Su Ephemeris, web magazine in lingua latina, sono stati casualmente reperiti i primi versi (la prima strofa) di una versione latina di Franciscus (Franz?) Kopmeier, in una biografia di Marlene Dietrich: Haud multi hodie cantilenam illam reminiscuntur, c. t. erat "Lili Marleen", quae altero bello mundano furente aures mulcebat militum praesertim Germanorum variis in Europae regionibus pugnantium atque eorum animos Patriae revisendae desiderio tenebat flebilissimo. En versus quidam illius cantiunculae, quos Latine vertit Franciscus Kopmeier [...] Riportiamo qui il testo della strofa: [CCG/AWS Staff]
Sono cresciuta ascoltando i racconti dei miei nonni che oggi non ci sono più e che hanno vissuto due guerre mondiali: è da loro che ho imparato l'odio per la guerra e il rispetto della diversità. Per questo quando ho scoperto questo bellissimo sito l'ho subito inserito tra i miei preferiti e ho deciso di dare un piccolo contributo, traducendo alcune canzoni: conosco solo un po' d'inglese e sto scegliendo tra tutte quelle canzoni che qualsiasi principiante può tradurre senza impazzire, preferendo quelle che non parlino di una guerra in particolare: non ci sono guerre più o meno giuste, TUTTE LE GUERRE SONO IGNOBILI.
So bene che delle semplici canzoni possono fare ben poco per cambiare le assurde situazioni di odio che vediamo ovunque, ma se anch'io posso aiutare a far riflettere sono sicura che non sarà fatica sprecata, in attesa che queste sconvolgenti poesie in musica diventino solo una testimonianza di un tempo lontano
Quando ho letto il testo di questa canzone non sono riuscita a trattenere le lacrime pensando al dolore di una madre che si vede costretta a crescere i propri figli senza alcun sostegno e ho pensato che la stessa cosa succede anche ai familiari di coloro che perdono la vita sul posto do lavoro, morti che ormai sono all'ordine del giorno e che non fanno più notizia
"Se a qualcuno interessa ancora il folk americano, Terry Allen è l'uomo giusto: un bizzoso texano che ha passato metà della vita a scolpire e metà a scrivere canzoni, ma ha seguito una sua personale strada di country, rock e honky tonk, raccontando il natio Texas e le suggestioni del Messico appena più a sud. Un bel narratore, anche, con una semplice poesia capace di divertenti aperture ironiche e surreali."
GALLERIA DELLE ARMI (continuer)
envoyé par Riccardo Venturi 15/9/2008 - 15:36
Le sciagure per il paese di Balvano non sarebbero purtroppo terminate con questa, pur di eccezionale gravità. La sera del 23 novembre 1980, Balvano fu uno dei paesi distrutti dal terremoto dell'Irpinia; in particolare, vi morirono 77 persone nel crollo della chiesa di Santa Maria Assunta, mentre si stavano svolgendo le comunioni. Tra i morti, 62 erano bambini e bambine. A quei terribili momenti e a tutta la tragica storia di Balvano (e di tutti gli altri paesi della zona) vogliamo dedicare un impressionante documento, anch'esso per non dimenticare, mai.
Quella che segue è la registrazione della prima scossa di terremoto, alle ore 19,34 del 23 novembre 1980. Una radio locale avellinese, Radio Alfa 102, stava registrando delle basi musicali, quando si ebbe la scossa che rimase impressa nel nastro che andò in saturazione. [CCG/AWS Staff]
Balvano 3 marzo 1944, la strage del silenzio
Di Roberta Ronconi
Da Liberazione, tramite Treno di Luce 8017
A volte la storia degli uomini, delle donne e delle loro vicende prende strane pieghe. E tra queste restano incastrati eventi che poi nessuno trova più per decenni, a volte per secoli. E' il caso della strage di Balvano, forse il più grande disastro ferroviario del mondo. Avvenne in Italia, 61 anni fa.
In moltissimi non ne avevamo mai sentito parlare sino all'uscita, qualche settimana fa, del libro "Balvano 1944" (Mursia, pp. 292, euro 20.00), ricostruzione minuziosa degli eventi a firma di Gianluca Barneschi, di mestiere avvocato e per passione storico.
I motivi di tanto silenzio sono diversi. Intricati, confusi, in parte dovuti a precise volontà politiche in parte al caso e alla noncuranza, in parte alla voglia di seppellire velocemente quei morti e dimenticarli. Sono tante le... (continuer)
C'est l'histoire d'un jeune homme, orphelin, qui s'en fut manifester contre la venue à Pise d'un député fasciste, le dénommé Niccolai. Il a rencontré les “forces de l'ordre”; tabassé, il agonisa en prison deux jours, puis il mourut de ses blessures, sans soin. On voulut cacher l'horreur en l'enterrant en cachette, en cachant son corps dans la terre... Vite, vite... C'était compter sans ses camarades, sans cette solidarité des opprimés... Ils lui firent des funérailles aux poings levés. Le 9 mai 1972. Depuis, la guerre contre les pauvres, contre les libertaires continue... Il s'appelait Franco Serantini. Il était né à Cagliari, il avait vingt ans, il est mort anarchiste.