«La presa di posizione contro la pena di morte è chiara, ma qui si tratta anche di altro. “È una canzone sull’intolleranza, sull’intolleranza religiosa, ma anche sulla paura di morire e queste due cose si mischiano insieme”, dice De Gregori in concerto. Come sempre si è giocato a dare un nome al protagonista, da Cristo a Salman Rushdie, l’autore dei “Versetti satanici” condannato a morte dal regime iraniano».
(da "Francesco De Gregori. Quello che non so, lo so cantare" di Enrico Deregibus, Giunti, 2003)
Credo che Carlo Loiodice, prima di scrivere avrebbe fatto meglio ad ascoltare la koilen di cui si parla. E' sempre una buona regola farlo. Se lo avesse fatto si sarebbe risparmiato una brutta figura.
Comunque può andare ad ascoltarla:
Cordialmente
Fausto Giovannardi
fausto giovannardi 10/5/2008 - 17:37
Ricambiando la cordialità al sig. Fausto Giovannardi, ed avendo ascoltato il video di "Koylen", mi sentirei di dire che l'identità tra la melodia in questione e quella di "Bella Ciao" si limita alle cinque o sei note iniziali; per il resto mi sembra una cosa totalmente diversa. Ovviamente non sono un musicologo (e nemmeno un musicista), e le mie impressioni si basano esclusivamente sull'ascolto; ma sinceramente non mi sentirei di proporre una "derivazione" della melodia di "Bella Ciao" da quella klezmer. In linea di massima, la confutazione di Loiodice mi sembra precisa e non parlerei quindi di "brutte figure" ma di opinioni diverse in materia, diverse e fortunatamente argomentate. In attesa di analisi musicologiche più precise, in questa pagina non ci resta che prendere atto sia delle conclusioni del sig. Giovannardi sia delle confutazioni di Loiodice, con la speranza che si possa sviluppare... (continuer)
Avevo circa quindici anni (1974) e un amico coetaneo che aveva fratelli più grandi mi consigliò l'acquisto del disco, insieme a Nursery Crime. L'ho ascoltato per tanti anni e per motivi vari negli ultimi dieci quindici anni l'avevo abbandonato. Mi è capitato di riascoltare Supper's Ready recentemente e non riesco ad ascoltare altro. Ho comprato abbastanza musica nella mia vita ma l'acquisto fatto a quindici anni forse è stato il migliore.
La canzone è in realtà una cover di "The Battle" del gruppo inglese "The Strawbs". Bisogna dire però che il testo è stato totalmente riscritto. Qui la canzone originale, che più che "contro la guerra", sembra una descrizione di una battaglia.
Penso che le due canzoni degli Ianva che ho postato possano suscitare qualche discussione. Io stesso, pur non conoscendo affatto il gruppo, nell'introduzione di "In battaglia" avevo subito avvisato di qualche sentore destrorso... mi ha convinto a postare comunque questo paio di canzoni la recensione di "Disobbedisco!" apparsa su Ondarock a firma di Claudio Fabretti, il quale colloca il lavoro degli Ianva tra i 20 migliori dischi del 2006. Fabretti avverte il lettore che il "dark cabaret" degli Ianva offre in "Disobbedisco!" una sorta di tributo a d'Annunzio e ai legionari dell'"Impresa di Fiume" (1919), ma invita a provare ad andare oltre: "Prima di lanciarvi nelle sterili recriminazioni sulla simbologia destrorsa che ammorbano da sempre i dibattiti sul neofolk, provate ad ascoltarlo. E lasciate che sia la musica a darvi le risposte."
Detto questo, da "In battaglia" e "La Ballata dell'Ardito"... (continuer)
Alessandro 9/5/2008 - 08:15
Devo dire che ho scaricato ed ascoltato questo album e, nonostante alcuni testi non propriamente... antimilitaristi e un linguaggio che può sicuramente suonare "destrorso" come dice Alessandro, devo dire che è un disco molto ben suonato e a suo modo interessante. Ho anche letto questa intervista da cui emerge un personaggio controverso ma sicuramente intelligente e non superficiale. Forse di destra ma sicuramente non fascista.
E la ghost track è una versione strepitosa di 'O surdato 'nnammurato che merita sicuramente un ascolto.
Penso che invitare lo Stato di Israele come ospite d'onore al Salone del Libro di Torino, nel sessantesimo anniversario dalla cruenta fondazione di quello Stato, sia un atto politico e non culturale. Altro sarebbe stato invitare nel 2007 o nel 2009 a quella stessa manifestazione i grandi autori israeliani e di fede ebraica che oggi segnano significativamente con le loro opere la letteratura mondiale. Altro sarebbe stato invitare come ospiti d'onore a questo Salone i più grandi uomini di cultura israeliani e palestinesi, dando così uguale dignità sia alla fondazione dello Stato ebraico che alla disperata e degna resistenza del popolo palestinese contro una delle più brutali e prolungate occupazioni militari nella storia dell'umanità...
Non voglio contraddire il Presidente Napolitano (per quanto io sia convinto che egli sia il classico "uomo per tutte le stagioni", di quelli abituati a passare... (continuer)
Se non voleste boicottare il Salone del Libro di Torino (o perchè, semplicemente, ci tenete ad andarci o perchè siete convinti della "santità" di Israele), allora provate a fare un salto allo stand della Fazi Editore e date un'occhiata al libro dello storico israeliano Ilan Pappe "La pulizia etnica della Palestina"...
http://www.fazieditore.it/scheda_Libro...
«Ilan Pappe è forse il più anticonformista degli israeliani, che conduce una battaglia radicale contro l’establishment politico e accademico di Israele».
Mario Vargas Llosa
Nel 1948 nacque lo Stato d’Israele. Ma nel 1948 ebbe luogo anche la Nakba (‘catastrofe’), ovvero la cacciata di circa 250.000 palestinesi dalla loro terra. La vulgata israeliana ha sempre narrato che in quell’anno, allo scadere del Mandato britannico in Palestina, le Nazioni Unite avevano proposto di dividere la regione in due Stati: il movimento sionista era... (continuer)
The version of the hymn as performed by the Wildwood Boys at the Tangen, Palo Alto, February 23rd 1963. It still keeps the appearance of a religious hymn, though in the context of the Civil Rights Movement. Lyrics are reproduced from this page
(da "Francesco De Gregori. Quello che non so, lo so cantare" di Enrico Deregibus, Giunti, 2003)