Non conoscevo la storia di Franco Mastrogiovanni, mi era sfuggita... in genere sono molto attento a questo tipo di storie, ma forse quella di Franco è stata insabbiata dall'informazione anche meglio di tante altre...
Ringrazio quindi Alessio Lega, Riccardo Venturi e lo staff delle CCG/AWS per questo contributo.
Soltanto mi chiedo una cosa... Non mi risulta che se una persona è ricoverata in una struttura sanitaria pubblica, seppur in un reparto di psichiatria, seppur in regime di TSO, siano interdette le visite, almeno quelle dei parenti più stretti... Com'è possibile che l'agonia di Franco sia durata 4 giorni, in balìa di quelle bestie in camice bianco (che Dio li strafulmini e che la giustizia - se c'è - li massacri!), in completa solitudine, senza che nessuno dei parenti o degli amici, magari in compagnia di un medico e di un avvocato di fiducia, si sia presentato per tirarlo fuori di lì?
Bartleby 19/11/2010 - 10:40
In risposta a Bartleby: Franco aveva subito altri TSO e prassi era che nei primi due giorni non erano consentite visite;in quest'occasione i familiari si erano informati attraverso il sindaco del proprio paese, medico neurologo presso lo stesso ospedale,che li aveva tranquillizzati sullo stato di salute e il decorso del ricovero.Ma nella mattinata del terzo giorno,non avendo ricevuto notizie dirette da Franco,l'anziana madre e la famiglia si preoccupa e la nipote si presenta in reparto x chiedere notizie dello zio e vi si reca insieme al ragazzo.I dottori la tranquillizzano e a lei che chiede se lo zio ha bisogno almeno di un ricambio di panni dicono di no,che lo zio non ha bisogno di niente,ha solo bisogno forse di una maggiore permanenza in reparto.La nipote se ne va tranquillizzata e non ha motivi di dubitare delle parole di un medico di un ospedale pubblico.Ma Franco non passa la notte... (continuer)
Sono solo una figlia che vuole capire perchè il padre è morto legato nel reparto di psichiatria dopo soli 7 giorni di degenza, non so se ci riuscirò, i pezzi anatomici sono spariti, ma ci provo, e spero che la stessa sorte non ricapiti a nessuno mai!
Chanson italienne – Contessa – Paolo Pietrangeli – 1966
COMTESSE avait été insérée dans le volume 2 des CCG primitives au numéro 157.
[…] Même si des chansons comme Nina (1966) de Gualtiero Bertelli ou comme Cara moglie di Ivan Della Mea furent pas mal chantées, le véritable hymne de 1968 (en Italie) fut COMTESSE de Paolo Pietrangeli, un étudiant communiste, lecteur de "Classe Operaia" (« Classe Ouvrière ») et de "Operai e capitale" (« Ouvriers et capital »), qui l'écrivit en mai 1966 durant l'occupation de l'Université de Rome qui faisait suite à l'assassinat de l'étudiant Paolo Rossi par les fascistes, survenue le 27 avril de cette année-là. Il l'écrivit en une nuit, partant de conversations qu'une certaine vieille bourgeoisie tenait à propos de cette occupation et de prétendues orgies sexuelles et de la chronique d'une petite grève survenue dans une petite usine de Rome, où le patron,... (continuer)