Renaud è uno dei migliori cantanti francesi, un cuore infinitamente grande e una verità stupefacente... E sempre di attualità e ognuno di noi ci si ritrova... Meravilioso...
Avevo due anni quando fu scritta. Ma me la ricordo, me la ricorderò sempre, perchè quando mia madre me l'accennava non riusciva ad andare oltre la prima strofa, poi mi stringeva e non riusciva a continuare. Lei quelle cose le aveva vissute davvero, qualche kilometro più a nord. Allora chiedevo a papà, classe 1922, che non aveva fatto esperienze migliori. Ma ho dovuto aspettare fino ad oggi per sapere un po' di più. Ora, a distanza di tanti anni, sento lo stesso groppo alla gola dei miei genitori.
Da English Folk Music, la trascrizione della terza sezione (solo la parte cantata, meglio nota come “Go! Move! Shift!”) dell’originale radiofonico “The Travelling People” andato in onda sulla BBC il 17 aprile 1964
Qualche mese dopo, esattamente il 9 ottobre 2001, ripetièdi il giochino allargandolo addirittura: sull'aria di Via della Povertà mescolai praticamente l'opera omnia di De André. La cosa non ebbe poi (fortunatamente) più alcun seguito.
Il giardino di bellezza in fondo al vicolo
È affollatissimo di marinai
Gli occhi grandi, color di foglia
Un giorno qualunque li ritroverai;
Le cartoline per l'impiccagione
Sono in vendita a cento lire l'una
Sui viali, dietro alla stazione
Cadra' altra neve a coprir la dolce luna;
E le forze dell'ordine, irrequiete,
Fan tutte quante marcondiro 'ndà,
C'è Renato Curcio il carbonaro
In via della Povertà.
Le Passanti sembran così facili,
È una storia da dimenticare;
E hanno detto pure che Franziska
Il suo bandito è stanca di pregare;
E se vai all' Hotel Supramonte
Guardi il cielo, piccole tette da succhiare,
Orsù, cantami di questo tempo
Il settimo... (continuer)
The Asocial Bubu 13/5/2010 - 01:15
Ciao Riccardo, mi "becchi" in un momento di insonnia e di amnesie. Quella frase del tuo amico di Porto Anguilla, Argolide, me la sentivo dire in greco tutti gli anni e da tutti al momento dei commiati, ma per quanto adesso mi arrovelli non riesco a ricostruirla con le parole esatte. Mi ricordo invece che le tue operazioni coi versi di de André si chiamano "centoni", ed erano pezzi di bravura e di erudizione con fini per lo più canzonatori: ma tu mostri che possono trasformarsi in un percorso attraverso i "luoghi" d'elezione di un poeta e magari rivelarcelo meglio. Non ricordo invece più il nome di quella cantante - milanese mi pare- che interpretava una canzone su Cesare Pavese composta, a centone, con i versi di Pavese stesso:"un paese vuol dire non essere soli..." Tu la ricordi ? Mi piacerebbe recuperarla.
Parole e musica di Mario Pogliotti
scritta nell’agosto 1960 nel decimo anniversario della morte di Cesare Pavese
Un paese vuol dire non essere soli,
avere gli amici, del vino, un caffè.
Io sono della città;
riconosco le strade
dalle buche rimaste,
dalle case sparite,
dalle cose sepolte
che appartengono a me.
Al di là delle gialle colline c’è il mare,
un mare di stoppie, non cessano mai:
il mare non voglio più,
ne ho visto abbastanza;
preferisco una tampa
e bere in silenzio,
quel grande silenzio
che è la vostra virtù
E in silenzio girare per quelle colline,
le rocce scoperte, la sterilita
lavoro non serve più,
non serve schiantarsi
e le mani tenerle
dietro la schiena
non fare più nulla
pensando al futuro.
La sola freschezza è rimasta il respiro
la grande fatica è salire quassù.
Ci venni una volta quassù
e quassù son rimasto
a rifarmi le forze,
a cercarmi i compagni,
a trovarmi una terra,
a trovarmi un paese.
Grazie a tutti. Il mio 1960: la Maturità, Genova e Reggio Emilia, l'Algeria, il cane Zul, una 1100/103, Milano, l'Oca d'Oro, le canzoni di Ludovici e Straniero. Con il mondo da rifare, e sempre uno strano struggimento in cuore. Presentimento di come poi sarebbe andata ? A Lettere, una tesi su tre c'entrava con Pavese...E' possibile che nell'orecchio mi sia rimasta, per questa canzone, una voce femminile, ma non della Cinquetti: Edmonda Aldini ? Milly ? Margot Galante Garrone ? E dove sono finiti i miei 45 giri ?
(*) Si tratta di un tributo alla canzone sudafricana in lingua Ndebele o Zulu intitolata “Tshotsholosa”, un canto dei minatori che dalla Rhodesia (Zimbabwe) si spostavano per andare a lavorare nelle miniere a Johannesburg. Mi pare di aver capito che si trattasse di un canto anti-coloniale, un invito ai bianchi a sparire una volta per tutte dal paese…
« Un doute me tenaille qui souvent tenaille celui qui se trouve en conflit ouvert et en lutte avec son temps : Que faire ? Je pense à comment devait penser un antifasciste sincère en 1937, avec le régime bénéficiant d'un consensus maximum et – apparemment – très solide. À notre antifasciste venait à l'esprit la figure de Giacomo Matteotti, un homme peut-être loin des sentiments révolutionnaires, mais un homme fier qui savait dire « non », même si ce « non » devait coûter la vie. Et voilà que notre antifasciste décide d'appeler son fils de ce nom qui pour lui a le sens fondamental de résistance : vie contre mort. Giacomo. La résistance commence toujours par un acte de mémoire vive. Pour commencer à faire, il est nécessaire de rappeler. (a.l.)
Giacomo Matteotti : député socialiste italien, enlevé et assassiné par des sbires... (continuer)
Ah, sul Babiniotis mi sento di concordare con te, perché è vero che si sforza di appioppare un'etimologia a quasi tutte le parole greche, ma, a giudicare da quelle che posso giudicare anch'io, ne prende, e come, di "cappellate". E concordo sull'inutilità del ricorrere a vergini arabe. A meno che i Siciliani al tempo del dominio arabo le si considerassero così irraggiungibili, che il solo pensare, pardon, di "farsele" riassumesse per antonomasia tutte le azioni destinate a restare prive di effetto.
Gian Piero Testa 13/5/2010 - 03:58
Uh che vexata quaestio per un mio piccolissimo appunto! Ho solo detto che "pare" che sia nata da una commistione greco-araba, non ho mica detto "è". Tali asserzioni non si possono mai fare. Non fa comunque una grinza il tuo ragionamento, Riccardo: il suffisso -ula accomuna in effetti parecchie forme avverbiali in siciliano.. (per es. 'nzèmmula, per dire assieme, insieme). Quindi è molto più probabile che "a mmàtula" provenga direttamente dall'avverbio μάτην…