Texte d'Erri De Luca – Ballata per una prigioniera
La scène est sobre : fond noir et, au milieu sur l'estrade, une table de bois avec quatre chaises. Au dessus de la table, une lampe, qui selon qu'elle est allumée ou éteinte, dira ensuite l'auteur, représente les passages entre les différentes stances où s'articule la très belle et très sensible chanson qui suit. Une chanson avec un titre suspendu entre Cervantès et Balestrini, Donquichotte et les invisibles.
Trois personnes sur la scène, un habile clarinettiste, un chanteur ferroviaire et un écrivain, qui ensuite sera le principal acteur du tout. Trois personnes, quatre sièges, car la dernière chaise, celle qui est restée vide est un appel de coresponsabilité pour ceux qui entendent encore vivre des moments plus ou moins longs de leur propre vie comme réponse à une série de questions, cette génération capturée...
Grandissimo Rino... Guardare le tue foto, ascoltare le tue canzoni, imparare a conoscerti poco a poco... simbolo di un'epoca che non esiste più, se nn nelle sue manifestazioni più negative, vittima dell'ingiustizia e forse della disorganizzazione (...) ... nn fa che alimentare la delusione per nn averti vissuto...!
Ciao Rino!
io non so come dirvelo............sento anna identici e mi salgono le lacrime agli occhi, cosi, senza un apparente motivo........ma questa canzone che mi riporta bambino, per qualche motivo misterioso, mi è rimasta nascosta nell'anima. Ora, piu' di trent'anni dopo, eccola che riesce, provocandomi emozioni indicibili. che dire ? non ho parole per esprimere cio' che sento .Posso solo dire che è un'emozione infinita
Marco
marco 10/7/2008 - 22:17
Ho trovato qui un bella dedica ad Anna Identici. L'autore (l'arcoriano Tafanus) cita anche passi dalla pagina delle CCG/AWS su "Quaranta giorni di libertà"
"Le Perle Musicali/85 - Anna Identici
Questa settimana la rubrica musicale voglio dedicarla ad una mia amica, una delle persone più semplici e meno arriviste del mondo: Anna Identici. Correvano gli anni di piombo (eravamo a metà degli anni '70). L'assassinio di Aldo Moro e la strage della sua scorta erano alle viste.
Eravamo tutti più giovani. Io abitavo in un attico d'angolo, e nella stanza circondata dal terrazzo, dove fra le tante cianfrusaglie c'era anche un pianoforte, sul quale spesso strimpellavo, senza il minimo senso del pudore, talvolta ci riunivamo per fare le ore piccole, tanto non avevamo appartamenti confinanti che avremmo potuto disturbare... un bel gruppo di amici: un professore di sociologia pazzo, che ci ha lasciati... (continuer)
Questa canzone me la cantava mio nonno quando ero piccola, ancora mi ricordo le parole.
Claudia 10/7/2008 - 19:12
Per salvaguardare l'oggettività, Claudia: quando esattamente eri piccola? La canzone è del 1979, se hai qualcosa di più di trent'anni oppure meno può benissimo darsi che tuo nonno te l'abbia cantata avendola sentita da Eugenio Bennato & company. Diverso il caso se hai 50, 60 o 70 anni; ma comunque attenzione all'autosuggestione. Saluti cari!
L'ultimo ritornello, nelle versioni italiane del sito, è copiato dai precedenti, invece è diverso.Infatti, dice:
"Ah ! que maudite soit la guerre
Qui fait faire de ces coups-là !
Qu'on emporte mon verre !
C'était à Marsala."
Che si traduce in italiano:
"Maledetta sia la guerra - che fa tirare questi colpi!
Non ho più voglia di bere!(Non m'interessa il mio bicchiere)
Questo è successo veramente a Marsala."
Ho in corso un commento alla canzone e sulla traduzione fatta concordano anche gli amici francesi di Briga, che sono bilingui (anche nel cognome, a Briga sono Tostì, Olmì ed a Ventimiglia sono Tosti, Olmi, ecc.
Tanto per dovere, saluti
Bafurno Salvatore
salvatore.bafurno@fastwebnet.it 9/7/2008 - 17:10
Effettivamente la correzione proposta è pertinente e viene senz'altro accolta con relativa modifica della traduzione fin qui inserita. Grazie a Salvatore Bafurno per l'oppurtuna segnalazione. [CCG/AWS Staff]