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Il poeta
![Il poeta](img/thumb/c4180_130x140.jpeg?1328311368)
Penso che se partite col preconcetto di non pubblicare canzoni di appartenenti al "neofascismo" come lo chiamate voi (forse dovreste conoscere qualcosa di più su chi è l'autore e qual'è la sua storia) anche quando i contenuti della canzone stessa sono tutt'altro che fascisti...be...i veri e unici "fascisti"siete voi!
Tant è vero che, in questo sito, esiste addirittura un percorso apposito, comprendente a tutt'oggi ben 25 canzoni. Ma tanto che cosa lo dico a fare al...solito, intrepido anonimo? [RV]
14/4/2011 - 15:27
Sappiamo benissimo qual è la storia dell'onorevole Marcello De Angelis. Da Terza Posizione ai 270bis al Popolo della Libertà... una gran bella e coerente carriera all'insegna del neofascismo!
Lorenzo 14/4/2011 - 22:27
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Comunicato n°38
![Comunicato n°38](img/thumb/c38240_130x140.jpeg?1369996143)
Incredibile che questa canzone non fosse ancora presente. Che gran dimenticanza.
Luca 'The River' 14/4/2011 - 21:49
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Άρνηση [Στο περιγιάλι το κρυφό]
![Άρνηση [Στο περιγιάλι το κρυφό]](img/thumb/c9718_130x140.jpeg?1328222845)
Bellissima musica e importantissima iniziativa
Giancarlo 14/4/2011 - 16:54
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La cagna
![La cagna](img/thumb/c38192_130x140.jpeg?1328477619)
Traduzione inglese di Daniel Weissbort del testo originale di Esenin.
THE BITCH
In the morning the bitch whelped
Seven reddish-brown puppies,
In the rye barn where a row
Of bast mats gleamed like gold.
Licking their pelts smooth,
And underneath her, the snow
Melted out in the heat.
But at dusk, when the hens
Were roosting on the perch,
There came the grim-faced master
Who stuffed the pups in a sack.
The bitch bounded alongside him,
Over the snow-deep fields,
And the icy surface of the water
Shuddered a long, long while.
And when at last she struggled home,
Licking the sweat from her sides,
To her the moon above the house
Seemed like one of the pups.
Whimpering loudly she gazed up
Limpidly into the dark,
While over the hill, the slender moon
Slid into the fields beyond.
And softly, as when someone,
Jesting, throws her a stone,
Her tears, like golden stars,
Trickled down into the snow.
THE BITCH
In the morning the bitch whelped
Seven reddish-brown puppies,
In the rye barn where a row
Of bast mats gleamed like gold.
Licking their pelts smooth,
And underneath her, the snow
Melted out in the heat.
But at dusk, when the hens
Were roosting on the perch,
There came the grim-faced master
Who stuffed the pups in a sack.
The bitch bounded alongside him,
Over the snow-deep fields,
And the icy surface of the water
Shuddered a long, long while.
And when at last she struggled home,
Licking the sweat from her sides,
To her the moon above the house
Seemed like one of the pups.
Whimpering loudly she gazed up
Limpidly into the dark,
While over the hill, the slender moon
Slid into the fields beyond.
And softly, as when someone,
Jesting, throws her a stone,
Her tears, like golden stars,
Trickled down into the snow.
Bartleby 14/4/2011 - 11:58
Traduzione italiana di Angelo Maria Ripellino del testo originale di Esenin.
CANZONE DELLA CAGNA
Al mattino nel granaio
dove biondeggiano le stuoie in fila,
una cagna figliò sette,
sette cuccioli rossicci
Sino a sera li carezzava
pettinandoli con la lingua
e la neve disciolta colava
sotto il suo caldo ventre.
Ma a sera, quando le galline
si rannicchiano sul focolare,
venne il padrone accigliato,
tutti e sette li mise in un sacco.
Essa correva sui mucchi di neve,
durando fatica a seguirlo.
E così a lungo, a lungo tremolava
lo specchio dell’acqua non ghiacciata.
E quando tornò trascinandosi appena,
leccando il sudore dai fianchi,
la luna sulla capanna le parve
uno dei suoi cuccioli.
Guardava l’azzurro del cielo
con striduli guaiti,
ma la luna sottile scivolava
e si celò nei campi dietro il colle.
E sordamente, come quando in dono
le si butta una pietra per giuoco,
la cagna rotolo i suoi occhi
come stelle d’oro nella neve
CANZONE DELLA CAGNA
Al mattino nel granaio
dove biondeggiano le stuoie in fila,
una cagna figliò sette,
sette cuccioli rossicci
Sino a sera li carezzava
pettinandoli con la lingua
e la neve disciolta colava
sotto il suo caldo ventre.
Ma a sera, quando le galline
si rannicchiano sul focolare,
venne il padrone accigliato,
tutti e sette li mise in un sacco.
Essa correva sui mucchi di neve,
durando fatica a seguirlo.
E così a lungo, a lungo tremolava
lo specchio dell’acqua non ghiacciata.
E quando tornò trascinandosi appena,
leccando il sudore dai fianchi,
la luna sulla capanna le parve
uno dei suoi cuccioli.
Guardava l’azzurro del cielo
con striduli guaiti,
ma la luna sottile scivolava
e si celò nei campi dietro il colle.
E sordamente, come quando in dono
le si butta una pietra per giuoco,
la cagna rotolo i suoi occhi
come stelle d’oro nella neve
Bartleby 14/4/2011 - 13:13
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Canto General
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Colophon
Κόλοφων
Questa pagina, tra le più impegnative di questo sito quanto a costruzione, è stata messa online tra il 7 e il 14 aprile 2011 in via dell'Argingrosso n° 65/C, a Firenze, a partire dal materiale grezzo inviatomi da Gian Piero Testa (ivi compresa la traduzione italiana di Cristina Martin). Per questo motivo, il page builder ha usato spesso la metafora del "blocco di marmo" sgrossato e scolpito con pazienza; nei limiti di ciò che è una pagina web, sia pure dedicata a un capolavoro della poesia moderna e della musica, la metafora ha una sua ragion d'essere. Si ringraziano Marco Valdo M.I. e Lucien l'Asino per la traduzione in lingua francese, e la gentilissima ancorché scontrosa Gatta Pampalea (Aἴλουρος μέλαινα ἐκ παμπαλαίων χρόνων, μέλαν φῶς ἐξ ὀνειράτων ἤνεγκον), che ha messo a disposizione il suo editor wysiwyg, senza il quale non sarebbero stati possibili gli "effetti speciali".
14/4/2011 - 12:28
La maestà del popolo: Pablo Neruda e Firenze
scritto dalla Gatta Pampalea il 16 marzo 2010
Brutto inverno, cari miei. Massimamente per una gatta, nera o di qualsiasi altro colore. Noialtri gatti, che amiamo il sole, non saremmo fatti per inverni come questo che, fortunatamente e con accidenti vari, sta finendo; così prestiamo la nostra voce ad altri accidenti, spesso umani, che distolgono da quel che si vorrebbe fare. Ma tant'è, e quel che fatto è fatto e consegnato; intanto, timidamente, rispunta il sole. E allora si torna a fare qualche giro per la città, che poi sarebbe quel che è qui dichiarato: una gatta nera a giro per la città. E me ne sono andata a fare un giro a San Salvi.
Prima o poi se ne impossesserano, di San Salvi, i signori degli affari loschi e delle politiche scure. Se lo prenderanno, ci faranno case e palazzi, faranno finta di ristrutturare e di salvare dal degrado... (continuer)
Riccardo Venturi 14/4/2011 - 12:57
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