del testo è sconosciuto. [RV]
La versión cantada por los combatientes anarquistas durante la Guerra Civil española
Si tratta ovviamente di un testo adattato alla realtà contingente della guerra civile, dovendo servire anche come canto di battaglia; resta però il fatto che si preferiva "A las barricadas". [RV]
Per l'intanto ho corretto il titolo in "Hijos del pueblo", con "hijos" al plurale così come sembra essere generalmente diffuso nel titolo (anche per non confonderlo con "Hijo del pueblo" di Vicente Fernández). La storia e la diffusione di questo storico canto sono complesse. Colgo l'occasione per una raccomandazione: quando ci si occupa di canzoni popolari del genere, che presumibilmente hanno una storia lunga, complicata (e per molti versi anche ignota), è bene sempre non fermarsi alla prima fonte trovata ma andare a controllare prima di costruire una pagina; un minimo di metodo storico, insomma, mettiamola così. Altrimenti, poniamo caso, questa canzone viene presentata come originaria dell'Argentina del 1904, e non è così. M'ariccomann'...!
Non fa nulla, in fondo hai dato comunque inizio a questa pagina che ci doveva essere; mo' me la smazzo io (naturalmente preservando il materiale che hai comunque inserito); tu pensa che di questo canto esistono versioni italiane preesistenti alla guerra civile spagnola...ma tempo al tempo. Ad ogni modo, la questione delle fonti originali vale per qualsiasi canzone si inserisca. Sono fautore della cultura del sospetto: per qualsiasi cosa ci potrebbe essere qualcosa che viene prima, e qui dentro siamo ragazzi molto curiosi...
Come (quasi) sempre nelle pagine più complesse di questo sito, cominciamo con una semplice versione letterale del testo originale; una "base" che permetta di apprezzare e analizzare le versioni storiche che sono state fatte del canto. (RV)
Si tratta qui della "versione originale" di questa pagina così come postata da Bernart. E' stata mantenuta, ma ovviamente spostata e ricondotta al contesto storico. [CCG/AWS Staff]
La versione argentina, dal disco “Los Anarquistas - Marchas y canciónes de lucha de los obreros anarquistas argentinos (1904 - 1936)”, a cura di Osvaldo Bayer, con la collaborazione di Héctor Alterio (1929-), grande attore argentino (un titolo per tutti: “La historia oficial”, di Luis Puenzo, 1985, forse il primo film argentino sugli orrori della dittatura. Nella colonna sonora, En el país de Nomeacuerdo di María Elena Walsh). Si noti che prima strofa ed il ritornello vengono cantati dagli operai in sciopero nel film “Patagonia rebelde” del 1974, regia di Héctor Olivera (e sceneggiatura proprio di Osvaldo Bayer), premiato a Berlino con l’Orso d’argento, pellicola... (continuer)
Figli della plebe: La versione italiana di VIR (Virgilio Gozzoli) cantata dagli anarchici delle colonne Durruti nel 1936/39.
Figli della plebe: La versión italiana de VIR (Virgilio Gozzoli) cantada por los anarquistas de las columnas Durruti en 1936/39.
"Composto nel corso della rivoluzione spagnola del 1936-39 dagli anarchici italiani sull'aria del famoso inno della FAI-CNT, questo canto appare sul giornale anarco-sindacalista "Guerra di Classe" a firma di VIR, pseudonimo del pistoiese Virgilio Gozzoli. L'originale canto spagnolo venne scritto nel 1889 da Ramon Carratala [sic], un giovane operaio di Alicante, con il titolo di Himne Révolutionnaire espagnol e viene premiato ad un concorso la cui giuria è formata da poeti e musicisti che per la bellezza della musica paragonano l'inno alla Marsigliese. Nel oorso dello sciopero generale del 1891 i lavoratori di Barcellona lo cantano per... (continuer)
Figlio del popolo: La versione collegiale di Alfonso Failla, Mario Perossini e altri anarchici carraresi. Figlio del popolo: La versión colectiva de Alfonso Failla, Mario Perossini y otros anarquistas de Carrara.
"Altra versione in italiano del famosissimo canto spagnolo Hijos del pueblo, la cui prima parte, con qualche variazione, è simile alla versione di Virgilio Gozzoli del 1936, ma con una seconda parte decisamente diversa. Viene pubblicato in I canti della Rivoluzione Sociale a cura della FAI di Carrara nel 1945. Alfonso Failla, uno degli autori, in una intervista a Gianni Bosio a Roberto Leydi fatta a Carrara nel luglio 1962 racconta: 'Lo abbiamo tradotto collegialmente alcuni di noi qui a Carrara. Nel dopoguerra: io, assieme al compagno Mario Perossini di Livorno e ad altri compagni. Fu una iniziativa dei giovani anarchici che fecero anche dei dischi a settatotto giri.' "
Santo Catanuto - Franco Schirone, "Il canto Anarchico in Italia nell'Ottocento e nel Novecento, edizioni Zero in Condotta, 2a ed. Milano 2009, p. 249.
Questi borghesi traditori egoisti: La versione cantata a Torino negli anni '20. Questi borghesi traditori egoisti: La versión italiana cantada en Turín en los '20
Santo Catanuto e Franco Schirone (op. cit., p. 232) riportano questa versione italiana parziale che si cantava a Torino già attorno al 1920 e che è, probabilmente, la prima in lingua italiana. Proviene originariamente dall'ambito di Cantacronache, esattamente da E. Jona - S. Liberovici, Canti degli operai torinesi, pp. 181-183, in cui si riferisce che "il testo costituisce una libera traduzione ritmica (incompleta) di un famoso canto anarchico spagnolo".
Una versión italiana anónima de los años post-bélicos
Proviene dal Nuovo canzoniere dei ribelli, edizione di "Umanità Nova", a cura del gruppo anarchico Ponte Regola di Roma, senza data ma in realtà circa del 1947. (Catanuto-Schirone, p. 232)
Söhne des Volks: La versione germano-spagnola di Ernst Busch Söhne des Volks: La versión alemano-española de Ernst Busch
La traduzione della parte tedesca è di Erich Weinert. Nella versione diffusa da Ernst Busch per le Brigate Internazionali tedesche in Spagna (la Brigata Thälmann), si compone di una prima strofa in lingua tedesca, e di un'altra nell'originale spagnolo: era una consuetudine in tutte le Brigate Internazionali di intonare almeno una parte dei canti in spagnolo. [RV]
[2002]
Parole e musica di Sergio Castro
Con la collaborazione di Osvaldo Bayer e Rafael Amor.
Ispirata al libro di Bayer intitolato “Los vengadores de la Patagonia trágica”, quattro volumi scritti tra il 1972 ed il 1974, da cui l’autore trasse anche la sceneggiatura del celebre e vietatissimo “La Patagonia rebelde”, film di Héctor Olivera con alcuni dei più grandi interpreti del cinema argentino, Héctor Alterio, Luis Brandoni, Federico Luppi e Pepe Soriano.
Testo trovato su Pacoweb
Questa cantata racconta del più grande massacro di cui il Governo argentino sia mai stato responsabile, esclusi ovviamente lo sterminio dei nativi e gli oltre 30.000 scomparsi nel corso dell’ultima dittatura (1976-1983).
Anche in Argentina il primo dopoguerra fu assai turbolento e sanguinoso.
Mentre da noi la crisi economica sfociava nel cosiddetto “Biennio rosso” (cui sarebbe presto seguito... (continuer)
[Texto nº 1] (continuer)
envoyé par Bernart 8/4/2013 - 14:14
Patagonia rebelde
di h., da A noi piace…
Io non so se immenso sia un aggettivo appropriato per definire un libro, ma so, che il libro di Osvaldo Bayer, Patagonia rebelde, lo è: immenso. Una storia nella storia. Il racconto di un lungo sciopero insurrezionale che si concluse nella tragedia di 1500 operai rurali fucilati negli anni ’20 dall’esercito argentino e sepolti nelle fosse comuni; e la storia dello stesso libro, perseguitato, sequestrato, un libro che ha rischiato di scomparire per sempre negli anni ’70, come avvenne per molti uomini e donne nell’Argentina della dittatura militare.
Ma procediamo con ordine e con le presentazioni. Osvaldo Bayer è uno scrittore, sceneggiatore e giornalista argentino. Si è dedicato alla storia sociale del suo paese riscattando dall’oblio storie dimenticate di anarchici, gauchos ribelli, bandoleros e sognatori. “Senza di lui” scrisse Osvaldo... (continuer)
"Ilaria e Miran uccisi per un traffico rifiuti-armi. Ma è una verità troppo scomoda per l'Italia"
"In 20 anni di indagini", spiega la madre della giornalista del Tg3 uccisa a Mogadiscio con il suo operatore, "mi sono scontrata con un muro di silenzi, depistaggi, documenti spariti e strani decessi di persone legate al duplice omicidio". Il governo potrebbe desecretare gli 8 mila documenti raccolti dai nostri Servizi. "Credo servirà a poco", sostiene la signora Alpi, "a me basta trovare i mandanti e guardarli in faccia"
Io so perché Ilaria e Miran sono stati uccisi. Dopo 20 anni di indagini inutili e faticose, di menzogne, depistaggi, sparizioni, altre morti sospette, ho bisogno solo di conoscere i nomi dei mandanti di quel duplice omicidio. Non li voglio vedere dietro le sbarre. Mi basta guardarli in faccia". Armi per rifiuti. Tossici, chimici,... (continuer)
All'Inferno, col suo amico Pinocho.
Finalmente potranno coronare il loro sogno d'amore e convolare a tardive ma giuste nozze. Officiante: Carol Woityla.
Quanto a Αβγό/αυγό, hai pienamente ragione. Anche il Babiniotis registra le due grafie, che invece non valgono per αυγή (da cui il mio equivoco)
Gian Piero Testa 7/4/2013 - 14:35
Non ero in Grecia, però ho visto tutto e devo dire che non mi stupisco che sia avvenuto a Creta! Certo, anche a Creta esistono parecchi...cretini, ma fortunatamente è ancora piena di Cretesi, con la "C" maiuscola. L'unica cosa che rimpiango, e che il "mix" di immigrati, comunisti e tifosi dell'AEK non abbiano deciso di attaccare ai piedi di quello schifoso nazista un pietrone di una ventina di chili, prima di buttarlo in mare; così, se per caso veniva ripescato in una rete, si poteva fare l'Alba Indorata (e fritta). Saludos!
Su αυγό / αβγό: non so se lo sai, Gian Piero, ma è una delle parole che più ha fatto...scervellare i grecisti moderni quanto al suo sviluppo fonetico nel passaggio dal greco classico a quello volgare. Che sia un derivato di ᾠόν è indiscutibile, ma i passaggi che hanno portato a αυγό non sono per nulla chiari e molto dibattuti (e sono stati confrontati con l'analogo "sconquasso" che dal diminutivo ὠτίον hanno portato a αυτί, che peraltro parecchi scrivono αφτί). La grafia con -βγ- è comunque più tarda e, sembra, influenzata indirettamente da grafie come quelle di βγαίνω, βγάζω, καβγάς eccetera; peraltro anche quest'ultima parola viene scritta non di rado καυγάς, scorrettamente perché la derivazione è dal turco kavga. Con le due grafie di αυγό / αβγό poi succedono cose abbastanza curiose; ad esempio, le due grafie per il termine primario le ho sempre trovate, ma la famosa salsina l'ho sempre trovata scritta αβγολέμονο col βγ, mai *αυγολἐμονο.
No, non lo sapevo, Riccardo. Sei incredibile...e inguaribile.
A (s)proposito: avevo una mezza idea di occuparmi dei Pomachi, di cui esistono canzoni del genere folk, mentre ancora non ne ho trovate che accennino alle discriminazioni di cui sono vittime in Grecia e forse anche in Bulgaria; ma la loro lingua - slava con molti prestiti ellenici e turchi - mi è di insuperabile ostacolo. Tu non ci hai mai messo il naso? C'è nel web un loro sito, una loro cantante che parla il greco, e un vocabolarietto anglo-pomaco. Un'occhiatina non ce la daresti?
Per Riccardo. Prova qui (è il sito-blog dei Pomachi della Tracia Occidentale, ed è in greco. Scorrendo la pagina puoi trovare anche il link al glossario anglo-pomaco. Della cantante, che avevo trovato in Portale Balcani, ho perso le tracce e gli appunti perché il mio evernote è venuto meno e non vuole resuscitare): http://pomakohoria.blogspot.it/2011/10...
In realtà il testo non è propriamente inedito, sebbene la musica resti ancora nelle carte di Joe Fallisi. Il testo è stato però pubblicato anche da Catanuto e Schirone nel "Canto Anarchico", a pagina 342 per l'esattezza. Resta comunque un enorme grazie a Joe per avermelo spedito di persona a suo tempo.
[1977?]
Testo di R. D'Este
Musica e interpretazione di Joe Fallisi
"I premi ai delatori non sono meno odiosi dei delitti" (Publio Cornelio Tacito, Storie, 1-2)
"In seguito al movimento del '77 e alla degenerazione della lotta armata soprattutto negli anni '80 vengono promulgate dallo stato leggi eccezionali e liberticide (ancora in vigore dopo venti anni) dette di "emergenza" che con l'intento di combattere il terrorismo diffuso fanno leva, fra l'altro, sui "pentiti" più o meno "sinceri" e più o meno "costruiti" alla bisogna. Nel corso degli anni '80 vengono incarcerati migliaia di militanti della galassia dell'extrasinistra (e tra questi anche anarchici), avvocati, familiari, conoscenti che pur non avendo nulla a che fare con la lotta armata vengono perseguiti istruendo processi politici fondati essenzialmente sulle voci dei "pentiti" in modo da ottenere terra bruciata attorno ai movimenti... (continuer)
Grámma ap' ti legeóna ton xénon
Στίχοι: Κώστας Τριπολίτης
Μουσική: Δήμος Μούτσης
Πρώτη εκτέλεση: Άλκηστις Πρωτοψάλτη & Δήμος Μούτσης
Δίσκος: "Φράγμα", 1981
Testo di Kostas Tripolitis
Musica di Dimos Moutsis
Prima esecuzione di Alkistis Protopsalti e Dimos Moutsis
Disco: "Fragma/Barriera", 1981
Traducendo, con qualche dubbio qua e là, questa piacevole canzone che irride o sorride - non mi so decidere - di quegli "eroi" romanticamente conquistati dall'idea del vivere pericolosamente, che qui si trovano, stralunati anzichenò, in una giungla grondante di umidità, dove sibilano non le lingue forcute dei serpenti ma vere pallottole sparate da invisibili ombre che fanno maledettamente sul serio, mi è venuta l'insana voglia di dedicare la mia piccola fatica a quei tipi muscolosi istoriati di trucidi tatuaggi che senza esservi obbligati si arruolano nei corpi speciali dove sperano... (continuer)
Καλημέρα φίλοι μου. Σας στέλνω και μια πρώτη προσπάθεια που κάναμε να οπτικοποιήσουμε το τραγουδάκι.
Χαιρετισμούς Ricardo, Gian Piero...
Γιώργος Δουλτσίνος 7/4/2013 - 14:46
Καλημέρα σου, φίλε. Χαίρομαι για το βίντεο, που ακούγεται πολύ καλά. Οι αρχές της ιστοσελήδας σίγουρα θα το τοποθετήσουν εκεί όπου πρέπει. Μπράβο στο συνθέτη, και μπράβο στον στιχουργό!
"Generacion prudéncia" perque a fòrça de leiçons grandarassas cap a tot, acaban d'assegutar tot, e mai l'enveja, e la prudéncia s'installa a la catamiaula...
Dins la meteissa jornada, trapi un live de Renaud (Sechan) e un libre de Pascal (Blaise).
Dins lor titol, lo mot província : n.f. ven del latin provincia que vòl dire país vencut.
Emiliano Zapata, revolucionari mexican qu'aparèt la causa dels païsans per la redistribucion de sas tèrras pel sud de Mexic.
Dans la même journée, je tombe sur un live de Renaud (Séchan) et sur un livre de Pascal (Blaise).
Dans leur titre, le mot province : n.f. vient du latin provincia qui signifie pays vaincu.
Emiliano Zapata, révolutionnaire mexicain qui a défendu la cause des paysans pour la redistribution de leurs terres dans le sud du Mexique.
Al sègle XIIIen, una crozada menada pel francés Simon de Montfòrt foguèt organizada contra los catars occitans. Caça a l'òme, tribunal de l'inquisicion, lenhièrs... òmes, femnas, enfants, se faguèron chaplar. Lo 1èr masèl se fahuèt a Besièrs. Mas los catars, sonats tanben bonòmes o consolats, causisson de renegar pas sa fe. Aital demòran per l'eternitat d'òmes liures. Uèi e de pertot pel mond, son acabadas per de bon las crozadas ?
Au XIIIème siècle, une croisade menée par Simon de Montfort est organisée contre les cathares occitans. Chasse à l'homme, tribunal de l'inquisition, bûchers... Hommes, femmes, enfants, sont massacrés. Le 1er massacgre se fit à Béziers. Mais les cathares, appelés aussi bonshommes ou consolés, choisissent de ne pas renier leur foi. Ils restent ainsi pour l'éternité des Hommes libres. Aujourd'hui et partout dans le monde, les croisades sont-elles vraiment terminées ?
Dels temps de las guèrras al sègle XVIIIen, perque èra protestenta, Maria Durand foguèt arrestada a l'edat de 15 ans pels catolics e foguèt empresonada dins una torre a Aigas-Mòrtas en Lengadòc. I demoraraà 38 annadas. Dins aquela torre, sus una grasa, podèm uèi encara legir uèch letras engravadas pendent quelas annadas d'embarrament : RESISTER.
Album: Pain In The Neck
The chorus of the chant became the title of a compilation album from Anagram Records (Catalog#:GRAM 28) released in 1987.
The Larks produced a track called "Maggie, Maggie, Maggie (Out, Out, Out)" which was included on the Miners’ Benefit LP “Here We Go” on Sterile Records.
Comedian Alexei Sayle remarked humorously that he couldn't find his way around London unless he walked down the middle of the streets shouting the words.[citation needed]
"Maggie Out" was a chant popular during the Miners' Strike, student grant protests, Poll Tax protests and other public demonstrations that fell within the time when Margaret Thatcher was the Prime Minister of the United Kingdom.
The chant called for her to be removed from that role. It was referred to, in that context, during a parliamentary session in 1984.
When Margaret Thatcher felt compelled to resign some people... (continuer)