RUSSO / RUSSIAN 4
Versione alternativa russa di Anatolij Zarnicyn / Анатолий Зарницын
Russian alternative version by Anatolij Zarnicyn / Анатолий Зарницын
1924
La versione alternativa di Anatolij Zarnicyn è in realtà una versione composita. Sempre in seguito all' “appello agli scrittori russi” di Jurij Steklov (si vedano le versioni precedenti), nel 1924 fu pubblicata dalla rivista Спутник филателиста и бониста (“Vademecum del filatelico e del notafilista”) questa versione completa, che consiste delle strofe 1, 2 e 6 e nel ritornello della versione di Aron Kots del 1902, mentre le altre tre strofe sono una traduzione originale di Anatolij Zarnicyn.
The alternative Russian version by Anatolij Zarnicyn is, in reality, a composite version. Following the “appeal to Russian writers” by Jurij Steklov (see previous versions), the magazine Спутник филателиста и бониста (“Philatelist's and Notaphilist's... (continuer)
Интернационал [1] (continuer)
envoyé par Riccardo Venturi 30/6/2005 - 20:34
Restituzione del testo russo nella grafia in uso fino al 1918
Restitution of the Russian text in the ante-1918 spelling
Nel 1902, all'epoca della composizione della versione di A.J. Kots, in tutto l'impero Russo vigeva ancora l'antica ortografia che fu riformata dal governo rivoluzionario nel 1918, con l'eliminazione di tutte le lettere inutili (omofone, "doppioni" ecc.). Abbiamo provato, per motivi storici, a ripristinare quello che doveva essere il testo della versione russa dell'Internazionale nell'ortografia coeva.
In 1902, when A.J. Kots composed the Russian version of the Internationale, Russian was still officially written with the old spelling system, which was reformed 1918 by the revolutionary cabinet by dropping "useless" letters (homophones, doublets etc.). We have tried, for historical reasons, to restore the lyrics of the Russian version of the Internationale to the coeval spelling.
Non mi piacciono le traduzioni in genere, specie quelle che riguardano la poesia e i "versi" cantati, per così dire. Tutto si riduce a concetti che hanno un "sentire" ovviamente diverso: la poesia è fatta di suoni, dunque di parole. Ma è anche vero che se le lingue sono imparentate è possibile una traduzione accettabile ( ma meno bella, in generale ). Mi piacciono, infatti, le traduzioni in spagnolo ed in francese, in quest'ordine. La cosa che invece mi diverte, in questo contesto preciso, è il fatto che il Venturi conosca ( conosce davvero?) tutte queste lingue. Ma è possibile? Come minimo c'è il sospetto che che voglia sfoggiare le sue competenze linguistiche ... Bravo, comunque.
Leonardo Flaiano 30/6/2005 - 19:28
Il Venturi, che ti ha appena approvato questo commento, ti saluta, Leonardo, e ti assicura che non vuole "sfoggiare" alcunché, sebbene le sue conoscenze linguistiche, un po' perché se ne sta a giro per il mondo da una vita, un po' per competenze di studio e di lavoro (fa l'interprete e traduttore professionale), e un po' tanto per autentica passione per tutto quel che riguarda le lingue e la linguistica, sono piuttosto vaste (ne parla e ne scrive correntemente nove e ne scrive e legge qualche altra). Il Venturi ti garantisce anche che le tue osservazioni sulle "traduzioni" sono essenzialmente corrette e condivisibili, ma ti invita anche a leggere il "Chi Siamo", sulla Homepage, dove sono spiegati i criteri che ispirano questa raccolta. La quale è una raccolta che vuole far conoscere e diffondere il più vasto numero possibile di canzoni contro la guerra e antimilitariste, non un sito di traduzioni... (continuer)
Cantata da
Mouna Amari - arabo
Emil Zhrian - ebraico
Mauro Pagani - genovese
Nell'album "Creuza de mä 2004", una rilettura di Mauro Pagani (coautore del "Creuza de mä" originale) dello storico album di venti anni prima appare una versione di Sidùn reinterpretata in lingua araba ed ebraica, mentre alcuni versi rimangono quelli della versione originale in genovese.
Purtroppo il libretto del cd riporta solo il testo originale genovese e la versione italiana.
Il testo arabo ci è stato inviato dalla cantante che l'ha interpretato, Mouna Amari, che ringraziamo di cuore.
L'ultimo verso in arabo sembra un'invocazione alla pace che non trova riscontro nel testo originale.
Successivamente integreremo, se possibile, con le parti cantate in ebraico