pure mi sarebbe piacciuto avere il tuo coraggio, sei sarai per sempre nel mio cuore anche se nn ti consco eri coraggiosa per questo vorrei il tuo coraggio un bacio
There is also a fourth Swedish version, performed by Cornelis Vreeswijk, which is more of a song inspired by the original than a faithful rendition in Swedish. It is a far bloodier version, but it brings the gore of war into the song.
Dear Mr Gulbrandsen, the song Desertören by Cornelis Vreeswijk is already included in our website as an independent song. As you can see in the relevant page, we've clearly specified that the music is the same as for the original French lyrics, but Vreeswijk's Swedish lyrics are too different to be considered as a simple translation (and, for this reason, the song is provided with an Italian translation, too). It is a fully self-standing antiwar song that needs a self-standing page; so did we. Anyway, we are pleased to thank you for your remark. [CCG/AWS Staff]
Versione italiana di Riccardo Venturi
27 gennaio 2009
(dalla versione inglese)
Sull'aria di una melodia popolare slovacca, Aleksander Kulisiewicz, internato nel lager di Sachsenhausen, scrisse questa satira -volutamente in un misto di polacco e tedesco- per sbeffeggiare la teoria nazista della “Rassenschande” (contaminazione sessuale), secondo la quale un ariano tedesco non doveva contaminare la purezza della sua razza mediante rapporti sessuali con un non-ariano. Il termine “Kulturkampf” si riferisce al concetto nazista della guerra tra culture o razze. La canzone fu dedicata a Elisabeth (Elsa) Zahn, una giovane tedesca che faceva clandestinamente passare le lettere di un prigioniero polacco, Jan Kobiela, alla famiglia. Elsa amava Jan e la canzone fu scritta in un periodo per loro relativamente felice. Ma la storia ebbe un fine tragico: Elsa fu sorpresa a far passare le lettere. Suo padre fu a sua volta rinchiuso in un campo, mentre lei si suicidò in carcere a Oranienburg, presso Berlino.
Leggo su "La Beidana" (n.63, novembre 2008) un articolo in cui Daniele Tron, noto studioso di cultura valdese, confuta l'ipotesi che si tratti di un canto tipicamente valdese. L'impianto musicale sarebbe assai più moderno di quello dell'epoca delle persecuzioni; si tratta poi di canzone molto diffusa anche in Val d'Aosta, dove il protestantesimo non si diffuse; infine, il testo pare essere largamente mutuato da una poesia di Antoine-Vincent Arnault (1766-1834) intitolata "Le prisionnier"...
Detto questo, "A travers le grillage" resta una bella e struggente canzone di prigionia che sta a buon diritto su questo sito...